Roma Falco Accame “spara” contro la commissione di esperti istituita dal ministro della Difesa Mattarella per indagare sui casi di leucemia tra i militari. Secondo l’ex presidente della Commissione Difesa della Camera (attualmente presidente dell’Anavafaf, l’Associazione dei familiari delle vittime delle forze armate), a valutare se esiste un nesso tra l’utilizzo di proiettili all’uranio impoverito e le patologie riscontrate da alcuni militari italiani nei Balcani, sarebbe un organismo del quale sono state chiamati a far parte persone che già si sono espresse negando qualsiasi correlazione. Secondo Accame, «esiste già un’enorme quantità di dati sviluppati da equipe mediche di alto livello negli Usa, ma anche in altri Paesi». La Commissione, inoltre, non deve essere di esclusiva competenza degli organi militari e deve essere nominata dal ministro della Sanità, «perchè il problema non riguarda soltanto i militari, ma in numero immensamente superiore i civili, che possono essere stati contaminati dall’uranio». Fuori dalla commissione, dunque - dice Accame - i militari («perché la salute non ha stellette»), ma anche coloro che «già si sono espressi nel senso che nessuna nocività può essere imputata all’uranio».
Il riferimento di Accame è rivolto, in particolare, al professor Vittorio Sabbatini, capo dell’ufficio nucleare del Cisam, che ha parlato di «rischi praticamente nulli per il personale militare», e a Giuseppe Onufrio, dell’agenzia nazionale protezione ambiente, anch’egli membro della commissione, il quale ha dichiarato di ritenere «assai improbabile» che l’uranio impoverito possa essere stata la causa di leucemie fulminanti.
Non
è tenero neppure Carlo Di Carlo, dell’Assodipro, un’associazione
che si occupa della tutela del personale militare: «Parecchi reduci
dalle missioni nei Balcani, a circa un anno dal loro rientro, non sono
stati sottoposti ad alcun tipo di controllo e suppliscono a questa grave
carenza facendo privatamente analisi e accertamenti». Dalla
Spagna, intanto, arriva una smentita: l’ispezione del ministero di Difesa
spagnolo si è conclusa con una dichiarazione inequivocabile: non
esiste «alcun caso di contaminazione fra i 32 mila membri delle Forze
Armate spagnole inviati in Kosovo che possa essere collegato con le munizioni
di uranio impoverito usate durante il conflitto balcanico».
Il Ministero della Sanità, che attraverso l'OMS ha abdicato alla IAEA nel 1959 la competenza in merito agli effetti delle radiazioni, che autorevolezza potrà mai avere?
Alcune istituzioni, inspiegabilmente, si stanno preoccupando (sono preoccupate) di proteggere interessi "altri" in contrasto con quelli dei cittadini, quelli dello Stato del Popolo Sovrano (e qui senz'altro ci vuole una commissione pubblica d'inchiesta, una watchdog authority). Le bombe di questi giorni sembrano indirizzate a togliere dalle prime pagine la questione dell'uranio... chi può avere interesse a farlo? Forse l'ombra eversiva dello Stato parallelo, dell'UCSI, sta ritornando fuori?
Guardate
cosa "dovrebbe" succedere a chi traffica con l'uranio, alle criminal-holding-company
(non-governative, ben s'intende):
Sgominati
trafficanti di uranio-238