24 dicembre
Resto del Carlino
«Un grave pericolo sottovalutato»
http://ilrestodelcarlino.monrif.net/chan/2/5:1637778:/2000/12/24
Ugo Intini *

L'opinione pubblica è scossa dal timore che i soldati italiani possano essere stati contaminati dall'uranio usato per i proiettili ad alta penetrazione in Kosovo. Ma una opinione pubblica come quella italiana, umana e aperta, dovrebbe essere scossa ancora di più sapendo che, se i proiettili si dimostrassero davvero contaminati, le morti dei civili e soprattutto dei bambini, ancorché non nostri compatrioti, sarebbero, come è ovvio, immensamente più numerose: in un rapporto di 100, o di 1000, a uno. E riguarderebbero non soltanto il Kosovo, ma, molto di più, l'Irak. Laddove i soldati infatti sono pochi e restano per breve tempo sul territorio colpito, gli abitanti sono infatti molti e ci restano una vita. Laddove la battaglia del Kosovo è stata circoscritta e non ha investito massicciamente i carri armati, la battaglia irakena è stata molto più vasta e gli attacchi Nato sono stati diretti soprattutto contro le forze corazzate di Saddam.  Poiché si vedono tracce del solito polverone, intriso di ipocrisia, credo che ciascuno debba dire chiaramente ciò che sa.

Mesi fa, come sottosegretario agli Esteri, ho ricevuto a Roma il vice ministro degli Esteri irakeno il quale ha duramente denunciato che migliaia di bambini stanno morendo nel suo Paese perché contaminati dal fall out delle armi all'uranio. Mi sono informato con gli esperti del ministero degli Esteri e mi è stato spiegato che la Nato ha abitualmente usato questi ordini sia in Irak che in Kosovo. L'uranio vi viene aggiunto per aumentare il peso e quindi la potenza di penetrazione. Quando il proiettile o la bomba esplodono, l'uranio si polverizza nell'aria e si deposita sul terreno, dove resta per anni. La pericolosità di questi depositi — mi è stato aggiunto — non è stata tuttavia provata in modo incontestabile.

Poiché tra le mie competenze ministeriali c'è quella riguardante i «diritti umani», e poiché una certa retorica in materia da parte dei Paesi ricchi disturba il mio spirito critico di vecchio socialista libertario, al convegno sui rifiuti atomici, organizzato a Palermo dalla commissione Ambiente della Camera, ho detto quanto mi sembrava doveroso. Ho osservato cioè che noi occidentali ci mettiamo in cattedra per dare lezioni di diritti umani troppo spesso e con troppa arroganza, dal momento che nessuno, neppure noi, ha la coscienza completamente a posto. Ho quindi elencato le responsabilità del mondo più avanzato, indicando tra di esse l'uso dei proiettili contenenti l'uranio: una sostanza che, anche se gli esperti sembrano divisi, «certo, non ha mai fatto bene a nessuno». Poiché ai miei interventi erano presenti politici, generali, magistrati e chimici, non capisco nè la meraviglia nè le polemiche di questi giorni.

L'uso di proiettili all'uranio è sempre stato ammesso dalla Nato, è sempre stato noto a tutti, è stato per anni oggetto di polemiche furiose contro l'Occidente, di dibattito all'interno dei Parlamenti e sulla stampa. A queste polemiche, si è sempre risposto non negando l'uso degli ordigni, ma negandone la pericolosità.

Pur non avendo allora, e non avendo adesso, elementi tecnici incontestabili, ho sempre sottolineato pubblicamente la questione. La mia opinione personale è che la Nato per superficialità, per sottovalutazione, per mancata esperienza, per cinismo o per un mix di tutte queste cose insieme, abbia fatto uso di ordigni dai quali si può temere oggi un danno gravissimo.

D'altronde, la stessa stampa americana è piena di articoli e polemiche sulla cosidetta «sindrome della guerra del deserto». Migliaia di soldati reduci dall'Irak infatti soffrono di spossatezza e strani disturbi. Molti sono morti o hanno avuto figli deformi in circostanze sospette. Senza che, a tutt'oggi, si sia accertata sino in fondo la verità.

* Sottosegretario agli Esteri



Commento: la classe politica sta giocando col fuoco. Ormai le vittime della guerra fredda hanno superato il miliardo. I parenti, prima o poi, si sveglieranno. Sarebbe l'ora di affrontare, da adulti, il problema. Nasconderlo serve solo a rimandare di poco e ad inasprire ulteriormente il redde rationem. La prima cosa sensata, da fare subito, è commissariare la IAEA e togliere le immunità, attualmente TOTALI e INCONDIZIONATE, ai suoi membri.