Il Messaggero, 28 dicembre
L'esperto: "Leucemie per l'uranio? Improbabile. Più sospetti i vaccini"
di Giuseppe Onufrio*

Sulle conseguenze radiologiche e ambientali dell'utilizzo di Uranio impoverito - o "depleto" (UD) - nel Kosovo, il sottosegretario all'Ambiente Valerio Calzolaio, ha chiesto un anno fa all'ANPA - che è anche autorità di sicurezza nucleare in campo civile - di elaborare un rapporto preliminare. Successivamente una commissione ad hoc costituita dal Ministero dell'Ambiente ha assunto il rapporto; di questa commissione fanno parte oltre all'ANPA, l'ENEA, l'Istituto Superiore di Sanità, le Università di Urbino e di Romatre e il CNR. Partecipa attivamente ai lavori anche il CISAM, l'istituto di riferimento delle Forze armate che ha fornito le prime informazioni raccolte sul campo in alcuni dei siti su cui è stato impiegato UD. L'UNEP ha organizzato una missione internazionale in Kosovo lo scorso novembre cui hanno partecipato esperti inglesi, svedesi, svizzeri e finlandesi e, per l'Italia, un tecnico dell'ANPA. Sono state raccolte alcune centinaia di campioni di terreno, di acqua, di vegetazione, le cui analisi sono attualmente in corso; l'UNEP pubblicherà un rapporto sui risultati entro il prossimo marzo. Va detto che la missione internazionale dell'UNEP in Kosovo ha trovato nel contingente militare la più ampia collaborazione e una rara preparazione operativa a gestire il tema uranio.

Fin qui le attività. Sugli effetti sanitari dell'uranio si hanno delle conoscenze legate alle categorie di lavoratori professionalmente esposti. La radioattività dell'UD è in massima parte di tipo alfa, poco penetrante. Anche per tale ragione, la sua pericolosità radiologica è legata soprattutto all'inalazione di polveri: la radiazione alfa, poco pericolosa se esterna, ha invece effetti radiologici più significativi se le dosi sono impartite dall'interno del corpo. A seconda delle forme chimiche gli organi interessati sono i polmoni o le ossa, per i quali si induce un aumento del rischio tumorale che può insorgere in tempi medio-lunghi (10-20 anni). Nel caso di ambienti fortemente contaminati da polveri di UD, invece, vi è un rischio di blocco renale, legato alle caratteristiche chimiche dell'uranio che, come altri metalli pesanti, è tossico. Oltre alla radiazione alfa, l'UD emette, in quantità minime, anche radiazioni beta e gamma. In quali condizioni tali componenti minori della radiazione emessa possono indurre dosi di qualche entità? Supponendo di avere un individuo che viva 8 ore al giorno per 365 giorni alla distanza di 1 metro davanti a un quintale di UD, si supera la dose massima annuale stabilita per la popolazione del 50% (la dose massima per i lavoratori addetti è invece 20 volte superiore). Questo è un limite di dose precauzionale che è ben al di sotto dai livelli per i quali si hanno effetti deterministici a breve termine. Possiamo chiederci astrattamente, in che termini questa dose possa indurre leucemie. Ogni dose di radiazione, per quanto piccola, comporta un rischio sanitario. I fattori di rischio che vengono impiegati in queste valutazioni hanno però un senso statistico e non individuale: per aspettarci l'insorgenza di qualche caso di leucemia, il cui tempo medio di latenza è di 8 anni, dovremmo avere cento persone sottoposte a dosi 1000 volte superiori a quelle citate nell'esempio. Quindi, se dovessimo cercare il "colpevole" nel campo delle radiazioni ionizzanti, dovremmo piuttosto pensare, ad esempio, a forti sorgenti gamma schermate in modo non sufficiente; esposizioni prolungate a sorgenti gamma del tutto libere, invece, provocherebbero decessi assai più rapidi con la cosiddetta sindrome da radiazioni". E' dunque assai improbabile che l'UD sia causa primaria di conseguenze di tale natura (leucemie), di questa entità (alcuni casi su 35-40.000 soldati) e, soprattutto, in un così breve lasso di tempo. Bisognerà rivolgere l'attenzione anche ad altri agenti: ad esempio, la distruzione di impianti petrolchimici o di industrie di armamenti chimici  possono mettere in circolo una gran quantità di sostanze tossiche e cancerogene. E, infine, mi permetto di aggiungere che andrebbero meglio esplorati gli effetti sul sistema immunitario delle eventuali plurivaccinazioni, cui sono certamente stati sottoposti i militari nella Guerra del Golfo. Ma questo è un argomento che esula dalle competenze di ANPA.

* Consigliere d'Amministrazione dell'ANPA



Commento: che Onufrio è scemo lo sapevamo già, ora addirittura vuole spiegarci 2 milioni di morti in Iraq con i vaccini. Abbastanza è abbastanza.