23 Dicembre 2000
Uranio, l'Italia sapeva
La Nato smentisce Mattarella. Morte per leucemia denunciata anche tra i soldati portoghesi
http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/23-Dicembre-2000/art25.htm
UMBERTO COCCO

 Non era un segreto per nessuno che la Nato utilizzasse proiettili all'uranio impolverito anche in Bosnia: lo hanno detto fonti dell'Alleanza atlantica interpellate ieri a Bruxelles, dopo che giovedì il ministro della difesa Sergio Mattarella aveva rivelato di avere appreso l'utilizzo di quei proiettili solo il giorno prima. Alla richiesta di replicare alle affermazioni del ministro del governo italiano, i portavoce della Nato hanno espresso "sorpresa", perchè "l'utilizzo di armi Du (depleted uranium) nelle operazioni in Bosnia non è un segreto da anni e non c'è stato in sede Nato alcun tentativo di nasconderlo".

 La natura dei proiettili all'uranio impoverito è tanto poco segreta che la scritta Du che ne denuncia la presenza compare non solo nelle scatole che li contengono, ma in ciascun pezzo prima dell'esplosione. Ne parlarono i giornali, è negli accessibili siti Internet del Pentagono, i militari non potevano non sapere. Allora? Le fonti di Bruxelles avanzano l'ipotesi che le informazioni sull'uso di quel tipo di proiettili non abbiano compiuto a suo tempo in Italia l'intero percorso dai livelli militari ai responsabili politici. La questione avrebbe assunto rilievo solo dopo l'emergere dei casi di leucemia fra i soldati italiani. "Il problema sanitario - hanno osservato le fonti Nato - non è emerso fino a tempi molto recenti. E' possibile che i livelli superiori non siano stati informati dai militari". Il fatto non sfugge a Mauro Paissan, che nell'annunciare un'interrogazione urgente al presidente del consiglio con richiesta di risposta immediata, parla di "tradimento dei militari. Saremmo - dice il parlamentare dei Verdi - a una sorta di tradimento del rapporto di fiducia da parte delle gerarchie militari".

 La figura dei governi di Roma così orgogliosi del ruolo dell'Italia nell'alleanza atlantica e in quelle missioni, è abbastanza penosa. Carlo Scognamiglio, ministro della difesa tra l'ottobre del 1998 e il dicembre dell'anno successivo, dopo i bombardamenti all'uranio attorno a Sarajevo e durante quelli nel Kosovo, tirato in ballo da un parlamentare della maggiornza, ha detto: "Non sapevo nulla della Bosnia. Non ho motivo di dissociarmi dalle parole del ministro Mattarella: la Nato doveva informarci subito". E nel Kosovo? "In Kosovo i nostri militari erano informati. Erano state diffuse le norme di precauzione che spiegavano ai soldati i comportamenti da evitare, come quello di avvicinarsi ai tank bombardati, perchè è proprio in quei casi che la concentrazione di uranio può essere più forte".

 Adesso si rincorrerà una verità difficile da accertare, per vedere se le morti per leucemia dei soldati impegnati in Bosnia e Kosovo siano da attribuirsi o no all'esposizione all'uranio impoverito. L'ansia, tardiva, non è solo dell'Italia. Ieri l'emittente televisiva spagnola Antena 3 ha intervistato i familiari di un soldato impegnato a suo tempo nella Kfor, morto di leucemia, che hanno rivelato di conoscere un secondo caso, di un altro soldato attualmente ricoverato in un ospedale delle forze armate.

 In Portogallo, il quotidiano Diario de Noticias ha denunciato la morte recente sempre per una leucemia di un militare portoghese in missione in Kosovo dall'agosto del 1999 al febbraio scorso.

 Così Lisbona ha annunciato che invierà nei Balcani "una missione di esperti che valuteranno con il massimo rigore scientifico" le possibili conseguenze delle radiazioni dell'uranio impoverito sulla salute dei suoi soldati che i nostri militari erano informati. Erano state diffuse le norme di precauzione che spiegavano ai soldati i comportamenti da evitare, come quello di avvicinarsi ai tank bombardati, perchè è proprio in quei casi che la concentrazione di uranio può essere più forte".

 Per una missione sconsigliata, quella del consiglio regionale sardo che venne scoraggiato da Mattarella dall'inviare propri rappresentanti in Kosovo per vedere la situazione dei soldati sardi dopo i casi di leucemia, il presidente dell'assemblea, un sardista, continua a rilasciare dichiarazioni di fuoco contro il ministro, il cui atteggiamento viene definito in una lettera "superficiale e lesivo degli interessi della popolazione".



Commento: la strategia che viene seguita da alcuni membri irresponsabili nelle istituzioni, ricalca quella seguita per la triste vicenda del piombo nella benzina. Innanzitutto il ministro Veronesi, quello che NON ha chiesto nel maggio scorso l'eliminazione dell'infame accordo WHA12-40 tra la OMS e la IAEA, sostiene che "non esistono studi epidemiologici che dimostrano una connessione tra l'uranio impoverito e la leucemia". Stiamo assistendo ai colpi di coda degli scienziati pazzi della guerra fredda che tremano all'idea di un miliardo e trecento milioni di vittime sulla loro (in)coscienza. Robert Gallo tentò a suo tempo di inventarsi il virus della leucemia e venne clamorosamente smascherato in tutto il mondo. Più recentemente, Dulbecco e compagnia cercano di accreditare la predisposizione genetica (vedi Telethon) per spiegare le pandemie originate dal fallout radioattivo (equivalente a più di 500mila bombe tipo Hiroshima, solo per i test nucleari). Risultato:
1) stragi;
2) migliaia di miliardi buttati ogni anno in ricerche "scientifiche" (propaganda) assolutamente inutili;
3) vengono tolte tutte le risorse che potrebbero invece essere impiegate per affrontare realisticamente il problema;
4) vengono nascosti e classificati come segreti centinaia di studi già realizzati;
5) mucche pazze e nuovi pseudovirus a non finire.

Ha ragione il premio Nobel Kary Mullis quando parla di "medici stregoni" piuttosto che di "oncologi".

Che l'uranio emetta radiazioni non è un mistero. Su Internet troviamo:

Leucemia linfoblastica acuta - Informazioni per pazienti
Autore: Vincenzo Cordiano
Divisione di Medicina Generale, O.C. Valdagno (VI)
Ultimo aggiornamento: 28/7/1998
(...)
Quali sono le cause della leucemia linfoblastica acuta? (...)
- le radiazioni ionizzanti ( le leucemie  acute sono più frequenti nei sopravvissuti alle bombe atomiche di Hiroshima  e Nagasaki o in soggetti trattati con radioterapia per altre neoplasie; )



Associazione Italiana Contro Le Leucemie - ONLUS :
Per il momento non sembrano esservi possibilità di prevenire la leucemia ad eccezione di evitare l'esposizione a radiazioni.


ONCOLOGIA
La leucemia linfoblastica acuta dell'infanzia non è correlata con l'esposizione ai campi magnetici derivanti dalle linee elettriche:
Linet MS, Hatch EE, Kleinerman RA, et al. Residential exposure to magnetic fields and acute lymphoblastic leukemia in children. N Engl J Med. 1997 Jul 3; 337:1-7.
L'esposizione alle radiazioni ionizzanti incrementa chiaramente il rischio di leucemia penetrando nei tessuti e danneggiando il DNA.


Progetto “OPERAZIONE CHERNOBYL 1996” Faenza
(...)
1) rafforzare le difese immunitarie dei bambini allo scopo di combattere e prevenire l’insorgenza delle malattie legate alle radiazioni (leucemia, tumori);


Seguono, solo in italiano, altre centinaia di citazioni. In inglese, le citazioni nei motori di ricerca (radiation AND leukemia OR leukaemia) diventano 66mila.