La Stampa
Venerdì 29 Dicembre 2000
«Il premier è pazzo, è ora di sparare»
Il capo dei coloni: obbedisco solo alla Bibbia
http://www.lastampa.it/LST/ULTIMA/LST/NAZIONALE/ESTERI/INTERISTA_A.htm

GERUSALEMME

MOSHÈ Feiglin è molto attivo in questi giorni: tiene le labbra ancora più strette, gli occhi sono una fessura nello sforzo di fronteggiare una situazione che è per lui di estrema emergenza. Prepara una quantità di manifestazioni anti piano di pace, anti Barak, anti quasi tutto. Dal’93, anno dell'accordo di Oslo, non lo si tiene più. E' un leader estremista, un nazionalista religioso. Magro come un filo, con la barba corta, sempre in moto sulle strade fra Gerusalemme e gli insediamenti dove si trova la sua casa e il suo ufficio , il capo di «Zo Artzenu» , «questa è la nostra terra», pensa che questi giorni in cui Israele sta offrendo a Arafat addirittura il Monte del Tempio siano giorni da cancellare, e con essi i loro fautori. E’ orgoglioso di aver organizzato le più dure manifestazioni contro Rabin.

Signor Feiglin, lei non si preoccupa che i suoi uomini chiamino Barak "boghed", traditore, proprio come chiamarono Rabin? Non teme che un clima eccitato possa portare all'omicidio politico?

«Cerchiamo di vedere le cose nelle giuste proporzioni: nel ‘93 Rabin ci inflisse l'accordo di Oslo, un accordo omicida: quanti ebrei, e anche quanti palestinesi hanno perso la vita a causa della sua infamia? Dunque, invece di seguitare a ripensare alla morte sempre di un solo uomo, per quanto un primo ministro, non sarebbe il caso di porre fine allo scandalo di tanti morti , di distruggere l'accordo di Oslo, il processo di pace?»

Lei è favorevole all'uso della forza, capisco: ma fino a che punto? Per esempio, se l'esercito verrà a spostarla dall'insediamento in cui vive, oppure se vorranno sgombrare gli ebrei da parte della città Vecchia di Gerusalemme, lei sarebbe pronto a sparare anche sull'esercito israeliano?

«Lei forse non ha capito che qui non c'è più nessun esercito; che da più di tre mesi siamo il bersaglio inerme, specie di notte e negli insediamenti, di bande di terroristi che ci sparano fin dentro le case, sulle macchine in movimento dal lavoro a casa, sui pullman scolastici. E nessuno si sogna di difenderci.Che importa se hai l'atomica in tasca, quando non la vuoi usare?»

Va bene, cerchi di rispondermi concretamente: lei è pronto, per difendere Gerusalemme o la sua casa, a sparare sull'esercito?

«L'esercito non è di per sé sacrosanto: può sbagliare. Può trattarti come un delinquente, trascinarti via come un rapinatore preso sul fatto, mentre tu sei al lavoro nella terra che hai reso fertile con il sudore di tre generazioni. E allora? Tu non sei un rapinatore, e lui non è più un soldato..»

Mi sembra che resti un soldato che ubbidisce a ordini di un governo democraticamente eletto. Non sono il suo governo, il suo primo ministro, che stanno conducendo questa trattativa, signor Feiglin? Che danno gli ordini?

«Democrazia non è una parola magica. Mettiamo che un primo ministro democraticamente eletto perda il senno, che voglia vittime umane, che dia via la sua casa a Roma, o a Milano..Lei sentirebbe che deve seguitare a ubbidire ai suoi ordini? Anche Hitler venne su in base a meccanismi democratici»

In che consiste la follia di Barak?

«Innanzitutto nel trattare un bugiardo delinquente come Arafat un partner affidabile e infliggerci come interlocutore un terrorista. E poi nel voler dar via la pietra fondante stessa della nostra storia, il Monte del Tempio.Non capisce che esso non gli appartiene?»

Signor Feiglin, lei delegittima il primo ministro scelto con un'elezione diretta. Se fosse scelto di nuovo dal popolo, che farebbe?

«L'unica vera legittimazione viene dalla Bibbia, dall'essere radicati nella nostra storia, nella religione e nella cultura dei nostri padri».

Israele è stata in gran parte frutto del lavoro di ebrei laici.

«Il problema base di tutti i nostri problemi è proprio la distanza fra i vari Barak, Peres, Beilin e le nostre radici, i nostri luoghi santi».

Lei parla come un integralista islamico.

« No, non c'è nulla nella mia religione che impedisca la democrazia: ma la base è l'identità ebraica qui, nella Terra santa. Altrimenti non esistiamo. Il tema è: essere uno Stato Ebraico, o non essere affatto»

Lei sosterrà Sharon nella campagna elettorale'

«Per ora, finchè non fa errori, è il meno peggio»

La polizia le sta dietro? La cerca? La preoccupa?

«Sono io che tengo il fiato sul collo a loro. Io non ho paura, io faccio paura. Io non sono accusato: io accuso. Questa gente ci porta al disastro, Barak è un pazzo».



Commento: se ci tiene tanto alla Bibbia, cominci dalla Genesi, dal testamento di Abramo.