Il segreto era stato tenuto nascosto per anni dal Pentagono, ma poi le autorità militari statunitensi - davanti ai bambini nati con malformazioni - si erano dovute arrendere: in Irak, durante la guerra del Golfo, erano state usate armi letali non solo per i nemici ma anche per i berretti verdi.
Ed è proprio per questo che gli Stati Uniti, con i contingenti impegnati nella guerra dei Balcani, non hanno truccato le carte: dal 1993 hanno dato le istruzioni per l’uso ai loro militari esposti alle contaminazioni radioattive dei proiettili con l’uranio impoverito. Lo ha fatto anche la Gran Bretagna per le sue truppe, mentre l’Italia, buon’ultima, si è mossa solo sette mesi fa per denunciare i pericoli (mortali) distribuendo fra i soldati un manualetto.
Una settimana fa ho visto in tv le immagini dei nostri militari alle prese con i sassi radioattivi (ne facevano una raccolta manuale) dispersi nei paesini del Kosovo e un ufficiale, molto candidamente, spiegava che i pericoli erano quasi inesistenti. Solo per precauzione venivano racchiusi e sigillati in contenitori di piombo. La stessa procedura, guarda un po’, che viene usata nella base Usa di La Maddalena per le barre di uranio (arricchito) dismesse dai sommergibili a propulsione nucleare. Nell’isola gallurese leucemie e altre forme tumorali sono abbastanza diffuse, ma la questione è stata rimossa dagli stessi maddalenini. Dopo anni e anni di denunce, polemiche roventi, alimentate anche e soprattutto dal nostro giornale, non se ne parla più. Il problema non esiste.
Non vorremmo che sul fronte dei Balcani, dal quale un altro giovanissimo reduce sardo è tornato per finire in ospedale (colpito da leucemia) si applicasse la regola del silenzio. Nel conto c’è già un’altra morte sospetta di un ragazzo sardo impegnato con la “Brigata Sassari” nel Kosovo e ce ne è anche un’altra. Un sottufficiale pugliese, impegnato nelle stesse operazioni, ha finito prematuramente i suoi giorni in ospedale per una leucemia.
Certo,
non è il caso di fare allarmismi. Saranno gli esperti (c’è
un’inchiesta della Procura di Roma e di Cagliari) a verificare se quelle
morti sono legate all’uso di armi ad altissimo tasso di pericolosità.
Ma pensiamo che un ministro della Repubblica, come Sergio Mattarella, non
debba limitarsi a smentite ufficiali di comodo. E’ compito del Governo
dare risposte credibili e soprattutto documentate, alle famiglie di questi
ragazzi andati nei Balcani in missione di pace e tornati a casa con un
male incurabile. Il diritto alla giustizia e alla verità non può
essere un optional.