13° CAPITOLO - La gestione del personale di sorveglianza

Spesso nelle carceri, il direttore ed il comandante degli agenti di polizia penitenziaria entrano in conflitto. E' antico il detto: due galli in un pollaio sono troppi! Ancora più delicata è la questione quando si tratta della gestione di un carcere (anche se la situazione logistica, non è che si discosti tanto!); spesso possono avere ragione entrambi, ma si sa bene che l'orgoglio umano, spesso non si ferma neanche davanti alle peggiori stragi degli innocenti, per cui, si può immaginare, in un carcere, dove ogni piccolo movimento si riconduce alle decisioni del direttore e del maresciallo, in che misura possa essere garantito il detenuto per ogni disfunzione, senonché, con proteste di vario genere, ma che spesso possono ancor di più danneggiare il soggetto o la collettività stessa del carcere. Il dio danaro non è da meno dell'orgoglio, e in un carcere, grande o piccolo che sia, il fattore interesse non è da escludere che possa essere motivo di conflittualità tra le dirigenze.

Credo che, affidando la gestione diretta delle carceri alle Regioni e ben definendo i rispettivi compiti delle dirigenze, verrebbe a ridursi notevolmente la conflittualità, a tutto beneficio della vivibilità del carcere. Per quanto riguarda invece, gli appalti alle ditte fornitrici per il vitto ed il sopravvitto, sia per quanto riguarda gli agenti, sia per quanto riguarda i detenuti, si potrebbero favorire quelle ditte che già operano sul territorio provinciale e che hanno già rapporti con le istituzioni del territorio provinciale, anche tenendo conto che già i listini prezzi dei generi venduti all'interno delle carceri sono assoggettati al controllo e approvazione dell'assessorato al commercio. Basti pensare che il carcere è struttura militare, per cui, le associazioni a difesa del consumatore non possono intervenire neanche di fronte a denunce sottoscritte e circostanziate, come ho già illustrato nelle pagine precedenti. Non è forse questo, privare un cittadino del servizio e del diritto alla tutela contro un malcostume ossidato nel tempo da parte di appaltatori disonesti, e che il permanere di questa situazione non li leggittimi?

Il personale degli agenti di polizia penitenziaria, essendo ormai smilitarizzato, non potrebbe per es. essere assorbito dalla regione che meglio potrebbe tutelare i loro diritti di lavoratori, rimuovere gli antichi problemi di alloggio, della lontananza dalle loro famiglie e il conseguente sradicamento delle loro radici culturali che ben sappiamo quali altri problemi comporta per chiunque; ma ciò è bene che avvenga anche per i detenuti. Per questo verso, per l'inattuazione della riforma carceraria, vi è un costo altissimo, sia per i detenuti che per le loro famiglie, sia in termini affettivi che in termini finanziari. Per es. un detenuto che vuole svolgere un colloquio mensile, ma che ha la famiglia a Palermo, non spende meno di un milione al mese. Ma quanti sono nelle condizioni di poter affrontare tali spese?

E chi non se lo può permettere, quale alternativa ha? Nessuna!! Credo anche che, la gestione regionale delle carceri, ripartirebbe in modo più equo e meglio organizzabile il lavoro degli operatori penitenziari perché: assistenti sociali istituzionali e volontari, educatori, uffici provinciali del lavoro, tribunali di sorveglianza, ecc. si troverebbero a lavorare sul territorio, anzichè per delega tra i vari uffici della penisola e con meno spese, in termini finanziari e di tempo, dovuti alle trasferte di questi.