Semplicisticamente è luogo comune, tra gli addetti ai lavori, asserire che ormai il soggetto arrestato più volte è abituato, come se si potesse asserire che chi sbatte con l'auto contro un pilone di cemento, più volte, sente meno male perché è abituato; eppure questa è la convinzione, e parandosi dietro di essa si omette la necessità di creare quei piccoli accorgimenti che dovrebbero rendere meno traumatizzante l'impatto con la realtà dell'arresto.
Sino a qualche anno fa, con le vecchie leggi si poteva rimanere in cella di sicurezza, presso le questure, fino a cinque giorni, da dove non era strano uscire infestati da piattole, pidocchi, dermatiti, funghi o scabbia.
Se
non si ritornava liberi avveniva l'ingresso in carcere che, paradossalmente,
era un sollievo. Questo perché: si veniva visitati dal medico, avviati
alle sezioni al più presto, assegnati alla propria cella, la quale
era quasi sempre occupata da altri detenuti e perciò pulita, ma
anche attrezzata per cucinare in proprio e con a disposizione le sigarette
ed altri generi di conforto; avevi diritto di fare subito la doccia e naturalmente
i compagni di cella mettevano a disposizione la loro biancheria pulita
(possibilmente nuova) per cambiarsi. Così si poteva essere presentabili
al magistrato che t'interrogava, entro i cinque giorni dall'arresto se
non l'aveva già fatto durante la permanenza in caserma. Poi seguiva
il primo colloquio con i familiari e quindi ricevevi il primo pacco che,
all'epoca, poteva essere anche di venti chili. Attualmente il peso
del pacco non può superare i cinque chili tra vestiti e vitto. Si
possono ricevere quattro pacchi al mese (uno alla settimana), con l'esclusione
di quanto elencato nella seguente disposizione ministeriale.
Sono ormai diciotto mesi da quando giunsi a Bologna. Ogni tanto, quando ricevo un pacco postale o devo andare in tribunale, sono obbligato a passare davanti a quelle celle di smnstamento. Non riesco a non riprovare l'angoscia di quelle ventiquattro ore trascorse in una di quelle celle, nè a non provarla per quelli che vi si trovano al momento; è uno sconcio che si perpetua ed a cui si dovrebbe mettere fine. Basterebbe solo dare la possibilità di farsi la doccia, di poter mantenere pulite e disinfettate le celle e di fornire, a chi ne ha necessità, un pigiama, delle ciabatte, degli asciugamani, uno spazzolino da denti e del dentifricio, un pettine e degli attrezzi da barba. Sarebbe giusto inoltre mettere la persona nelle condizioni di poter acquistare subito le sigarette e qualche elementare genere di conforto anzichè costringerlo a chiedere qualche sigaretta a chi passa davanti alle celle, tra l'altro anche questo vietato.