Il Giorno, Il Resto del Carlino, La Nazione (pag..9)
05 Set 2001 03:20
Trapianto «anti-uranio» per un soldato italiano
di Lorenzo Sani

BOLOGNA — Corrado è partito per Parigi. Ha una fretta maledetta. Non può aspettare che il mondo accademico pronunci la parola definitiva sulla pericolosità o meno dell'uranio impoverito e, di conseguenza, sapere se vi sia una correlazione tra l'uso di quei proiettili e la grave malattia che l'ha colpito. In attesa di una risposta e di un segnale concreto da parte dell'Esercito — che più di conservargli il posto a zero lire oltre i termini di convalescenza finora non ha fatto — il primo caporalmaggiore Corrado Di Giacobbe è partito per la Francia con i soldi raccolti da una sottoscrizione promossa dall'Osservatorio per la Tutela delle Forze armate e di Polizia, inseguendo la speranza di un trapianto di cellule staminali che si effettua con una nuova tecnica all'ospedale americano di Neuilly. Altri cinquanta avrebbero bisogno di un trapianto, ma purtroppo i fondi sono esigui.

Generosità

E' partito dalla stazione di Bologna nel tardo pomeriggio assieme alla fidanzata: era commosso per la generosità di tanta gente sconosciuta, molti ferraresi, che lo hanno affiancato nella sua battaglia per la vita con uno slancio che dovrebbe fare arrossire le nostre istituzioni.

Le ha provate tutte, come tanti altri commilitoni, per sconfiggere il linfoma di Hodgkin col quale sta lottando da quasi tre anni e che si è manifestato poco dopo il rientro dall'ultima missione alla Tito Barak di Sarajevo.

Tra il gennaio '97 e il febbraio dell'anno successivo, è stato in Bosnia 11 mesi. Corrado Di Giacobbe, 25 anni, originario di Vico Garganico, ma negli ultimi tempi domiciliato presso il fratello maresciallo d'aviazione a Ferrara, è il primo militare che beneficia della generosità di chi ha aderito alla sottoscrizione e inviato denaro al conto corrente 10745W «Vittime per la pace», presso l'agenzia 10 della Banca Antonveneta di via Alessandria a Roma.

Un sostegno che non arriva dai canali ufficiali. L'Osservatorio — che ha avuto un ruolo decisivo affinché venisse a galla l'inquietante ipotesi di una Sindrome dei Balcani legata all'utilizzo delle munizioni che riciclano (e quindi smaltiscono) le scorie prodotte nelle centrali nucleari — ha monitorato finora ben 68 casi di militari italiani affetti da gravi patologie neoplastiche e del sistema immunitario.

Sindrome dei Balcani

Non tutti sono stati presi in considerazione dalla Commissione Mandelli, nominata dall'ex ministro della Difesa Mattarella. «In larga parte — riferisce il maresciallo Domenico Leggiero, responsabile dell'Osservatorio — si tratta di linfomi di Hodgkin, proprio la patologia sulla quale, nella seconda relazione, la Commissione Mandelli ha rilevato un eccesso significativo rispetto alla media nazionale. Per ciò che ci riguarda — prosegue Leggiero — e compatibilmente con i mezzi a disposizione (sono solo 16 i milioni raccolti...), continueremo ad assistere i militari e le loro famiglie che, salvo pochissime eccezioni, sono stati abbandonati a se stessi fino al punto di dover far fronte di tasca propria alle spese per i medicinali e l'assistenza».
Proprio nei giorni scorsi l'Organizzazione mondiale per la sanità ha inviato una commissione di esperiti in Iraq per valutare le conseguenze degli armamenti all'uranio impoverito che vennero impiegati per la prima volta durante la Guerra del Golfo nel 1991. Dopo le notizie poco rassicuranti provenienti da fonti del ministero dell'energia americano, potrebbe essere un altro passo verso la verità.
 
Presto i nuovi risultati della commissione
 
ROMA — La commissione presieduta dall'ematologo romano Franco Mandelli (nella foto) e nominata dall'ex ministro della Difesa Mattarella, ha prodotto finora due relazioni, ma è ancora al lavoro e in tempi brevi dovrebbe essere in grado di produrre nuovi risultati della propria indagine.
Accolta con non poche polemiche (è comunque una commissione di parte) nella sua seconda relazione ha corretto il tiro rispetto al primo lavoro molto scettico sulla possibile correlazione tra l'uranio impoverito e la cosiddetta Sindrome dei Balcani. Sono stati corretti gli errori emersi nell'elaborazione statistica ed è stato preso in considerazione un numero più ampio di registri dei tumori (non solo i cluster) per un confronto più attendibile con la «media nazionale».
E' emerso così «significativo» un numero di linfomi di Hodgkin tra i militari italiani che hanno prestato servizio in Bosnia e Kosovo.