Sull'argomento
"uranio impoverito" è ormai caduta la polvere dell'oblìo
e del disinteresse: la Commissione Mandelli doveva riprendere il lavoro
per rivedere le sue assai discusse e criticate argomentazioni, l'Università
di Siena con il Comando Regione Militare Centro ha "esternato" che non
c'è nessun problema, la Royal Society ha lanciato un grido d'allarme...poi,
più nulla, eppure l'argomento non è certo da considerarsi
concluso, anzi.
E'
di queste ore la notizia che casi di melanoma sono stati accertati fra
i civili nei Balcani, come denuncia il comunicato dell'Associazione Nazionale
Assistenza Vittime di Falco Accame:"Non sono ancora terminate le ricerche
sulla condizione di salute dei civili italiani che hanno operato nei Balcani
(circa un migliaio) e su tutta la questione si tenta di far calare il silenzio.
Da alcune informazioni, trapelate in queste ultime ore, sembra che si siano
riscontrati alcuni casi di melanoma. Come è noto i civili hanno
operato senza alcuna protezione (maschera, guanti, tute impermeabili),
d'altronde ben poca protezione hanno avuto anche i nostri militari in Bosnia
(e già prima in Somalia), e la polvere di uranio è particolarmente
pericolosa se sulla pelle vi sono ferite o screpolature, poiché
penetra direttamente nel sangue."
Già,
ricordiamo la vedova dell'elicotterista Pizzamiglio di Verona (missione
IBIS 1) quando, rileggendo le lettere del marito da Mogadiscio, sottolineava
quei passaggi in cui il pilota si chiedeva perché gli americani
lavorassero sotto il sole a 40° coperti di tute come astronauti, e
gli italiani in maniche di camicia.
Eppure
la tutela dell'elemento umano, militare o civile, dovrebbe essere l'aspetto
più importante: lo ha detto recentemente anche il sottosegretario
alla Difesa Cicu, il quale ha sottolineato "la chiara volontà del
ministero, e, in particolare del Ministro Martino, di dedicare sempre maggiore
attenzione ai problemi che riguardano il personale della difesa, poiché
nel nuovo modello di Difesa, l'uomo, il militare diviene la risorsa centrale..."
Dunque,
l'uomo è l'elemento centrale...però il silenzio sta calando
sulla questione-uranio.
Tra
l'altro perché, nel parlare di uranio, si pone l'accento soltanto
sui Balcani, e non anche sulla guerra del Golfo, sulla Somalia, sui poligoni
militari in Italia?
Proprio
su questo punto era intervenuto recentemente con una lunga lettera alle
massime autorità militari e civili, Giovambattista Màrica,
giovane militare già impegnato nella missione IBIS 1 in Somalia,
ed ora gravemente ammalato:"...una cosa che mi colpisce molto - scrive
Màrica - è perché lo Stato continui a dire"Sindrome
dei Balcani", quando invece l'Uranio Impoverito è stato impiegato
anche in altre zone come Golfo e Somalia, addirittura in quest'ultima si
sono presentati molti casi di Linfoma di Hodgkin, addirittura superiori
a quelli considerati dalla Commissione Mandelli nella prima relazione.
Al mio ritorno dalla Somalia, anche la mia persona è stata colpita
da Linfoma di Hodgkin e da morbo di Ludwing curabile solo a livello sperimentale..."
Le
verità offuscate e parziali della Ragion di Stato non possono farci
dimenticare che le conseguenze della contaminazione delle armi all'uranio,
come ha insegnato la vastissima esperienza della Guerra del Golfo, possono
manifestarsi anche alla distanza di molti anni. "Inoltre - sottolinea ancora
Accame a proposito del "balletto" dei "non sapevo, non ricordo, non
c'ero" - "il Ministero della Difesa doveva essere al corrente, fin dal
primo momento, delle disposizioni USA per le operazioni in Somalia (disposizioni
che sono state addirittura promulgate su INTERNET!)... venne negato in
modo assoluto da parte del Ministro della Difesa anche l'uso dell'uranio
in Bosnia... Tuttavia il Comando italiano della base di Aviano, da cui
è partita la maggior parte dei raid per la Bosnia, era perfettamente
al corrente dell'impiego di armi all'uranio in Bosnia, in quanto al rientro
di ogni missione il pilota deve riferire sull'uso (e la quantità)
delle armi che ha impiegato...
"Se
i casi di melanoma fra i civili verranno verificati - conclude il comunicato
dell'ammiraglio Accame - occorre che venga nominata da parte del Ministro
della Salute una commissione competente, che non commetta errori di statistica,
come ha fatto la Commissione Mandelli. Le commissioni.
Maria Lina Veca