TRIESTE
- Tremila uomini, blindati di polizia e carabinieri, pattuglie con i cani
antisommossa, tiratori scelti sui tetti, centro interdetto alla circolazione,
speciali robot da utilizzare per l’eventuale disinnesco di ordigni, una
decina di elicotteri a volteggiare sulla città, mentre un «cordone»
di protezione verrà innalzato anche sul lato mare; presidi predisposti
attorno ai principali «obiettivi sensibili» come i grandi opifici,
i cantieri di Monfalcone, le stazioni, l’aeroporto di Ronchi. Mobilitati
pure polizia municipale, vigili del fuoco e «118». Un assetto
quasi da guerra pronto non solo a fronteggiare la grande contromanifestazione
in programma domani del cosiddetto «popolo di Seattle», ma
anche a prevenire gesti di invasati o veri e propri attacchi terroristici.
E’ questo lo scenario predisposto a Trieste per accogliere il summit del
G8 Ambiente, ossia il vertice degli otto Paesi più industralizzati
del mondo dedicato all’ecologia. Una riunione che dovrà fronteggiare
il tema vitale della relazione tra le mutazioni climatiche e l’agire umano:
la dilatazione del buco di ozono in base alle emissione di gas venefici,
l’elevazione della temperatura della Terra, il conseguente scioglimento
dei ghiacciai e delle calotte polari con l’innalzamento del livello dei
mari, la sommersione di territori e città, la desertificazione.
Un panorama apocalittico che i Grandi sono chiamati ad affrontare con una
diversa sensibilità politica e un congruo impegno di risorse.
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S.
Maranzana, M. Manzin, L. Perrino