IL RISCHIO NUCLEARE NEI PORTI ITALIANI
MANUALE
PER IL CONSIGLIERE COMUNALE
Non
tutti sanno…
Richiesta
informazioni piano emergenza nucleare
Introduzione
Progetto denti da latte
Come
funziona un’unità navale a propulsione nucleare?
Vi
sono sottomarini o portaerei che – per avere un’ampia autonomia – hanno
motori basati sull’energia nucleare. Questi motori sono attivati da reattori
nucleari (del tutto simili a centrali nucleari) montati a bordo del sottomarino
o della nave, dotati di potenze in genere inferiori rispetto alle centrali
nucleari di terra.
I reattori
nucleari a bordo delle unità navali militari sono piu’ sicuri dei
reattori civili?
Afferma
Giuseppe Longo, fisico all’università di Bologna: "I reattori nucleari
utilizzati per la propulsione di mezzi militari navali pongono problemi
di sicurezza certamente non inferiori a quelli delle centrali nucleari
civili. Le caratteristiche dei reattori civili e militari sono analoghe,
ma su un mezzo navale non possono essere imbarcate pesanti schermature
di cemento e calcestruzzo, né potrà essere sempre garantita
nelle vicinanze un’adeguata assistenza in caso di incidente".
Che
rischio comporta un incidente ad un sottomarino nucleare?
"Se
c'è una dispersione nel reattore è come se fuoriuscissero
radiazioni da una centrale nucleare, sebbene di potenza più ridotta",
ha dichiarato il comandante Giuseppe Iezza, responsabile tecnico del gruppo
sommergibili di Taranto, dov'è la direzione di tutta la flotta di
sottomarini italiani.
Esistono
unità navali civili dotate di propulsione nucleare?
Attualmente
esistono alcuni rompighiaccio russi dotati di propulsione nucleare. Per
il resto l’energia nucleare è stata bandita dalle navi civili per
la sua intrinseca pericolosità e per i costi molto alti.
L’Italia
ha navi o sommergibili a propulsione nucleare?
No,
la Marina Militare Italiana non ha né navi né sottomarini
a propulsione nucleare. Gli unici rischi per i porti italiani derivano
dal transito di unità militari americane, francesi e inglesi (o
da eventuali presenze di sottomarini russi).
Quali
sono i porti italiani in cui vi può essere transito di unità
navali a propulsione nucleare?
Essi
sono: Augusta, Brindisi, Cagliari, Gaeta, La Maddalena, La Spezia, Livorno,
Napoli, Taranto, Trieste, Venezia, Castellammare di Stabia. L’elenco è
contenuto nel "piano di emergenza per le navi militari a propulsione nucleare"
classificato come "riservato" dalla Marina Militare e pubblicato sul quotidiano
"Il Manifesto" del 9 febbraio 2000.
E’
possibile conoscere il piano di emergenza per i porti a rischio nucleare?
Grazie
al decreto legislativo 230/95 un cittadino può conoscere preventivamente
le informazioni di interesse civile contenute nel piano di emergenza nucleare
della propria città: il tipo di incidente ipotizzato, l’impatto
sull’ambiente e sulla salute delle persone e le misure di protezione civile
previste dagli organi competenti (in particolare la Prefettura). In base
al decreto in questione le Prefetture dovrebbero dare ai cittadini queste
informazioni anche in assenza di richiesta esplicita: è un obbligo
(si veda l’allegato l’art.129 del decreto allegato).
E’
vero che nei porti italiani non vi sono mai stati rischi nucleari connessi
al transito di unità militari?
L'onorevole
Ostillio, sottosegretario alla difesa del governo Amato, ha affermato che
"non si sono mai registrate emergenze collegate o collegabili a rischi
nucleari, nè risulta alcun eventuale incidente di natura simile,
che sia avvenuto in acque internazionali prospicienti le nostre coste".
Tuttavia
va registrato che il sottomarino americano Scorpion fu coinvolto il 15
aprile 1968 nel porto di Napoli in una tempesta e si scontrò sbattendo
la poppa (e il propulsore nucleare) contro una chiatta, che affondò.
Fu ispezionato a Napoli. Esplose poco dopo - il 22 maggio 1968 - nell'Atlantico
al largo delle Azzorre inabissandosi con il propulsore nucleare, due atomiche
e 99 uomini di equipaggio. Era passato il 10 marzo 1968 da Taranto.
Decreto
legislativo 17 marzo 1995, n. 230 (in Suppl. ordinario n. 74, alla Gazz.
Uff. n. 136, del 13 giugno). -- Attuazione delle direttive Euratom 80/836,
84/467, 84/466, 89/618, 90/641 e 92/3 in materia di radiazioni ionizzanti.
[Vedi:
http://enadu.i.am
- parte italiana - Leggi]
ALLEGATO
Piano
di emergenza per incidenti ad unità militari a propulsione nucleare
- Taranto (ottenuto da PeaceLink)
Piano
di emergenza per incidenti ad unità a propulsione nucleare - La
Spezia (ottenuto dai Verdi)
Cosa
prevede la legislazione italiana?
Il
decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 230 (in supplemento ordinario n.
74, alla Gazzetta Ufficiale n. 136, del 13 giugno; "Attuazione delle direttive
Euratom 80/836, 84/467, 84/466, 89/618, 90/641 e 92/3 in materia di radiazioni
ionizzanti") prevede:
Art. 104 Controllo sulla radioattività ambientale.
1. Fermo restando quanto disposto dall'art. 54, nonchè le competenze in materia delle regioni, delle province autonome e dell'ANPA, il controllo sulla radioattività ambientale è esercitato dal Ministero dell'ambiente; il controllo sugli alimenti e bevande per consumo umano ed animale è esercitato dal Ministero della sanità. I Ministeri si danno reciproca informazione sull'esito dei controlli effettuati. Il complesso dei controlli è articolato in reti di sorveglianza regionale e reti di sorveglianza nazionale.
2. La gestione delle reti uniche regionali è effettuata dalle singole regioni, secondo le direttive impartite dal Ministero della sanità e dal Ministero dell'ambiente. Le regioni, per l'effettuazione dei prelievi e delle misure, debbono avvalersi, anche attraverso forme consortili tra le regioni stesse, delle strutture pubbliche idoneamente attrezzate. Le direttive dei Ministeri riguardano anche la standardizzazione e l'intercalibrazione dei metodi e delle tecniche di campionamento e misura.
3. Le reti nazionali si avvalgono dei rilevamenti e delle misure effettuati da istituti, enti ed organismi idoneamente attrezzati.
4.
Per assicurare l'omogeneità dei criteri di rilevamento e delle modalità
di esecuzione dei prelievi e delle misure, relativi alle reti nazionali
ai fini dell'interpretazione integrata dei dati rilevati, nonchè
per gli effetti dell'art. 35 del Trattato istitutivo della CEEA, sono affidate
all'ANPA le funzioni di coordinamento tecnico. A tal fine l'ANPA, sulla
base delle direttive in materia, emanate dal Ministero della sanità
e dal Ministero dell'ambiente:
--a)
coordina le misure effettuate dagli istituti, enti o organismi di cui sopra,
riguardanti la radioattività dell'atmosfera, delle acque, del suolo,
delle sostanze alimentari e bevande e delle altre matrici rilevanti, seguendo
le modalità di esecuzione e promuovendo criteri di normalizzazione
e di intercalibrazione;
--b)
promuove l'installazione di stazioni di prelevamento di campioni e l'effettuazione
delle relative misure di radioattività, quando ciò sia necessario
per il completamento di un'organica rete di rilevamento su scala nazionale,
eventualmente contribuendo con mezzi e risorse, anche finanziarie;
--c)
trasmette, in ottemperanza all'art. 36 del Trattato istitutivo della CEEA,
le informazioni relative ai rilevamenti effettuati.
5. Per quanto attiene alle reti nazionali, l'ANPA provvede inoltre alla diffusione dei risultati delle misure effettuate.
6. La rete di allarme gestita dal Ministero dell'interno ai sensi della legge 13 maggio 1961, n. 469, concorre autonomamente al sistema di reti nazionali.
Quale
controllo della radioattività occorre effettuare preliminarmente
in un porto a rischio nucleare?
Occorre
rilevare subito il tasso naturale di radioattività. Questo controllo
è importante per evitare che eventuali perdite di radioattività
da unità militari a propulsione nucleare - che facessero registrare
un innalzamento del livello di radioattività - siano scambiate con
un alto tasso naturale di radioattività. Occorre quindi in partenza
sapere qual è il tasso naturale di radioattività e da lì
poi verificare le eventuali variazioni registrate..
Come
si può ricostruire la "storia radioattiva" di una città?
Gli
strumenti di rilevazione della radioattività sono importanti ma
per ricostruire il "passato radioattivo" di un luogo ci sono esperimenti
realizzati negli Stati Uniti come l'analisi dei "dentini da latte". è
un mezzo interessante che consente di realizzare un'"analisi del passato"
(si veda il progetto allegato) consentendo di risalire indietro negli anni
e verificare se l'organismo umano (dei bambini in questo caso) è
stato soggetto a radioattività. Il principio scientifico è
il seguente: l'organismo scambia lo stronzio 90 per calcio e lo fissa nei
denti e quindi analizzando i denti (ad esempio i dentini da latte) è
possibile ricostruire la "storia radioattiva" di una città e gli
inquinamenti da stronzio 90, plutonio e piombo. Per fare ciò occorre
raccogliere informazioni del tipo: dove la mamma del bambino ha passato
la gravidanza, dove il bambino ha trascorso i primi tre anni di vita, che
acqua ha bevuto, ecc.
Ci
sono dei "bioindicatori marini" della radioattività?
Tutto
l'approccio alla sicurezza nucleare è carente sul rischio biologico
in quanto i necessari regolari monitoraggi ambientali non riguardano organismi
diffusi come bioindicatori di riferimento. Un ottimo indicatore su cui
si stanno concentrando le attenzioni scientifiche dei mutagenetisti è
"Mytilus galloprovincialis", una delle più allevate cozze eduli,
che come mollusco filtratore è un bioconcentratore di sostanze in
sospensione nell'acqua. Nel laboratorio del Dipartimento di Biologia Animale
e dell'uomo dell'Università "La Sapienza" di Roma abitualmente vengono
studiati i bioindicatori di ambienti terrestri (Roditori infestanti) e
non mancano esperienze su pesci d'acqua dolce e su altri vertebrati. I
lavori specialistici di questo gruppo di studio, tra i quali i più
importanti sono quelli eseguiti dopo Chernobyl, attualmente stanno prendendo
in esame proposte di ricerca riguardanti aree balcaniche contaminate da
uranio impoverito e da contaminanti chimici, aree sottoposte ad inquinamento
elettromagnetico, parchi naturali. Per ricevere i materiali di ricerca
e per contatti:
prof.
Mauro Cristaldi
Dip.
Biologia Animale e dell'Uomo
Università
"La Sapienza"
Via
A. Borelli 50
00161
ROMA
Tel.:
06-49918015
Fax:
06-4457516
E-mail:
Mauro.Cristaldi@uniroma1.it
Esistono
delle esperienze di ricerca sulla dispersione di inquinanti in atmosfera?
Una
ricercatrice a Lecce si interessa di dispersione di inquinanti in atmosfera
e potrebbe dare un aiuto in questo settore. Il suo gruppo di ricerca è
coinvolto in progetti meteorologici-dispersivi su tutta la regione Puglia,
che coinvolgono quindi anche l'area di Taranto. Per informazioni e contatti:
Cristina
Mangia
Istituto
per lo Studio dell'Inquinamento Atmosferico e l'Agrometeorologia
ISIAtA
CNR
s.p.
Lecce Monteroni km 1.2
73100
Lecce, Italy
e-mail
c.mangia@isiata.le.cnr.it
Tel.
0039 0832 320 720
Fax
0039 0832 320 716
E-mail:
c_mangia@yahoo.com
Esistono
discipline universitarie che si occupano specificamente della sicurezza
degli impianti nucleari?
Sì,
ad esempio "Sicurezza e analisi di rischio" e "Protezione e Sicurezza negli
Impianti Nucleari" al Politecnico di Torino. Un rilevante contributo tecnico
alle questioni della sicurezza nucleare e radiologica è fornito
dal prof. Massimo Zucchetti.
Per
informazioni e contatti:
Prof.
Massimo Zucchetti
DENER
- Politecnico di Torino
Corso
Duca degli Abruzzi 24 - 10129 Torino (ITA)
Tel./Fax
+39 - 011 - 564.4464 / 4499
email:
zucchetti@polito.it
Passando
al versante giuridico: cosa occorre scrivere alla Prefettura per ottenere
il piano di emergenza nucleare?
Si
riporta in allegato una "lettera modello" che ogni cittadino - che risieda
in un porto a rischio nucleare - può scrivere al Prefetto. Essa
è realizzata sulla scorta dell'esperienza realizzata da PeaceLink
a Taranto, che è attualmente l'unica associazione in Italia ad aver
ricevuto per via legale le informazioni del piano di emergenza. Bisogna
fare attenzione a non richiedere "il piano di emergenza" (che, per ragioni
di sicurezza militare, è "classificato") ma "le informazioni del
piano di emergenza" relative alle parti che per decreto 230/95 costituiscono
oggetto di pubblica informazione: tipo di incidente ipotizzato, conseguenze
per l'ambiente e le persone, misure di protezione civile previste e modalità
di attuazione del piano di evacuazione.
Quali
consigli pratici dà PeaceLink a questo proposito?
I
consigli sono i seguenti:
- inviare la lettera raccomandata con ricevuta di ritorno non dentro una busta ma ripiegando il foglio in tre e incollando le estremità laterali (si può usare anche nastro adesivo), in modo che il foglio faccia esso stesso da busta e che nessuno possa dire che "è stata ricevuta una busta priva di lettera";
- telefonare dopo una settimana in Prefettura per avere conferma - da un funzionario - della ricezione; farsi dare il cognome del funzionario e chiedere se il Prefetto ha letto la lettera;
- inviare
contemporaneamente ai giornali locali la lettera (essa è un'informazione
nuova, è un atto interesse pubblico generale ed è quindi
una "notizia") chiedendone la pubblicazione.
…che un sottomarino a propulsione nucleare è una centrale atomica L'affondamento del sommergibile atomico russo Kursk nel mare di Barents ha reso di attualità la domanda: e se succedesse nel mare di Taranto?
"Se c'è una dispersione nel reattore è come se fuoriuscissero radiazioni da una centrale nucleare, sebbene di potenza più ridotta", ha affermato il comandante Giuseppe Iezza, responsabile tecnico del gruppo sommergibili di Taranto, dov'è la direzione di tutta la flotta di sottomarini italiani. Un sottomarino a propulsione nucleare è meno sicuro rispetto ad una centrale atomica di terra in quanto ha – per esigenze di leggerezza e manovrabilità – di minori protezioni esterne ed inoltre può essere soggetto a collisioni, affondamento, ecc. L'Italia - che ha abolito le centrali nucleari con un referendum popolare - corre ancora il rischio, nelle aree marine di transito e sosta di unità nucleari, che si verifichi un incidente ai reattori atomici di bordo. Non è solo un rischio connesso a mezzi della Nato: il sottomarino atomico russo Kursk è pericolosamente transitato nel Mediterraneo durante la guerra del Kosovo per azioni di spionaggio. Esiste inoltre il problema del transito di scorie radioattive francesi (plutonio) nel Mediterraneo.
…cosa è il plutonio
Il plutonio è un elemento radioattivo presente nei reattori nucleari. Una dispersione di plutonio contaminerebbe il mare per oltre 24 mila anni (durata del dimezzamento radioattivo del plutonio). Il chimico Enzo Tiezzi ha scritto: "Un chilo di plutonio disperso nell’ambiente rappresenta il potenziale per 18 miliardi di cancro al polmone. Un milionesimo di grammo costituisce una dose letale".
…cosa passo’ a Taranto nel 1968
Il sottomarino americano Scorpion fu coinvolto il 15 aprile 1968 nel porto di Napoli in una tempesta e si scontrò sbattendo la poppa (e il propulsore nucleare) contro una chiatta, che affondò. Fu ispezionato a Napoli. Esplose poco dopo - il 22 maggio 1968 - nell'Atlantico al largo delle Azzorre inabissandosi con il propulsore nucleare, due atomiche e 99 uomini di equipaggio. Era passato il 10 marzo 1968 da Taranto.
…cosa accadde nello Jonio nel 1975
La notte del 22 settembre 1975, nello Jonio meridionale, la portaerei americana Kennedy si scontrò con l'incrociatore (sempre americano) Belknap. Scoppiò un incendio che giunse a pochi metri dalle testate nucleari dei missili Terrier e partì uno dei più alti livelli di SOS nucleare, denominato "broken arrow". Ha commentato l'esperto di questioni militari William Arkin: "Se le fiamme avessero raggiunto i missili le possibilità sarebbero state due: o le testate atomiche sarebbero esplose con effetti facilmente immaginabili, oppure la nave sarebbe affondata a poche miglia dalle coste di Augusta, zona frequentata dai pescherecci italiani, con conseguenze ambientali molto gravi". L'incrociatore Belknap è stato poi rimorchiato e riparato nel porto di Augusta, ma se fosse stato più vicino a Taranto sarebbe stato ricoverato nell'Arsenale militare della nostra città. Non ne abbiamo saputo nulla fino al 1989 quando l'ammiraglio Eugene Carrol diffuse quelle che il Corriere del Giorno definì "agghiaccianti rivelazioni": "Una catastrofe nucleare nello Ionio l'abbiamo sfiorata quattordici anni fa" (prima pagina del 26 maggio 1989).
…cosa è accaduto a La Spezia a luglio
Nel mese di luglio 2000 un sottomarino nucleare americano ha subito un’avaria nel porto di La Spezia per ragioni non ufficialmente comunicate.
La popolazione non avrebbe saputo nulla se non ne avesse dato informazione il quotidiano locale "Il Secolo XIX". Il 6 settembre il quitidiano il Manifesto ha informato su una "fuga radioattiva da un sottomarino nel porto di Tolone", in Francia.
Per
maggiori informazioni si consulti il sito:
http://www.peacelink.it/tematiche/disarmo/porti.shtml
LETTERA RACCOMANDATA CON RICEVUTA DI RITORNO
Al Prefetto di............
Oggetto:
richiesta informazioni sul piano di emergenza nucleare ai sensi del Decreto
Legislativo 230/95
Il sottoscritto.......................... nato a ....... il ....... e residente a .........
premesso che:
- in
data 9 febbraio 2000 il quotidiano "Il Manifesto" - dopo esserne entrato
in possesso - ha pubblicato ampi stralci del "Piano di emergenza per le
navi militari a propulsione nucleare in sosta nella base della Spezia"
in cui viene riportato anche l'elenco dei porti a rischio nucleare;
-
tale elenco comprende i porti di Augusta, Brindisi, Cagliari, Gaeta, La
Maddalena, La Spezia, Livorno, Napoli, Taranto, Trieste, Venezia, Castellammare
di Stabia;
facendo esplicito riferimento
- al
Decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 230 (in Suppl. ordinario n. 74, alla
Gazz. Uff. n. 136, del 13 giugno). -- Attuazione delle direttive Euratom
80/836, 84/467, 84/466, 89/618, 90/641 e 92/3 in materia di radiazioni
ionizzanti;
-
alle Sue responsabilità, in quanto Prefetto competente per la protezione
civile relativa ad un porto compreso nell'elenco di cui sopra;
-
all'obbligo, stabilito nel suddetto decreto, di dare esaurienti informazioni
preventive alla popolazione circa il rischio nucleare connesso al transito
di navi e sommergibili a propulsione nucleare;
-
al fatto che la Prefettura di Taranto, facendo seguito ad una richiesta
simile alla presente, ha fornito a PeaceLink le informazioni del piano
di emergenza nucleare;
chiede
- che
venga attuato in particolare l'articolo 129 del suddetto decreto relativo
all'"obbligo di informazione" che così recita: "Le informazioni
previste nella presente sezione devono essere fornite alle popolazioni
definite all'art. 128 senza che le stesse ne debbano fare richiesta. Le
informazioni devono essere accessibili al pubblico, sia in condizioni normali,
sia in fase di preallarme o di emergenza radiologica."
-
che venga inoltre attuato in particolare l'art.130 realtivo all'informazione
preventiva lì dove si legge:
"1. La popolazione che rischia di essere interessata dall'emergenza radiologica viene informata e regolarmente aggiornata sulle misure di protezione sanitaria ad essa applicabili nei vari casi di emergenza prevedibili, nonchè sul comportamento da adottare in caso di emergenza radiologica.
2.
L'informazione comprende almeno i seguenti elementi:
--a)
natura e caratteristiche della radioattività e suoi effetti sulle
persone e sull'ambiente;
--b)
casi di emergenza radiologica presi in considerazione e relative conseguenze
per la popolazione e l'ambiente;
--c)
comportamento da adottare in tali eventualità;
--d)
autorità ed enti responsabili degli interventi e misure urgenti
previste per informare, avvertire, proteggere e soccorrere la popolazione
in caso di emergenza radiologica.
3. Informazioni dettagliate sono rivolte a particolari gruppi di popolazione in relazione alla loro attività, funzione e responsabilità nei riguardi della collettività nonchè al ruolo che eventualmente debbano assumere in caso di emergenza".
- che
vengano pertanto fornite le informazioni di interesse civile del piano
di emergenza riguardante il transito e la sosta di unità navali
a propulsione nucleare, in particolare relative a:
=
tipi di incidente ipotizzati e sostanze radioative eventualmente rilasciate;
=
impatto che avrebbero sull'ambiente e sulla popolazione;
=
misure di emergenza previste per la protezione civile;
=
massimo incidente ipotizzato e relativo piano di evacuazione della popolazione;
- che
le informazioni vengano inviate entro 30 giorni dalla ricezione della presente
lettera raccomandata al seguente indirizzo:
.......................
.......................
.......................
- se siano state eseguite (e in che data) le esercitazioni di cui all'art.126 del decreto legislativo 230/95 che recita: "La Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per il coordinamento della protezione civile ed il prefetto, ciascuno negli ambiti di propria competenza, debbono effettuare esercitazioni periodiche al fine di verificare l'adeguatezza dei piani di emergenza di cui al presente capo e dei relativi strumenti di attuazione".
Distinti saluti
Nome
e cognome ..............
Indirizzo
e comune ....................
Telefono
.............
Come inviarci i dentini da latte:
1. Sigillare il dentino in una busta
2.
Allegare i seguenti dati:
*
Luogo e Data di nascita del bambino
*
Luogo di permanenza della madre in gravidanza
3. E se avete conservato i vostri dentini, spediteli pure, saranno utilissimi per raffrontare i dati!
4. Verrà garantito ed accettato l'anonimato.
Indirizzo:
Osservatorio
Etico Ambientale
Fermo
Posta - 34077 Ronchi dei Legionari (GO)