22. IL DOTTOR NERIO NESI
Il dottor Nerio Nesi è stato nominato presidente della BNL il 1° dicembre 1978. Nel periodo immediatamente prima dello scoppio dello scandalo di Atlanta, il dottor Nesi aveva spesso conquistato l'onore delle cronache, sia per contrasti insorti con i vertici del suo partito sia per essersi egli fatto promotore dell'ambizioso progetto di costituire un polo BNL-INA-INPS.
Tale progetto è stato poi di fatto drasticamente ridimensionato, proprio dopo l'abbandono da parte del dottor Nesi della presidenza della BNL.
Il dottor Nesi è stato ascoltato per la prima volta dalla Commissione nella seduta del 22 gennaio 1991. Ha anzitutto ricordato che nel corso della sua presidenza si sono succeduti alla direzione generale della Banca tre direttori generali: il dottor Alberto Ferrari, fino al 1981, dimessosi a seguito dello scandalo P2; il professor Francesco Bignardi fino al 1987 e il dottor Giacomo Pedde, fino al 1989.
Il
dottor Nesi, facendo specifico riferimento allo Statuto allora vigente,
ha rimarcato che egli, come presidente, aveva poteri di natura essenzialmente
rappresentativa e che veniva istituzionalmente a conoscenza dei fatti aziendali
solo nel presiedere gli organi collegiali, cioè il Consiglio di
amministrazione e il Comitato esecutivo. Il dottor Nesi ha peraltro rivendicato
a proprio merito l'aver dato un forte impulso alla espansione della BNL
sui mercati esteri e nel settore parabancario.
"...ero
ossessionato dall'idea che bisognasse comunque conquistare quote di mercato,
per porre la BNL in condizione di affrontare la concorrenza delle banche
straniere. Infatti, ritenevo che, in previsione di quanto sarebbe accaduto
negli anni successivi, le nostre banche - a cominciare da una delle più
grandi, come la BNL - fossero comunque troppo piccole e che quindi bisognasse
ad ogni costo conquistare quote di mercato e posizioni in Italia e fuori
dall'Italia ... Alcuni esperti hanno considerato tale mia valutazione un
errore. Proprio pochi giorni dopo le mie dimissioni la Frankfurter Allgemeine
Zeitung ha fatto ricorso ad un paragone che mi fa onore, cioè ha
sostenuto che mi ero comportato come quel generale tedesco che era solito
avanzare sempre, senza curarsi dei rifornimenti e degli alleati (infatti
poi quel generale è stato sconfitto)" (pag. 12 del resoconto stenografico
della seduta del 22 gennaio 1991).
Secondo l'interpretazione che il dottor Nesi ha dichiarato di aver dato al proprio ruolo, egli quindi si considerava organo di impulso e di sviluppo, senza però successivamente controllare quali fossero i risultati raggiunti.
Allo scoppio dello scandalo, il dottor Nesi ebbe dapprima timore che le operazioni irregolari di Drogoul fossero un semplice furto e che dietro la montagna di carte firmate dal Drogoul non vi fosse alcuna operazione commerciale. Constatato che invece l'Iraq riconosceva la propria posizione debitoria, il dottor Nesi si era quasi tranquillizzato, quando invece il caso venne ripreso e - a detta del dottor Nesi - drammatizzato dai giornali. Non avendo avuto nessun sostegno da parte del Ministro del tesoro, sen. Guido Carli, il dottor Nesi si decise infine alle dimissioni, presentate l'8 settembre 1989.
Il dottor Nesi ha ricordato che la Banca Nazionale del Lavoro aveva una radicata presenza nel Medio Oriente ed era in consolidati rapporti con l'Iraq, che ancora all'inizio degli anni '80 manteneva presso la BNL italiana circa un miliardo di dollari di depositi in modo continuo. In occasione della vendita delle navi della Fincantieri all'Iraq, la BNL fu capofila di un pool di istituti per il finanziamento dell'operazione. A proposito di queste ultime affermazioni del dottor Nesi, va rimarcato che la Commissione, nel corso dei suoi lavori, si è imbattuta innumerevoli volte in rapporti BNL-Iraq; ad esempio, anche la vendita delle mine della Valsella (su cui ha indagato il giudice Palermo) o la vendita di prodotti della Fucine Terni o quella di materiale nucleare per usi civili all'Iraq, sono tutte transitate attraverso la BNL. L'affaire Atlanta si colloca nella linea di una consolidata consuetudine di rapporti fra la BNL e l'Iraq, anche - se non soprattutto - per quanto riguarda forniture di tipo bellico.
Il dottor Nesi ha ricordato che Drogoul, a detta del dottor Guadagnini e del prof. Bignardi, sembrava una persona molto dotata. Il dott. Nesi ha dichiarato di non aver avuto rapporti personali con Drogoul particolarmente stretti: lo ha solo incontrato tre o quattro volte in occasione di riunioni collegiali.
Particolarmente interessanti i rapporti del dottor Nesi con il direttore di area per il Nord America, dottor Luigi Sardelli. Dalle dichiarazioni del dottor Nesi e dai documenti da lui presentati, risulta che il dottor Nesi si convinse, verso la metà del 1988, che il dottor Sardelli era assolutamente inadatto a svolgere le funzioni di Direttore di Area. Il dottor Sardelli era stato uno dei più stretti collaboratori del dottor Pedde e, come lui, si era formato nel settore dei crediti, ma era assolutamente incapace di dirigere il personale. Il giudizio negativo che il dottor Nesi si era formato sul dottor Sardelli non ebbe però come conseguenza un immediato allontanamento. Solo dopo molti mesi il dottor Pedde arrivò a ritenere anche lui che il dottor Sardelli dovesse essere allontanato da New York. Il dottor Nesi indica questo ritardo come ulteriore dimostrazione che egli non poteva gestire direttamente alcunché, ma poteva solo offrire i suoi pareri al Direttore generale, che era il vero organo motore di tutta la Banca.
In maniera più palese nelle interviste rilasciate alla stampa e in modo un po' più criptico nelle dichiarazioni alla Commissione, il dottor Nesi ha lasciato intendere che, a suo parere, il caso Atlanta è stato drammatizzato in Italia per poterlo colpire politicamente e che, comunque, è ragionevole l'ipotesi che esso sia dovuto ad una covert operation di politica estera. Il dottor Nesi ha sottolineato il ruolo della Banca Morgan, stupendosi come mai essa non si chiedesse la ragione delle somme così elevate che transitavano sul conto della BNL. Nella sua ultima deposizione (4 dicembre 1991) il dottor Nesi ha nuovamente espresso questo stupore e ha ricordato che il dottor Savona aveva dichiarato alla Commissione che alcuni dirigenti della Morgan avrebbero tentato, senza successo, di informare il dottor Sardelli del movimento finanziario registrato sul conto Atlanta.
In ordine alla infiltrazione della Loggia P2 nelle strutture della banca, il dottor Nesi ha rilevato che l'appartenenza alla Loggia dell'allora direttore generale, Ferrari, può aver favorito l'affiliazione di altri dirigenti e che un'altra spiegazione, più ampia, si può ritrovare in una certa cultura ch caratterizzava in modo omogeneo i vertici di allora.
Nel corso dei lavori della Commissione, è stata anche sollevata la questione dei (mancati) rapporti di consulenza tra la BNL e il dottor Nesi, dopo le sue dimissioni. Dalle dichiarazioni del professor Cantoni e del dottor Nesi e dalla documentazione presentata, è emerso che in un primo tempo tale ipotesi era stata valutata favorevolmente e successivamente invece è stata lasciata cadere, evidentemente per marcare una più netta differenziazione tra la nuova e vecchia dirigenza.
Infine, tra le numerose interviste rilasciate dal dottor Nesi, si può riportare un interessante brano di quella da lui rilasciata al giornalista Giuseppe Sarcina del settimanale "Il Mondo" (5 agosto 1991):
"...Il
mio progetto di polo e quindi di ridistribuzione del potere finanziario
provocò forti reazioni. Il presidente della Confindustria, Sergio
Pininfarina, si arrabbiò moltissimo. Temeva forse, ma a torto, che
i comunisti avrebbero rafforzato la loro presenza nella BNL attraverso
l'INPS, allora presieduto da Giacinto Militello, ex sindacalista della
CGIL. E anche i grandi gruppi industriali erano ostili, perché vedevano
con diffidenza la nascita di un blocco pubblico, così lontano dai
loro interessi. Lo stesso discorso vale per le grandi compagnie di assicurazioni
del Nord. Se poi si aggiunge la sorda ostilità di Mediobanca e del
suo presidente Enrico Cuccia, il quadro è completo.
...
Da
quello che racconta, nell'agosto del 1989, lei sembra più il generale
Custer che il presidente della prima banca italiana.
Sì,
è così. E la dimostrazione dell'isolamento venne proprio
con l'infortunio di Atlanta. Con il Ministro del tesoro riuscii a parlare,
in un mese, due volte, senza ricevere un minimo di solidarietà.
Invece il giorno prima di rassegnare le dimissioni incontrai Nino Cristofori,
sottosegretario del Presidente del Consiglio, Giulio Andreotti, il quale
mi dichiarò che il Governo non chiedeva le mie dimissioni. Al contrario,
un'ora dopo, Claudio Martelli, vice Presidente del Consiglio, mi fece capire
che le considerava inevitabili. Il solo Ministro che collaborò attivamente
ad aiutare la BNL fu Renato Ruggero, in quel momento titolare del commercio
con l'estero...
Ma
proprio parlando con Ruggero, che era arrivato da poco in un Ministero
ripetutamente al centro di polemiche, non ha mai pensato che l'affare Atlanta
dovesse essere qualcosa di più di un furto?
No
comment.
Secondo
alcune interpretazioni, questo caso ha portato alla luce un'operazione
semiclandestina di politica estera. Del resto già nel 1986 Rino
Formica, anche lui Ministro del commercio con l'estero, definì la
questione dei traffici con l'Iraq di Saddam Hussein una "saga bubbonica".
Possibile che tutto questo movimento sia stato ideato e gestito solo da
Chris Drogoul e dal suo computerino di Atlanta?
Per
molti anni l'Iraq è stato considerato un paese come gli altri. Nessuno
pensava che fosse governato da un "mostro". Del resto lo stesso errore
di valutazione è stato commesso in altri casi, per esempio nei riguardi
della Libia di Muammar Gheddafi. La realtà è che l'assoluto
bisogno di esportare delle nostre aziende spesso faceva premio su altre
considerazioni. Ma questo è successo in tutti i paesi europei.
...
Negli
ultimi mesi, BNL si è trovata immischiata in altri scandali: per
esempio quello della Federconsorzi.
Sulla
Federconsorzi non ho proprio nulla da dire.
Ma
perché queste vicende esplodono proprio ora?
Non
so se si tratti di una coincidenza. Certo debbo riscontrare purtroppo che
anche la BNL di oggi è pericolosamente isolata. A me pare quindi
che si dovrebbe ripensare il mio progetto. Quel polo BNL-INA-INPS, di cui
rivendico con orgoglio, la paternità.