Dalle prime rivelazioni che arrivano dai laboratori svizzeri di Spiez emerge una verità allarmante: la contaminazione in Kosovo potrebbe essere molto più ampia di quanto sospettato. Diversi campioni avrebbero rivelato, infatti, tracce dell'isotopo U236, che non si trova in natura come l'U238 (l'isotopo di cui è composto in gran parte l'uranio impoverito). Questo significa che l'uranio di cui erano rivestiti i 31mila proiettili sparati dagli A-10 Usa sul Kosovo in realtà non era altro che una scoria nucleare da smaltire, risultato della combustione nei reattori. E non si trattava affatto di uranio "puro".
Il sospetto degli scienziati (ma anche il ministro della difesa tedesco Rudolph Scharping ha chiesto informazioni agli Usa) è che il suolo e le acque della regione possano essere rimaste contaminate dal plutonio, una sostanza 200mila volte più "attiva" e con più energia dell'uranio impoverito, e che necessita di sofisticate apparecchiature per essere rilevata. La sua elevata energia consentirebbe ai raggi alfa di raggiungere il midollo osseo e causare leucemie. Così si spiegherebbero anche i casi "precoci" di malattie tra i militari in Kosovo. L'ipotesi è tutt'altro che campata in aria, poiché anche il plutonio si ottiene dal riprocessamento del combustibile nucleare spento, e che fonti americane parlano di stock di plutonio nelle centrali Usa di Oak Ridge, Paducah e Piketon.
Fin
qui le informazioni provenienti dalla Svizzera, dove sono stati analizzati
una parte dei 340 campioni di acqua, terreno, vegetazione, proiettili inesplosi,
frammenti o bossoli prelevati in undici siti kosovari da 14 esperti dell'Unep,
tra il 7 e il 16 novembre scorsi. Da informazioni in nostro possesso, anche
le analisi effettuate all'università di Bristol avrebbero trovato
alcuni campioni contaminati. Così come sarebbero risultati radioattivi
una parte degli 80 campioni analizzati in Italia, in particolare i 15 affidati
ai laboratori dell'Enea di Bologna. Per i risultati definitivi bisognerà
aspettare il rapporto finale dell'Unep, previsto per la fine di febbraio,
anche se le continue indiscrezioni potrebbero costringere l'agenzia dell'Onu
ad anticiparne l'uscita.