Il Manifesto
17 Gennaio 2001
" Chiediamo ad ogni medico che leggerà questo articolo di fare quel che può."
Danni collaterali
Reportage dall'ospedale oncologico di Belgrado.
Parlano i medici: "Dal '99 al 2000 i casi di tumore sono aumentati del 70%. Ad Hadzici, su 5-6 mila abitanti, 150 i morti di cancro"
http://www.ilmanifesto.it/oggi/art5.htm
LORIS CAMPETTI - INVIATO A BELGRADO

 " Se non fosse tragico sarebbe comico: come mai io sapevo praticamente tutto delle  leucemie, dopo la guerra del Golfo e la Bosnia e loro fingono di cadere dalle nuvole? In  realtà, le vostre autorità si preoccupano solo dei militari, come li chiamate? I nostri ragazzi.
A parte questo aspetto cinico, il disinteresse per gli effetti delle radiazioni sulle popolazioni  civili bombardate, c'è un problema di cui nessuno parla, da voi e finora neppure in  Jugoslavia: gli effetti della catastrofe ambientale provocata dalla guerra del '99, i metalli  pesanti e le sostanze tossiche, cancerogene mutagene liberate dai bombardamenti che  hanno avvelenato l'aria, l'acqua e il suolo di questo Paese e già gli effetti si vedono, mentre  per conoscere le conseguenze dell'uranio bisognerà attendere qualche anno. Certo, non ci  facciamo illusioni guardando quel che arriva in questo ospedale dalla Repubblica serba di  Bosnia colpita con proiettili all'uranio impoverito nel '95. Si tratta di malati di tumori stranissimi provenienti da una zona duramente bombardata, Hadzici alla periferia di Sarajevo". Il professor Brankh Sbutega è primario all'ospedale ortopedico di Belgrado e fondatore del  più importante centro di ortopedia oncologica dei Balcani, costruito seguendo la filosofia "di un ospedale della Florida e del Rizzoli". Sembra un leone in gabbia, è disperato per la  situazione sanitaria serba e non fa sconti a nessuno: né alla Nato, che "con l'embargo e poi  con le bombe ha mantenuto al potere Milosevic", né "al regime che ci ha ridotto così". Lo  ascoltiamo parlare per due ore, visitiamo il reparto tumori che era il gioiello della Jugoslavia, appuntiamo i dati terrificanti che raccoglie tra le sue carte: "Nel '99 abbiamo effettuato  256 visite a pazienti malati di tumori primari e secondari con la nostre equipe formata da specialisti, l'oncologo, l'ematologo, il radiologo e via dicendo. Nel 2000 ne abbiamo fatte 391. Se lei estrapola questo dato a tutti gli ospedali jugoslavi (sono 4 solo a Belgrado,  specializzati in diversi tipi di tumore), ottiene indicazioni terrificanti. Tra il '99 e il 2000  abbiamo avuto un aumento di casi registrati di tumore e di interventi effettuati del 70%, controlli le cifre se vuole". La parola passa al dottor Nenad Lujic, responsabile del reparto  tumori: "E' vero, non siamo ancora in grado di stabilire con sicurezza il nesso tra i  bombardamenti e la crescita abnorme dei tumori. Ma qualcuno mi deve dire se esiste un  solo paese americano con una popolazione di 5-6 mila abitanti in cui almeno 150 sono morti  di cancro, come è successo ad Hadzici? E qualche luminare occidentale mi spieghi come  mai i tumori da noi registrati e su cui siamo intervenuti sono aumentati del 70% in un anno".

Sono cinque i medici, stipati in una stanzetta di 12 metri quadrati, da cui dipendono le sorti  di centinaia di malati di cancro. Per arrivarci attraversiamo una sala d'attesa molto grande  completamente riempita da pazienti che aspettano di essere visitati. "Le richieste sono in continuo aumento e purtroppo siamo costretti a intervenire con ritardo. Quando  individuiamo casi di tumori primari alle ossa dovremmo poter intervenire immediatamente per  evitare che si trasformino in secondari, cioè da benigni in maligni. Da alcuni mesi ci arrivano  casi stranissimi di tumori, contratti da una nuova tipologia di malati provocata da fattori  esterni, la guerra e lo stress in cui la popolazione vive da 10 anni". Sono parole del  primario, che ci saranno confermate più tardi all'Università di Novi Sad: lo stress abbassa le  difese immunitarie e crescono i tumori. A tutto questo si aggiunge l'inquinamento provocato  dal bombardamento di industrie chimiche, petrolchimiche, raffinerie. "Nel mese di dicembre sono arrivati qui 4 pazienti tutti provenienti dal Kosovo, con metastasi. Non mi era mai  capitato - interviene il dottor Lujic - di non riuscire ad individuare la causa - l'origine del  tumore e dover intervenire solo sull'effetto. Qualche luminare mi spieghi cosa sta  succedendo in questo paese. Qualche giorno fa è arrivato un poveraccio, sempre dal  Kosovo, a cui improvvisamente si è rotta una gamba: abbiamo riscontrato metastasi, ma  ancora una volta non siamo riusciti a risalire alla causa del tumore".  In realtà sono proprio questi medici a fornirci i primi elementi per capire cosa sta capitando  in Serbia. "Il nostro dipartimento - racconta Sbutega - è aperto da oltre 20 anni e  l'intenzione era di costruirne di analoghi a Zagabria e Lubjana per evitare che questo fosse  l'unico riferimento per tutta la Jugoslavia. Quando è successo quel che è successo, 10 anni  fa, con la fine della Jugoslavia di Tito io ho pensato che l'afflusso sarebbe diminuito. Invece  è successo il contrario. All'inizio intervenivamo sui casi di tumore soltanto chirurgicamente,  e soltanto il 17% dei malati sopravviveva 5 anni dopo l'operazione. Poi, con questo centro  abbiamo scelto un nuovo approccio: abbiamo costruito un team di specialisti per ridurre le  amputazioni al minimo indispensabile sviluppando i processi di cura dei malati, anche perché  una grossa fetta di loro aveva tra i 20 e i 30 anni. La percentuale di malati sopravvissuti è salita dal 17 al 55%, non lontano dal top realizzato al Memorial Hospital di New York che è  del 70%. Abbiamo anche iniziato la chirurgia ricostruttiva di anche e arti, per non limitarci a  far sopravvivere gli ammalati. Tutto questo è finito negli anni '90, con le guerre e  l'embargo. Siamo rimasti senza medicine, e quelle che arrivavano in qualche modo non  erano più efficaci: le stesse terapie non funzionavano più, e sa perché? perché si  importavano medicinali scaduti, oppure nelle scatole cerano medicine diverse da quelle  indicate. Negli ultimi dieci anni la sanità in Serbia è finita in mano alla politica, faceva  carriera e si arricchiva chi era fedele e non chi aveva la professionalità per ricoprire posti di responsabilità. Il materiale diagnostico è deperito negli anni, la strumentazione radiologica è  vecchia e molto pericolosa, per non parlare della chemioterapia. Dal nuovo governo mi  aspetto un'indagine seria su quel che è successo in questi 10 anni e sulle manipolazioni che sono state fatte. Mentre per la povera gente sballottata tra stress, guerre e miserie veniva meno la possibilità di avere un'assistenza sanitaria ed io non potevo operare tutti i casi di tumore che mi si presentavano, le moglie dei dirigenti politici e della sanità andavano a Vienna e a Parigi a farsi le operazioni di chirurgia plastica. Il più grave crimine dell'Occidente consiste proprio nell'aver messo in ginocchio e isolato questo Paese, affamato con le sanzioni e ammazzato e avvelenato con le bombe con o senza uranio la povera gente. La  Nato non ha certo colpito Milosevic, uno che non conosce lo stress di vivere perennemente in coda per conquistare una pagnotta di pane o un'aspirina.

Persino per morire da noi bisogna mettersi in fila, ci vogliono 10 giorni per essere seppelliti. E' il popolo che è stato punito,  l'Occidente ha aiutato la distruzione di un sistema sociale e di un ordine che prima in qualche modo esisteva, spazzando via via sanità, istruzione, informazione, pluralismo; la  Nato ha favorito la formazione di un triangolo magico, politici, apparato repressivo e  criminalità".

Chiedo al dottor Brankh Sbutega se ritiene concreto l'allarme lanciato da alcuni ospedali e municipalità serbe a non portare a termine le gravidanze, per evitare casi di malformazioni neonatali. "Non sono in grado di risponderle con dati scientifici, perché non siamo neppure in possesso delle informazioni sui siti bombardati. Bisognerebbe chiederle alla Nato, per  poter effettuare un'indagine epidemiologica non campata in aria. Vada comunque a parlare  con la responsabile del reparto ginecologico di Pancevo, dove le bombe hanno provocato un cataclisma ambientale. Quel che posso dirle con certezze è che l'appello a non far nascere bambini è superfluo: da noi c'è la peste bianca. Sa cos'è? E' che la gente non si sposa più, non ha i soldi. E soprattutto non fa più figli. Il tasso demografico sta crollando, chi ha due figli è considerato uno ricco. Perché fare figli se non si ha di che sfamarli? Sa  che ai bidoni della spazzatura c'è una guerra, da una parte cani e gatti randagi, dall'altra  pensionati e poveracci in cerca di qualche avanzo? Perché fare figli, se non li si può  curare? Lo sa che a gennaio del 2000 l'epidemia di influenza che ha colpito tutta l'Europa  da noi ha provocato un tasso di mortalità del 60%? Ciò detto è vero, cresce il numero di  bambini nati con gravi malformazioni e negli organi interni, vada a trovare la mia amica ginecologa a Pancevo".  Lasciamo il professor Sbutega e la sua equipe che svolge un lavoro straordinario. Qui  l'autorità sanitaria più importante guadagna 120 marchi al mese, quando "nell'89 le  infermiere specializzate di marchi ne guadagnavano 2500". Hanno tirato avanti sotto le bombe e le sanzioni, quando "i gruppi di potentati di regime vivevano una vita lussuosa e la  gente crepava, vivevano in un modo virtuale ceco e sordo, non avevano occhi per vedere e orecchie per sentire che un popolo intero stava diventando profugo nel suo stesso paese. E anche di questo, del potere di questa banda, dobbiamo ringraziare la politica  cinica e criminale della Nato". Il nostro primario, probabilmente la più importante autorità serba sui tumori, sta tentando di realizzare un progetto per un reparto speciale per malati terminali, quelli che in ospedale non possono restare perché c'è in coda tanta povera gente che potrebbe essere salvata e in case dove vive una famiglia intera magari con un'unica stanza non possono rimanere in attesa della fine. Cerca solidarietà, aiuti, da qualsiasi parte  vengano. Chiediamo ad ogni medico che leggerà questo articolo di fare quel che può.



Commento: la vergogna è che Kouchner, che è anche un medico, non si era accorto di nulla...ed è scappato appena in tempo. Della serie: commissari corrotti post-sovietici. Oppure: medici-senza-lobi-frontali.