E' stata una giornata di incontri istituzionali, ieri, sul fronte uranio impoverito. Si sono riunite, infatti, la commissione difesa della Camera e quella esteri del Senato. Inoltre, la commissione scientifica che ha analizzato i campioni portati dal Kosovo ha incontrato il sottosegretario all'ambiente Valerio Calzolaio. E il comitato di Scienziati e scienziate contro le guerre (autore di due libri per le edizioni Odradek: Imbrogli di guerra e Contro le nuove guerre) ha presentato alla Camera un dossier sull'uso dell'uranio impoverito nei Balcani.Innanzitutto, la commissione difesa della Camera ha disposto un'indagine conoscitiva sulla questione dell'uranio impoverito. "Questa indagine - ha spiegato il presidente della commissione Valdo Spini (Ds) - non sarà un doppione della commissione tecnico-scientifica voluta da Mattarella, ma avrà il compito di ricostruire quello che è accaduto intorno al discorso dei proiettili all'uranio impoverito". La commissione metterà a punto un calendario di audizioni con esponenti della Nato, responsabili dei vertici delle forze armate e il ministro della difesa; analizzerà documenti provenienti dal Pentagono, dall'Organizzazione mondiale della sanità e dalle indagini che le forze armate hanno condotto subito dopo la guerra del Golfo.
La commissione esteri, presieduta da Giangiacomo Migone (Ds), firmatario della mozione per la messa al bando dell'uranio impoverito, ha invece provveduto all'audizione del professor Maurizio Martellini, segretario generale del Landau center. L'Ong con sede a Como era stata infatti la prima a presentare uno studio in cui denunciava la possibilità di 1620 tumori per ogni proiettile all'uranio sparato in Kosovo. Ora, in base a nuovi studi scientifici, ipotizzando che venga vaporizzato solo il 20 per cento dell'uranio sganciato, su Serbia e Kosovo sarebbero disperse almeno cento tonnellate del cosiddetto "metallo del disonore". In una intervista rilasciata al manifesto alcuni giorni fa, infatti, il professor Martellini segnalava come la grande incognita sia relativa ai missili Tomahawk sganciati su Serbia e Kosovo, e ancora prima sulla Bosnia. Un dato tenuto nascosto forse per non ammettere che le contaminazioni sono molto più estese di quanto affermato. E da una semplice comparazione statistica tra i casi accertati di leucemia, mentre in Italia l'incidenza statistica sarebbe di un ammalato ogni 60mila persone, tra i militari nei Balcani scenderebbe a uno ogni tremila. Un fatto che potrebbe spiegarsi proprio con una combinazione tra tossicità chimica (alta) e radioattività (bassa) dell'uranio impoverito, che causerebbe un abbassamento delle difese immunitarie. Portando a tumori polmonari, alle ossa, al fegato e leucemie (per queste ultime il tempo di latenza sarebbe di quattro anni).
Sulla
stessa linea d'onda gli Scienziati e scienziate contro le guerre. Spiega
Massimo Zucchetti del Politecnico di Torino: "Sosteniamo
che l'uranio impoverito è dannoso e pericoloso, non solo come agente
tossico chimicamente, ma anche dal punto di vista radiologico, qualora
ingerito o inalato; che le autorità politiche e militari non potevano
non essere informate sulla sua pericolosità e sul suo utilizzo negli
scenari di guerra dell'ultimo decennio".
C'è poi il problema di effettuare misurazioni a distanza di molto
tempo dalle esplosioni. Il comitato (composto da Mauro Cristaldi del Dipartimento
di biologia animale e dell'uomo della Sapienza di Roma; Alberto di Fazio,
dell'Osservatorio astronomico di Roma; Carlo Pona, dell'Enea-Casaccia di
Roma; e Alberto Tarozzi, del Dipartimento di sociologia dell'università
di Bologna) ha effettuato una stima delle morti attese. Secondo lo studio,
si prevedono cento casi in più di tumore per ogni milione di persone.
E dieci o venti casi all'anno di tumori in più rispetto al normale
per i militari. Tutto ciò senza considerare l'utilizzo dei missili
Tomahawk e l'inquinamento chimico dei Balcani causato dai bombardamenti
a fabbriche e raffinerie. Nella zona di Pancevo, infatti, i casi di tumore
sarebbero passati da duemila a circa diecimila.