Non era un segreto per nessuno che la Nato utilizzasse proiettili all'uranio impolverito anche in Bosnia: lo hanno detto fonti dell'Alleanza atlantica interpellate ieri a Bruxelles, dopo che giovedì il ministro della difesa Sergio Mattarella aveva rivelato di avere appreso l'utilizzo di quei proiettili solo il giorno prima. Alla richiesta di replicare alle affermazioni del ministro del governo italiano, i portavoce della Nato hanno espresso "sorpresa", perchè "l'utilizzo di armi Du (depleted uranium) nelle operazioni in Bosnia non è un segreto da anni e non c'è stato in sede Nato alcun tentativo di nasconderlo".
La natura dei proiettili all'uranio impoverito è tanto poco segreta che la scritta Du che ne denuncia la presenza compare non solo nelle scatole che li contengono, ma in ciascun pezzo prima dell'esplosione. Ne parlarono i giornali, è negli accessibili siti Internet del Pentagono, i militari non potevano non sapere. Allora? Le fonti di Bruxelles avanzano l'ipotesi che le informazioni sull'uso di quel tipo di proiettili non abbiano compiuto a suo tempo in Italia l'intero percorso dai livelli militari ai responsabili politici. La questione avrebbe assunto rilievo solo dopo l'emergere dei casi di leucemia fra i soldati italiani. "Il problema sanitario - hanno osservato le fonti Nato - non è emerso fino a tempi molto recenti. E' possibile che i livelli superiori non siano stati informati dai militari". Il fatto non sfugge a Mauro Paissan, che nell'annunciare un'interrogazione urgente al presidente del consiglio con richiesta di risposta immediata, parla di "tradimento dei militari. Saremmo - dice il parlamentare dei Verdi - a una sorta di tradimento del rapporto di fiducia da parte delle gerarchie militari".
La figura dei governi di Roma così orgogliosi del ruolo dell'Italia nell'alleanza atlantica e in quelle missioni, è abbastanza penosa. Carlo Scognamiglio, ministro della difesa tra l'ottobre del 1998 e il dicembre dell'anno successivo, dopo i bombardamenti all'uranio attorno a Sarajevo e durante quelli nel Kosovo, tirato in ballo da un parlamentare della maggiornza, ha detto: "Non sapevo nulla della Bosnia. Non ho motivo di dissociarmi dalle parole del ministro Mattarella: la Nato doveva informarci subito". E nel Kosovo? "In Kosovo i nostri militari erano informati. Erano state diffuse le norme di precauzione che spiegavano ai soldati i comportamenti da evitare, come quello di avvicinarsi ai tank bombardati, perchè è proprio in quei casi che la concentrazione di uranio può essere più forte".
Adesso si rincorrerà una verità difficile da accertare, per vedere se le morti per leucemia dei soldati impegnati in Bosnia e Kosovo siano da attribuirsi o no all'esposizione all'uranio impoverito. L'ansia, tardiva, non è solo dell'Italia. Ieri l'emittente televisiva spagnola Antena 3 ha intervistato i familiari di un soldato impegnato a suo tempo nella Kfor, morto di leucemia, che hanno rivelato di conoscere un secondo caso, di un altro soldato attualmente ricoverato in un ospedale delle forze armate.
In Portogallo, il quotidiano Diario de Noticias ha denunciato la morte recente sempre per una leucemia di un militare portoghese in missione in Kosovo dall'agosto del 1999 al febbraio scorso.
Così Lisbona ha annunciato che invierà nei Balcani "una missione di esperti che valuteranno con il massimo rigore scientifico" le possibili conseguenze delle radiazioni dell'uranio impoverito sulla salute dei suoi soldati che i nostri militari erano informati. Erano state diffuse le norme di precauzione che spiegavano ai soldati i comportamenti da evitare, come quello di avvicinarsi ai tank bombardati, perchè è proprio in quei casi che la concentrazione di uranio può essere più forte".
Per
una missione sconsigliata, quella del consiglio regionale sardo che venne
scoraggiato da Mattarella dall'inviare propri rappresentanti in Kosovo
per vedere la situazione dei soldati sardi dopo i casi di leucemia, il
presidente dell'assemblea, un sardista, continua a rilasciare dichiarazioni
di fuoco contro il ministro, il cui atteggiamento viene definito in una
lettera "superficiale e lesivo degli interessi della popolazione".
Che l'uranio emetta radiazioni non è un mistero. Su Internet troviamo:
Leucemia
linfoblastica acuta - Informazioni per pazienti
Autore:
Vincenzo Cordiano
Divisione
di Medicina Generale, O.C. Valdagno (VI)
Ultimo
aggiornamento: 28/7/1998
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Quali
sono le cause della leucemia linfoblastica acuta? (...)
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le radiazioni ionizzanti ( le leucemie acute sono più frequenti
nei sopravvissuti alle bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki o in
soggetti trattati con radioterapia per altre neoplasie; )