Padre Jean-Marie Benjamin è stato il primo a denunciare nel dicembre 1998 - quando l’Iraq venne attaccato dalle forze anglo-americane - i pericoli insiti nelle armi all’uranio impoverito. Una denuncia che fu inascoltata praticamente da tutti, ad eccezione di questo giornale, del partito che rappresenta e di pochi altri. Ora invece il caso è esploso in tutta l’Europa. Ma ancora una volta si parla solo dei soldati e non della popolazione civile che è quella che subirà i danni peggiori dall’inquinamento delle loro terre. «Si parla molto delle vittime tra i militari - dice il religioso - ed è giusto perchè si tratta di una situazione drammatica. Però saranno le popolazioni civili, che vivono e restano in mezzo a questi pezzi radioattivi, che sono già state contaminate durante il conflitto e che verranno colpite successivamente anche dai raggi alfa e gamma che si espandono sul terreno e che inquinano il sistema ecologico, a subire le conseguenze che già abbiamo visto in territorio iracheno». Come si verifica l’inquinamento da uranio impoverito? Con l’impatto sul terreno i fumi dell’esplosione dell’uranio 238 liberano particelle da 5 a 7 micron, dunque invisibili ma appunto radioattive. Basta respirarne o inalarne 0, 30 mg perchè si fissino nei polmoni e sviluppino a medio termine prima deficienze immunitarie, cadute di capelli o perdite di memorie - che è quello che si è verificato nei veterani americani e nella popolazione irachena - e poi in un secondo tempo un tipo di infezione della pelle, e infine cancro, leucemia e soprattutto nascite di bambini malformati, che sono in aumento in Iraq del 351% al’anno, con punte del 400%. Si tratta di malformazioni spaventose che si verificano soprattutto nel sud dell’Iraq, dove sono nati anche bambini con il cervello fuori dalla testa. Questi piccoli hanno dei fratelli normali nati prima della guerra del Golfo. E il 48% della popolazione del sud è di fatto contaminata e condannata. Lo hanno confermato anche la Croce rossa e l’Unicef, oltre che il ministero della Sanità iracheno. Che cosa pensi delle dichiarazioni di Prodi, che chiede ora una commissione d’inchiesta, e Amato. Solo ora si accorgono di una tragedia largamente annunciata? Ricordo quando sono tornato dall’Iraq dopo i bombardamenti del dicembre ’98. Chiesi di essere ricevuto dalla presidenza del consiglio dei ministri, quando era capo del governo Romani Prodi. Ad aspettarmi allora c’era l’onorevole Giulietti che mi disse che dovevo riferire al sottosegretario alla presidenza del consiglio Mattarella. Mi ha ricevuto poi il sottosegretario alla Farnesina Valentino Martelli. Fu molto evasivo e mi disse che si poteva concordare un’azione umanitaria con la Santa Sede. Di questa azione umanitaria non si fece più nulla ma rimasi ancor più impressionato dalla risposta di Martelli quando segnalai i rischi dell’uranio impoverito. A otto anni dalla guerra, disse, con mio grande stupore, che non si avevano documenti a questo proposito. E infatti l’Europa non ha mai inviato alcuna commissione d’inchiesta ad indagare in Iraq né tanto meno nei Balcani.... Infatti. E vedendo quello che sta succedendo in Iraq ci si poteva rendere conto della realtà e operare di conseguenza nei Balcani. E invece niente. Martelli rispose che erano stati inviati tre esperti nel ’95, ma questi erano stati soli tre giorni e si erano fermati a Baghdad, quando invece la zona più inquinata e quella del sud, vicino Bassora. Poi tirò fuori il solito discorso della dittatura irachena di Saddam, senza tenere conto del dramma di una popolazione, già impossibilitata a curarsi normalmente e assolutamente impotente di fronte alle radiazioni. Inoltre nessuno ha mai informato le popolazioni dei rischi che correvano... Nessuno, né in Iraq, né in Serbia. Nemmeno le Nazioni Unite hanno mai informato l’Iraq che il suo territorio è contaminato. E non lo hanno mai fatto perchè, al contrario, avrebbero dovuto ammettere l’uso di armi di distruzione di massa - anche se non sono classificate come tali - e di conseguenza togliere l’embargo per aiutare la popolazione. Fra un po’, qualcuno comincerà a parlare di bonifica dei territori inquinati. Secondo te sarà possibile un risanamento di quelle terre? Sarà assolutamente impossibile, perché durante il bombardamento sui Balcani, il sud della Grecia aveva una ionizzazione dell’aria settecento volte più alta del normale. Questo vuole dire che i venti trasportano questi elementi radioattivi ovunque. Pochi giorni fa Clinton aveva dato il suo assenso alla creazione del Tribunale internazionale. Ma non credi che, dopo queste notizie, dovrebbero essere proprio gli Usa e i suoi alleati ad essere giudicati? L’ex ministro della Giustizia di Reagan, Ramsey Clark, ha raccolto firme in 37 città negli Stati Uniti e 17 in Europa, più di 700 tra intellettuali, politici, premi Nobel per attivare una procedura finalizzata a portare l’amministrazione Usa di fronte ad un tribunale internazionale per genocidio del popolo iracheno. Una richiesta che è stata ratificata anche dai veterani americani, 200.000 dei quali sono stati colpiti. Senza contare i suicidi di persone minacciate di chissà quali conseguenze se avessero parlato. Di fronte a queste cose quando si parla dell’Iraq e degli Stati Uniti vorrei sapere dove sta la dittatura.
Vittorio Bonanni