La
Lega italiana per la lotta contro l’aids, la Lila, impegnata come molte
altre associazioni in programmi di solidarietà e di prevenzione
sanitaria nei Balcani e per questo potenzialmente esposta con i suoi operatori
agli “effetti collaterali” delle guerre, ritiene un suo diritto e un suo
dovere avere delle risposte immediate dal governo. «Di fronte alle
drammatiche notizie che da alcune settimane si accavallano in Italia ed
in altri Paesi europei per le terribili conseguenze che potrebbero essere
derivate dalle bombe ad uranio impoverito sulla vita dei militari che hanno
soggiornato nei Balcani è incredibile il silenzio, l’assenza di
qualsiasi accenno di preoccupazione, per la vita delle popolazioni balcaniche»
denuncia la Lila. «Ma quanto vale la vita di un kosovaro, di un bosniaco,
di un serbo?». Meno di zero. Evidentemente.
L’Ics (Consorzio italiano di solidarietà) è attivo dal 1992 in Bosnia, Serbia e Kosovo: in queste aree impegna più di 50 operatori umanitari e ha visto avvicendarsi centinaia di volontari. «Il clamore di questi giorni», scrive l’Ics in un comunicato, «elude l’argomento cruciale, l’ingiustizia più grave: il coinvolgimento della popolazione civile, che pagherà negli anni a venire». Denunciato il «grave ritardo» con cui il governo ha affrontato il problema «sollevato a più riprese da volontari, parlamentari, istituzioni internazionali», l’Ics chiede che l’esecutivo si muova ora per accertare la verità e le responsabilità (dei vertici Nato e di chi in Italia sapeva), per vietare l’uso delle bombe all’uranio impoverito e per finanziare un piano straordinario di bonifica ambientale in Bosnia, Kosovo, Serbia. Su questi temi l’Ics terrà oggi a Roma, a via Salaria 89, alle ore 11.30, una conferenza stampa.