Quello che segue, è il testo integrale di una lettera recentemente inviata alle autorità politiche e sanitarie italiane da un gruppo di scienziati per far luce sulle presunte conseguenze dell'elettrosmog sulla salute. L'argomento, si sa, è al centro di annose polemiche tra chi sostiene la nocività dell'inquinamento elettromagnetico e chi la nega. Così, a partire da questo messaggio, «Le Scienze» ha deciso di avviare un nuovo forum tra i suoi lettori, che invitiamo a portare la loro opinione su questo argomento.
"La seguente lettera è stata inviata al Presidente Carlo Azeglio Ciampi il 9 marzo scorso e viene sottoposta alla cortese attenzione del Presidente dell'Unione Europea, Prof. Romano Prodi, del Presidente del Consiglio Italiano, Giuliano Amato, e del Ministro della Sanità, Prof. Umberto Veronesi.
Ne sono promotori:
Prof.
Tullio Regge Fisico, premiato con la Medaglia Einstein, ed ex-europarlamentare
Prof.
Franco Battaglia, Docente di Chimica Fisica, Università di Roma-Tre
Prof.
Argeo Benco, già Presidente Associazione Italiana di Radioprotezione
Prof.
Giancarlo Corazza, già Presidente Fondazione Marconi
Prof.
Renato Angelo Ricci, Presidente Onorario Società Italiana di Fisica
La
lettera è stata già firmata da diverse decine di scienziati,
tra cui: Franco Bassani (Presidente Società Italiana di Fisica),
Paolo Blasi (Rettore Università di Firenze), Cinzia Caporale (Docente
di Educazione Ambientale, Università di Siena), Ettore Fiorini (già
Direttore della Scuola di Specializzazione in Fisica Sanitaria dell'Università
di Milano), Paola Girdinio (docente presso il Dipartimento di Ingegneria
Elettrica dell'Università di Genova), Franco Lucci (Membro del Consiglio
Direttivo dell'Associazione Italiana di Radioprotezione, Esperto Qualificato
per la Radioprotezione), Giuliano Moschini (Docente di Fisica Medica, Università
di Padova), Franco Panizon (Professore Emerito di Clinica Pediatrica, Università
di Trieste), Carlo Petrini (Ricercatore, Istituto Superiore di Sanita'),
Leonello Serva (Dirigente, Agenzia Nazionale Protezione Ambiente), Umberto
Tirelli (Direttore Divisione di Oncologia Medica dell'Istituto Nazionale
Tumori di Aviano), Giancarlo Torri (Primo Ricercatore, Agenzia Nazionale
Protezione Ambiente), Paolo Togni (Presidente Associazione Ambientalista
Kronos), Paolo Vecchia (Istituto Superiore di Sanita', Presidente Associazione
Europea di Bioelettromagnetismo e Membro della Commissione Internazionale
per la Protezione dalle Radiazioni Non-Ionizzanti).
Illustrissimo Signor Presidente:
E' recentissima la notizia dell'appello pubblico che oltre 1500 uomini di Scienza hanno rivolto alle Istituzioni e alla Società Civile per difendere la libertà della Scienza.
Senonché la Scienza, nel nostro Paese, rischia di essere non solo incatenata, ma anche calpestata. Recentemente in Italia, nell'incuranza dell'analisi critica di tutte le risultanze scientifiche effettuate da molteplici organismi scientifici indipendenti e ufficialmente riconosciuti, di livello sia nazionale che internazionale, per affrontare il cosiddetto inquinamento elettromagnetico si sono predisposti atti normativi che, dal punto di vista della rilevanza sanitaria, sono destituiti di ogni fondamento scientifico.
Già nel 1995 una Commissione dell'American Physical Society (APS) dichiarava: «La letteratura scientifica mostra che non esiste alcun consistente e significativo legame tra il cancro e i campi elettromagnetici dalle linee di trasmissione. Non è stato identificato alcun meccanismo biofisico plausibile per l'iniziazione o la promozione del cancro da queste sorgenti. Inoltre, la preponderanza dei risultati delle ricerche epidemiologiche e biofisiche/biologiche ha fallito nell'avvalorare quegli studi che hanno riportato specifici effetti avversi conseguenti all'esposizione a tali campi. Ogni congettura che ha tentato di collegare il cancro all'esposizione a tali campi è scientificamente insussistente. I costi correlati ai tentativi di attenuare queste esposizioni minacciano di aumentare. Sprecare queste risorse per eliminare una minaccia che non ha persuasiva base scientifica ci preoccupa: problemi ambientali più seri sono trascurati per mancanza di attenzione da parte dell'opinione pubblica e per mancanza di fondi, e il peso dei costi è comunque incommensurato col rischio, ammesso che ve ne sia uno». Nel 1998 l'APS ha riaffermato la posizione del 1995, aggiungendo che «tutti gli studi successivi al 1995 non hanno svelato alcuna nuova evidenza di effetti sanitari dalle linee di trasmissione elettrica».
I proponenti di quegli atti normativi, giustificandosi con una presunta incertezza scientifica, si sono appellati al cosiddetto «principio di precauzione». Eppure, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che ha avviato nel 1996 uno specifico progetto di analisi critica della totalità delle ricerche scientifiche, scrive così in suoi recenti rapporti: «Sulle radiazioni non-ionizzanti sono stati scritti più di 25.000 articoli negli ultimi 30 anni. Si sa più su questo agente che su qualunque composto chimico». E ancora: «Il 2.2.2000 la Commissione Europea ha approvato un importante comunicato sul principio di precauzione, fornendo le condizioni per la sua applicazione. Ebbene: i requisiti per l'applicazione del principio di precauzione, come sono stati precisati dalla Commissione Europea, non sembrano essere soddisfatti né nel caso dei campi elettromagnetici a frequenza industriale, né in quello dei campi a radiofrequenza».
L'ICNIRP (la Commissione Internazionale per la Protezione dalle Radiazioni Non-Ionizzanti, ufficialmente riconosciuta dall'OMS) ha suggerito valori di soglia che sono già 50 volte inferiori a quelli per i quali si cominciano a osservare innocui effetti biologici. In ogni caso, i valori dei campi cui si è normalmente esposti sono già almeno 100 volte inferiori a quelli di soglia suggeriti dall'ICNIRP.
Malgrado ciò, nel nostro Paese si sta sviluppando un orientamento precauzionale che, ignaro delle più serie valutazioni scientifiche e della Raccomandazione del Consiglio dell'Unione Europea ai Paesi Membri di adottare un quadro comune di normative, è teso a imporre valori di soglia legali inferiori ai già prudenti valori suggeriti dall'ICNIRP. Tali valori appaiono atti solo a giustificare un enorme sperpero di denaro pubblico per effettuare immotivati controlli o, peggio, costose opere di intervento agli elettrodotti. Una tale spesa (che si prospetta dell'ordine di diverse decine di migliaia di miliardi), se motivata da esigenze sanitarie, essendo queste assenti, è eticamente insostenibile: storna enormi risorse da emergenze sanitarie accertate e dalla ricerca scientifica accreditata.
I promotori di questo appello chiedono che in questa, come peraltro in tutte le questioni ambientali e sanitarie:
1. Si ridia voce, per governare i comprensibili timori dei cittadini, solo ai rapporti di istituzioni che siano scientificamente accreditate e indipendenti da ogni interesse coinvolto nel problema in questione.
2. Sia dato meno ascolto a chi, utilizzando singoli e isolati risultati, apre presunti spazi di dubbio nel tentativo di razionalizzare posizioni di parte in aperto contrasto con gli interessi della collettività e con l'analisi critica della totalità delle acquisizioni scientifiche."
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