Comunicato stampa
Le
armi a uranio impoverito, le piccole bombe nucleari, rappresentanto una
violazione del diritto internazionale umanitario, applicabile in un conflitto
armato. “Merce oscena”: così Giorgio Nebbia, chimico, professore
emerito dell’Università di Bari, ha definito l’uranio impoverito
impiegato nei proiettili per cannoni e missili e ottenuto come sottoprodotto
della fabbricazione delle bombe atomiche. Tali proiettili sono stati usati
anche durante la guerra del Golfo (1991), in Somalia (1992-1993), in Bosnia
(1995) e in Kosovo (1999), con danni alla salute delle popolazioni civili
e degli stessi militari, e con contaminazione ambientale appena adesso
valutabili. La IALANA, associazione internazionale di giuristi contro le
bombe atomiche, ha dedicato alla richiesta di divieto dell’uso ---
militare e commerciale --- dell’uranio impoverito il suo convegno di Firenze
del 27 febbraio 2001, per ribadire la illegalità, alla luce di tutte
le convenzioni internazionali, delle armi nucleari, compreso l’uso dell’uranio
impoverito. Il prof. Nebbia ha anche ricordato che l’uranio impoverito
è stato e viene impiegato anche nelle zavorre di aerei e battelli;
la moltiplicazione degli usi merceologici dell’uranio impoverito incoraggia
e potenzia, così, anche le attività del complesso militare-industriale
impegnato nella fabbricazione delle bombe di distruzione di massa. Il prof.
Nebbia ha concluso invitando i partecipanti a far partire proprio da Firenze,
città della pace, una grande iniziativa di informazione del pubblico
sui complessi rapporti fra economia industriale e strumenti di morte per
arrivare ad un divieto totale delle attività militari nucleari,
peraltro imposto dall’articolo VI del Trattato di non proliferazione nucleare
del 1975, firmato da praticamente tutti i paesi, fra cui l’Italia, e continuamente
violato con disprezzo per la vita.
Firenze
, 24.2.2001