Nella intervista a "Il Tempo" il militare aveva alluso a ordini per la liberazione dello statista partiti prima del giorno del rapimento da parte delle Brigate Rosse
ROMA - Le rivelazioni del "gladiatore" G-71 potrebbero fornire nuovo impulso alle indagini sul sequestro Moro. L'ex 007 Antonino Arconte, in una intervista pubblicata ieri da "Il Tempo", ha sostenuto che una delle sue missioni fu, pochi giorni prima del rapimento dello statista Dc, la consegna di "strani" ordini da parte dei nostri servizi segreti al colonnello Ferraro, agente Sismi a Beirut.
Gli ordini consistevano nella ricerca di contatti presso i terroristi mediorientali al fine di ottenere la liberazione di Moro, e questo quando ancora le Brigate Rosse non avevano ancora compiuto l'azione di via Fani. A sua volta, Ferraro sarebbe rimasto vittima, nel '95, di un inverosimile suicidio. Per giunta in una sua lettera, poi sparita, il colonnello avrebbe parlato degli "strani" ordini ricevuti a Beirut nel '78. L'episodio raccontato dal "gladiatore" Arconte fa il paio con quanto dichiarato mesi fa in un'intervista dal superterrorista venezuelano Carlos, l'uomo chiave della cupa stagione di sangue degli anni Settanta. Queste le parole di Carlos, a proposito del caso Moro: "All'aeroporto di Beirut un jet "Executive" dei servizi di sicurezza italiani rimase in attesa a lungo, aspettando un contatto con le Br attraverso gente estranea alla resistenza palestinese. Non c'erano uomini di Al-Fatah. C'erano patrioti anti-Nato, inclusi alcuni generali, che erano partiti per aspettare il rilascio dei prigionieri e per salvare la vita a Moro e l'indipendenza dell'Italia. Invece questi patrioti, inclusi alcuni generali, sono stati dimessi e costretti ad andare in pensione".
Sulla vicenda è intervenuto il presidente della Commissione Stragi, il senatore Giovanni Pellegrino (NDR: buongiorno, aveva dormito bene?):"La notizia rivelata dall'agente G-71 andrebbe più e più volte verificata dalla procura di Roma (NDR: la stessa che ha archiviato "pudicamente" le decine di denunce per alto tradimento contro Scalfaro e D'Alema. Procura soprannominata qua a Milano "il Porto delle Nebbie". Si veda la vicenda Lupacchini, tanto per capire il "clima"), titolare delle indagini su Moro. Quanto alla Commissione Stragi (NDR: vedere il verbale della 27a seduta con Cossiga...), porrò la questione nel prossimo ufficio di presidenza. Pur continuando ad essere convinto - precisa Pellegrino - dell'insussistenza di prove di un mandato alle Br per rapire Moro (NDR: sparì la ricevuta della relativa raccomandata A.R. :-), continuo a pensare che l'affaire non possa essere capito fino in fondo se non accentuando l'attenzione non solo sulle Br ma sull'azione di apparati dello Stato e sulle risposte della politica".
Così
invece l'ammiraglio Falco Accame, ex presidente della Commissione Difesa
della Camera:"La Gladio legionaria appare dopo 50 anni. A 10 anni dalla
scoperta della Gladio "Stay behind", appare la "Gladio legionaria" delle
centurie, delle decurie, delle aquile, delle colombe e dei lupi". "Con
lo scritto su "Il Tempo", il fantasma prende forma, viene rievocata la
vienda del Maghreb (destituzione Bourghiba), evocata anche nel libro "Ulisse",
dell'ammiraglio Martini, ma iniziata ben prima della gestione di quest'ultimo.
Vengono ricordati i rapporti con Craxi oltre che aspetti inediti del caso
Moro (NDR: qualcuno ci deve ancora spiegare
come mai le Br avevano il numero privato di Marcinkus e perché quest'ultimo
non è stato ancora arrestato) e degli
esuli libici, esfiltrati dalla Libia e poi assassinati in Italia. La Gladio
delle centurie era forse la "vera Gladio" perché negli USA della
"Stay Behind" ovviamente il nome Gladio (e i suoi significati legionari)
era sconosciuto. Il senatore Pellegrino, nell'ultimo libro "Segreto di
Stato" parla di un'altra Gladio, che sarebbe stata coperta dal sen. Andreotti
(NDR: lo dice Cossiga...Il bue dice all'asino: hai le corna) affidando
il nome di Gladio alla "Stay behind". C'è da chiedersi - aggiunge
Accame - se si tratta nel libro della Gladio delle centurie, i cui elementi
peraltro vennero resi noti dallo scrivente al Pellegrino e all'onorevole
Frattini, presidente del Copaco".