PRESIDENTE: Il signor Pazienza ha fatto sapere che non vuole essere ripreso televisivamente e non vuole essere fotografato. Va bene. Si può accomodare Francesco Pazienza
FP: Buon giorno.
VOCI FUORI MICROFONO
PRESIDENTE: E' un teste, vero P.M.?
P.M.: Si, Presidente.
PRESIDENTE: E' un teste.
P.M.: Si, non vi è alcun elemento di connessione con la materia di questo processo.
VOCI FUORI MICROFONO
PRESIDENTE: Dia le generalità?
FP: Sono Francesco Pazienza, nato a Monteparano, provincia di Taranto, il 17 marzo del 1946.
PRESIDENTE: Il P.M. può procedere all'esame.
P.M.: Signor Pazienza, preliminarmente e sinteticamente, vuol riferire al Tribunale il suo curriculum professionale e le sue attuali pendenze giudiziarie?
FP: Si.
P.M.: Per definire esattamente...
FP: Si... Dunque, io mi sono laureato in medicina nel...
P.M.: La prego di rivolgersi al Tribunale.
FP: Scusi. Mi sono laureato in medicina nel 1972, alla università di Roma. Subito dopo la laurea sono stato assunto dal gruppo dell'oceanologo Jacques-Yves Cousteau e mi sono trasferito a... prima a Parigi e poi a Marsiglia. Sempre nel 1900... alla fine del '72 fui promosso direttore commerciale della filiale Grandi Profondità del gruppo Cousteau. Nel 1974 fui assunto da un gruppo finanziario arabo-saudita e mi trasferii a Ginevra. Nel 1976 inizia a lavorare con un grosso gruppo greco-francese e rimasi a Parigi fino al 1980. Nel 1980, l'inizio del 1980, mi trasferii in Italia, e divenni consulente degli affari internazionali del direttore del SISMI, Giuseppe Santovito. Nel 1981, a partire dal marzo, aprile del 1981, divenni consulente personale di Roberto Calvi, presidente del Banco Ambrosiano. Nel 1982, precisamente tra, diciamo, tra luglio, agosto dell'82, mi trasferii negli Stati Uniti, dove aprii i miei uffici a New York. Fui arrestato per fini estradizionali il 4 marzo del 1985 a New York dove io risiedevo, e fui estradato in Italia il 19 giugno del 1986. Basta signor...
P.M.: Si, un'ulteriore precisazione. Poichè lei è attualmente in stato di detenzione...
FP: Sissignore.
P.M.: ...vuol spiegare al... vuole spiegare al Tribunale i motivi...
FP: Sissignore.
P.M.: ...del suo attuale stato?
FP: Io sono attualmente detenuto per essere stato condannato per calunnia, relativamente a delle veline fatte circolare dai servizi segreti italiani militari relativamente alle responsabilità della strage di Bologna.
PRESIDENTE: E' sentenza definitiva?
FP: Sissignore.
PRESIDENTE: E quanti anni le stanno condannando?
FP: 10 anni... calunnia aggravata dalla legge Cossiga.
P.M.: Per meglio a questo proposito ed incidentalmente poi per meglio consentire al Tribunale di definire i contorni di questa particolare vicenda da cui trae origine l'attuale stato del testimone, chiedo di produrre la sentenza definitiva della... riguardante la strage di Bologna, in parte ... nella parte concernente l'attuale testimone. Mi riservo di produrla.
AV.BONGIORNO: La Difesa non si oppone.
PRESIDENTE: Va bene. Il TRibunale si riserva.
P.M.:
Lei ha già accennato tratteggiando sinteticamente il suo curriculum
professionale, al fatto di essere divenuti
in
un certo momento consulente internazionale del generale Santovito, comandante
o dirigente del SISMI.
FP: Esattamente.
P.M.: Vuole più precisamente riferire il momento e il modo in cui inizia il suo rapporto di conoscenza con il generale Santovito?
FP: Sissignore. Quando ancora ero residente a Parigi, ero nello stesso tempo consulente della società italiana Condotte D'Acqua. All'epoca presieduta dal professor Loris Corbi.
PRESIDENTE: Professor Loris?
FP: Loris Corbi.
PRESIDENTE: Corbi.
FP: Corbi. Nell'ambito di questa attività conobbi una società di ingegneria del territorio che si chiamava e si chiama ancora perché esiste ancora adesso, Land System. Questa Land System.
PRESIDENTE: No, no, faccia lo Spelling, Land...
FP: Allora, Livorno, Ancona, Novara, Domodossola.
PRESIDENTE: Quindi ogni volta che lei fa un nome straniero...
FP: Perfetto.
PRESIDENTE: ...faccia lo spelling.
FP: Benissimo. Staccato, Savona, I grego, Savona, Taranto, Empoli, Modena. Questa società aveva dei rapporti con una filiale della società condotte che all'epoca si chiamava Bonifica S.P.A.. Conobbi in questo frangente i due responsabili di questa società che erano rispettivamente l'ingegnere Lucio Santovito, che era fratello del generale Santovito e l'ingegner Luciano Berarducci che era il nipote della... del generale Santovito.
P.M.: Mi scusi, signor Pazienza, Benarducci o Berardini?
FP: Berarducci, Luciano Berarducci.
P.M.: Perfetto.
FP: E quindi fu facile il passaggio, diciamo così, della conoscenza del fratello del nipote dell'ingegner del generale Santovito, al generale Santovito. Da una cosa nasce l'altra, il generale Santovito mi propose una collaborazione che io accettai.
P.M.: In questo frangente, cioè quando inizia il suo rapporto di conoscenza con il generale Santovito, lei già aveva avuto dei rapporto, o conosciuto personalità dei servizi segreti francesi?
FP: Si. Mi spiego. Io lavoravo come assistente per presidente di una grossissima società di export, import francese, di proprietà di un miliardario greco. Era notorio che questa società avesse, cosa usuale, per tutte le grandi società francesi che detengono a... cioè tendono, hanno come precipua attività l'esportazione di prodotti tecnologici francesi verso l'estero, ad essere, fra virgolette, infiltrati o aiutati da servizi di intelligence transalpini. Avevo, poi anche conosciuto il responsabile dei servizi segreti francesi, e il suo numero due, che si chiamava Alexandre De Marenches, allora qui devo fare lo speelling, Ancona, Livorno, Empoli, X, Ancona, Novara, Domodossola, Roma, Empoli, staccato, Domodossola Empoli, Staccato MIlano, Ancona, Roma, Empoli, Novara, Como, Hotel, Empoli, Savona.
PRESIDENTE: Questo era il numero due o il numero uno?
FP: Il numero uno.
PRESIDENTE: Numero uno.
FP: I miei rapporti, diciamo così, diretti però erano con il numero due, che si chiamava e si chiama Michel Roussin (vedi: roussin.html), Milano...
PRESIDENTE: Va be, il nome si è capito, il cognome.
FP: Roussin, Roma, Otranto, Udine, Savona, Savona, Imola, Novara, che avrebbe fatto una brillantissima carriera perché è stato anche ministro della cooperazione con il governo Balladour, quindi credo di avere risposto alla domanda del...
P.M.: Si, una precisazione. lei già ha fatto riferimento al fatto di avere lavorato per una società diretta da un miliardario greco, ricorda il nome di questa società?
FP: Dunque la società era Sofremas (Société Française d’Exploitation de Matériels et Systèmes d’Armement, vedi: http://www.igc.org/hrw/reports/1999/rwanda/Geno15-8-02.htm)
P.M.: E il nome del miliardario greco?
FP: Certo, Teodore Ghertsos.
P.M.: Va bene. Dunque in una certa fase lei conosce il generale Santovito. lei, quindi, quando, esattamente, più o meno più possibile esattamente quando e con quali modalità inizia a collaborare con il SISMI?
FP: Sissignore. Io inizio a collaborare con il SISMI nei primi mesi del 1980. Tant'è che fino al 1900... metà circa del 1981, io mantengo ancora il mio appartamento a Bouvarlana, a Parigi. Quindi io comincio a collaborare con il SISMI nei primi mesi del 1980, e termino, diciamo così, ad aprile del 1981.
P.M.: L'invito a lavorare per il SISMI le fu rivolto direttamente e personalmente dal generale Santovito?
FP: Sissignore. Mi fu rivolto personalmente dal generale Santovito, e debbo dire che questa fu una occasione, cioè questa proposta da me fu accettata per un motivo specifico, io con il gruppo greco-francese, avevo rapporto diretto e cordialissimo... considerava quasi come suo figlio del grande capo, solo che ad un certo momento, alla fine del '79, si ammalò di cancro. Fu diagnosticato un cancro maligno e praticamente incurabile. Siccome i miei rapporti con i nipoti per questioni di invidie interne, non erano...
PRESIDENTE: Vuole ripetere il nome di questo capo?
FP: Si, Teodoro... diciamo il nome in Italiano, Teodoro, il cognome era Genova, Hotel, Empoli, Roma, Torino, Savona, Otranto, Savona. A questo punto accettai perché la cosa mi sembrava, tra virgolette, una cosa eccitante, la proposta del generale Santovito.
P.M.: La sua collocazione... quale collocazione lei aveva nel SISMI, con quali funzionari aveva rapporti diretti?
FP: All'inizio...
P.M.: In quale reparto era inserito?
FP: Prego?
P.M.: Se era inserito in qualche reparto e così?
FP: Allora all'inizio il generale Santovito mi fece fare una specie di... non dico un corso, però mi presentò alla seconda divisione, la seconda divisione era quella che si occupava dello spionaggio internazionale che era diretta da un colonnello che si chiamava Armando Sportelli, il quale era un incapace perché vedevo che delle questioni internazionali ne conosceva molto molto meno di me che avevo già girato il mondo con questi gruppi. A quel punto io chiesi al generale Santovito o di poter lavorare direttamente insieme a lui, oppure io me ne sarei tornato a Parigi perché non era mio, diciamo così, idea o aspirazione di entrare in una struttura gerarchizzata e fare, praticamente diventare, una specie di travet, ecco.
P.M.: In questo periodo e per conto del SISMI; lei si occupò della organizzazione di un viaggio negli Stati Uniti dell'onorevole Flaminio Piccoli?
FP: Sissignore. Fu nel febbraio del 1981.
P.M.: Ritorneremo su questo argomento...
PRESIDENTE: Mi scusi, l'onorevole Piccoli, in quel periodo che cosa era?
FP: Era segretario politico della Democrazia Cristiana, signor Presidente.
PRESIDENTE: Prego.
P.M.: Lei lo conobbe personalmente?
FP: Signor Consigliere, scusi, mi dice prima del viaggio?
P.M.: Prima, dopo?
FP: Certo, prima del viaggio lo conobbi personalmente perché mi fu presentato dal generale Santovito e lo conobbi preliminarmente per, a un certo momento, capire esattamente che cosa voleva fare in funzione della nuova amministrazione americana che si era istallata, praticamente, un mese prima ufficialmente, dopo la vittoria alla elezioni di Ronald Reagan del 5 novembre del 1980.
P.M.: Ritorneremo su questo argomento successivamente. Riferisca adesso al Tribunale quando, in quali circostanze e con quali modalità lei conobbe per la prima volta il banchiere Roberto Calvi?
FP: Roberto Calvi io lo conobbi per la prima volta il 28 settembre 1978, lo conobbi alla riunione... alla riunione annuale del fondo monetario internazionale a Washinghton. Il Fondo Monetario si unisce alternativamente un anno a Washington, che è la sede centrale del fondo e un anno nei paesi, in uno... nelle capitali di uno dei paesi che sono.. che sono aderenti al fondo monetario. Quell'anno la riunione era a Washington. Mi fu presentato da un banchiere italo-americano, vice presidente anziano della banca statunitense, Chase Manhattan Bank, che si chiama Dominic Scaglione, e da un altro banchiere italiano, ma che lavorava come presidente di una filiale della Chase Manhattan in Italia che si chiama Rodolfo Rinaldi.
PRESIDENTE: Rodolfo?
FP: Rinaldi.
P.M.: Costoro, a loro volta, lo Scaglione e il Rinaldi, da chi le erano stati precedentemente presentati?
FP: Scaglione... Scaglione e Rinaldi mi erano stati presentati nella sede di quella che allora si chiamava Pro Deo, e adesso si chiama LUIS, Liberà Università etc...etc... dall'allora presidente che era monsignor Carlo Ferrero.
P.M.: Ecco, quando iniziano... questo è il primo... la prima conoscenza. Quando iniziano i suoi rapporti più continuativi di collaborazione con il Calvi?
FP: Dovrei... direi che, in effetti, la presentazione fatta nel 1978 rimase fine a se stessa. perché a parte, se non erro, un paio di biglietti augurali che si mandano in quantità industriali durante i periodi natalizi e lì rimangono, io rividi Calvi esattamente a marzo del 1981, su presta... ripresentazione, se vogliamo chiamarla così, di Flaminio Piccoli, in via della Conciliazione, numero 10.
P.M.: Ricorda perché Flaminio Piccoli le ripresentò.. procurò questo contatto tra lei e Calvi?
FP: Direi che più essere stato Flaminio Piccoli a procurarmi fui io a caldeggiare un nuovo incontro con Calvi perché la presentazione di due anni e mezzo prima poteva essere troppo diluita nel tempo e soprattutto perché dovevo riferire a Calvi cose estremamente delicate e quindi avevo bisogno di una, non dico sponsorizzazione, però una... un rafforzamento di quello che sarebbe stato il motivo del mio incontro e quello che avrei dovuto spiegare.
P.M.: Ecco, lei ha detto dovevo riferire al Calvi delle cose estremamente delicate.
FP: Esattamente.
P.M.: Può accennare preliminarmente di che si trattava...
FP: Certo, certo.
P.M.: ...salvo poi tornare su questo argomento?
FP: Certo. Ero stato incaricato a fine novembre del 1990, dal generale Santovito di incontrare monsignor Luigi Celata...
PRESIDENTE: '80?
FP: Sto dando la spiegazione, signor Presidente.
PRESIDENTE: '90? '90?
FP: No, '80, stiamo parlando...
PRESIDENTE: '80.
FP: Ho detto '90?
PRESIDENTE: Lei ha detto '90.
FP: Allora chiedo venia, ho dato un lapsus, un errore. A fine novembre del 1980, ero stato incaricato dal generale Giuseppe Santovito di incontrare Monsignor Luigi Celata, che era il segretario particolare o comunque sia il braccio destro del monsignor Agostino Casaroli. All'epoca segretario di Stato, della Santa Sede. La richiesta di monsignor Luigi Celata, che sapevo che incontrava come consumente personale del direttore dei servizi segreti militati italiani, era quello di trovare o reperire dei documenti che potessero essere di nocumento a monsignor Paul Marcinkus. La cosa mi sembrò estremamente grave perché significava, praticamente, infilarsi in una specie di guerra interna, guerra intestina, in cui non avevo gran che voglia di cimentarmi. E questo è... rispondo a quanto mi ha chiesto il...
PRESIDENTE: Guerra intestina tra chi?
FP: Tra le due.. i due gruppi che all'epoca, in Vaticano, evidentemente, non sopportavano in maniera facile, diciamo, così, ed erano il gruppo del cosiddetto... il cosiddetto gruppo di Faenza o di Piacenza e il cosiddetto gruppo che faceva capo a Monsignor Marcinkus.
PRESIDENTE: Ho capito. Prego.
P.M.: Ritorneremo sull'argomento più in dettaglio successivamente. Per adesso, ritornando e seguendo il filo cronologico dei suoi rapporti con Roberto Calvi, la sua collaborazione o l'inizio della sua attiva collaborazione con Roberto Calvi è di molto o di poco antecedente al momento in cui esplode lo scandalo della P2?
FP: Direi che lo scandalo della P.2 è poco antecedente al.. sto parlando del marzo 1981. Lo scandalo della P2 ha una data di nascita che è il 17 marzo del 1981, allorché l'allora tenente colonnello Vincenzo Bianchi e il maresciallo Silvio Novembre fecero, su ordine dei magistrati milanesi Turone e Colombo, la perquisizione a villa Vanda, ad Arezzo. Poi fu lo scandalo diciamo così che rimase gorgogliante fino a giugno del 1981, all'atto in cui Forlani, che era allora presidente del Consiglio, decise di pubblicare i fatti... di rendere pubblici, ufficialmente, le liste trovate presso (parola non chiara).
P.M.: Signor Pazienza, ecco, lei quindi già era in rapporti diretti con Calvi in quel periodo, in quel momento.
FP: Sissignore.
P.M.:
Quali furono le sue reazioni, Calvi si trovò in difficoltà,
cercò dei contatti politici, li aveva già, li chiese lei
di
procurarle dei contatti, spieghi questa parte al Tribunale.
FP: Allora, innanzitutto, quindi, io feci ed è agli atti di diverse magistrature e non so se è a quella di Palermo, anche. Io feci un rapporto a Calvi, datato aprile 1981. In questo rapporto datato aprile 1981, se non ricordo male, al punto D di questo rapporto, D come Domodossola, di questo rapporto, consigliavo testualmente a Calvi di prendere le distanze da quella che io chiamavo una loggia massonica o paramassonica, non tanto per questioni morali, perché li si trattava semplicemente di un ennesimo scontro di potere in Italia, ma semplicemente perché questo gli avrebbe fatto estremamente gioco dal punto di vista di una fine indubbiamente, di una epoca e di un sistema di potere che era chiaramente visibile. Da premettere che questo rapporto che io gli feci nell'aprile del 1981 glielo feci prima ancora che le liste fossero ufficialmente pubblicate perché, come ho detto prima, le liste furono pubblicate nel giugno del 1981. Però a Roma, sapere chi esattamente appartenesse alla loggia massonica P2 era diventato un segreto di Pulcinella, come si suol dire, perché... cioè le persone più importanti, i nomi delle persone più importanti giravano ricorrentemente.
P.M.: Signor Pazienza, per quello che lei apprese o costatò personalmente, per quello che le risultava allora, in quel periodo Calvi aveva dei referenti politici diretti ovvero i suoi rapporti con il mondo politico si svolgevano attraverso intermediari?
FP: Si. Dunque, all'epoca la situazione di Roberto Calvi mi parve abbastanza...
PRESIDENTE: lei ha detto 1900?
FP: Stiamo parlando sempre 1981. La situazione di Roberto Calvi mi pareva assai singolare, in questo senso, Calvi viveva in una specie di torre di avorio, ove gestiva i suoi affari puramente finanziari. Mi risultò chiaro che il mondo politico dell'epoca si fosse filtrato dal signor Licio Gelli e dal suo, diciamo, così, coprimario nella loggia massonica, che era l'avvocato Umberto Ortolani. Quando, praticamente, scoppiò lo scandalo, a parte il fatto che Licio Gelli si allontanò, insieme ad Umberto Ortolani, si allontanò dall'Italia, Roberto Calvi si trovò nella curiosissima situazione, praticamente di essere uno degli uomini più potenti d'Italia, dal punto di vista della finanza, indubbiamente era a capo della più grossa banca privata italiana, però senza avere quei rapporti diretti con i vertici del mondo politico di quel momento. E a quel punto, io che ero stato non assunto, però lavoravo per certe questioni internazionali, mi dovetti incaricare di trovargli degli intermediari affinchè lui potesse avere dei rapporti con i vertici politici. Con l'onorevole Piccoli non ci furono problemi perché, oramai, lo avevo conosciuto per la questione del viaggio e si erano... negli Stati Uniti, e si erano instaurati anche degli ottimi rapporti personali. Per l'onorevole Andreotti, presentai a Calvi Giuseppe Ciarrapico.
P.M.: Ecco, lei ha detto che presentò al Calvi Giuseppe Ciarrapico.
FP: Sissignore.
P.M.: Lei ha già detto anche per Andreotti.
FP: Sissignore.
P.M.: Per mettere in contatto il Calvi con Andreotti?
FP: Sissignore.
P.M.: La presentazione di Ciarrapico, oltre che questo fine del contatto con Andreotti, aveva anche il... come fine il contatto con altri personaggi?
FP: Non afferro la domanda, cioè...
P.M.: Mi spiego meglio.
FP: Le voglio dire, guardi, signor Consigliere, Ciarrapico era, praticamente, il... cioè era una equazione non di secondo grado, una equazione di primo grado, cioè Ciarrapico era uguale senatore Giulio Andreotti, cioè non aveva delle valenze di carattere finanziario, industriale, imprenditoriale, cioè la valenza di Giuseppe Ciarrapico era semplicemente il fatto che avesse dei rapporti più che privilegiati con il senatore Giulio Andreotti.
P.M.: Le pongo la domanda di pocanzi in termini più espliciti.
FP: Esatto.
P.M.: Lei cercò di procurare anche al Calvi la possibilità di un contatto con Bettino Craxi? E tramite chi?
FP:
Si. Allora il contatto con Bettino Craxi, non ha... mi scusi... nulla a che vedere con Ciarrapico, anche perché all'epoca i rapporti tra Ciarrapico... cioè tra il senatore Andreotti e l'onorevole Bettino Craxi erano per lo meno acidi, per non dire di più e quindi io presentati a Roberto Calvi Ferdinando Mach di Palmenstein.
P.M.: Si, esatto.
PRESIDENTE: Siamo sempre nell'81?
FP: Sempre in questo... diciamo, signor Presidente, stiamo parlando esattamente, per puntualizzare storiograficamente, tra giugno del.. tra giugno del 1981 e luglio... NO, un momento, tra aprile del 1981 e 20 maggio, 10 maggio, non mi ricordo del 1981, data in cui Calvi fu arrestato. E poi in periodi immediatamente successivi al suo rilascio, ecco. C'è un buco nero di circa due mesi che sono il periodo in cui... anzi due mesi esatti, ed è il periodo in cui Roberto Calvi fu arrestato dalla Magistratura di Milano per la violazione della legge 159.
PRESIDENTE: E fu rilasciato... fu rilasciato quando?
FP: Fu rilasciato il 20 o 21 di luglio del 1981.
PRESIDENTE: Va bene, continui.
P.M.:
Ecco, sempre in forma esplicita, lei, dunque, ha già detto di aver
presentato al Calvi Ferdinando
Mac
di Palmenstein...
FP: Esattamente.
P.M.: ...per procurare un contatto. Presentò al Calvi, a tal fine, anche Sergio Cusani?
FP:
Si. Allora, Ferdinando Mac di Palmenstein mi presentò Sergio Cusani, e poi, successivamente, io presentati Sergio Cusani a Calvi. Tant'è che ad agosto del 1981 la vacanza che io trascorsi in Sardegna con Roberto Calvi e la signora, fu trascorsa in una villa chiamata villa Monasterio che fu messa a disposizione, su intervento dell'immobiliarista milanese Pino Cabassi, presentato da Sergio Cusani. A sua volta, Sergio Cusani, l'avvocato Calogero Calì e Cabassi furono presentati da me a Roberto Calvi in una cena a Lerici, presso la casa dei miei genitori, nell'ultimo week end del luglio del 1981.
P.M.: Sempre al fine di favorire questi rapporti diretti con il mondo politico, lei presentò al Calvi anche Flavio Carboni?
FP:
Sissignore. Calvi conobbe Flavio Carboni alla vigilia di ferragosto del 1981 in Sardegna a villaMonasterio, in quanto Carboni si presentava con alcune, diciamo così, accrediti di conoscenze politicheche andavano dal... politiche o imprenditoriali, che andavano da Berlusconi a Carlo Caracciolo, a certisettori della sinistra democristiana, in particolar modo a Ciriaco De Mita, e anche al dottore ArmandoCorona, che poi sarebbe diventato il gran maestro della... della massoneria italiana.
P.M.: Salvo poi ritornare sull'argomento più dettagliatamente, lei ha mai conosciuto o sentito parlare di tale Comincioli [NDR: Romano]?
FP: Comincioli ne sentii parlare, però non l'ho mai... non l'ho mai incontrato, almeno, cioè o se l'ho incontrato non mi è rimasto assolutamente impresso, Romano Comincioli era un signore che lavorava nei progetti immobiliari, unitamente a Flavio Carboni, perché se non vado errato, all'epoca Flavio Carboni aveva in pectore o comunque stava per sviluppare un progetto che si chiamava Olbia 2, e in questa Olbia 2 lui asseriva di avere come socio il cavaliere Silvio Berlusconi e quindi, all'epoca, so che era un collaboratore, un assistente, un socio, adesso non so esattamente definire, cioè, adesso lo so, però lo so perché l'ho letto sui giornali...
P.M.: Ecco, e questo...
FP: ...e questo non lo posso dire.
P.M.: Non esiste?
FP: Non esiste. Io devo dire quello che all'epoca sapevo. Sapevo che era uno vicino a Flavio Carboni negli affari immobiliari in Sardegna.
P.M.: Signor Pazienza, ritornando, quindi, alla presentazione che lei fa tra il Calvi e Giuseppe Ciarrapico, vuol riferire al Tribunale come aveva, lei, a sua volta, conosciuto Giuseppe Ciarrapico?
FP: Direi che io espressi questo problema, cioè il problema di avere, di costituire... ricostituire a Calvi un gruppo di persone che potessero essergli di utilità nei suoi rapporti col mondo politico, visto e considerato che il suo canale principe che era il signor Licio Gelli si era vanificato. ne parlai, quindi, con Federico Umberto D'Amato che, all'epoca, era un alto funzionario del ministero degli interni e fu lui, per quanto riguarda segnatamente Giuseppe... Giulio Andreotti, a consigliarmi di conoscere Giuseppe Ciarrapico. per altro mi disse anche che aveva già parlato di me a Giuseppe Ciarrapico, e che Giuseppe Ciarrapico era estremamente ansioso di conoscere, non me, ma di conoscere Roberto Calvi attraverso di me.
P.M.: Quando...
PRESIDENTE: Non ho capito bene il dottore D'Amato...
FP: Si.
PRESIDENTE: ...lei ha fatto un accenno ad Andreotti, che cosa le disse D'Amato?
FP: D'Amato mi disse, forse non sono stato chiaro, D'Amato mi disse che all'epoca... all'epoca la persona più indicata per coltivare un rapporto diretto con l'onorevole... con il senatore Giulio Andreotti era Giuseppe Ciarrapico.
PRESIDENTE: Ho capito.
FP: Che era anche un suo caro amico.
P.M.: Quando voi vi conosceste, dico lei e il Ciarrapico, per caso Ciarrapico fece qualche riferimento ad Orazio Bagnasco?
FP: Guardi, la sera che ci conoscemmo, fu nel maggio del 1981, al bar dell'Hotel Excelsior, non ricordo che abbia fatto riferimenti a Bagnasco, quella sera. Indubbiamente nelle volte successive che ci siamo incontrati ha ripetutamente parlato di Orazio Bagnasco, tant'è che poi fu Ciarrapico a sponsorizzare l'ingresso di Orazio Bagnasco nel banco Ambrosiano, dopo la fuoriuscita di Carlo De Benedetti.
P.M.: Ecco, lei ha detto che fu Ciarrapico a sponsorizzare l'ingresso di bagnasco nel banco Ambrosiano, ricorda esattamente quale incarico, quale carica ricoprì, poi, il Bagnasco nel Banco Ambrosiano?
FP: Sissignore, fu esattamente, se non erro, la stessa carica che aveva precedentemente ricoperto Carlo De Benedetti, ossia vice presidente del banco Ambrosiano.
P.M.: Lei ha già detto che il Bagnasco fu sponsorizzato da Ciarrapico, le risulta, per averlo costatato personalmente, o per averlo appreso da altre fonti, che il Bagnasco sia stato sponsorizzato direttamente da Andreotti?
FP: Guardi, io quello che le sto dicendo glielo sto dicendo semplicemente perché appreso da Ciarrapico. Non ho mai conosciuto e incontrato Orazio Bagnasco, quindi non le posso dare dei punti di vista diretti di Orazio Bagnasco.
P.M.: Avvenuta la presentazione tra il Ciarrapico e il Calvi, cosa fece, poi, concretamente, cosa sa lei che fececoncretamente il Ciarrapico, nell'interesse del Calvi?
FP: Dunque, devo dire che l'incontro tra me... tra me... la conoscenza tra me e Ciarrapico, avvenne direi quasi alla vigilia dell'arresto di Roberto Calvi. Allora fu una mia iniziativa di prendere Ciarrapico e portarmelo, mi sembra, la mattina stessa o il giorno dopo, o il pomeriggio del giorno in cui Calvi fu arrestato, portarlo a Milano per presentargli la signora Calvi.
P.M.: E vuol dire il nome e il cognome, ai fini anche della completezza della registrazione.
FP: Si, Clara Canetti, Calvi.
P.M.: Prego, continui.
FP: Dopo di che Ciarrapico, quello che fu, fu quello di organizzare subito un incontro tra la signora Clara Calvi, Flaminio Piccoli, Giulio Andreotti, e il professor Guarino, mentre la signora... cioè la signora venne a Roma, tornò con noi a Roma, in un aereo privato che avevo affittato, e in cui c'era anche Ciarrapico, la signora, quindi, si incontrò, sia con... sia con il senatore Giulio Andreotti, si incontrò con l'onorevole Flaminio Piccoli, ma io non ero presente...
PRESIDENTE: Separatamente o insieme?
FP: No, separatamente. Io non ero presente a questo incontro, poi ci fu una riunione nello studio del professor Guarino, e a quella riunione, invece, io partecipai.
P.M.: Lei, poi seppe, quale era stato il contenuto di questi... e gli esiti di questi colloqui fra la signora Calvi, il senatore Andreotti da una parte e tra la signora Calvi e l'onorevole Piccoli dall'altra?
FP: Guardi, queste sono cose che mi riferì, ovviamente, la signora Calvi, perché io non...
P.M.: Quello che le riferì la signora Calvi sul punto?
FP: Allora l'incontro con Giulio Andreotti e con... Allora due cose differenti. L'incontro con Giulio Andreotti, fu un incontro in cui la signora Calvi mi riferì che, insomma, si fecero un sacco di parole, però in effetti, di preciso non era stato detto nulla se non una, diciamo così, incolpazione, tra virgolette, di quello che stava succedendo a Calvi, per una specie di guerra con... di certi circoli finanziari con Mediobanca a Milano. Questo fu quello che mi riferì la signora Calvi. Con Flaminio Piccoli, invece, fu un incontro assolutamente anodino, diciamo, senza... se non con le solite, come si dice, parole di conforto che si possono dare ad una moglie che ha avuto il marito arrestato.
P.M.: Signor Pazienza...
PRESIDENTE: Insomma... Mi scusi. la signora Calvi che cosa voleva?
FP: La signora Calvi voleva, esattamente questo, voleva o pretendeva o o sognava o si illudeva che da questi incontri potesse emergere la possibilità che preminenti uomini politici italiani, come potevano essere Andreotti e Flaminio Piccoli dessero una mano, in poche parole, affinchè il marito uscisse dalla prigione di Lodi dove si trovava.
PRESIDENTE: Va bene.
P.M.: Quindi aiuti quelli che la signora sperava riguardanti proprio la situazione processuale...
FP: La situazione...
P.M.: ...di detenzione del marito?
FP: Immantinente, la situazione...
P.M.: Quindi non era un problema finanziario, il problema del suo status di quel momento...
FP: Esattamente.
P.M.:...di detenuto, di uomo sottoposto a processo.
FP: Esattamente. Poi in quella... in quel viaggio incontrò anche l'onorevole Craxi, però lo incontrò per i fatti suoi, cioè non facilitato da Ciarrapico, ma semplicemente era stato un incontro organizzato tra lei e Bettino Craxi dalla signora Anna Craxi con cui la signora Calvi aveva degli ottimi rapporti.
P.M.: Lei ha già detto che il suo rapporto di collaborazione con...
PRESIDENTE: Mi scusi, c'è ancora l'altro incontro quello con professore Guarino, invece?
FP: Quello col professore Guarino fu un incontro in cui fu organizzato da Ciarrapico e da Andreotti, il professore Guarino voleva sapere i termini tecnici del mandato di cattura in rapporto alla violazione della legge 159, perché il professore Guarino non era uno dei difensori di Calvi, e la riunione durò molto poco, perché il professore Guarino disse: "io che cosa devo fare, mi devo affiancare alla difesa di Roberto Calvi. Benissimo, allora bisogna che, primo, vi sia un accordo anche dei suoi attuali difensori, perché io non posso entrare come un elefante in un negozio di cristalli e secondo, ho bisogno che, una volta che non vi sia disaccordo con gli attuali difensori, mi mandino le carte del mandato di cattura e mi facciano sapere che cosa, che tecnicamente..."...
PRESIDENTE: Insomma, era pure un intervento ad (parola non chiara)...
FP: Non ho sentito.
PRESIDENTE: In aiuto, era un intervento...
FP: Si, certo. Era... voleva essere, da parte, secondo me, di Giulio Andreotti, l'esternazione che stava effettivamente facendo qualche cosa per rispondere a quelle che erano le richieste della signora Calvi.
PRESIDENTE: perché lei dice da parte di Andreotti, (parola non chiara) ad Andreotti che...
FP: perché l'appuntamento da Guarino fu preso da Andreotti e da Ciarrapico.
PRESIDENTE: Ho capito, prego.
P.M.: Lei ha già detto che all'inizio i suoi rapporti con Roberto Calvi avevano per oggetto i rapporti internazionali?
FP: Si.
P.M.: E che poi, soltanto successivamente, ecco, lei ricevette da Roberto Calvi delle somme di denaro per curare questi rapporti sia internazionali che interni e vorrei che innanzitutto e sinteticamente, se lo ricorda, riferisse al Tribunale quanto complessivamente, se lo ricevette, quanto complessivamente lei ricevette dal Calvi a questi... per questi scopi?
FP: Si, dunque, in effetti Calvi mise a disposizione su una società gestita da un finanziere svizzero che si chiama Alain Aboudaram...
PRESIDENTE: Deve fare lo spelling.
FP: E' vero. Allora Ancona,. Livorno, Ancona, Imola, Novara, staccato, Ancona, Bologna, Otranto, Udine, Domodossola, Ancona, Rima, Ancona, MIlano. Più su un'altra società panamense, come Calvi, sette milioni di dollari. Furono fatti vari pagamenti, sia in Italia che all'estero. Debbo dire che per rispondere dettagliatamente al consigliere, vi è una disamina abbastanza precisa di questi pagamenti su un interrogatorio fatto da me al consigliere, giudice istruttore, Otello Lupacchini, di Roma e quindi per non, magari, annoiare con...
PRESIDENTE: No, non, no...
FP: Cioè...
PRESIDENTE: Noi non lo abbiamo, noi non lo abbiamo questo testo.
FP: Allora io le sto dando...
P.M.: Allora signor Pazienza, la prego, segua le domande e vedremo se...
PRESIDENTE: Segua le domande del P.M..
P.M.:...non possiamo, dato il rito, fare riferimento a verbali delle indagini preliminari.
FP: Va bene. Va bene.
P.M.: Dunque, allora, lei ha detto...
FP: Sia gentile, se mi può fare... perché probabilmente lei ce l'ha.
P.M.: Cercherò... cercherò...
FP: Su domande precise.
P.M.: Cercherò di farle domande precise. Lei ha detto che queste somme di denaro vennero messe a sua disposizione presso delle finanziarie svizzere?
FP: Esatto, controllate dal signore di cui...
P.M.: Ecco, ricorda i nomi di queste società finanziarie svizzere?
FP: Una si chiamava Real Fin S.A. e l'altra si chiamava Finansco... non mi ricordo se era S.A. o era un altro titolo sociale, cioè un'altra ragione sociale, comunque il nome era Finansco.
P.M.: E le furono messe a disposizione delle somme di denaro anche in Panama?
FP: Sissignore, una società che si chiamava Andross S.A.. [NDR: Ambros SA?]
P.M.: Per quale motivo queste somme di denaro che lei doveva utilizzare per conto di Calvi, venivano messe a disposizione su finanziarie straniere? Ci spieghi il motivo?
FP: Il motivo era, innanzitutto, per... parlando molto chiaramente, per non lasciare tracce di quelle che sarebbero state le operazioni, cioè erano operazioni delicate, alcune, tra le altre cose, destinate poi a certo tipo di operazione come quella in Costa Rica, per cui non bisognava lasciare tracce, quindi per non lasciare tracce, la cosa migliore era, ovviamente, operare al di fuori dei confini italiani.
P.M.: Ecco, come faceva lei ad attingere questa provvista presso queste finanziarie?
FP: Per quanto riguarda Finansco e Real Fin, io... le società non erano le mie, cioè erano società finanziarie, quindi io avevo avuto la possibilità... cioè avevo la possibilità di dare ordini ai controllori di queste finanziarie per usare questo danaro, e per rendere la cosa più ufficiale, cioè che io stavo operando in nome e per conto di Roberto Calvi, nell'agosto del 1981, il finanziere svizzero Alain Aboudaram, venne in vacanza all'Hotel Cala di Volpe di Sardegna, dove conobbe ufficialmente Roberto Calvi, in maniera che lui stesso gli potesse dare l'assicurazione che io stavo operando con somme in nome e per conto suo, anche perché c'era un problema di ordine pratico ed era che Calvi non aveva il passaporto, quindi certe operazioni non poteva farle personalmente come aveva fatto in passato, perché molto semplicemente, non poteva recarsi all'estero.
P.M.: Come avvenivano le compensazioni con l'Italia, cioè praticamente il trasferimento del denaro dall'estero all'Italia, per... quando le destinazioni del denaro dovevano avvenire in Italia?
FP: Sissignore. Se ne occupava lo stesso... lo stesso gruppo di Aboudaram, che a sua volta usava un grosso cambista, si chiama, svizzero, mi pare che si chiamasse Levì, praticamente quando avevo bisogno di fondi in Italia, mi telefonava uno degli assistenti di Aboudaram, e mi diceva alla tal ora trovati a casa, via del Governo Vecchio, o in ufficio, a Vicolo del 5, perché arriverà un signore che ti porterà...
PRESIDENTE:
A Roma?
FP: Sissignore, sissignore. E quindi arrivava un signore sconosciuto che senza fare, né chiedere, né domandare, scaricava quello che ad un certo momento era stato richiesto come disponibilità, provvista necessaria in quel momento.
PRESIDENTE: Cioè denaro in contanti?
FP: Sissignore.
P.M.: Quindi le portavano del denaro liquido?
FP: Sissignore.
P.M.: Vi era un costo per questa operazione?
FP: Si, c'era un costo per questa operazione che era circa dell'1,75, 2 per cento per ogni operazione. In effetti tecnicamente che cosa succedeva? Succedeva che Aboudaram si metteva d'accordo con due soggetti, diciamo così, il soggetto italiano, che voleva esportare il denaro all'estero, e il soggetto sottoscritto che aveva bisogno, invece, di denaro in Italia, avendo la provvista all'estero. Quindi, praticamente, il denaro non si spostava. [NDR: allo stesso modo Banche estere con filiali a Milano esportano i capitali dei clienti meneghini]
P.M.: Perfettamente.
FP: Il denaro del signor Rossi, nome senza nessun riferimento, italiano, che voleva... cioè il denaro del signor Rossi che voleva esportare questo denaro verso la Svizzera, rimaneva in Italia, e mi veniva dato. Il denaro delle provvista di Calvi, finiva su qualche conto, su qualche società a disposizione del signor Rossi in Svizzera. Quindi non c'era nessun... non c'era uno spallonaggio, diciamo, non c'era nessun spallonaggio, perché i capitali non si muovevano, (parola non chiara) rimanevano in Italia e i dollari rimanevano in Svizzera.
P.M.: Per essere più chiari, quindi il denaro... chi voleva esportare allora illegalmente...
FP: Cioè, praticamente...
P.M.: Si, si, no, no, ascolti la...
FP: No, volevo dire...
P.M.: No, è per la precisione del verbale.
PRESIDENTE: Se deve fare la domanda la faccia, ma lo abbiamo capito tutti.
P.M.: Allora è questo il meccanismo...
VOCI SOVRAPPOSTE
PRESIDENTE: ...di una sua precisazione.
P.M.: Se è chiaro me ne compiaccio.
PRESIDENTE: Si, si, è chiaro.
P.M.: E' il meccanismo che lei, tecnicamente ha definito?
FP: Si chiama compensazione.
P.M.: Compensazione.
PRESIDENTE: Non è nuovo questo meccanismo.
FP: Prego?
PRESIDENTE: Dico, non è nuovo questo meccanismo, quindi.
P.M.: Era per la preoccupazione eccessiva che nel verbale risultasse particolarmente chiara. Ecco, quindi, lei, praticamente, riceveva questo denaro contante al consto, circa, dell'1,75 per cento in Italia. Questo denaro, per le destinazioni, nell'interesse di Calvi, lo utilizzava sempre o soltanto lei o talvolta lei stesso dava del denaro a Calvi?
FP: No, io ho dato anche del denaro... del denaro a Calvi, diverse volte del denaro a Calvi, denaro... due volte c'è stato una trasmissione di grosse cifre. Posso tenere i piedi accavallati?
P.M.: Come?
PRESIDENTE: Prego. Si, certo.
FP: Una volta, a Milano e una volta a Roma. Una o due volte a Roma. A Milano nella sede del Banco Ambrosiano e a Roma, invece, entrambe le volte a casa mia.
P.M.: Quelle volte, quindi quelle volte che lei diede del denaro a Calvi, queste grosse somme di denaro, lei ricorda questi due episodi, Calvi le disse quale... a quale destinazione intendeva... quale destinazione intendeva dare a questo denaro?
FP: Guardi la situazione è questa, Calvi non è che fosse una specie di cartello stradale nel senso che quando parlava usava sempre delle perifrasi o anche perché non capivo, il denaro era il suo per cui non è che mi dovesse dire...
P.M.: No, no, dico, se lei...
FP: No, no, ma sto...
P.M.:...se è capitato...
FP: Sto illustrando la personalità del soggetto, purtroppo è morto, non può... bisogna basarsi sulle ricostruzioni. Quindi non è che il denaro fosse mio, per cui mi stava chiedendo un prestito e mi... quindi il denaro era il suo, al massimo io avevo il problema di farlo spostare, farlo venire etc... etc... Una volta mi disse che... mi fece comprendere che era destinato a Ciarrapico, un'altra volta, invece, mi fece comprendere, per la parte romana, a pagamento di parcelle, ovviamente in nero, di avvocati romani. [NDR: non solo gli avvocati romani si fanno pagare in nero...]
P.M.: Le fece i nomi di questi avvocati?
FP: No, io capii che...
PRESIDENTE: Senta, deve essere più chiaro, le fece capire che significa?
FP: Perché, vede, come dice... ho già detto, Presidente, non è che Calvi dicesse: "Adesso io devo dare questo soldo... questi denari a Giovannino o ad Arturo.". Allora lui faceva una perifrasi dove praticamente si capiva ma lui non lo aveva detto, ecco perché le sto dicendo questa questione. A Roma lui aveva, praticamente, in quel momento due avvocati, uno era l'avvocato Vilfredo Vitalone e l'altro era l'avvocato, non ricordo il nome, Gregori. Ecco questi erano i due avvocati che utilizzava a Roma.
P.M.: Quindi questi i casi in cui lei ha dato a Calvi il suo stesso denaro...
FP: Si, esatto.
P.M.: ...e quello che lei fece... In vari casi, invece, fu lei stesso direttamente a fare delle consegne di denaro?
FP: Mi pare di si.
P.M.: Adesso, ecco.
FP: Si. In Italia no.
P.M.: Ecco, adesso le farò una domanda dopo l'altra perché effettivamente è molto complicato. Per quanto le risulta, spieghi se le risulta e come, che somme di denaro furono date a Giorgio di Nunzio?
FP: Si, come no, certo.
P.M.: Ecco, spieghi quanto, come perché?
FP: Potrei chiederle, per gentilezza, una... fare una preghiera, potrei avere un bicchiere d'acqua?
PRESIDENTE: Certo.
VOCI FUORI MICROFONO
PRESIDENTE: E allora sospendiamo.
P.M.: Si, grazie.
PRESIDENTE: Sospendiamo 10 minuti.
FP: Grazie.
PRESIDENTE: Procurate un...
SOSPENSIONE
PRESIDENTE:
Il P.M. può riprendere l'esame.
P.M.: Una precisazione su qualcosa che ha detto pocanzi, lei, come soggetto utilizzato da Aboudaram, per il trasferimento dei denari in Italia ha citato il nome Levi o Levì, si trattava di una persona,. in particolare o di una società?
PRESIDENTE: Non ha bevuto ancora?
FP: No.
PRESIDENTE: Allora facciamolo bere.
P.M.: Siccome ancora...
PRESIDENTE: Facciamolo bere.
P.M.: Abbiamo fatto...
PRESIDENTE: Io credevo che in questo intervallo avesse bevuto.
FP: Napoleone scriveva sei lettere contemporaneamente, io posso rispondere e bere.
PRESIDENTE: Prego, prego, aspetti, aspetti.
P.M.: Allora...
PRESIDENTE: Prima beva, prima beva ormai.
FP: Grazie.
PRESIDENTE: Prego.
FP: Grazie mille. Dunque, voglio precisare che io, direttamente, con Levì non ho mai avuto nessun rapporto diretto, so che...
PRESIDENTE: Con la finale com'è?
FP: Levy con la y greca, Levy con la y greca. levy è un grosso cambista di Losanna e la società si chiama proprio società Levy. So che Aboudaram usava per queste operazioni la società Levy.
P.M.: Dunque, la domanda che si era iniziata pocanzi, era la destinazione di denaro, se vi era stata una destinazione di denaro a Giorgio di Nunzio?
FP: Si. Chiamiamola così "l'operazione di Nunzio" era costata, costò un milione e duecentomila dollari, di questi, mi pare, circa la metà fu consegnata in Italia, mentre l'altra metà fu mossa, non ricordo se dal conto Real Fin o dal conto Finansco, ad un conto di parcheggio intestato ad un avvocato svizzero di Zurigo.
PRESIDENTE: Chi è questo Di Nunzio?
FP: Di Nunzio era un personaggio che aveva lavorato formalmente o informalmente, precedentemente con il cardinale Vagnozzi, che era il responsabile dell'istituto di opere di religione prima del monsignor Paul Marcinkus.
P.M.: Ritorneremo successivamente sull'argomento di Nunzio al momento opportuno. Lei è... Però prima una precisazione sulle modalità di consegna di questo denaro. Sono modalità alle quali, in tutto o in parte lei partecipa personalmente o che apprende da altri?
FP: No, no, questa è una operazione che ho curato personalmente.
P.M.: Quindi lei ha incontrato personalmente anche il Di Nunzio?
FP: Certamente.
P.M.: Gli ha dato, materialmente del denaro?
FP: Certamente.
P.M.: Ricorda la parte del denaro... perché lei ha detto una parte fu mossa tramite società finanziaria...
FP: Sissignore.
P.M.:...la parte che lei direttamente gli diede?
FP: La parte non fu in unica soluzione perché la somma era molto importante, e quindi era molto pericoloso fare delle compensazioni di un... pericoloso e difficile fare delle compensazioni che potessero arrivare alla somma di 600 milioni. Mi pare di ricordare che furono in tre o quattro soluzioni che fu liquidata la parte di Di Nunzio in lire italiane, in Italia.
P.M.: Lei ha partecipato personalmente ad operazioni di consegna di somme all'avvocato Vilfredo Vitalone?
FP: Dunque, personalmente no. Però direi che una valigetta con del denaro, in Italia, fu data per consegna a Maurizio Mazzotta.
PRESIDENTE: A Maurizio?
FP: Mazzotta.
P.M.: Chi era Maurizio Mazzotta.
FP: Scusi, per me sono cose normali.
PRESIDENTE: Per noi no.
FP: Maurizio Mazzotta era un giovane che collaborava strettamente con il sottoscritto.
PRESIDENTE: Con lei?
FP: Sissignore.
P.M.: Lei ha dichiarato, nella forma...
PRESIDENTE: Quindi fu data da lei a Mazzotta...
FP: Si, esatto.
PRESIDENTE:...per darla...
FP: Esatto.
PRESIDENTE: Prego.
P.M.: Quindi lei ha dichiarato, nella forma giuridica della contestazione, ma per precisare il fatto, di avere effettuato un pagamento di 500 mila dollari, cioè lire italiane equivalenti a 500 mila dollari. Vuol precisare....
FP: Esatto.
P.M.: ...quindi in che senso lei ha fatto questo versamento?
FP: Esatto. la cosa... cioè io stavo parlando dell'Italia, questo non è Italia.
P.M.: Allora spieghi questo.
FP: Un inviato... questa operazione avvenne in una camera dell'Hotel de La Paix, a Ginevra, dove un inviato, suppostamente dell'avvocato Vilfredo Vitalone ebbe questa valigetta con 500 mila dollari.
P.M.: La valigetta la consegnò lei?
FP: La valigetta la consegnammo assieme io e... la camera era all'Hotel de La Paix, era stata presa, insomma, affittata perché era arrivato il giorno prima, perché credo avesse il figlio della moglie di... cioè il figlio che aveva avuto dalla moglie divorziata a Ginevra e quindi lo stava visitando il figlio a Ginevra, Maurizio Mazzotta, però quando ci fu la transazione, chiamiamola così, ero presente in quella camera di albergo dell'Hotel de La Paix.
P.M.: Lei ha detto un inviato suppostamente di Vilfredo Vitalone, vuol precisare se ricorda chi era l'inviato perché ha detto suppostamente?
FP: No, si, cioè il nome di questo signore io non l'ho mai conosciuto. Questo signore si presenterò... si presentò con una mille lire tagliata che coincideva con la mille lire che avevo in mano io.
P.M.: Ecco, questo... questo sistema delle mille lire tagliate da chi era stato concepito, cosa era avvenuto prima?
FP: La mille lire era stata consegnata dall'avvocato Vilfredo Vitalone a Maurizio Mazzotta, quindi, praticamente, noi avevamo la mille lire che combaciava con la serie con l'altra metà della mille lire, perché una mille lire l'avevamo noi, l'altra metà l'aveva l'inviato...
P.M.: E questo, quindi, vi dette la certezza che la persona in possesso di questa mezza banconota era inviato da Vilfredo Vitalone?
FP: Certamente.
P.M.: Ecco, un'altra...
PRESIDENTE: Aspetti.
P.M.: prego.
PRESIDENTE: La mezza banconota che avevate voi...
FP: Si.
PRESIDENTE: ...chi ve l'aveva data?
FP: L'aveva data l'avvocato Vitalone a Maurizio Mazzotta.
PRESIDENTE: A Mazzotta.
P.M.: Le risulta un versamento effettuato direttamente da Roberto Calvi a Vilfredo Vitalone per 400 mila dollari, equivalente in lire?
FP: No, questo no.
P.M.: perché, vede, nell'interrogatorio che lei ha reso il 13 gennaio del 1994 al giudice istruttore Lupacchini...
FP: Si.
P.M.: ...quello che lei ricordava...
FP: Si.
P.M.: ...può darsi che si tratti di una verbalizzazione sintetica e quindi va chiarito, lei dice, lei indica poi, lei dice: "Per quanto mi concerne direttamente e per quanto a mia conoscenza, destinatari di somme per gli importi sotto specificati furono, tra l'altro, Vilfredo Vitalone...".
FP: No, no, mi scusi, allora stiamo dicendo la stessa cosa in maniera diversa.
P.M.: Ecco. Se... ne sto dando lettura così precisiamo.
FP: Cioè io quando parlo... in Italia se dico 400 mila dollari parlo sempre di lire, anche se all'origine, quelli erano denari in dollari.
P.M.: Si.
FP: Quando io ho parlato, adesso, della valigetta di... data da Mazzotta, mi riferisco a quella situazione.
P.M.: E allora lei dice...
PRESIDENTE: Cioè 500 mila dollari allora?
FP: 400 mila, circa.
P.M.: "...Vilfredo Vitalone, destinatario di 3 pagamenti. IL primo da me effettuato per 500 mila dollari equivalente in lire.". Ed è l'episodio dell'Hotel de La Paix questo?
FP: Si.
P.M.: Il secondo...
FP: No, no, no.
P.M.: Ecco, così...
FP: Quello dell'Hotel De La Paix erano in dollari e in dollari sono rimasti.
P.M.: Allora l'episodio da me effettuato per dollari 500 mila equivalente il lire qual'è?
FP: E' questo di cui parlavo io, con la valigetta data a Maurizio Mazzotta.
P.M.: Ecco, questo qui. Il secondo... Ecco, poi lei dice il secondo effettuato direttamente...
PRESIDENTE: Ascolti e questa valigetta non è sempre data all'albergo di...
FP: No, signor Presidente, una in Italia, l'altra in Svizzera.
PRESIDENTE: Questo allora non lo avevo capito.
FP: Io sono stato...
P.M.: Si, si, bisogna andare punto per punto perché sono molti gli episodi.
PRESIDENTE: Quindi in Italia... mi ripeta questa parte. In Italia questa valigetta?
FP: Questa valigetta è stata consegnata da Mazzotta.
PRESIDENTE: Si.
FP: In Svizzera è stata consegnata a questo fantomatico signore, presente io, e presente Mazzotta.
P.M.: L'episodio che lei cita parla di un secondo pagamento effettuato direttamente da Roberto Calvi per dollari 400 mila, equivalente in lire, e dollari 50 mila a sua richiesta versati su un conto svizzero indicatomi da Fausto Annibaldi.
FP: Esattamente.
P.M.: Vuole spiegare... riferire più dettagliatamente questo episodio?
FP: Dunque... allora. devo fare una precisazione.
P.M.: Prego.
FP: Oggi, diciamo, allora prendiamo fine anni '80, il rapporto tra Ciarrapico e l'avvocato Vitalone e il senatore, Vitalone, erano... stiamo parlando metà... dalla metà alla fine degli anni '80. E' un rapporto stretto. All'epoca l'avvocato Vitalone e il fratello senatore da una parte e Ciarrapico, praticamente, non si potevano vedere, quindi il canale, il canale di Ciarrapico era un canale che portava direttamente al senatore Giulio Andreotti. Poi Calvi voleva conoscere anche il senatore Vitalone e l'avvocato Vilfredo, questo canale... cioè il canale, io non conoscevo né il senatore VItalone, nè, tanto meno l'avvocato Vilfredo, però conoscevo un signore che si chiamava... si chiama Fausto Annibaldi, molto, molto, amico del senatore Vitalone e del fratello Vilfredo. Quindi così come su richiesta di Calvi trovai un canale Ciarrapico per avere un rapporto diretto con Giulio Andreotti, gli trovai il canale diretto per avere un rapporto diretto con i due fratelli Vitalone attraverso Fausto Annibaldi.
P.M.: Per incidenza. Le risulta se questo Fausto Annibaldi aveva rapporti con elementi della banda della Magliana?
FP: Allora, guardi, le voglio dire questo, all'epoca le sto parlando di questo periodo, all'epoca io non sapevo neanche che esistesse una, come si dice, una entità che si chiamasse banda della Magliana. So che Annibaldi aveva dei rapporti, perché fu lui a presentarmelo, con Flavio Carboni, perché fu Flavio Carboni a presentarmi Fausto Annibaldi e so, ma, diciamo, così, non perché vi fossero... avesse un biglietto da visita in cui specificava certe cose, che era tutto un giro in cui viaggiava abbastanza frequentemente i prestiti a...
P.M.: Usura.
FP:...a cravatta, diciamo, così.
P.M.: Ad usura?
FP: A cravatta.
PRESIDENTE: No, no...
FP: Ad usura.
P.M.: Ritorneremo poi su questo argomento.
PRESIDENTE: P.M. lei ha lasciato in asso la questione dei pagamenti.
P.M.: Stiamo ritornando a questi, appunto. Dunque, lei ha già parlato, quindi, di questo pagamento di 500 mila dollari all'Hotel De la Paix e della storia della banconota da mille lire, e questo è un episodio. L'episodio di cui stiamo parlando adesso, abbiamo parlato proprio adesso il versamento sul conto svizzero che le venne indicato da Fausto Annibaldi e quindi un episodio diverso?
FP: E' diverso, si.
P.M.: Lei, in che modo, se partecipò personalmente a questa operazione, in che modo?
FP: Guardi, la cosa è molto semplice perché non è che io andassi a fare personalmente dei pagamenti, io avevo delle,... avevo l'accredito nei confronti della società di Aboudaram, per cui anche telefonicamente, facendomi riconoscere telefonicamente da Aboudaram o dal suo braccio destro, che si chiamava Ernesto Cardis, davo ordine di fare certi pagamenti, quindi direttamente si, perché gli ordini a monte erano i miei, ma non è che io, poi, materialmente facessi questo tipo di operazioni.
P.M.: Quindi lei, con questa procedura, chiese ad Aboudaram di accreditare questa somma su qual conto svizzero, che le era stato indicato da Annibaldi, come...
AV.BONGIORNO: Presidente, se potessimo evitare questi commenti alla fine delle domande e potessimo soltanto porre le domande.
P.M.: Si. Domanda.
PRESIDENTE: Questo ancora non l'ha detto.
P.M.: Vado subito alla domanda.
VOCI FUORI MICROFONO
P.M.: No, io semplicemente riepilogavo quello che aveva già detto.
PRESIDENTE: Non c'è bisogno P.M.
P.M.: Ma comunque. lei come ebbe la certezza che il conto svizzero che le veniva indicato da Annibaldi era, in realtà, di pertinenza dell'avvocato Vilfredo Vitalone?
FP: Dottore, non era un mio problema, cioè nel momento in cui a me era stato dato un conto bancario, avevo riferito a Calvi che questo pagamento sarebbe dovuto arrivare su quel conto datomi... cioè datomi, comunicatomi da Annibaldi e Calvi mi dava il placet per farlo, la mia funzione era terminata, non era...cioè non era compito mio andare a capire perché o non perché, perché il presidente del banco Ambrosiano, a cui appartenevano questi denari, mi aveva dato l'O.K. per fare l'operazione. Se poi i discorsi tra Annibaldi, Calvi, perché si vedevano anche in mia assenza, quello non so, io eseguivo un compito fiduciario.
PRESIDENTE: Ma lei come ricollega il fatto che questi pagamenti erano in favore di Vitalone?
FP: Io, infatti, non... questo pagamento non ho...
P.M.: Questo pagamento...
FP:...non ho chiesto...
P.M.: Quello dell'Hotel De La Paix, attraverso la banconota.
PRESIDENTE: Lei lo aveva detto come pagamento a Vitalone.
FP: Si, si, si.
P.M.: Ma infatti questo accredito su conto svizzero indicato da Annibaldi, quindi le fu detto da Calvi che riguardava Vilfredo Vitalone?
FP: No, io dissi semplicemente a Calvi...
P.M.: Spieghi meglio.
FP:...ogni volta... Allora io ho avuto dal signor Annibaldi questo conto dove devo accreditare questo, devo farlo o non devo farlo? Lui mi diceva fallo e io lo facevo, basta, la mia funzione era finita in quel momento. Se mi avesse detto non lo devi fare mi poteva dare...
P.M.: La ragione della domanda del Tribunale era questa, lei ha indicato questo episodio come un episodio di destinazione finale del denaro a Vilfredo Vitalone?
VOCI FUORI MICROFONO
P.M.: Mi scusi, se posso. Allora rileggo...
PRESIDENTE: Cerchiamo di capirlo.
P.M.:...rileggo... rileggo...
PRESIDENTE: C'è una forma di contestazione.
P.M.: Si. Rileggo.
PRESIDENTE: E allora lo legga. Se è contestazione.
P.M.: L'avevo già letto, lo rileggo. Lei cita 3... lei indica Vilfredo Vitalone come destinatario di 3 pagamenti. E allora ne indica uno con queste testuali parole, ne abbiamo già parlato, è quello dell'Hotel De la Paix. Come terzo, il terzo per dollari 500 mila, da me consegnati a Ginevra presso l'Hotel De La Paix ad un emissario a me sconosciuto, il quale si fece riconoscere consegnandomi metà di una banconota da lire mille di cui il Vitalone ne aveva consegnato l'altra metà, in precedenza, nello studio di Viale Mazzini a Roma. Questo è il primo episodio. Che viene citato come terzo nella esposizione dell'interrogatorio. Poi vi è il secondo episodio, che è quello, appunto, di cui stiamo parlando e di cui si chiedeva chiarimenti, che lei riferisce testualmente in questi termini, secondo pagamento effettuato direttamente da Roberto Calvi per dollari 400 mila, parentesi, equivalente in lire, e dollari 50 mila, a sua richiesta, versati su un conto svizzero, indicatomi da Fausto Annibaldi, quindi questo episodio lei lo indica nel suo interrogatorio come destinatario finale... avente per destinatario finale...
FP: Guardi...
P.M.:...Vitalone. Ecco.
FP: Allora, non è un problema di rinnegare l'interrogatorio, devo dire che questo pagamento, posso presumere che da Annibaldi sia stato tramitato all'avvocato Vilfredo Vitalone, però io non ho nessun elemento certo o documentale per potere arrivare a questa conclusione. L'altro si, perché ad un certo momento se io ho mille lire tagliate e questa mille lire...
PRESIDENTE: Quello lo abbiamo capito.
FP: E basta. Questo voglio dire.
P.M.: Ora, sempre nel suo interrogatorio reso al giudice Lupacchini, lei citava anche testualmente, come primo pagamento, al Vitalone Vilfredo, questo, il primo, da me effettuato per dollari 500 mila, equivalente in lire. Non vi è altra specificazione, vuol specificare, quindi questo terzo episodio?
FP: L'ho specificato, perché, cioè... quando dico da me effettuato, dico Mazzotta ha fatto queste cose, in effetti è come se fosse... Mazzotta non aveva la fiduciarietà del conto svizzero da cui trarre il denaro, quindi delle due, l'una, quando io ho incaricato Mazzotta, con macchina blindata e scorta, di fare una certa cosa, devo assumere due cose, o li ha consegnati oppure se li è tenuti lui, perché questo è il discorso. Quindi quando io dico: "Ho fatto io", perché, comunque, la fiduciarietà dei conti svizzeri era la mia, non di Mazzotta.
P.M.: Cioè lei lo ha fatto tramite Mazzotta?
FP: Esattamente.
P.M.: Cioè lei fece pervenire questo denaro a Mazzotta perché lo consegnasse a Calvi?
FP: Esatto.
P.M.: A Vitalone.
FP: Esatto.
PRESIDENTE: Quindi abbiamo due episodi certi, e un terzo episodio con le precisazioni di oggi.
P.M.: Le risultano versamenti di denaro di Calvi a Giuseppe Ciarrapico?
FP: No, cioè ripeto ancora una volta, io portai a Milano...
P.M.: Si.
FP:...del denaro. Calvi mi fece comprendere che quel denaro era destinato a Giuseppe Ciarrapico, però io, direttamente, a Giuseppe Ciarrapico non ho mai dato un centesimo.
P.M.: Mi scusi, allora le contesto, ma sempre nella forma giuridica della contestazione per necessità di precisazione. Lei cita, testualmente, nel già citato interrogatorio reso al giudice Lupacchini...
FP: Il viaggio a Milano.
P.M.: Ecco. Lei dice testualmente: "Giuseppe Ciarrapico, al quale Roberto Calvi consegnò in più riprese sia a Mila... sia a roma che a Milano l'equivalente in lire di 1.000.000 di dollari che il Ciarrapico a Milano contò mentre si trovava a bordo della mia Mercedes...
FP: Ma non mi...
P.M.: Scusi un attimo. Che Calvi gli aveva messo a disposizione sotto gli occhi esterrefatti dell'autista Roberto Ricco." Vuol precisare... ecco, perché questa è una verbalizzazione sintetica, come lei non essendo presente ha appreso quindi questa notizie con questi particolari?
FP: Esiste, innanzitutto per sua conoscenza, un interrogatorio molto più approfondito fatto dal Giudice, dal P.M., Giuseppe D'Amico di Milano in cui tutta questa parte è sviluppata, comunque la riassumo in questa sede. Io portai con un aereo privato l'ultima tranche... adesso non mi ricordo esattamente quanto era la tranche etc... etc... a Milano alla sede del Banco Ambrosiano, da Roma io ero salito con un aereo privato, all'aereoporto del...
PRESIDENTE: Più vicino al microfono, più vicino.
FP: All'aereoporto terminale privato di Linate mi attendava l'auto blindata con Roberto Ricco nella macchina, andammo al Banco Ambrosiano, al Banco Ambrosiano si trovava già Giuseppe Ciarrapico, io consegnai il danaro a Roberto Calvi senza la presenza di Giuseppe Ciarrapico. dopodiché fui riammesso nell'ufficio di Calvi dove c'era Giuseppe Ciarrapico, Giuseppe Ciarrapico doveva andare all'aereoporto siccome gli proposi di potere andare all'aereoporto con la mia macchina e il mio autista perché io dovevo rimanere con Calvi per discutere altre cose, Giuseppe Ciarrapico si mise nella mia automobile e andò all'aereoporto, dopodiché l'automobile rientrò ed io me ne andai a Lerici ecco il motivo per cui la macchina, l'automobile, la mia automobile oltretutto era anche a Milano. Quindi arrivai al Banco Ambrosiano, detti il denaro a Calvi, fui messo in una saletta di attesa, fui riammesso dove... alla presenza anche di Ciarrapico, si parlò del più e del meno, Ciarrapico doveva andare all'aereporto, gli misi a disposizione il mio autista e la mia automobile, andò all'aereporto e l'episodio del contare i soldi...
P.M.: Ecco...
FP:...avvenne nella Mercedes, nella mia Mercedes e mi fu riferito da Roberto Ricco.
P.M.: Ecco, questa era la precisazione.
FP: Quindi, no, però e come ho detto non è che io abbia dato danaro...
P.M.: Si, si, ma lei ha ricostruito esattamente come si sono svolti i fatti. Le risulta per averlo appreso da Calvi se Calvi diede una ingente somma di denaro all'avvocato Giorgio Gregori?
FP: Si, questo si.
P.M.: Quanto le disse, quanto il Calvi le riferì di avere versato?
FP: Quattro, cinquecentomilioni mi sembra, lì ci dovrebbe essere specificato
PRESIDENTE: P.M....
P.M.: La pongo...
PRESIDENTE:...vediamo di fare finire...
VOCI FUORI MICROFONO
PRESIDENTE: E allora vediamo di...
P.M.: Domanda in forma più precisa.
PRESIDENTE: Ripeta le domande perché queste ultime...
P.M.:Ecco, Calvi le riferì di avere consegnato cinquecentomiladollari all'avvocato Giorgio Gregori?
FP: Glieli detti io.
P.M.: Ah, questi glieli ha dati lei direttamente?
FP: I cinquecentomiladollari furono un'altra compensazione con la... come si chiama, con la Svizzera e che gli detti io.
P.M.: Ma questi che sappia, poi magari ritorneremo meglio sull'argomento, ma erano parcelle per prestazioni professionali?
FP: Ripeto ancora...
P.M.: Cinquecentomiladollari?
FP:...io so che lui aveva degli avvocati, questi avvocati si facevano profumatamente pagare, a me veniva chiesto di fare un certo tipo di operazione, io la facevo però non è che io andassi a chiedere perché o per come, non erano soldi miei.
P.M.: Va bene. Quindi non le risulta personalmente il titolo di questi pagamenti.
FP: No, anche perché vediamo anche dalla storia di questi giorni che ci sono avvocati che prendono cioè non...
P.M.: Va bè...
PRESIDENTE: Lasci stare questi discorsi.
P.M.:...d'accordo.
PRESIDENTE: Siamo sempre nell'81/82?
P.M.: Andiamo...
FP: No, '81.
PRESIDENTE: '81.
FP: Solo '81.
P.M.: Brevemente lei ricorda un versamento di centomiladollari al Presidente della Democrazia Cristiana Internazionale De Leon?
FP: Certo, perbacco!
P.M.: Chi lo fece e su richiesta di chi?
FP: Guardi...
P.M.: Sempre denaro di Calvi parliamo.
FP: Certo. Deleon era Presidente della Democrazia Cristiana Internazionale però praticamente viveva come un esiliato in quanto era il periodo che in Guatemala c'era uno dei soliti ricorrenti regimi militari per cui mi fu pregato da Flaminio Piccoli di aiutare Deleon. Io chiesi l'autorizzazione a Roberto Calvi, Roberto Calvi mi dette il placet ed io lo feci.
P.M.: La Calvi che cosa ci guadagnava da questo versamento di denaro?
FP: Le spiego perché poi bisogna arrivare alla successiva Costa Rica. Il Centro-America era un'area che interessava particolarmente Roberto Calvi, così come interessava avere dei rapporti che fossero buoni con certe organizzazioni come quella della Democrazia Cristiana Internazionale che aveva molto potere in certi paese del centro Sud-America e questo era il motivo, se mi avesse detto probabilmente Flaminio Piccoli di dare del denaro ad un signor X (parola non chiara) sicuramente non l'avrei neanche chiesta l'autorizzazione a Calvi perché mi avrebbe risposto di no.
P.M.: Lei ricorda di avere versato un milione di dollari a Ruben Paredes capo della Guardia Nazionale Panamense?
FP: Sissignore.
PRESIDENTE: Il nome non... si dovrebbe fare lo spelling.
FP: Si.
P.M.: Della domanda; Alberto meglio più precisamente Ruben Paredes, P A R E D E S.
FP: Sissignore.
P.M.: Su richiesta di chi e per quali finalità fu fatto questo versamento?
FP: Dallo stesso Paredes.
P.M.: Sempre per le finalità...
FP: Sissignore.
P.M.:...di cui parlava poc'anzi. Lei ricorda di avere fatto in due soluzioni un versamento complessivo di cinquecentocinquantamiladollari a Luis Alberto Monge?
FP: Sissignore.
P.M.: M O N G E...
FP: Esatto.
P.M.:...candidato alle elezioni presidenziali in Costa Rica nel Partito Socialista?
FP: Il Partito Socialista Democratico che poi aveva un altro nome, comunque faceva parte dell'Internazionale Socialista, fu fatto il pagamento e...
PRESIDENTE: P.M. la domanda la faccia in maniera un pò diversa, dica se ricorda di avere dato soldi, se poi il teste non ricorda...
P.M.: D'accordo.
PRESIDENTE:...allora lei fa la contestazione...
P.M.: Allora...
PRESIDENTE:...per sollecitare i ricordi...
P.M.:...se...
PRESIDENTE:...in questa maniera è una forma di domanda suggestiva.
P.M.: Se ha versato del denaro a questo Luis Alberto Monge.
FP: Certo, certo.
P.M.: I moti... la richiesta da chi partì?
FP: Allora spiego; Calvi aveva una banca, una filiale in Nicaragua, a causa dell'appoggio finanziario che aveva dato al movimento Sandinista la filiale Nicara... la filiale nicaraguense della banca, del Banco Ambrosiano in Nicaragua era stata l'unica banca a non essere nazionalizzata dal nuovo regime Marxista Sandinista. Il problema però era il seguente; che eravamo nell'81 Reagan era il nuovo Presidente degli Stati Uniti l'opposizione al regime del Nicaragua da parte del governo americano si stava già concretizzando con quello che poi vedremo sarebbe successo negli anni successivi. Io quello che consigliai a Calvi è di smobilitare la banca del Nicaragua perché essere operativi in quel momento in Nicaragua come unica banca privata del Nicaragua quando le altre erano state nazionalizzate avrebbe potuto significare andare contro il governo degli Stati Uniti e la grande finanza america che seguiva pedissequamente Reagan. Quindi quello che io gli avevo consigliato era spostiamoci su un altro paese che non sia Panama dove la piazza finanziaria è molto chiaccherata, finanziamo la campagna elettorale del candidato Socialdemocratico, se il candidato Socialdemocratico viene eletto noi avremo sicurissimamente come moneta di scambio un permesso per aprire una banca straniera in Costa Rica e praticamente creare banco, il banco Panama... il Banco Ambrosiano in Costa Rica. Questo era il...
P.M.: Va bene. Signor Pazienza i motivi di queste erogazioni perché questo denaro a Ciarrapico, le risulta, lei sa quale fosse la motivazione di questo versamento?
FP: Non la so perché né Calci mi specificò il motivo né mi parlò chiaramente che... cioè mi fece capire che andava a Ciarrapico, poi combinazione quel giorno porto il danaro e quello stesso giorno Ciarrapico va all'aereoporto...
P.M.: E poi c'è l'autista, si.
FP:...e poi c'è l'autista etc... etc... Però né Calvi mi disse né Ciarrapico, né dissi mai a Ciarrapico "Che cosa te ne sei fatto di quel denaro?" perché era chiaro che se Ciarrapico, cioè se Calvi e Ciarrapico avessero voluto che io sapessi era inutile fare tutto questo giro, sarebbe bastato che io avessi dato a Ciarrapico che abitava a Roma come abitavo io il danaro direttamente. Quindi per rispettare evidentemente una volontà di entrambi che io facessi finta di non sapere non mi presi mai la briga né il permesso di chiedere né a Calvi né a Ciarrapico perché ad un certo momento era stato destinatario di questo denaro.
P.M.: Lei sa o non sa il motivo invece dei versamenti all'avvocato Vilfredo Vitalone?
FP: Ma sinceramente io lo considerai come il pagamento di parcelle in nero che in quel momento Calvi stava facendo all'avvocato Vilfredo Vitalone così...
P.M.: Lei lo considerò.
FP: Certo così...
P.M.: Lei, ecco, a parte le considerazioni seppe direttamente o le fu detto qualcosa di preciso al riguardo sul motivo...
FP: No, ripeto ancora, io non facevo mai domande.
PRESIDENTE: Mi scusi, l'avvocato Vitalone era difensore di Calvi?
FP: Era difensore di Calvi in due o tre... adesso non ricordo esattamente, in due o tre fatti all'epoca che erano stati, se non erro, o trasferiti da Milano a Roma o che si trovavano su Roma.
PRESIDENTE: Cioè reati insomma, reati.
FP: Prego?
PRESIDENTE: Procedimenti penali.
FP: Si, sempre nell'ambito dei procedimenti...
PRESIDENTE: Si, si.
FP:...penali.
PRESIDENTE: Si. Prego.
FP: Peraltro mi...
P.M.: E quanto...
FP:...scusi, mi ricordo anche che prima che fosse arrestato, se non erro, Roberto Calvi chiese una consulenza a Vilfredo Vita... l'avvocato Vilfredo Vitalone per cui fu presentata dal'avvocato Vilfredo Vitalone a Milano, mi pare, un'istanza di ricusazione nei confronti di un magistrato milanese che era Giudice Istruttore o il P.M., non ricordo adesso, di quel procedimento sulla violazione...
P.M.: Erano i Giudici Turone e Colombo per caso?
FP: No, credo che fosse un Giudice che si chiamava Mucci...
P.M.: Si.
FP:...e un altro però non me lo ricordo.
P.M.: Dunque questo lei ha già detto quello che le risulta o non le risulta sul punto. Lei ha anche detto che è stato lei a presentare Ciarrapico a Calvi...
FP: Certo.
P.M.:...quindi i due prima non si conoscevano.
FP: Nossignore.
P.M.: Le risulta invece se Calvi conosceva personalmente i fratelli Vilfredo e Claudio Vitalone?
FP: Lo posso...
P.M.: Glieli presentò lei, li aveva conosciuti autonomamente?
FP: Lo possa, credo che lo possa escludere perché i fratelli Vilfredo e Claudio Vitalone per mia conoscenza furono presentati a Calvi da Fausto Annibaldi.
P.M.: Ecco. Le contesto giuridicamente una contestazione per la precisazione; lei ha dichiarato sempre nell'interrogatorio del 13 gennaio '94 al Giudice Lupacchini testualmente quanto segue "Prima che io presentassi nelle circostanze con gli scopi e le modalità già riferite Giuseppe Ciarrapico a Roberto Calvi questi, cioè Calvi, aveva già conosciuto i fratelli Vilfredo e Claudio Vitalone sui quali contava per potere raggiungere Giulio Andreotti." La frase sui quali... lei ha confermato adesso che già li conosceva e gli erano stati presentati da Annibaldi. La frase...
PRESIDENTE: Si, però dico lei non ha fatto una domanda...
P.M.: Le sto... vado subito alla domanda...
DIFESA: Presidente...
PRESIDENTE: Non può lei leggere questo prima di...
P.M.: Va bene.
PRESIDENTE:...fare la domanda.
P.M.: Ora la pongo... prendo atto e la pongo in termini di domanda. Le risulta... Mi scusi...
DIFESA: C'era prima una contestazione su un passato che ancora... e ancora non sappiamo la risposta...
PRESIDENTE: Non la fa più la contestazione... Si, stava facendo una contestazione per precisazione.
DIFESA: Stava facendo una conte... cioè quand'è che aveva conosciuto Calvi e i fratelli Vitalone.
P.M.: E ha risposto il teste.
DIFESA: Lui ha risposto, lei non era convinto della risposta e stava facendo...
P.M.: No, no...
DIFESA:...la contestazione.
P.M.:...no.
DIFESA: Come no?
PRESIDENTE: Abbiamo capito pure noi così.
P.M.: E forse...
DIFESA: E poi ha introdotto l'argomento Andreotti...
P.M.: Mi scusi. Prima, ecco, ha fatto bene anche se è una interpretazione della Difesa del retro-pensiero dell'Accusa che non era questo, non ero... ero sconvintissimo della risposta perché sapevo già che non era stato lui a presentare i soggetti, lui ha risposto...
DIFESA: E allora perché fa la contestazione?
P.M.: Mi scusi, visto che lei ha fornito una interpretazione del mio pensiero, mi permette di dare la mia.
PRESIDENTE: Prego.
P.M.: Ha precisato che il teste, come del resto a me già risultava che il rapporto di conoscenza avviene indipendentemente da lui tra Vitalone e Calvi ma tramite Annibaldi, quindi su questo non c'è alcun dubbio né alcuna perplessità.
DIFESA: E allora non...
P.M.: Mi scusi dottoressa. La contestazione o comunque che adesso pongo in termini di domanda perché prendo atto è...
PRESIDENTE: E allora non è più contestazione.
P.M.:...le risulta se... e se è si dica perché e come, Roberto Calvi, a parte il canale Ciarrapico contava sui fratelli Vilfredo e Claudio Vitalone per raggiungere Giulio Andreotti?
DIFESA: Va bè, c'è opposizione perché è una domanda suggestiva così formulata, ma poi ancora più suggestiva perché è stato letto prima il verbale quindi...
PRESIDENTE: E' una domanda che non può essere formulata in questi termini P.M..
P.M.: Facciamo in altri termini; le risulta che Calvi... se è si si, se no no, e se è si perché e come, a parte il canale Ciarrapico avesse altri canali o avesse cercato di individuare altri canali per raggiungere Giulio Andreotti?
FP: Posso rispondere? Guardi erano quei mesi erano dei mesi frenetici, allora io inizialmente non sapevo... cioè nel periodo marzo-aprile quando conobbe i fratelli Vitalone Calvi io non sapevo neanche dell'esistenza sulla faccia della terra di Ciarrapico. E' vero all'inizio i due fratelli Vitalone furono presentati anche loro per avere un canale nei confronti di Giulio Andreotti, ma poi, come ha detto prima, fu D'Amato che mi disse "Guarda che il vero canale oggi...
P.M.: Perfetto.
FP:...il vero canale per avere un rapporto veramente stretto con Giulio Andreotti non è né al senatore Vitalone e né l'avvocato Vitalone, ma è Giuseppe Ciarrapico.
P.M.: Ritorniamo al punto; lei ha detto adesso è vero che furono presentati i Vitalone a Calvi per avere un canale con Andreotti, questo come lo sa che la presentazione avviene perché fungano da canale salvo il fatto che...
FP: Scusi, se ho capito...
P.M.:...poi il canale...
FP:...bene, come io faccio a sapere...
P.M.: Esattamente.
FP:...che Fausto Annibaldi ha presentato i fratelli Vitalone...
P.M.: Esattamente.
FP:...a Calvi. Per il semplice motivo che ancora una volta Roberto Calvi Fausto Annibaldi non lo conosceva, ma glielo ho presentato io per questo motivo.
P.M.: Il punto della domanda era questo...
PRESIDENTE: Comunque lo aveva già detto però questo.
P.M.: Si, il punto della domanda era un altro; è il motivo della presentazione fatta da Annibaldi, cioè della presentazione Calvi fratelli Vitalone che è stato già indicato dal teste come per raggiungere un canale con Andreo... per avere un canale con Andreotti tanto è vero che il teste ha detto poi D'Amato mi disse che il vero, il miglior canale era là. Questa circostanza cioè del motivo di quella presentazione perché fungessero da canale, questa è la domanda, lei come lo ha saputa, gliela ha detto Annibaldi, glielo ha detto Calvi, glielo ha detto qualcun'altro?
FP: Io ero un orecchiante delle situazioni italiane perché dal 1971 al 1980 non ho vissuto in Italia, ma il fatto che il senatore Vitalone fosse strettamente collegato al senatore Giulio Andreotti era una questione, mi scusi, abbastanza nota, notoria su Roma anche perché politicamente faceva parte della corrente politica dell'onorevole Andreotti, quindi non bisognava avere particolari diciamo così conoscenze di intelligence per sapere questa cosa.
PRESIDENTE: Va bè.
P.M.: Ci vuol dire adesso, visto che siamo in argomento, come, in quali circostanze lei conosce per la prima volta, come iniziano i suoi rapporti con l'avvocato Vilfredo Vitalone?
FP: Si. Allora io i miei rapporti con l'avvocato Vilfredo Vitalone nascono nel momento in cui decido, dato che non avevo mai avuto bisogno, era poco più di un anno che vivevo in Italia e non avevo bisogno, non avevo mai avuto bisogno di un avvocato, di dotarmi anch'io di un avvocato italiano. Allora mi rivolsi all'avvocato Gregori il quale avvocato Gregori mi inviò dall'avvocato Vilfredo Vitalone e l'avvocato Vilfredo Vitalone mi presentò l'avvocato Maurizio Di Pietro Paolo e mi consigliò di usare, se ne avessi avuto bisogno, l'avvocato Maurizio Di Pietro Paolo.
P.M.: Ecco per quale motivo lei aveva bisogno di un avvocato in quel momento?
FP: Non è che io avessi bisogno di un avvocato perché avevo qualche pendenza perché mi consigliasse come mi sarei dovuto comportare nel caso in cui fossi stato convocato a deporre dinanzi alla Commissione Parlamentare di Inchiesta sulla P2.
P.M.: Per quello che a lei... ecco quando... il motivo era questo; Vilfredo Vitalone le presentò personalmente quindi l'avvocato Di Pietro Paolo?
FP: Sissignore.
P.M.: Dove avvenne questa presentazione?
FP: Se non erro avvenne direttamente nel suo studio perché...
P.M.: Nello studio di chi?
FP: Di Vilfredo Vitalone.
P.M.: Si.
FP: perché Vilfredo Vitalone convocò, praticamente lo chiamò e gli disse di venire nel suo studio a Viale Mazzini perché gli doveva presentare una persona e quella persona era il sottoscritto.
P.M.: E come... disse qualcosa una frase particolare per definire la fiducia che egli riponeva nella...
FP: Si, praticamente lui mi disse "Guarda che è come se fossi io insomma, cioè l'avvocato Maurizio Di Pietro Paolo considera praticamente ha la mia totale fiducia e quindi è come se qualsiasi atto fatto da lui fosse stato fatto da me." insomma più o meno la... questo era il significato.
P.M.: Lei ha conosciuto personalmente quindi il senatore Claudio Vitalone?
FP: Il senatore Claudio Vitalone io l'ho visto una volta sola, l'ho visto esattamente a fine luglio, si insomma era l'estate del 1982 e lo vidi nel... mi fu presentato da Claudio, si da Di Piero Paolo mi fu presentato da Maurizio Di Piero Paolo mi fu presentato nel suo studio a via Veneto a Roma.
P.M.: Lei ha presentato poi successivamente un esposto contro l'avvocato Di Pietro Paolo?
FP: Io non ho presentato un esposto alla Magistratura, io ho presentato un esposto al Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Roma, il Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Roma sulla base della documentazione dei fatti che io ho inviato ha autonomamente deciso di fare loro un esposto alla Procura della Repubblica di Roma per infedele patrocinio.
P.M.: Ecco che cosa lei aveva denunziato in questo esposto al Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Roma?
FP: Dunque in questo esposto io avevo denunziato che... esposto, mi scusi, del 1985...
P.M.: Si.
FP:...in questo esposto io avevo denunziato alcune anomalie stridenti tra la mia posizione di difeso da parte di Di Pietro Paolo e alcune difese che lui aveva preso successivamente alla mia e che erano assolutamente in contrasto etico e deontologico con il suo lavoro. Una era quella di Licio Gelli, l'altra era quella del generale Giuseppe Santovito, un'altra ancora era la forma di difesa che aveva assunto nel processo a... non a Perugia però a Roma, contro Vilfredo Vitalone.
P.M.: Lei quindi sostanzialmente che cosa lamentava a a carico dell'avvocato Di Pietro Paolo che... un infedele...
PRESIDENTE: Che cosa lamentava?
P.M.: Che cosa lamentava?
FP: Allora...
P.M.: Nei suoi confronti e in suo danno esattamente?
FP:...principalmente lui sapeva perfettamente che io non avevo avuto mai nulla a che vedere, e questo c'è scritto nell'esposto, non avevo mai conosciuto, non avevo mai avuto nulla a che vedere con Licio Gelli, però si era creato un clima tale per cui ad un certo momento io ero diventato il compare, scusate la terminologia, di Licio Gelli. Durante un burrascoso incontro avuto a New York Di Pietro Paolo mi disse che per quanto riguardava la posizione di Licio Gelli non esisteva un contrasto etico e deontologico perché appunto lui sapeva che non esisteva nessun rapporto tra me e Licio Gelli al chè io... cioè non fui d'accordo perché un conto è quello che non sapeva, ma un conto è quello che si diceva in giro e che avrebbe portato poi ad alcuni procedimenti, ad un procedimento penale con Licio Gelli.
P.M.: Su questo ritorneremo dopo sull'avvocato Di Pietro Paolo, per adesso e riprendendo il filo dei suoi rapporti con Roberto Calvi lei ha partecipato personalmente o per incarico del Calvi o ha appreso, ci dica quello che sa sull'operazione Vianini e operazione Corriere della Sera?
FP: Si, come no!
P.M.: Ci parli dell'operazione Vianini.
FP: Allora l'operazione Vianini nasce in questi termini; facendo una specie di bombardamento psicologico a Calvi soprattutto durante il periodo della vacanza estiva, si convince durante la vacanza che sia necessario fare un repulisti nell'ambito del gruppo Corriere Rizzoli, Corriere della Sera di due persone: uno è l'avvocato Umberto Ortolani e l'altro è il dottor Bruno Tassan Din. Mi da mandato verbale a studiare la formula legale per allontanare da amministratore delegato e direttore generale del gruppo Rizzoli e Corriere della Sera di Bruno Tassan Din. Viene fatta anche una riunione è presente lui a Milano in cui partecipa Calvi, Tassandin e... Calvi, Tassandin e l'avvocato Calogero...
PRESIDENTE: Senta Calvi che cosa era nel Corriere della Sera?
FP: Beh praticamente dal punto di vista di... dopo il mercoledì prima di Pasqua del 1981 il gruppo La Centrale che era filiale del Banco Ambrosiano era il maggior azionista del gruppo Rizzoli Corriere della Sera.
PRESIDENTE: Va bè, ora continui.
FP: Ora Tassandin oltretutto aveva un anomalo e stranissimo 10.5% di azioni del gruppo Rizzoli Corriere della Sera e che erano praticamente diventati l'ago della bilancio della situazione dell'azionariato del gruppo ossia dove si postava questo azionariato di Tassandin lì si arrivava alla maggioranza della società. Ora era scoppiato lo scandalo della P2, Ortolani era considerato, era stato considerato a giusto o a torto non lo so, comunque il n.2 dell'organizzazione della P2. Bruno Tassandin era stato considerato come l'uomo diciamo di collegamento di Gelli nel mondo dei media e della stampa, non mi sembrava agosto o settembre 1981 che fosse stata una brillante idea quella di continuare a mantenere nell'ambito dell'azionariato personaggi che attiravano ancora di più gli attacchi del gruppo editoriale contrapposto, ovvero la Repubblica, l'Espresso nei confronti di Calvi. In poche parole prima Calci si decise a sostituire Tassandin e Ortolani, dopo improvvisamente fece marcia indietro per cui ad un certo momento non fu più possibile andare avanti nel progetto di allontanare Bruno Tassandin e Ortolani... Ortolani si, ma Bruno Tassandin no, dal vertice della Rizzoli Corriere della Sera.
P.M.: perché cambiò idea, perché ci fu questa inversione di rotta?
FP: Ma io penso che la... ripeto, non mi furono date delle spiegazioni precise perché addirittura a me non fu neanche ufficialmente comunicato da parte di Calvi che aveva soprasseduto all'idea di allontanare Bruno Tassandin. Praticamente si era creata una situazione in cui lo sapevano tutti ad un certo momento mentre non lo sapevo io, ma il motivo era chiarissimo evidentemente le pressioni che gli aveva ricevuto dall'esterno, soprattutto da Gelli e da Ortolani erano tali per cui lui aveva fatto marcia indietro e a tal riguardo sono lampanti le registrazioni telefoniche che si... che furono trovate per caso da un Questore di Milano che si chiama Domenico Lervo trovò una cassetta, parliamo del dicembre 1981, trovò una cassetta le cui trascrizioni appaiono nel volume della P2 dell'onorevole Massimo Teodori, relazione di minoranza, e sono delle conversazioni tra Tassandin e Gelli, tra Tassandin ed Ortolani ed altri personaggi dove praticamente a dicembre dell'81 quindi stiamo parlando mesi dopo il mio tentativo con l'avvocato Calì etc... etc... di allontanare il Tassandin si comprende perfettamente che a dicembre dell'81 praticamente da queste conversazioni telefoniche chi mena la danza ancora è praticamente Licio Gelli, Ortolani e tutto il gruppo.
P.M.: Signor Pazienza lei ha già accennato genericamente prima ad una questione riguardante documentazione che interessava monsignor Marcinkus; vuole riferire esattamente al Tribunale che cosa lei sa e anche la sua partecipazione personale all'episodio riguardante questa documentazione?
FP: MI devo rifare allora al racconto che ho fatto prima cioè quando io fui spedito, fui mandato dal generale Santo Vito all'incontro con monsignor Celata...
P.M.: Esattamente.
FP:...quindi praticamente...
P.M.: Riprendiamo da lì.
FP: E si perché dobbiamo per forza riprendere da quel punto. Si era creato uno scontro intestino all'interno del...
P.M.: E mi scusi signor Pazienza, per quanto riguarda lo scontro intestino, il contesto generale... prima i fatti concreti, i fatti specifici che lei visse personalmente per quanto riguarda questa documentazione.
FP: Si, no, la documentazione è la documentazione che aveva in mano Di Nunzio...
P.M.: Si.
FP: ...e che si trovava depositata presso uno studio di avvocati, uno studio... si, legale di Zurigo che faceva capo all'avvocato Duft e che...
PRESIDENTE: Avvocato?
FP: Duft, Domodossola, Udine, Firenze, Torino.
P.M.: Il nome di battesimo lo ricorda?
FP: Peter.
P.M.: Peter. Dunque e noi abbiamo... si parla di questa documentazione, dunque lei diceva...
FP: E' una documentazione che si riferiva a varie transazioni internazionali di carattere economico, finanziario di vario titolo e che ad un certo momento vedeva lo IOR coinvolto in... come si dice, come fruitore di percentuali etc... etc... da queste transazioni in cui non si capiva bene chi fosse il destinatario finale e chi fosse il promotore iniziale.
P.M.: Quindi l'incarico... lei ebbe l'incarico di occuparsi del reperimento di questa documentazione?
FP: Sissignore.
P.M.: Chi glielo diede?
FP: Dunque l'incarico di reperire non questa documentazione specifica ma della documentazione che potesse seriamente imbarazzare Paul Marcincus mi fu dato da monsignor Luigi Celata.
P.M.: Personalmente.
FP: Sissignore.
P.M.: Chi era monsignor Luigi Celata in Vaticano?
FP: Ho spiegato prima, monsignor Luigi Celata era il segretario e il braccio destro di monsignore Agostino Casaroli.
P.M.: Perfettamente.
FP: Mi pare di averlo già detto...
P.M.: Si.
FP:...prima.
P.M.: Adesso lei come riesce ad individuare questa documentazione presso lo studio dell'avvocato Duft?
FP: Dunque io feci alcuni... cioè, le ripeto, arrivai a questa documentazione non perché mirassi a questa documentazione perché mi fu dato un incarico e misi in moto quelli che erano ad un certo momento la mia rete di conoscenze e di informatori che avevo anche all'Estero. Tra questa rete di conoscenze arrivai a Duft attraverso Mario Tedeschi che mi presentò... no Duft, scusi, Giorgio Di Nunzio...
P.M.: Ah, Giorgio Di Nunzio.
FP:...Giorgio Di Nunzio e Giorgio Di Nunzio sembrava uno che fosse non sapevo neanche che esistesse prima, quando conobbi Giorgio Di Nunzio mi raccontò che lui stava addirittura per scatenare una specie di ira di Dio contro lo Ior e contro Paul Marcincus perché a sua detta non erano stati rispettati certi obbligazioni nei suoi confronti dopo la morte, non so se fosse morte o... si, era morto, la morte del cardinale Vagnozzi di cui lui era praticamente l'operativo laico del banchiere Vaticano, ecco, questo è... Quindi a quel punto si trattava di neutralizzare questo Di Nunzio e Duft, in effetti io dissi a Santovito che non avevo trovato niente perché non era in quel momento asso... non volevo assolutamente prendere parte ad una specie di guerra intestina all'interno del Vaticano in cui io poi avrei fatto da vaso di coccio come al solito in questa situazione.
P.M.: Quindi poi... lei individua questi documenti e poi ne viene in possesso?
FP: Io questi documenti li prendo e li porto una campionatura li do a Calvi.
P.M.: Spieghi al Tribunale come li prende, ecco come ci arriva?
FP: perché ad un certo momento quando Duft mi disse che stava per scatenare questa specie di guerra Santa io dissi "Va bene..." mi disse "Io questo, questo, quell'altro... mi devono pagare perché io... mi devono dare quello che ad un certo momento era stato previsto che mi fosse dato quando ci fu un passaggio di consegne diciamo così dello Ior io dissi semplicemente "Ma tu mi vuoi dare una... io non ti conosco, ti ho conosciuto in questo momento voglio vedere questi documenti per cui... cioè qui si vive in mezzo ai millantatori per cui fammi vedere quello che tu accampi dire essere ad un certo momento la documentazione che tu hai." Quindi la documentazione mi fu data in visione a Zurigo nello studio dell'avvocato Duft dove io mi recai personalmente.
P.M.: Cosa fa lei esattamente? Quindi viene in possesso di una parte di questa...
FP: Si.
P.M.:...documentazione. Il Duft gliela da gratuitamente o vuole qualcosa?
FP: No, no, la campionatura...
P.M.: Gratuitamente.
FP: Gratuitamente.
P.M.: Cosa fa lei di questa campionatura?
PRESIDENTE: Campionatura significa?
FP: Alcuni documenti presi a campionatura del fascicolo signor Presidente.
PRESIDENTE: Originali oppure copie?
FP: No, fotocopiate...
PRESIDENTE: Foto...
FP:...ovviamente. Si, certo.
P.M.: Cosa fa lei di questa campionatura?
FP: Guardi io rimango circa una settimana a riflettere su quello da farsi, poi capisco che ad un certo momento bisogna che io parli anche con Roberto Calvi ed è a questo punto che mi faccio ripresentare, come ho detto, Roberto Calvi da Flaminio Piccoli. Parlo con Roberto Calvi, dico questo dice "Si, io so perfettamente chi è questo Giorgio Di Nunzio, so che è uno che non è che voglia colpire me, ma vuole colpire lo Ior l'attuale gestione dello Ior."
PRESIDENTE: Ma perché lei ne parla con Calvi, per quale motivo?
FP: Ecco ne parlo con Calvi perché in questa campionatura di documenti veniva spesso menzionato il Banco Ambrosiano...
PRESIDENTE: Ah, ecco.
P.M.: Cioè questi... ecco perché lei non deve dare per scontato che..,.
FP: Si, lo so però purtroppo...
P.M.:...nell'aula è tutto questo...
FP: Lo so.
P.M.:...non esiste quello che si può sapere...
FP: Lo so, ma mi dovete scusare, io delle volte...
P.M.: Prego.
FP:...dico cose che...
P.M.: Quindi la necessità di dire tutto, di spiegare tutto. Cioè questa campionatura, ecco, lei la lesse questa campionatura?
FP: Io lessi solo alcuni fogli...
P.M.: E faceva riferimento a rapporti quindi tra il Banco Ambrosiano e l'Istituto Opere di Religione?
FP: Anche al rapporto tra Banco Ambrosiano e l'Istituto di Opere di Religione.
P.M.: Era una documentazione che poteva creare fastidi a Roberto Calvi?
FP: Era una documentazione che a mio avviso poteva creare fastidi a livello planetario.
P.M.: E' in grado di esplicitare questa sua valutazione?
FP: Allora le voglio semplicemente dire questo che si parlava anche dell'apporto finanziario che in quel momento si stava creando, era già stato... anzi era già stato creato di supporto al sindacato libero polacco di Solidarnosch.
PRESIDENTE: Da parte di chi del Vaticano?
FP: Da parte dell'Istituto di Opere Religione però attraverso il braccio operativo delle filiali estere del Banco Ambrosiano, ecco perché ad un certo momento, signor Presidente, era una situazione estremamente grave perché si rileva nel periodo della Guerra Fredda. Il sindacato di Valesa aveva preso, aveva iniziato a prendere veramente piede ed era diventato una spina nel fianco per quanto riguardava il potere sovietico, questo voleva fare l'ira di Dio e non... lui voleva solo i soldi perché altrimenti...
PRESIDENTE: Questo chi?
FP: Scusi, ha ragione. Di Nunzio. Quindi a quel punto ecco perché io dissi "Questa non è un'operazione che può essere fatta." ecco perché quindi andai a parlare con Roberto Calvi gli dissi "Guardi Presidente... perché all'epoca mi... io dico "Lei si ricorda di me, noi ci siamo conosciuti a Washington etc... etc..." Dice "Lei cosa fa a Roma?" perché io abitavo a Parigi quando ci fu presentato, gli dissi "faccio questo e questo. Io, dico, questa è la situazione che si è creata dentro il Vaticano." Lui non è che sbiancò perché era già bianchissimo per i fatti suoi per cui ad un certo momento disse "Bisogna neutralizzare assolutamente questo Di Nunzio." gli dissi "Guardi neutralizzare questo Di Nunzio vuol dire questo vuole i soldi perché dice che con... nella transizione tra Vagnozzi, Marcinkus etc... etc... lui non so perché non mi ha voluto dire quali erano ad un certo momento gli accordi che aveva però questo vuole... non vuole i soldi che dice gli doveva, che io gli dovevo." ecco come nasce...
P.M.: Ecco. Allora e questa la ragione di quel versamento di trecentomiladollari a Giorgio Di Nunzio?
FP: No, il totale del pagamento di Giorgio Di Nunzio fu un milione, come ho detto prima, un milione e duecentomiladollari.
P.M.: Un milione e duecentomiladollari. Ecco lei ha parlato quindi in una prima fase lei viene in possesso di una campionatura...
FP: Si.
P.M.:...di questa documentazione che lei poi consegna a Roberto Calvi. Lei poi viene in possesso di tutto il fascicolo che aveva l'avvocato Duft?
FP: Dunque allora devo dire che quando fu raggiunto l'accordo con... Di Nunzio a riguardo della chiamiamo così neutralizzazione del dossier intervennero poi, non so chi, degli avvocati internazionali e non so se fossero avvocato internazionali che facevano capo a Roberto Calvi oppure allo Ior per cui ci fu un accordo tra l'avvocato Duft che era il depositario di questo fascicolo o di queste carte e questo gruppo di legali internazionali perché la questione c'è, di fronte al pagamento si fosse veramente d'accordo che non sarebbe successo assolutamente niente.
P.M.: Ma l'avvocato Duft ricevette una somma di denaro per dar questo...
FP: Ho già specificato prima che una parte di denaro fu inviato in un conto che era a disposizione dell'avvocato Duft a Zurigo ma che mi fu dato da Di Nunzio. Io non so se quel danaro terminò a Duft, terminò a Di Nunzio però il pagamento fu fatto in un conto a Zurigo nella disposizione del cosiddetto conto clienti che si chiama di... dello studio Duft da Zurigo.
P.M.: Vi fu una intermediazione in questa operazione, questo pagamento delle società Real Finansco pure in questo caso
FP: Si, io quando parlo di pagamenti fatti all'estero in questo periodo parlo sempre di dove c'era la disponibilità, da dove c'era la disponibilità e la disponibilità era... io dico Giampico Aboudaram però erano quelle....
PRESIDENTE: Il P.M. le avevo chiesto se lei aveva avuto nella mani questo intero fascicolo.
FP: L'intero fascicolo ho già detto, signor Presidente, che io non l'ho avuto, ho avuto una campionatura e quando ne parlai con Calvi perché in questa campionatura si parlava di operazioni in cui c'era di mezzo lo Ior e in mezzo il Banco Ambrosiano trovai un Calvi che sapeva perfettamente chi era Di Nunzio, sapeva perfettamente che la campionatura che io gli avevo dato non riferiva evidentemente dei fatti campati per aria perché se no altrimenti non avrebbe accettato di fare il pagamento a Di Nunzio... e questo è tutto.
P.M.: Questo pagamento che va a finire a Duft a parte il suo ricordo e le sue conoscenze personali le risulta se ha costituito autonomamente oggetto di accertamenti in sede giudiziaria?
FP: Non è stato solo fatto accertamento in sede giudiziaria, ma mi consta che vi sia stato celebrato un processo presso, se non erro, la III Sezione del Tribunale Penale di Milano dove il Di Nunzio è stato condannato non so a che pena, però è stato condannato in primo grado... il reato non so se... credo sia estorsione, Di Nunzio non è stato processato perché è morto non so in che anno, però è morto prima che...
P.M.: Quindi il condannato chi è stato esattamente?
FP: Peter Duft.
P.M.: Peter Duft.
FP: Sissignore.
P.M.: Il Di Nunzio era morto. Quindi per quello che lei sa il Duft è stato imputato e condannato a Milano per estorsione...
FP: Esattamente.
P.M.:...in relazione a questo denaro che aveva ricevuto per restituire il fascicolo.
FP: Esattamente.
P.M.: In relazione a queste vicende con... di questa vicenda di cui lei ha parlato o altre vicende concernenti l'Istituto Opere di Religione e il Banco Ambrosiano, lei ha mai sentito fare ilnome di tale Giulio Lena?
FP: No, cioè ancora una volta Giulio Lena l'ho letto sui giornali dopo, però all'epoca io non... cioè non so chi fosse.
P.M.: E ha mai saputo se in questa vicenda Calvi, Istituto di Opere di Religione e così via fosse interessato direttamente o indirettamente il senatore Andreotti?
FP: Dunque vorrei una domanda più precisa, cioè quando lei mi parla di questa vicenda specifica di Di Nunzio?
P.M.: Questa vicenda o altre vicende nell'ambito dei rapporti tra l'Istituto Opere di Religione, il Banco Ambrosiano, Roberto Calvi e così via?
FP: Guardi l'analisi è semplicissima; non credo assolutamente che il senatore Giulio Andreotti avesse dei rapporti particolari con l'Istituto di Opere di Religione e Paul Marcinkus per il semplice motivo che il legame stretto che aveva il senatore Giulio Andreotti era con monsignor Agostino Casaroli il quale monsignore Agostino Casaroli evidentemente in quel momento si trovava in contrasto con il gruppo Paul Marcinkus.
P.M.: Quindi monsignor Casaroli era quello che aveva interesse a far venir fuori le carte compromettenti per Marcinkus...
FP: Se questo...
P.M.:...mentre voi avevate interesse a neutralizzarle, ho capito bene?
FP: Se questa richiesta mi era stata fatta ufficialmente in seconda loggia, nell'appartamento di Agostino Casaroli direttamente da monsignor Luigi Calata era più che evidente che c'era l'interesse da parte di monsignore Agostino Casaroli.
P.M.: Per andare ad un altro argomento lei ha conosciuto personalmente Flavio Carboni?
FP: Certo.
P.M.: Come lo ha conosciuto?
FP: L'ho conosciuto a febbraio del 1981 nella sede del primo distretto di Polizia di Roma e me lo presentò il dottor Francesco Pompò.
P.M.: Il Pompò era del dirigente di quel primo distretto?
FP: Era il dirigente del primo distretto.
P.M.: A sua volta come aveva conosciuto il Pompò?
FP: Il Pompò mi era stato presentato non fisicamente ma diciamo telefonicamente da Federico Umberto D'Amato che era un alto dirigente del Ministero degli Interni.
P.M.: E per quale scopo lei conobbe il Carboni?
FP: Guardi Carboni si trovava nella sede del primo distretto di Polizia, a febbraio del 1981, perché stava ritirando presentando un rinnovo di un passaporto, io invece ero andato al primo distretto di Polizia perché avevo una specie di scontro con colui che mi aveva affittato un piccolo appartamento via Dei Coronari e che me lo aveva affittato... è inutile che sto a raccontare... che non servono, non importa niente, comunque allora siccome questo mi voleva dare lo sfratto e questo appartamento dipendeva da pochi passi dall'ufficio del primo distretto di Polizia mi feci presentare il dottor Pompò perché potessi andare a parlare e spiegare quello che stava succedendo.
P.M.: Lei ha conosciuto Domenico Balducci?
FP: Ho conosciuto Domenico Balducci.
P.M.: Chi glielo presentò?
FP: Me lo presentò Flavio Carboni.
P.M.: E in che termini glielo presentò, cosa le disse Carboni, come... cosa...
FP: Allora, si, dunque me lo presentò come una specie di suo socio al riguardo di certi investimenti immobiliari in Sardegna tant'è che i due mi portarono in Sardegna a visitare un terreno vicino a... tra Olbia... sulla costa, adesso non.... che apparteneva ad una certa famiglia Tamponi dicendomi che sarebbe stato un grande affare poter comprare quel terreno per poi fare degli sviluppi turistici, immobiliari e turistici e che Carboni aveva tutte le conoscenze a livello di amministrazioni sarde per potere ottenere i relativi permessi. [NDR: Carboni "bonificava" i politici sardi]
P.M.: Il Balducci quando lei lo conobbe riferì a lei di avere rapporti finanziari comunque di fiducia con altri finanzieri o imprenditori?
FP: Ma balducci si accreditò... leggo la parentesi "Carboni sapeva non appena conosciuto, dopo perché appena conosciuto a febbraio dell'81 ancora io non avevo iniziato a lavorare con Calvi però dopo aveva saputo che io avevo iniziato a collaborare con Calvi e quindi con il Banco Ambrosiano." Balducci mi fu presentato quando io già collaboravo con Calvi e mi incominciò a fare tutta una serie di magnificazioni di quelli che erano i suoi rapporti con grandi finanzieri o grandi uomini di affari sia italiani che internazionali. Mi parlò di Donà delle Rose, mi parlò del defunto Agostino Ferruzzi, mi parlò di un grosso commercialista, operatore finanziario che si chiamava Pratolongo, mi parlò del suo socio svizzero, finanziere svizzero di Losanna che si chiamava Leir Ravello e questi erano diciamo le sue magnificazioni.
P.M.: Su Ravello torneremo un attimo dopo. Lei ha conosciuto l'avvocato Tommaso Addario?
FP: Purtroppo.
P.M.: Ecco ci dica come...
PRESIDENTE: Eviti i commenti.
FP: Scusi, ma mi è venuto di...
P.M.: Chi era Tomma... come lo ha conosciuto e perché e quali sono stati i suoi rapporti con lui?
FP: Dunque i miei rapporti con Domenico Balducci a parte quel viaggio fatto in Sardegna con Carboni per vedere questo terreno si erano praticamente esauriti, ad un certo... un certo momento fui chiamato da Federico Umberto D'Amato il quale mi disse "Guarda so che tu conosci Carboni." dice "Io ho un carissimo amico." e si riferiva a Tommaso Addario. Questo amico ha degli affari, non mi disse con Carboni, usò una perifrasi "Con il giro di Carboni." dice "Non so, sono degli affari immobiliari e questi affari, dice, si stanno scontrando, bisticciando per una di queste operazioni." Ora dice "Addario..." fece il suo nome Tommaso Addario, mi spiegò chi era, chi non era etc... etc... dice "Non vuole andare, non vuole denunziarlo..." dice " Io ne ho parlato anche con Domenico Sica perché lui voleva andare a fare la denunzia ed io gli ho consigliato di trovare la possibilità di avere un aggiustamento diciamo così con un mediatore che si cerchi di appianare le loro divergenze." E così mi fu presentato questo dottor, avvocato Tommaso Addari. Lo conobbi nel suo ufficio che era in viale Giulio Cesare, in un palazzo all'inizio di viale Giulio Cesare verso il Tevere di proprietà della società Vianini e mi spiegò qual'era il problema, il problema era non con Carboni ma con Domenico Balducci su un affare immobiliare piuttosto importante che aveva fatto Addario, Balducci e il suo socio svizzero Ravello, cioè praticamente era successo questo; a via dell'Orso aveva venduto un palazzo antico ed era stato ristrutturato, Addario a Balducci, ad un certo momento arrivarono i Vigili e misero i sigilli su questo palazzo, l'oggetto del contendere erano 400.000.000, 400.000.000 che secondo Balducci e Ravello dovevano essere restituiti da Addario in quanto le spese incorse dal duo per ripoter dare l'agibilità al palazzo tanto erano, mentre l'Addario non voleva restituire questo danaro perché dice che una parte della ristrutturazione era stata fatta da... a Balducci e non era stata fatta in conformità con quelli che erano i dettami urbanistici della...
P.M.: Lei ha detto poc'anzi... poi ci ritorneremo, "purtroppo" anche se non era... perché lei ha detto purtroppo quando ha detto...
FP: Ho detto purtroppo perché se non fosse stato per questo favore chiestomi da Federico Umberto D'Amato in funzione di una questione di mediazione tra Addario da una parte, Balducci dall'altra che si tirò avanti tra aprile-maggio del 1981 fino a fine luglio del 1981 praticamente i miei rapporti che io vedevo uno, vedevo l'altro, si vedevano assieme, si vedevano assieme si sono visti in mia presenza a lui, Ravello, cioè Addario, Ravello, Balducci a Losanna sempre facendo io da mediatore di queste situazioni i miei rapporti con Balducci si sarebbero, sarebbero terminati praticamente subito dopo...
P.M.: Ho capito. Lei...
FP:...subito dopo quella presentazione fattami da Carboni, quell'estemporaneo viaggio a vedere quel terrenoin Sardegna.
P.M.: Le risulta se l'avvocato Tommaso Addario aveva un ruolo in seno all'Italcasse?
FP: Guardi mi risulta nel senso sono cose che mi aveva raccontato prima Federico Umberto D'Amato e poi Roberto Calvi, quindi non è cognizione diretta perché, se non erro, l'Italcasse è un episodio della fine anni '70...
P.M.: Si, si.
FP: ...ed io non vivevo ancora in Italia quindi non sono cognizioni che ho...
P.M.: Quindi sono cognizioni del relato.
FP: Del relato da Federico Umberto D'Amato e da Roberto Calvi.
P.M.: Ecco più precisamente le risulta per averlo appreso dal D'Amato, dal Calvi se l'avvocato Addario ebbe un ruolo nel tentativo di salvataggio nella trattativa riguardante l'esposizione debitoria Caltagirone nei confronti dell'Italcasse?
FP: Questo non me lo raccontò Federico Umberto D'Amato, ma me lo raccontò Roberto Calvi e c'era un motivo specifico perché mi raccontasse queste cose.
P.M.: E ci vuol dire cosa le raccontò Calvi su questa...
FP: Lui mi raccontò che era stato... lui era stato coinvolto penalmente nella questione della Italcasse...
PRESIDENTE: Lui chi?
FP: Mi scusi. Tommaso Addario, l'avvocato Tommaso Addario. Che ci fu anche un mandato di cattura contro l'avvocato Tommaso Addario, che egli praticamente grazie ai buoni servigi della signora Morelli cioè la moglie di Vito Morelli Addario, Anna Morelli Addario si era potuto... aveva potuto praticamente trascorrere i periodi di latitanza dentro il Vaticano quindi al sicuro da possibili situazioni e che poi una volta ritirato il mandato di cattura allora lui riuscì dal Vaticano e che si era dato molto da fare per ripianare la situazione debitoria che si era creata tra l'Italcasse e il gruppo Caltagirone.
P.M.: Ecco lei apprese o non apprese da Roberto Calvi per caso se l'avvocato Addario ebbe a tal...
PRESIDENTE: No, vicino al microfono.
DIFESA: Presidente che cosa apprese?
P.M.: Ecco apprese di trattative tra l'avvocato Addario, il finanziero, Leir Ravello a questo proposito?
FP: Dunque io in funzione diretta di Addario no, Calvi mi disse semplicemente che aveva conosciuto Lei Ravello, l'interesse che aveva Calvi, io le sto parlando durante il periodo agosto-settembre '81 nei confronti di Tommaso Addario, era un interesse completamente differente ed era un interesse che si riferiva a problemi del momento, cioè del 1981. Ecco perché fu abbastanza ampio nella spiegazione di chi fosse Addario e voglio raccontare anche come nasce questa... se no uno dice "Ma com'è questo si mette a parlare...
P.M.: Infatti.
FP: ...ad un certo momento di Tommaso Addario." Un giorno...
P.M.: Ma glielo ho chiesto io...
FP: No, no, cioè come...
P.M.: Come il Calvi.
FP: Come il Calvi mi si mise a parlare di Tommaso Addario, mi si mise a parlare di Tommaso Addario perché un giorno uscendo con il motoscafo durante la vacanza estiva dell'agosto '81 a Porto Rotondo io incrociai con il motoscafo un altro motoscafo con un signore che cominciò a sbracciarsi, Calvi non era,... Calvi era sotto nella cabina nel motoscafo, sentì che avevo fermato i motori, sentì che dico "Come sta lei?" come le solite cose che si dicono in queste banalissime situazioni e poi riavviai i motori per andare. Quando lui uscì che si era cambiato dalla cabina del motoscafo mi disse "Hai incontrato un amico?" etc... etc... dico "Guarda ho incontrato un amico, un conoscente, dico, si chiama Tommaso Addario perché Addario ha una villa vicino a Porto Rotondo. E allora disse "Ma tu conosci Tommaso Addario?" dico "Si, lo conosco, dico." "Bene, dice, allora ti devo parlare a lungo di questa persona." Durante la giornata non si parlò più di questo signore, si parlò invece la sera dopo cena e mi spiegò qual'era l'interesse di Berto Masatari.
P.M.: Lei è a conoscenza di rapporti tra l'avvocato Addario e i fratelli Vitalone?
FP: No.
P.M.: Lei ha conosciuto tale Bepi Guerritore?
FP: No.
P.M.: E a questo...
FP: Ah, un momento, scusi.
P.M.: Ecco, infatti.
FP: No, no, un momento, un momento. Guerritore era il proprietario dei cantieri navali di Ostia Canados...
P.M.: Si.
FP: ...ecco, si l'ho conosciuto.
P.M.: Chi glielo presentò?
FP: Dunque me lo presentò, le spiego, io volevo comprare un motoscafo...
P.M.: No, no, il moti... soltanto il punto chi glielo presentò.
FP: Me lo presentarono due persone uno era Balducci e l'altro un certo Merluzzo o Merluzzi...
P.M.: Luciano Merluzzi?
FP: Merluzzi.
P.M.: Lei sapeva se questa società, questa cantieri navali di Ostia Canados...
FP: Canados.
P.M.: ...apparteneva ai fratelli Caruana?
FP: No, io sono un appassionato di motonautica, di nautica e motonautica, sapevo che era un cantiere che andava periodicamente in problemi finanziari, quindi il prezzo dei motoscafi che vendeva dipendeva semplicemente dal momento finanziario che tra... che si incontrava, se era in buone acque una cosa costava X, se invece aveva bisogno di denaro invece costava molto meno, ecco questo era il discorso. Allora io siccome dissi a Flavio Carboni che aveva un motoscafo enorme "Ma tu conosci Guerritore, dico, quello dei cantieri navali di Ostia?" "Io non lo conosco bene, ma lo conosce bene Balducci perché lui ha un commercialista che è anche il suo commercialista che gli fa da amministratore o non so che cosa e poi, dice, gli presta del danaro." E così che fui presentato a questo Guerritore da Balducci e questo Merluzzi il cosiddetto commercialista.
P.M.: Balducci le disse, se glielo disse, che aveva conoscenze idonee per sistemare dei processi?
FP: Si.
P.M.: Ecco, in particolare le disse qualcosa di specifico al riguardo?
FP: Dunque, no lui mi disse di specifico che addirittura si era interessato... poi però io non sapevo all'epoca se fosse millanteria...
P.M.: Cosa le disse Balducci? Poi...
FP: Si.
P.M.:...questo...
FP: Che addirittura, cioè per accreditarsi nei miei confronti disse che era stato incaricato o si era occupato dei problemi legali, giudiziari e addirittura di Carlo Ponti e Sofia Loren che all'epoca non potevano rientrare in Italia per...
P.M.: Oh!
FP:...vari motivi.
P.M.: Lei fece un riferimento alla posizione giudiziaria di Calvi, le disse che lui se ne sarebbe potuto interessare o in altre condizioni se ne sarebbe potuto interessare...
FP: Cioè questo discorso Balducci lo fece non così perché un giorno venne fuori perché Calvi era stato arrestato, perché si trovava in carcere a Lodi e lui mi disse "Guarda che io posso qui, là, su e giù perché addirittura il Carlo Ponti e Sofia Loren si sono rivolti a me per questa situazione [NDR: mandato di cattura per evasione fiscale] e certo è che la cosa costa molto." ed io capii già...
PRESIDENTE: Cioè io posso che cosa? Non...
FP: Cioè posso...
PRESIDENTE: Quello che disse lui deve dire.
FP: Disse esattamente che lui praticamente aveva grandi possibilità in campo giudiziario.
P.M.: Va bene.
FP: Ed io ad un certo momento quando capii... siccome non mi sembrava una cosa molto credibile e quando mi cominciò a parlare subito di soldi capii che non esisteva perché voleva ad uno che praticamente voleva soldi per poi non fare niente, poi la questione cioè la questione Calvi giudiziaria a Milano era un problema di cui io non mi sono mai interessato.
P.M.: Lei è a conoscenza, è stato a conoscenza di rapporti tra i fratelli Vitalone e Domenico Balducci?
FP: Guardi Domenico Balducci era uno che ad un certo momento non so se è vero perché le ripeto quello che lui riferiva, non è che poi andavo a verificare però non me ne intere... non me importava assolutamente nulla, ad un certo momento disse che tra le sue amicizie politiche romane c'erano quelle dei fratelli Vitalone, però quello è quello che disse...
P.M.: Disse Balducci. Quindi a lei non risulta personalmente soltanto...
FP: No.
P.M.:...Balducci le disse queste...
FP: Esattamente.
P.M.:...cose. Le risulta personalmente o indirettamente l'esistenza di rapporti tra i fratelli Vitalone e Flavio Carboni?
FP: Beh si perché Flavio Carboni era molto amico di... come si chiama, di Fausto Annibaldi e so che quando... grazie, alcune volte io ho visto Annibaldi e Carboni assieme perché Annibaldi mi era stato presentato da Flavio Carboni e tutte e due parlavano dell'avvocato Vilfredo Vitalone e del senatore Vitalone come persone che entrambi conoscevano e che avevano ... con cui avevano dimestichezza, non è che io abbia mai visto né l'avvocato Vilfredo Vitalone, né il senatore Vitalone che poi ho visto una volta sola insieme a Flavio Carboni.
P.M.: Le risultano rapporti...
FP: Grazie.
P.M.: Le risultano rapporti tra il finanziere svizzero Lei Ravello, da lei poc'anzi citato, e esponenti politici del gruppo andreottiano?
FP: Ma dunque direttamente per conoscenza diretta no, quindi non posso assolutamente testimoniare su questa situazione.
P.M.: Più specificamente allora le risultano rapporti tra Lei Ravello e il defunto onorevole Vittorio Sbardella?
FP: Questo mi risulta ancora una volta però per conoscenza appresa nel 1993 perché dettomi dal senatore, l'ex senatore Giorgio Moschetti.
P.M.: Ecco che cosa le ha detto l'ex senatore Giorgio Moschetti in proposito?
FP: Ma si parlava del più o del meno del... innanzitutto devo dire che questa conversazione avvenne in un invito a cena fattomi da Moschetti nella sua casa romana, si parlò di varie cose e poi si arrivò al... stiamo parlando di un momento in cui erano, stavano cominciando ad uscire, diciamo erano già uscite però che erano di attualità e soprattutto la situazione perugina del senatore Giulio Andreotti e da lì uno cominciò a parlare...
P.M.: Si.
FP:...del meno e del...
P.M.: Ma mi scusi, io nella forma giuridica della contestazione comunque per precisare lei nell'interrogatorio al P.M. di Perugia nel 13...
FP: Si.
P.M.:...settembre 1994 alla domanda esattamente in questi termini se le risultassero rapporti tra Lei Ravello e taluni esponenti politici del gruppo (parola non chiara) ha risposto testualmente "Si, mi risultano sulla base di informazioni in mio possesso rapporti tra il Lei Ravello e Vittorio Sbardella nel periodo tra il 1986 e la morte di Casiraghi. Affermo questo perché so che il suddetto Casiraghi e Contini avevano interessi comuni, società in GEICO...
PRESIDENTE: Si avvicini al microfono.
P.M.: Società in GEICO, il Contini aveva come socio di riferimento in Svizzera il Lei Ravello so di incontri tra l'onorevole Sbardella e il Leir Ravelli, il Contini e il Casiraghi." ecco la fonte...
FP: La fonte che adesso io le sto...
P.M.: Ecco.
FP: ...dando la fonte di quelle informazioni, la fonte di quelle informazioni era il senatore Giorgio Moschetti.
P.M.: Anche queste cose lei le ha apprese da Moschetti.
FP: Io Sbardella non l'ho mai conosciuto.
P.M.: Si, si, va bene, ma è fuori discussione.
FP: No, cioè...
P.M.: Siccome lei ha fatto questa dichiarazione, adesso ha precisato...
PRESIDENTE: Quindi lei conferma...
FP: Confermo e anche lì non è che io dica so per cono... ho delle informazioni, queste informazioni mi vennero dal senatore Giorgio Moschetti.
P.M.: Le risulta, se è si e se è si in che modo, che Giuseppe Ciarrapico avesse rapporti con elementi della malavita o della criminalità organizzata o contatti comunque?
FP: Ma guardi sinceramente in prima persona non lo so, mi fece... cioè lui usava... posso raccontare un aneddoto...
PRESIDENTE: No, un aneddoto.
FP: Si, allora... no, è un aneddoto perché lui ad un certo momento ad Orazio Bagnasco aveva lui "contrabbandato" una serie di guardie del corpo quando lui faceva da...
PRESIDENTE: Il soggetto è Ciarrapico.
FP: Il soggetto è Ciarrapico. Aveva contrabbandato delle guardie del corpo che venivano diciamo così dalle... invece erano dei ragazzi che venivano dalle borgate romane come elementi messi a disposizione di Bagnasco grazie all'intercessione di Ciarrapico da parte del ministro, addirittura del Ministro degli Interni dell'epoca che credo fosse Rognoni. Quando poi ad un certo momento per caso Orazio Bagnasco conobbe direttamente il Ministro degli Interni e lo ringraziò per le guardie del corpo che aveva messo a disposizione il Ministero degli Interni quelli cadde dalle nuvole dice "Io non ho messo a disposizione niente." e venne fuori che erano dei ragazzi di borgata, di estrema destra che Ciarrapico usava come guardie del corpo facendole passare come agenti della Digos del Ministero degli Interni.
P.M.: Ecco lei nell'interrogatorio... anche se genericamente, nell'interrogatorio dell'11 marzo '94 ha affermato "Il Ciarrapico mi disse espressamente che per farsi la sua posizione non aveva avuto scrupolo di trescare con ambienti della malavita e della destra ex parlamentare." è questo il senso di...
FP: Più o meno è questo il senso anche perché lui mi disse addirittura di un episodio in cui non so il figlio era stato coinvolto per cui gli fu rotto anche un braccio al figlio perché aveva avuto dei problemi con elementi di questa... di... più che della malavita quella specie di area grigia che esiste a Roma, all'epoca esisteva tra estrema destra e ambienti malavitosi.
P.M.: Se... mi dica si o no semplicemente alla domanda lei è a conoscenza di un'operazione bancaria?
FP: Prego, non ho sentito bancaria?
P.M.: Bancaria. Lei è a cono... mi dica soltanto si o no e poi casomai proseguiamo; di una operazione bancaria riguardante tre società di Flavio Carboni e cioè la Pratoverde, la Percarti e la Cogefin, operazioni attraverso la quale Calvi si proponeva di reperire una somma da destinare a Vilfredo Vitalone per la sistemazione di pendenze giudiziarie?
DIFESA: Presidente se fosse possibile evitare...
PRESIDENTE: Fa prima la domanda.
P.M.: Mi scusi.
DIFESA: Quanto meno se sa se esistono queste operazioni...
PRESIDENTE: E appunto, faccia la prima...
DIFESA: ...facciamo dire quello...
PRESIDENTE:...domanda.
P.M.: No, no...
DIFESA: ...che sà.
P.M.: La prego, per una par conditio...
DIFESA: A me non interessa, è per una questione...
P.M.:...nell'udienza... mi scusi dottoressa, ma nell'udienza...
DIFESA: L'abbiamo...
P.M.: ...sono state poste proprio dalla Difesa, non da lei personalmente, a Francesco Marino Mannoia delle domande articolatissime con una serie d dettagli...
PRESIDENTE: E' controesame.
P.M.:...che non si sapeva...
PRESIDENTE: E' controesame...
DIFESA: Presidente in sede di controesame le domande suggestive sono ammesse...
P.M.: Oh, e allora comunque....
DIFESA: ...in sede di esame non sono ammesse.
PRESIDENTE: In controesame sono ammesse...
P.M.:...prendendo atto di questo...
PRESIDENTE:...le domande suggestive.
DIFESA: E noi anzi le formuliamo apposta...
P.M.: E non è suggestiva perché io gli chiedo di rispondere...
PRESIDENTE: Comunque P.M. si limiti alla prima parte della domanda.
P.M.: Ecco. E allora lei è a conoscenza di questa operazione bancaria che riguardava queste tre società del Carboni Partaverde, Percarti e Cogefin?
FP: Solo una quella della Pratoverde.
P.M.: Le risulta se Calvi si proponeva di reperire delle somme di denaro in nero da destinare a qualcuno attraverso questa operazione?
FP: Solo per l'operazione Pratoverde.
P.M.: E che cosa le risulta allora?
PRESIDENTE: Che cosa sa? Ecco.
FP: Ecco sto per... mi risulta semplicemente che Calvi avesse bisogno di danaro in nero per pagamenti in nero e la Pratoverde fu praticamente un'operazione di questo genere, le altre operazioni di cui mi ha parlato non le conosco...
PRESIDENTE: Va bè.
FP: ...per cui non posso rispondere.
P.M.: Sa questo nero a che cosa serviva?
FP: Prego?
P.M.: A che cosa serviva a Calvi questo nero da creare attraverso l'operazione bancaria, lei lo sa?
FP: Io sinceramente a lui serviva del nero ed io però non andavo, ripeto ancora una volta, a chiedere a Calvi che cosa dovesse farne con i soldi che gli...
P.M.: Quindi lei sa soltanto che si creò del nero attraverso questa operazione.
FP: Esatto.
P.M.: Che poi che cosa ne intendesse fare Calvi non lo sa.
FP: Non mi... cioè non è che... cioè non lo so perché o le cose, ripeto, me le diceva ed io le sapevo o io non andavo a fare domande.
P.M.: Passiamo ad altro argomento.
PRESIDENTE: Aspetti, aspetti. E' successo qualcosa? Da quando non si sente?
VOCI FUORI MICROFONO
P.M.: Passiamo ad altro argomento.
PRESIDENTE: Non si sente?
P.M.: Può essere che... Si sente adesso? Passiamo ad altro argomento. Lei ha conosciuto...
PRESIDENTE: Ripeta l'ultima domanda allora perché non...
P.M.: Qual'era l'ultima?
VOCI FUORI MICROFONO
PRESIDENTE: Questa ultima parte...
P.M.: Si, allora le risulta quindi che attraverso l'operazione bancaria Pratoverde Roberto Calvi creò del nero?
FP: Sissignore.
P.M.: Non sa a quale fini era destinato...
FP: Nossignore.
P.M.:...questo nero.
PRESIDENTE: Va bene.
P.M.: Passiamo ad altro argomento. Lei ha conosciuto l'imprenditore palermitano Francesco Maniglia?
FP: Sissignore.
P.M.: Ecco come lo ha cono... quando e come lo ha conosciuto.
FP: Ho conosciuto l'imprenditore Francesco Maniglia nel 1979, abitavo ancora a Parigi però come ho detto anzitempo facevo anche da consulente di quella società che si chiamava Lensistem. Mi fu presentato da il segretario all'epoca del ministro onorevole Nino Gullotti che si chiama Gigi Cheli.
P.M.: Perfetto.
FP: Il motivo della presentazione era di creare una società di ingegneria del territorio tra la Lensistem di cui ero consulente e di cui l'amministratore delegato era l'ingegnere Luciano Berarducci e il gruppo Maniglia società che si sarebbe dovuta chiamare Idro-Sicilia. Feci anche un viaggio a Palermo con l'ingegner Luciano Berarducci dove in linea di massima ci si accordò su quello che dovevano essere le attività della nuova società, dopo breve tempo però iniziarono i problemi, i vari problemi dell'ingegnere Maniglia e la cosa non... alla cosa non fu dato seguito.
PRESIDENTE: Problemi giudiziari lei intende dire?
FP: Problemi anche... no, all'epoca erano problemi finanziari anche perché lui si era imbarcato in operazioni in Arabia Saudita...
P.M.: Si, si.
FP:...che erano state piuttosto tragiche dal punto di vista finanziario per il gruppo.
P.M.: Ecco lei ha detto che lei fu posto in contatto con il Maniglia da Gigi Cheli.
FP: Sissignore.
P.M.: Gigi Cheli le spiegò per procurare questo contatto chi era Maniglia, lo definì in qualche modo particolare?
FP: Guardi io in quella occasione sentii per la prima volta parlare dei cugini Nino ed Ignazio Salvo perché Gigi Cheli mi disse che l'ingegnere Maniglia era un grosso imprenditore parlermitano, siciliano emergente, diceva, e che aveva oltretutto la possibilità e la capacità di avere le spalle finanziariamente molto coperte perché ben voluto o perché socio dei cugini Nino e Ignazio Salvo nel specifico settore delle costruzioni. Mi spiegò chi erano i cugini Salvo, come funzionava il problema delle esattorie in Sicilia etc... etc...[NDR: i Salvo prendevano il 15% di tutte le tasse pagate in Sicilia come diritto di esazione...d'accordo con il governo-ombra dell'Italia]
P.M.: Lei...
FP:...e credo estremamente liquidi mi disse.
P.M.: Lei ha già parlato di un suo viaggio a Palermo insieme a Berarducci...
FP: Si.
P.M.: ...cui incontra il Maniglia. Ora lei nel corso di questo viaggio o eventualmente di altro viaggio in Sicilia, se è si lo specifichi, ha avuto incontri con esponenti mafiosi?
FP: Ma io non è che ho avuto incontri con esponenti mafiosi perché l'esponente mafioso fosse stato accreditato come tale, mi fu...
P.M.: O con quelli che poi ha saputo essere.
FP: Mi fu consigliato in questa operazione propedeutica diciamo cioè in un'operazione propedeutica a riguardo della costituzione di... cioè dalla costituzione di Idro-Sicilia e dell'avvio dei lavori di Idro-Sicilia di essere ad un certo momento di ottenere il placet o perlomeno l'assenso di un personaggio che si chiamava Salvatore Di Maggio.
P.M.: Non è esattamente Salvatore quindi le... per caso fu usato un diminutivo quando...
FP: Saro, Saro, Di Ma....
P.M.: Le fu detto Saro Di Maggio.
FP: Saro Di Maggio. Io ho detto...
P.M.: Chi gli...
FP: ...Salvatore perché penso che tutti sanno...
P.M.: No, però le fu detto Saro.
FP: Sissignore.
P.M.: Chi le consigliò di mettersi in contatto, di avere il placet di questa persona?
FP: Senta io sinceramente non me lo ricordo il nome, ma era un geometra o un ragioniere della impresa Maniglia, però il nome sinceramente non me lo ricordo.
P.M.: Intervenne o meno questo placet di Saro Di Maggio?
FP: Ma guardi io sinceramente, diciamo francamente andai ad omaggiare diciamo così questa persona che era una persona molto anziana, ricordo che era malato agli occhi per cui andai ad omaggiare questo signore nè,... io non è che mi presentai e dissi "Voglio il suo assenso o la sua benedizione per andare a fare Idro-Sicilia." cioè lui evidentemente sapeva perché andavo da lui, mi fermai un'oretta lì etc... etc... poi dissi che sarei dovuto andare dall'ingegnere Maniglia etc... etc... e lui mi disse che l'ingegnere Maniglia era una bravissima persona. Basta, quindi non è che io andai a chiedere il permesso per fare, cioè per andare avanti nel progetto Idro-Sicilia...
PRESIDENTE: Ma lei si rese conto che era un mafioso il...
FP: Non sono sciocco, credo di non essere sciocco.
P.M.: Si ricorda dove lo incontrò?
FP: Certo, lo incontrai su per le montagne in una specie di lampo.
P.M.: Se posso sugge... era per caso Bellolampo?
FP: Bellolampo. E c'era una specie di allevamento di capre o di qualche cosa del genere con una specie di macelleria all'ingrosso.
P.M.: L'anno era?
FP: '79.
P.M.: '79. Per quanto a sua conoscenza il senatore Claudio Vitalone aveva rapporti con i cugini Salvo?
FP: Guardi io sinceramente siccome non conosco i cugini Salvo personalmente e il senatore Vitalone l'ho visto una volta sola in vita mia, quindi non posso dare delle...
P.M.: Personalmente...
FP:...cioè posso riferire quella che era il vox populi però...
P.M.: No, no...
FP:...credo che non sia, non vada assolutamente...
P.M.: Lei ha saputo, ha diciamo avuto conoscenza di questi rapporti da altre persone?
FP: Allora un rappor...
P.M.: No, non ha già detto...
FP:...un rapporto preciso, un racconto preciso quindi usciamo dalla vox populi...
P.M.: Esattamente.
FP:...dicevo prima io... perlomeno un rapporto di conoscenza tra il senatore Vitalone e credo soprattutto Nino Salvo, il signor Nino Salvo lo ha avuto dall'avvocato Alfonso Conte...
P.M.: Benissimo
PRESIDENTE: Alfonso?
FP: Alfonso Conte.
PRESIDENTE: Conte.
FP: In quanto Alfonso Conte era un grande amante degli yacht e aveva sempre degli enormi, dei grandi yacht e mi pare che nell'81 mi aveva raccontato che avevano fatto o l'anno prima o quell'anno, perché io lo vidi a fine luglio a Montecarlo sul suo yacht che si chiamava Laura all'epoca, e avevano fatto una crociera di concerto, cioè uno insieme all'altro in cui c'erano stati la barca di Nino Salvo mi sembra, non di Ignazio, di Nino Salvo, poi si era aggiunta la barca dell'ingegnere Maniglia e poi c'era la barca dei Caltagirone mi sembra, non dei Caltagirone, si, dei Calta... di Gaetano Caltagirone.
P.M.: Comunque lei ha appreso quindi dell'esistenza di questi rapporti dall'avvocato Conte...
FP: Alfonso Conte.
P.M.:...che non è vox populi, è uno...
PRESIDENTE: E in questa barca c'era Vitalone, in queste barche c'era...
FP: No, lui mi raccontò che praticamente il senatore Vitalone faceva un pò... passava un pò di tempo sulla barca di uno, un pò di tempo sulla barca dell'altro etc... etc...
PRESIDENTE: In questa occasione dico, in questo...
FP: Esattamente.
P.M.: Lei ha sentito parlare dai Salvo e se... dei Salvo e se è si in che termini da parte dell'immobiliarista milanese Virgilio?
FP: Si, certo.
P.M.: In che termini gliene parlò il Virgilio?
FP: Il Salvo... il Virgilio me ne parlò raccontandomi ancora una volta che erano degli uomini estremamente potenti in Sicilia ed estremamente diciamo... estremamente potenti in termini di potere politico e potere reale ed estremamente potenti in termini di potere finanziario.
P.M.: E questo colloquio più o meno con il Virgilio a che anni risale?
FP: Glielo posso dire precisamente, la prima volta che anche lui mi parlò dei cugini Salvo fu sempre in un certo ambiente a Montecarlo che frequentava anche il Virgilio e stiamo parlando dopo l'estate '81 perché io conobbi Virgilio nell'estate '81.
P.M.: Passiamo ad altro argomento ed all'ultimo argomento così concludiamo. Signor Pazienza lei è stato detenuto negli Stati Uniti insieme, nello stesso carcere in cui è stato detenuto Gaetano Badalamenti?
FP: A fine estradizionali io fui arrestato il 4 marzo del 1985 a New York dove risiedevo e fui portato al Metropolitan Correctional Center in quanto in prigione federale e dalla prigione federale dipendono i problemi estradizionali. Per una questione di sicurezza perché la Polizia Doganale Americana che mi aveva arrestato a fini estradizionali aveva una informazione di intelligence per cui... che poi riferì l'agente Donelan, Speciale Donelan riferì ufficialmente...
PRESIDENTE: Agente Speciale?
FP: Donelan. Riferì ufficialmente il 15 luglio dell'85 nella Corte Federale presieduta dal Giudice Bryenat Bologna, Roma, Y...
PRESIDENTE: Per gli agenti, deve fare lo spelling per gli agenti.
FP: Si, allora Donelan è Domodossola, erano due gli agenti allora per essere precisi; uno è Donelan Domodossola, Otranto, Napoli, Empoli, Livorno, Ancona, Napoli. L'altro è Galligan che è Genova, Ancora, Livorno, Livorno, Imola, Genova, Ancora, Napoli. E Donelan ripetè poi di fronte al Giudice Federale Bryeant che è Bologna, Roma, Y, Empoli, Ancona, Novara, Torino, che vi era un pericolo per la mia incolumità dovuta ai servizi segreti italiani. Quando loro mi accompagnarono al Metropolitan Correntional Center parlarono con il facente funzioni di direttore dicendo di mettermi nel posto più sicuro che vi fosse per la incolumità personale che ci fosse nel Metropolitan Correctional Center. E così fui messo nell'ala cosiddetta 9 sud, l'ala 9 sud era l'ala dove in quel momento erano detenuti anche diciamo così la "Crema" delle grandi famiglie mafiose di New York perché vi erano stati gli arresti dei principali capi-mafia newyorchesi. Nell'ala 9 sud era detenuto anche Gaetano Badalamenti.
P.M.: Lei che tipo di rapporto instaurò con il Badalamenti, se lo instaurò?
FP: Le spiego immediatamente; Badalamenti ad un certo momento io fui messo nella... fui piazzato... cioè il 9 sud era la grande sicurezza, poi c'era una piccola ala del 9 sud dove era ancora più sicuro del resto diciamo, una specie di isolamento di sicurezza. Io fui messo prima nell'isolamento di sicurezza, quindi isolato completamente da qualsiasi rapporto con qualsiasi persona per circa un mese, dopodiché fui passato nell'ala normale diciamo così del 9 sud e fui messo da solo, poi arrivarono un paio di persone, comunque praticamente ero basicamente da solo. Badalamenti io lo avevo conosciuto semplicemente perché vi era a piano terra una specie di salone che era il salone dove c'erano gli incontri dei detenuti con i loro avvocati, questo salone era fatto da una parte centrale e più delle stanze che partivano a raggio chiuse dove si incontrava l'assistito con il suo avvocato. Quindi io avevo conosciuto Badalamenti in questa area comune diciamo così perché Badalamenti passava tutto il tempo nell'ala... in una cameretta che partiva da questa aerea a raggiera, cameretta che era sempre a sua disposizione perché lui era imputato nel processo Pizza Connection e per il sistema giudiziario americano lui aveva diritto ad ascoltare anche tutta la mole di cassette registrate di conversazioni tra i coimpu... tra imputati, lui etc... etc... per cui lui passava dalla mattina alle 8.00 alle sera alle 8.00 tutto il tempo in questa saletta che addirittura la sera veniva chiusa a chiave in maniera da non dovere ogni volta traslocare cassette, tutto l'armamentario dovuto a queste cose, perché lui era insieme, detenuto insieme al figlio più grande, Vito Badalamenti ed ad un nipote che era Vincenzo Randazzo, quindi erano sempre... quella stanzetta era sempre composta dai tre... da queste tre persone e quindi io lo conobbi ovviamente in quella occasione. Una notte successe un fatto cioè il compagno di cella di Gaetano Badalamenti che se non erro era un sindacalista americano incolpato di alcuni crimini federali, ma non so quali esattamente fossero questi crimini federali, ebbe un infarto per cui questo sindacalista fu trasferito immediatamente all'ospedale Bellevue che sarebbe l'ospedale convenzionato con il Metropolitan Correctional Center per problemi che non possono... problemi di salute che non possono essere trattati all'interno dell'istituto carcerario. E la notte alle 2.00, 2.30 di notte mi fu aperta la cella non dalla guardia ma... cioè dalla guardia ma accompagnato da Carmine Persico detto Junior che era il capo della famiglia Colombo e mi disse in inglese "Prendi tutta la tua roba perché ti devi spostare subito con Gaetano Badalamenti." e così io alle 2.00 impacchettai quelle quattro cose che avevo e mi tresferii nel letto superiore del letto a castello nella cella di Bada... Gaetano Badalamenti e rimasi due, tre mesi con Gaetano Badalamenti.
P.M.: Quindi lei è stato nella stessa cella di Gaetano Badalamenti per due o tre mesi.
FP: Più tre mesi che due.
P.M.: Oh, lei ha avuto occasione di parlare con il Badalamenti del suo difensore di allora l'avvocato Di Pietro Paolo?
FP: Si, allora innanzitutto devo dire che io praticamente Badalamenti lo vedevo solamente la sera dopo le 8.00 perché ovviamente lui tornava e quindi lo vedevo dopo le 8.00. Un giorno vide che mi stavo... stavo preparando un sacco di carte, ordinando delle carte e mi chiese... una sera, e mi chiese dice "Ma hai... che devi fare?" allora gli dissi "Guardi, guardate anzi, gli davo del voi, guardate domani arriva il mio oramai ex avvocato dall'Italia..." perché non ricordo se avessi già fatto l'esposto alla Consiglio dell'Ordine di Roma o comunque mi apprestassi a farlo, comunque avevo comunicato a Maurizio Di Pietro Paolo che era mia intenzione irrevocabile di revocargli l'incarico difensivo. E allora mi disse "Chi è il tuo avvo... cioè quei discorsi che poi... come si chiama, chi non è, chi è, chi non è etc... etc..." dissi "Si chiama Maurizio Di Pietro Paolo, è di Roma etc... etc... me lo ha presentato l'avvocato Vilfredo Vitalone che è il fratello del senatore Claudio Vitalone." gli spiegai come la figura dell'avvocato Maurizio Di Pietro Paolo. Allora ricordo che rimase qualche istante zitto e poi mi chiese dice "Tanto tu, dice, tu sai che io rimango tutto il giorno giù, sono sempre giù etc... etc... vorrei parlare con... vorrei scambiare quattro chiacchere con l'avvocato Maurizio Di Pietro Paolo." Dico "Va bè, non c'è nessun problema, dico, non so se arriverà nella mattina o nel pomeriggio, però penso la mattina perché arriva al pomeriggio tardi dall'Italia e quindi l'indomani viene... l'indomani mattina viene e quindi se non viene domani mattina verrà dopodomani mattina." E in effetti poi la mattina successiva accompagnato dall'avvocato Edward Morrison che era uno dei miei avvocati americani arriva Maurizio Di Pietro Paolo. Ci mettiamo in una di quelle salette, stanze che partono a raggiera in questa sala, abbiamo un incontro piuttosto spiacevole, piuttosto... cioè come può essere spiacevole quello tra un cliente che dice all'avvocato "Tu mi hai tradito per questo, questo, questo, questo e questo" e quello che invece dice che non è vero, insomma un incontro non molto piacevole, sempre presente l'avvocato Morrison a cui spiegavo perché il Di Pietro Paolo non parlava né intendeva una parola di inglese più o meno traducevo contemporaneamente in inglese quello che mi stavo dicendo con l'avvocato Di Pietro Paolo. Terminato in termini diciamo urbanissimi questo incontro gli dissi "Guarda che... guardi, guarda che c'è il signor Badalamenti che vorrebbe scambiare due parole con te." e lui disse "Va bè." allora bussai alla porta dove erano Badalamenti, Gaetano Badalamenti, Vito Badalamenti e Vincenzo Randazzo e gli presentai l'avvocato Maurizio Di Pietro Paolo.
P.M.: Che cosa fece o disse il Badalamenti quando...
FP: Scusi non ho capito una parola, non ho sentito una...
P.M.: Che cosa disse o fece il Badalamenti quando incontrò l'avvocato Di Pietro Paolo?
FP: Allora Badalamenti praticamente gli chiese dice "Lei è un amico del senatore Vitalone." lui naturalmente annuì che la cosa era vera, gli devo dire che la prima volta che vidi... Badalamenti era un personaggio estremamente intelligente, estremamente... cioè non lasciava mai trasparire sul suo volto nessuna emozione, era assolutamente freddo, non alzava mai la voce, non dico usava una parola sconveniente ma neanche una parola che non fosse ad un certo momento fuori dalla assoluta normalità lessica, senza parolacce perché erano assolutamente fuori... una cosa molto intelligente, ovviamente di cultura molto modesta però molto intelligente. Io vidi ad un certo momento Badalamenti rivolgersi a... non mi aveva detto perché voleva parlare con Di Pietro Paolo, mi era sembrata semplicemente una forma di curiosità così conoscere questo avvocato italiano che veniva dall'Italia. Diciamo gli fece una filippica sempre in senso, in termini molto educati però con parole di gelo proprio e il succo di questa filippica era che praticamente si dovevano vergognare di non avere... di avere permesso anzi l'arresto dei due cugini Nino ed Ignazio Salvo dice "perché erano sempre stati a disposizione del Partito della Democrazia Cristiana, mi ricordo, e del Partito di Andreotti." questo è quello che lui disse. E quando cominciò a parlare io capii al volo dove voleva andare a parare e allora... un momento lui fece uscire sia Vincenzo Randazzo sia il figlio, quindi rimase, rimanemmo io, Gaetano Badalamenti, Di Pietro Paolo e l'avvocato Morrison, quando cominciò ad affrontare questo problema che io non conoscevo chiesi anch'io al Gaetano Badalamenti "Senta volete che usciamo io e l'avvocato Morrison?" perché mi sembrava che la cosa non... cioè fosse molto delicata ed invece lui mi disse di restare ed io restai quindi, ascoltai questa conversazione e Di Pietro Paolo rimase piuttosto diciamo così non sconvolto però abbastanza male per quello che stava dicendo Gaetano Badalamenti tanto che l'avvocato Morrison che non capiva una parola di quello che Badalamenti stava dicendo a Di Pietro Paolo mi parlò in inglese in un orecchio e mi dice "Ma cosa sta dicendo Badalamenti perché vedo... dice... mi ricordo che disse, usò la parola (parola non chiara) disse...
VOCI FUORI MICROFONO
FP:...sto vedendo Di Pietro Paolo piuttosto arrabbiato insomma di quello che sta dicendo Badalamenti.
PRESIDENTE: La parola in inglese qual'è?
FP: Upset, Udine, Palermo, Savona, Empoli, Torino.
PRESIDENTE: Che significa?
FP: Arrabbiato, alterato più che arrabbiato, alterato.
VOCI FUORI MICROFONO
FP: Prego?
VOCI FUORI MICROFONO
FP: Esatto. E quindi io praticamente gli traducevo rapidamente il significato di quello che stava dicendo, di quello che stava dicendo Badalamenti a...
PRESIDENTE: Di Pietro Paolo.
FP:...Di Pietro Paolo. La cosa finì lì perché Di Pietro Paolo non ebbe neanche la... non dico la forza, la presenza di spirito, non aveva argomenti, cominciò a balbettare che quello... loro non ci entravano niente e che era un problema di carattere giudiziario per cui ad un certo momento quello che faceva la Magistratura loro non potevano assolu...
PRESIDENTE: Loro chi, loro?
FP: Loro perché lui in quel momento si prendeva il brevetto anche di essere avvocato, avvocato vicino alla nella Democrazia Cristiana, avvocato vicino ai fratelli Vitalone, avvocato vicino alla corrente dell'onorevole Andreotti. La cosa non durò molto, anzi durò poco per cui si salutarono formalmente e se ne andò. La sera poi dopo le famose ore 20.00 quando tornarono... Badalamenti molto correttamente mi disse "Non è che ti sei arrabbiato per quello che io ho detto a... come si chiama?
P.M.: Di Pietro.
FP: All'avvocato Di Pietro Paolo?" Dico "No, per carità, poi, dico lei, voi sapete che io oltretutto questo qua l'ho anche mandato via per cui a me non interessa assolutamente." e fu l'unica volta in cui parlammo con Badalamenti di questioni che non fossero la partita a briscola, tanto che facevamo ogni sera la partita a scopa che seguiva la briscola e lui mi disse appunto che la maniera con cui si erano comportati nei confronti di Nino e di Ignazio Salvo a suo avviso era un non ripagare ad un certo momento quanto avevano fatto politicamente queste due persone nei confronti della Democrazia Cristiana [NDR: soldi in cambio di voti]. In più parlammo, mi disse che lui in effetti... si parlò... allora a quel punto si trovò l'occasione di parlare un pò di questioni politiche e che lui mi ha detto che conosceva benissimo di Nino e di Ignazio Salvo, conosce... cioè era amico dell'onorevole Salvo Lima, non aveva mai visto, mi disse, e conosciuto l'onorevole... il senatore Giulio Andreotti, ma aveva visto una volta il dottor Claudio Vitalone durante un'interruzione di un processo che però non ricordo se fosse a Bari o a Reggio Calabria e che lo vide quando era ancora magistrato durante un'interruzione di questo processo.
P.M.: Quindi che cosa le spiegò... che cosa rimproverava il Badalamenti a Di Pietro Paolo considerato rappresentazione di quel gruppo politico che non fossero intervenuti per l'arresto...
DIFESA: Presidente solo che cosa rimproverava...
PRESIDENTE: Che cosa...
DIFESA: ...non c'è bisogno...
P.M.: Che cosa rimproverava?
FP: Non rimproverava in termini generali in una, secondo me, concezione molto, come si dice, semplicistica che poteva avere una persona come Gaetano Badalamenti che i due cugini Nino e Ignazio Salvo fossero stati arrestati e trattati da volgari delinquenti quando invece erano delle persone perbene e oltretutto avevano fatto tanto, a sua detta, nei confronti dell'aiuto e della struttura della... il partito di Andreotti lui lo chiamava, perché non è che lui usasse delle terminologie molto raffinate diciamo così, però stabilendo anche il fatto, mi disse, perché poi certamente "Ma tu a questo lo conosci, questo non lo conosci..." perché lui aveva conosciuto solo parlo ovviamente di (parola non chiara) a livello nazionale che aveva conosciuto Ruffini, l'onorevole Ruffini, che aveva conosciuto Vitalone ma dall'epoca non mi pare che Vitalone fosse ancora ovviamente un senatore, però poi mi disse dice "No, io Andreotti non l'ho conosciuto." questo è quello che mi disse.
PRESIDENTE: Vuole ricordare la data di questo incontro, di questo episodio? La data.
FP: Guardi la data io posso darle più o meno la data, però direi che se proprio si vuole essere ad un certo momento precisi al millimetro basta con una rogatoria internazionale chiedere l'ultima volta che l'avvocato Maurizio Di Pietro Paolo è entrato perché ci sono le tracce, al... nel Metropolitan Correctional Center di New York. Comunque io colloco questa data nella seconda metà del 1985 però, ripeto, basta vedere in rogatoria internazionale, non è che vi voglio dare... cioè perché poi magari voi la... "No, tu hai detto una sciocchezza." però se si... sia dalla Federal Bureau of Prisons che sarebbe il sistema federale delle prigioni americane, l'ultima data in cui nel 1985 è entrato Maurizio Di Pietro Paolo nel Metropolitan Correctional Center si ha esattamente la data e il giorno in cui questo colloquio è avvenuto.
PRESIDENTE: Va bè.
P.M.: E ricorda nient'altro di quella conversazione esattamente per... se riesce a ricordare le parole esatte del Badalamenti e che espressioni usò per indicare quel gruppo politico che nei cui confronti sa... che i Salvo avevano appoggiato e che quindi dal quale non dovevano essere traditi a suo giudizio.
FP: Ripeto quello che ho detto pochi miniti fà; il Badalamenti era una persona molto intelligente ma culturalmente non era diciamo così molto raffinato per cui lui parlava o della Democrazia Cristiana con inflessione molto siciliana "U partitu di Andreotti."
P.M.: E disse qualcos'altro sull'incontro che aveva avuto lui stesso con il Claudio Vitalone nel periodo in cui questo ultimo era ancora magistrato?
FP: Guardi...
P.M.: L'interruzione del processo?
FP:...non mi ricordo...
P.M.: Riuscì a capire a che cosa faceva riferimento?
PRESIDENTE: Questo non lo abbiamo capito...
FP: Guardi sinceramente...
PRESIDENTE: ...questo non lo abbiamo capito.
FP: Lo so però io vi sto riportando quello che mi ha detto Badalamenti...
PRESIDENTE: Ma lui era imputato in quel processo?
FP: Lui era imputato in quel processo, quello è sicuro perché quello me lo disse e incontrò il senatore che all'epoca era magistrato durante una recessione del processo, quindi...
PRESIDENTE: Una pausa.
FP:...una pausa del processo, ecco.
PRESIDENTE: E lo vide a solo, lo vide passare, ecco?
FP: No, mi disse, no, mi disse che si incontrò con lui.
P.M.: Il P.M. ha concluso.
PRESIDENTE: La Difesa?
DIFESA: La Difesa chiede il differimento del controesame per consentire al collega Sbacchi di partecipare a questa seconda fase.
PRESIDENTE: Va bè, e allora il Tribunale prende atto della richiesta della Difesa e fissa una nuova udienza per il controesame che avverrà il prossimo 10 dicembre 1996 ore 9.30 e quindi si dispone la tradu... la ritraduzione del detenuto Pazienza in questa aula per il giorno 10 dicembre ore 9.30. Può andare.
FP: Grazie.
INTERRUZIONE
PRESIDENTE: A questo punto può... lo possono portare via, si, si possono portare via. E questa traduzione...
VOCI FUORI MICROFONO
PRESIDENTE: Va bè. Comunico che il Tribunale nei giorni 12, 13 ed eventualmente 14 procederà all'esame di un collaborante in Roma per motivi di sicurezza e quindi per i motivi di cui all'ordinanza del 29/10/96. L'udienza... allora la prossima udienza è il giorno 26, quindi rinvio al giorno 26 novembre ore 9.30. L'udienza è tolta.
FINE REGISTRAZIONE