Sindrome
dei Balcani: garantisce l'U-238
Ovvero
l'uranio impoverito: saliti a 7 i militari morti, 14 quelli gravemente
ammalati. Tutti reduci da Bosnia e Kosovo.
http://www.ilfatto.rai.it/schede/20010108PU.htm
Triste argomento del giorno l'uranio impoverito, diventato alternativa alla mucca pazza che, a suo tempo, ha sostituito i discorsi sull'Aids. La gente non sapeva niente di quest'elemento e credo che anche adesso pochi si rendano conto di che cosa vuol dire impoverito. C'è una novità nella storia delle guerre, un po' come quello che accadde coi gas asfissianti quando tornavano indietro. L'uranio diventa pericoloso non solo per il nemico, ma anche per chi lo usa.
E' giustificato l'allarme uranio impoverito?
Falco Accame: direi che è pienamente giustificato. Abbiamo una lunga esperienza di vicende analoghe dopo la guerra del Golfo
Alberto Malliani: penso di sì per molti motivi. Il primo è un motivo epocale: l'uomo tecnologico ha sempre più difficoltà a tenere sotto controllo gli strumenti che lui stesso produce, un po' come Prometeo che si scotta col suo stesso fuoco. Il secondo motivo è che la società militare, una volta in più, ha eluso il controllo della società civile
Questi proiettili sono stati usati in tutte le ultime guerre?
Fernando Termentini: per quanto a me noto, sono stati usati nella guerra del Golfo e adesso in Kosovo
Valerio Calzolaio: com'è noto non vengono utilizzati dalle Forze Armate italiane. Tuttavia fanno parte di vari armamenti della Nato e di altri eserciti e quindi direi di si, probabilmente è stato usato in molte delle guerre recenti a partire dall'Iraq
Generale, lei che ha coordinato operazioni di sminamento in e nel Kosovo, ha trovato la prova dell'utilizzo di questi proiettili?
Fernando Termentini: in Kosovo sicuramente si': ho trovato sia carri colpiti con proiettili all'uranio impoverito
Come è possibile che i vertici militari italiani, presenti anche nella Nato, non sapessero dell'uso di queste armi?
Falco Accame: abbiamo i servizi segreti che mi pare abbiano raccolto settanta milioni di informazioni sugli italiani - che sono cinquanta milioni - e mi sembrerebbe incredibile che, tra tutte queste informazioni, non abbiano raccolto nulla non dico sull'avversario, che può essere difficile, ma sugli alleati
Valerio Calzolaio: all'interno delle Forze Armate vige un principio di conoscenza reciproca, ma anche di grande riservatezza; c'è un carattere difensivo per ogni informazione. I Governi dovevano sapere di più, tutti i Governi europei lo hanno chiesto, anche l'Italia, e se qualcosa non ha funzionato, nel raccordo tra Nato e singoli Governi , dovrà essere cambiato nel futuro
Onorevole lei ha lanciato l'allarme a marzo dell'anno scorso. Da allora, che cosa è stato fatto?
Valerio Calzolaio: il Governo italiano è l'unico dei Paesi dell'Unione Europea che ha partecipato con un proprio incaricato alla verifica sul campo dell'eventuale contaminazione all'inizio di novembre, il Governo italiano è l'unico che ha già predisposto una Commissione tecnico-scientifica in grado di partecipare a una missione internazionale per aiutare anche la popolazione civile. E' ovvio che in ex Jugoslavia, teatro di guerre e anche oggi di delicati conflitti, si può intervenire soltanto sotto un mandato internazionale
Quali precauzioni devono prendere i militari o i civili che sono stati o sono in quelle zone?
Alberto Malliani: le migliori precauzioni sarebbero prevenzioni, e cioè non venire a contatto con l'uranio impoverito. Una volta avvenuto tale contatto, io non ne conosco di precauzioni…
Quali sono i sintomi che devono allarmare i soggetti a rischio?
Alberto Malliani: dipende molto dalla quantità di radiazioni assorbite. Radiazioni massicce, e non è il caso, danno la sindrome neurologica o quella gastrointestinale. Qui si parla di affezioni del sangue, di leucemia… sintomi di una leucemia acuta sono: febbre, pallore, astenia. Però bisogna non popolare l'orizzonte di fantasmi
Senatore Accame, cosa stanno facendo le autorità militari per i malati o per le famiglie colpite da lutto?
Falco Accame: per adesso non ha fatto niente, nel senso che questi poveri ragazzi si sono dovuti perlopiù curare da soli, con delle spese enormi per la famiglia e con uno stress terribile. C'è a mio parere una grande mancanza di umanità, una grande mancanza di amore verso il soldato, verso la bassa truppa
Può esserci correlazione tra l'uso di queste munizioni e le recenti vittime?
Alberto Malliani: io penso di sì, altri diranno di no. Io dico però che l'esperimento tragico che è avvenuto è troppo complesso perché se ne possa avere in brevissimo tempo la soluzione
Valerio Calzolaio: le commissioni mediche ci diranno se c'è una correlazione fra l'utilizzo di queste armi e i militari che le maneggiano o fra morti e danni di lungo periodo fra la popolazione civile e fra i militari vittime
Cosa pensa della Commissione di inchiesta?
Falco Accame: cosi' com'e' e' inaccettabile, perche' viene proposta dal Ministero della Difesa che e' la principale parte in causa in questa vicenda, poiche' non ha informato a tempo debito le nostre truppe
Perche' i soldati italiani in missione in Kosovo sono stati informati solo nel novembre del 1999, cioe' sei mesi dopo la fine della guerra?
Falco Accame: noi siamo parte della Nato, il capo del comitato militare della Nato e' l'ammiraglio Guido Venturoni, quindi piu' dentro al cuore delle informazioni non ci siamo che noi. Per di piu' anche il comando del sud Europa e' di un vice-comandante della aeronautica militare italiana e il comandante della base di Aviano, da cui sono partiti tutti i raid, e' un colonnello dell'aeronautica italiana. Le informazioni erano nelle nostre mani
Valerio Calzolaio: quando sono esplosi quei proiettili o sono stati mitragliati e si sono conficcati nel terreno senza esplodere, non c'erano soldati italiani, c'era un conflitto di tipo diverso. Le nostre truppe sono arrivate per monitorare il lento ritorno alla pace, alla convivenza civile e sono state dotate di schede informative. Forse ci sono stati ritardi e sottovalutazioni, tuttavia abbiamo cercato di correggere quei limiti via via che diventavamo consapevoli dei rischi che i nostri ragazzi potevano correre
Fino a ieri il nostro Governo ha negato l'uso dell'uranio in Bosnia. E' ammissibile che fosse all'oscuro delle scelte militari?
Falco Accame: e' assolutamente impossibile, perche' i capi dei servizi segreti fanno capo alla Presidenza del Consiglio nonche' al Ministro della Difesa. Avevano il dovere di riferire tutto cio' che sapevano . Sono rimasto sbalordito quando alle interrogazioni parlamentari sul primo caso in Italia, quello di Salvatore Vacca, hanno risposto che non ci poteva essere nessuna relazione con l'uranio impoverito per il semplice fatto che in Bosnia non era stato usato
Valerio Calzolaio: e' possibile che il circuito di informazione fra Nato e singoli Governi non avesse posto sufficiente attenzione su questa cattiva scelta. E' ovvio che il Governo italiano ha gia' spiegato che non potra' accadere la stessa cosa in futuro
Non e' pericoloso un esercito che non e' sotto il controllo della politica?
Valerio Calzolaio: le Forze Armate tendono a funzionare con grande riservatezza in una logica difensiva. E invece non tutte le domande che si fanno a un rappresentante dell'esercito ha una logica di processo, di inquisizione. Occorre trovare il modo di coinvolgere l'opinione pubblica, di fare scelte trasparenti e di evitare anche sul piano militare atti dannosi per la vita sul pianeta e per la convivenza civile di medio e lungo periodo anche fra popoli limitrofi
Non c'e' gia' in questa storia un perdente, per esempio il Governo?
Valerio Calzolaio: il Governo e il parlamento si sono mossi unitariamente in questi mesi e dobbiamo farlo ancora di piu' in futuro rispetto alla crescente preoccupazione nell'opinione pubblica, assolutamente legittima, e alla quale, senza strumentalizzazioni, si deve dare una risposta
Falco Accame: c'e' un grande responsabile, quello che ha ordinato operazioni militari senza preoccuparsi di appurare quali rischi prevedibili poteva correre il personale militare e civile che vi veniva impegnato
In un memorabile libro di Hasek, un romanziere cecoslovacco, 'Il buon soldato Schweyk', sta scritto: Il soldato non deve pensare. Per lui pensa il superiore. Quando pensa.