Unione Sarda, 26 giugno 2001  ESTERI  Pagina 5
Washington.
Le prime conferme arrivano da uno studio voluto dal governo
«Attenti all’uranio impoverito»
Accame: «Smentita la commissione Mandelli»
http://www.unionesarda.it/unione/2001/26%2D06%2D01/esteri/est01/a01.html

WASHINGTON  Per quasi mezzo secolo le autorità Usa hanno distribuito ad impianti pubblici, industrie private e laboratori di ricerca oltre 250 mila tonnellate di uranio riciclato sottovalutando i pericoli alla salute e all’ambiente di tale materiale. L’esito dei nuovi studi governativi è stato pubblicato ieri dal quotidiano ’Usa Today’. «Sarà banale ma...l’avevamo detto». commenta il maresciallo Domenico Leggiero componente dell’osservatorio per la tutela del personale militare. E aggiunge: «Adesso si aprono scenari preoccupanti per chi era ai vertici dell’esercito». «Non solo l’avevamo detto noi -spiega Leggiero- ma anche gli americani, anche se avevano evitato la certezza scientifica. Ma le direttive emanate a suo tempo e l’opera di informazione fatta dalla Nato dovevano essere considerate in modo più professionale dall’allora vertice dell’esercito, generale Cerbone, e da chi doveva essere il massimo garante della salute dei suoi dipendenti: l’allora ministro Mattarella». Ancora più esplicito Falco Accame, presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime arruolate nelle forze armate: «La notizia secondo cui gli Usa riconoscono la pericolosità dell’uranio impoverito smentisce nel modo più clamoroso i risultati della commissione Mandelli e del ministero della difesa secondo cui l’uranio impoverito era da considerarsi innocuo».

Solo nel 1999 le autorità Usa hanno cominciato ad ammettere che il materiale all’uranio poteva avere causato danni gravi alla salute di migliaia di persone (per le insufficienti precauzioni adottate nella manipolazione). I nuovi documenti ottenuti dal quotidiano mostrano che il numero di impianti che hanno ricevuto dal 1952 al 1999 l’uranio riciclato usato nell’industria nucleare è molto più ampio di quanto finora ritenuto (sarebbero oltre un centinaio). L’idea iniziale delle autorità Usa che i residui radioattivi contenuti nel materiale riciclato presentassero rischi minimi per la salute dei lavoratori è stata contraddetta dalla realtà. La spiegazione scientifica è che i residui di plutonio ed altri elementi radioattivi presenti (in scarse quantità) nel materiale riciclato sarebbero stati trattati negli impianti con procedimenti che concentravano, inconsapevolmente, i materiali contaminanti a livelli pericolosi. I danni si sarebbero estesi anche all’ambiente. Ad esempio tracce di technetium-99 (un elemento radioattivo) trovate nelle falde idriche di Hematite (un paesino del Missouri) sarebbero imputabili alla presenza nell’area di un impianto Mallinckrodt Chemical per il riciclaggio dell’uranio, per la produzione di barre nucleari destinate ai reattori nucleari.

«Riteniamo che la contaminazione ambientale, che ha raggiunto l’acqua potabile dell’area, sia dovuta al programma di riciclaggio nucleare», ha affermato Ron Kucera, un funzionario del dipartimento delle risorse naturali del Missouri. Il technetium-99 ha una durata di 213 mila anni e si trasmette facilmente attraverso il suolo e l’acqua. Il materiale sospetto sarebbe stato inviato inoltre a diversi laboratori di ricerche universitari. Sulla carta il materiale conteneva quantità minime di materiale contaminante. Ma alla luce delle nuove rivelazioni i laboratori universitari potrebbero avere usato tecniche di manipolazione del materiale in grado di provocare danni alla salute del personale partecipante, rivelano i nuovi documenti.