Il Tempo
Sabato 3 Marzo 2001
ALGERIA: LE VERITÀ NASCOSTE

NEI giorni scorsi è stato presentato a Madrid il libro La Sale Guerre (La sporca guerra) dell’ex tenente dell’esercito algerino Habib Suaidia, con un’introduzione del magistrato italiano Ferdinando Imposimato. Il libro avrebbe dovuto suscitare una certa curiosità in Italia, se non altro per la presenza di Imposimato, invece è stato passato regolarmente sotto silenzio se si eccettua un breve trafiletto a fondo pagina ben nascosto all’interno del «Corriere della Sera». Il contenuto del libro è infatti di quelli da mettere in grande imbarazzo i sostenitori del «pensiero unico» e del modello unico democratico e occidentale. Suaidia è un ufficiale algerino di 31 anni. È entrato giovanissimo nell’esercito animato da spirito patriottico, si è sempre comportato con coraggio e devozione verso il suo Paese, insomma un buon prodotto dell’Accademia militare di Cherchell. Finché un giorno viene mandato di stanza a Villa Copawi dov’è il quartiere generale di élite. Suaidia si accorge immediatamente a Villa Copawi non si fa normale vita di caserma. Negli scantinati vengono torturati a morte dei prigionieri: sono esponenti, o presunti tali, del Fronte Islamico di Salvezza. Gli interrogatori sono «pro forma». Racconta Suaidia: «Era gente rastrellata nei villaggi. Si bruciavano subito i documenti e per loro era finita. Tutto per far paura agli altri». Ma non c’è solo questo. Un giorno Suaidia assiste ad un massacro di civili, uomini, donne e bambini, da parte dei militari e la mattina dopo legge sui giornali che è stato un attacco di terroristi islamici. Non è un episodio isolato, è un sistema. «Il pomeriggio si partiva per la caccia. Gran parte delle missioni erano in villaggi sperduti. Laggiù, lontano dal mondo tutto è nero. Fai ciò che vuoi, sei chi vuoi. Personalmente sono andato più volte in abiti civili. Si chiede ai contadini: avete visto dei militari? Ci prendono per amici, aprono le porte e sono morti. Dopo gli attentati si va nelle famiglie da cui sono usciti gli islamici. Si sa che il terrorista non c’è, ma si rompe tutto, le donne vengono picchiate. Se c’è un uomo viene ucciso sul posto». Capito perché il libro di Suaidia è imbarazzante? In Occidente vige infatti la «faible convenu» che i continui massacri di civili in Algeria sono opera dei terroristi islamici. Sono invece operazioni a freddo dell’esercito algerino per gettare discredito sul Fronte Islamico di Salvezza e per renderlo odioso all’opinione pubblica interna ed internazionale. La stampa, che è interamente sotto il controllo del regime dei militari, collabora a queste montature. Naturalmente in Algeria tutti sanno come stanno veramente le cose. La novità del libro di Suaidia è che per la prima volta un ufficiale algerino rompe il silenzio e smaschera i dittatori di quel Paese appoggiati all’Occidente in funzione antislamica. Per questo atto di coraggio, di lealtà e di coscienza Habib Suaidia ha dovuto lasciare l’Algeria, vive a Parigi sotto scorta armata.

In Occidente invece si continuano ad accreditare, con la consapevolezza della loro falsità, le veline di Algeri. Perché l’Occidente ha una grandissima coda di paglia su tutta la questione algerina. Nel 1992 i militari algerini annullarono le prime elezioni libere in quel Paese vinte dal Fis con la schiacciante maggioranza del 75%. Il pretesto era che se il Fis fosse andato al governo avrebbe instaurato un regime totalitario. Cioè per evitare una dittatura eventuale e virtuale, i militari ne ribadivano una presente e reale, la loro. Un escamotage ridicolo, al servizio di una violenza inaudita fatta alla stragrande maggioranza del popolo algerino, che però tutti i Paesi occidentali avallarono. I principali esponenti del Fis fra cui c’erano anche molti elementi moderati, furono arrestati, incarcerati, condannati. Dopo questa bella lezione di democrazia (la democrazia è valida se solo se vinciamo noi) i militanti del Fis capirono l’antifona e si diedero alla macchia e alla guerriglia. Se quindi le nefandezze che vengono attribuite alla guerriglia islamica fossero anche vere, la loro responsabilità ultima ricadrebbe sul governo dei dittatori algerini e sui Paesi occidentali. Non si può infatti pensare di cancellare la volontà del 75% di un popolo senza che ciò abbia conseguenze. Oggi però, grazie al coraggio di Habib Suaidia sappiamo con certezza quello che prima solo sospettavamo: che una buona parte dei massacri che quotidianamente avvengono nei villaggi algerini non sono opera dei Fis ma dell’esercito. Del resto sarebbe assurdo che la guerriglia compisse massacri proprio sulla sua base elettorale, dato che nel 1992 erano state le masse contadine a dare il loro appoggio al Fis, mentre la borghesia algerina aveva votato i partiti liberali che ottennero percentuali da albumina. Epperò il democratico e libero Occidente continua ad appoggiare i generali tagliagole e a tacere anche davanti all’evidenza.

Massimo Fini