IL CARCERE, LA SERRA DEL MALE
( cosa fare? ) di Antonio Santoiemma [1996]

I punti che tratterò sono i seguenti:

Premessa
 
1°)  L'ARRESTO
2°)  L'ACCETTAZIONE IN CARCERE
3°)  L'ASSISTENZA LEGALE
4°)  I PRIMI CONTATTI CON I FAMILIARI (per coloro che li hanno...)
5°)  ASSISTENZA MATERIALE A CHI NON HA FAMILIARI O NON PUO' PERMETTERSELO
6°)  LA RELIGIONE - LA SCUOLA - IL LAVORO IN CARCERE
7°)  LA FIGURA DEL PATRONATO, L'ASSISTENZA SOCIALE PUBBLICA E VOLONTARIA, L'EDUCATORE, LO PSICOLOGO, LO PSICANALISTA, L'OSSERVAZIONE IN GENERE
8°)  L'ASSISTENZA SANITARIA
9°)  L'ALIMENTAZIONE
10°) LO SPORT
11°) L'INFORMAZIONE ED I RAPPORTI SOCIALI
12°) LA GESTIONE CIVILE (regionale) DEL CARCERE
13°) LA GESTIONE DEL PERSONALE DI SORVEGLIANZA
14°) LA ROTAZIONE DEI COMANDANTI LA SORVEGLIANZA E DEI DIRETTORI
15°) IL GIORNALE DEL CARCERE
16°) LA PRESENZA DELL' ISPETTORATO PROVINCIALE DEL LAVORO NEL CARCERE



       S. VITTORE

       Milano, laboriosa e vanitosa, grande città,
       dal cuore grande e dalla . . .risaputa generosità,
       sei bella, spaziosa e dignitosa . . .
       da fare invidia alle più grandi . . .Maestà;
 
       Cosa non si fà per poterti presentare ?
       In Duomo torpedoni, ai giardini scolaresche,
       depliants e manifesti per ogni occasione,
       mai un itinerario che porti a S. VITTORE;
 
       Forse ti vergogni del tuo cancro al seno,
       o forse ti vergogni dei figli della colpa ?
       Tenti di disfartene tra Opera e Bollate,
       ora che il problema diventa più . . . bruciante ?
 

       Non pensi che con un caro abbraccio,
       molti di questi " bracci " potrebbero . . .svuotarsi ?
       Avvicina i tuoi figli prediletti ai suoi fratelli,
       non aver timore, noi pure, siamo . . .figli tuoi !
 
       Antonio Santoiemma
       S. VITTORE 28.08.1988.



Premessa
 
Sino agli inizi degli anni ottanta non era difficile per un cittadino qualsiasi capire che dietro quel vecchio e mastodontico portone di legno, verniciato di un marrone-grigio che dava un po' l'idea del tempo che svanisce, borchiato da apparire indistruttibile e con un piccolo spioncino ad altezza d'uomo che quasi sembra voler dire: "non disturbare", ci fosse il carcere.

Poi, vuoi per il progresso, vuoi per non disturbare la società civile con le rivolte che si susseguivano all'interno delle carceri antiche e sempre situate nei centri storici, vuoi (forse) per creare un nuovo filone tangentista (le carceri d'oro), in tutta Italia, nel decennio 70/80, si sono costruite una cinquantina di nuove carceri dalle diverse dimensioni, non si chiamano più "carceri", ora si chiamano "case circondariali", ma quale sia il nesso con la casa, io che pur ci vivo da molto tempo, ancora non l'ho capito. Vi consiglio di non sforzarvi nel cercare un nesso poiché esso non esiste. Comunque esse non sono più nei centri storici, sono state costruite tutte presso i bordi delle tangenziali, in aree paludose bonificate, sulle quali ci sarebbe forse qualche domanda da porsi in merito alla salubrità, forse (vista la complessità degli intrecci delle competenze e considerando che, anche qualora venissero dichiarate aree malsane, certamente lo stato non le abbatterebbe), è meglio sorvolare su questo problema, ma intanto è stato risolto il problema della tranquillità e della sicurezza nei centri storici. Oggi, ti può capitare di trascorrere anche un intero week-end sotto il muro di cinta di un carcere e di non accorgertene perché il vecchio portone non esiste più.

Il carcere si è modernizzato, ha i suoi bravi cancelli elettronici, è circondato da verdi aiuole e file di pioppi con ampii parcheggi. Al primo ingresso, imponente, ci vedi uno scatolone di cemento a quattro piani che è la caserma degli agenti, ma che si può confondere benissimo con il vecchio zuccherificio dell'Eridiana, ora dismesso, che è situato sulla Provinciale che da Novi Ligure porta ad Alessandria. Dall'esterno non si notano le sezioni detenuti perché sono state costruite al centro dell'area già con l'ottica dell'isolamento. Ma rasente al muro di cinta, all'interno, c'è sempre almeno un campo da pallone, e quindi, dall'esterno si possono sentire benissimo le grida durante una partita. Questo può far pensare a chi le sente che dietro quel muro c'è gente spensierata che si diverte. Ha ragione, un detenuto, almeno in quei momenti è veramente spensierato. Di queste case circondariali ne trovate almeno una nei pressi delle tangenziali delle grandi città, a Opera (MI), Le Vallette (TO), Secondigliano (NA), La Dozza (BO).

Attualmente mi trovo alla Dozza, uscita 7 bis della tangenziale di Bologna. Ricordo che proprio il giorno ventisette Aprile'94, quando vi giunsi da S.Vittore (MI) a bordo di un furgone blindato, i carabinieri della scorta, non sapendo dove uscire chiamarono via radio la loro centrale e dissero: ma, dove c....  si trova questo carcere?

Arrivai alle ore tredici e mi rinchiusero in una delle dieci celle di smistamento assieme ad altri due arrivati prima di me, celle di circa nove metri quadrati (compreso il bagno), con tre brande a castello in un angolo ed una branda da sola sotto la finestra. Celle perennemente sporche poiché vi si soggiorna solo pochi giorni, il tempo di essere assegnati in una delle sezioni. Proprio perciò, non si riesce a mantenerle pulite e intanto vi soggiorna una miriade di persone, alla faccia dell'igiene!

Non è mia intenzione polemizzare, giudicare o deridere qualcuno, anche perché francamente c'è poco da ridere. Intendo solo illustrare una serie di problemi che sono propri del carcere, per evidenziare disagi gratuiti dei detenuti, rischi e costi inutili a cui la società è esposta e di cui solo una piccolissima parte è al corrente.

Racconterò fedelmente gli episodi che ritengo essere più significativi, per far sì che il lettore ne ricavi un'immagine chiara in modo che possa valutare da solo se vale la pena di interessarsi del carcere per garantire la sicurezza alla società civile, o meglio, alla collettività libera, e nello stesso tempo, se vale la pena cercare di garantire i diritti umani a chi è stato condannato alla privazione della libertà, ma non ad essere privato della dignità, dei sentimenti, dell'intelligenza e della salute fisica e morale.

Quasi tutti gli episodi trattati saranno documentati con mie lettere, istanze, denunce, esposti, petizioni e risposte di enti pubblici e privati; noterete gli sforzi eseguiti per creare contatti con l'esterno.  Spero che il lettore possa convincersi che, se non nasce una associazione forte e veramente interessata a rendere il carcere più umano, probabilmente fra qualche decennio anche ai nostri posteri capiterà di leggere qualcosa di simile a ciò che sta leggendo ora. E' per questo che è mio desiderio primario dare vita ad una associazione che si batta prima di tutto per il rispetto degli esseri umani in carcere e contestualmente per aiutare con tutti i mezzi necessari chi vuole dire veramente basta al carcere per reinserirsi nella società.