11° CAPITOLO - L'informazione ed i rapporti sociali

Penso che l'informazione nelle carceri sia importante quanto lo è il pane e quanto lo sono l'aria e la luce, forse anche in misura superiore a quanto ve ne sia all'esterno.

Al contrario dalla libertà, dove si è "bombardati" dall'informazione che però già il giorno dopo è vecchia, in carcere c'è il "vantaggio" del tempo. In un certo senso scorre più lentamente e quindi permette al detenuto di soffermarsi sulla notizia. Vi è più tempo per riflettere, se interessa, di rileggerla e commentarla, di farsi un'opinione in merito. Però esiste anche il grave problema della bassa scolarizzazione che "aleggia" nelle carceri, e allora si può incorrere facilmente nel fraintendimento della notizia, peggiorando ancor più la crescita del detenuto. In quale misura è lecito chiedersi, può avere effetti rieducativi una qualsiasi iniziativa pedagogica rivolta nei confronti di un soggetto a bassa scolarizzazione? Cosa potrà mai imparare, per es. un bimbo sordomuto, se non gli si insegnano le cose con il metodo più appropriato alle sue capacità? E' perciò che è utile parlare al detenuto, ma come d'altronde avviene tra tutte le persone civili: bisogna coinvolgerlo in varie iniziative, in modo che tra le tante vi sia quella più appropriata ad ogni soggetto, bisogna riuscire a captare l'interesse di ogni singolo (ognuno ha un particolare interesse), per essere capaci di porlo nelle condizioni di riflettere, di interrogarsi, in modo poi da poterlo indirizzare nel senso più giusto ed appropriato.

LA PAROLA

Sono moltissimi i detenuti che si affannano a sfogliare riviste, libri, ecc. ma pochi riescono a trarne una vera soddisfazione poiché non sanno leggere tra le righe e inoltre, manca loro la possibilità di un confronto diretto con gli altri, non hanno modo di commentare nel modo più giusto le notizie, non hanno alcun sostegno pedagogico in modo continuativo; sono abbandonati a se stessi.

I rapporti sociali, mantenuti con costanza e coerenza, possono fare dei veri miracoli in carcere e ridurre ai minimi termini il dispendio di energie sprecate per la sicurezza. Un adulto finito in carcere è sicuramente un ex bambino difficile, un bambino restio ad accettare le regole sociali, e allora, è veramente pensabile fargliele accettare da adulto con il castigo? E poi, quale castigo si è mai rivelato utile nella storia dell'uomo? Se ve ne fosse stato mai uno, allora penso che già da millenni non esisterebbero più le carceri, né vi sarebbe stato bisogno che Dio mandasse il proprio figlio a morire per noi, nè, ancora oggi vi sarebbe ragione di esistere per il carcere.

Sappiamo benissimo che una malattia si può definire curabile solo quando se ne è conosciuta la causa. Senza la conoscenza della causa, al malato si possono somministrare dei palliativi con effetto, il solo, di attenuare il male ma certamente senza sconfiggerlo.

LA PAROLA

Studiando la vita di Gesù attraverso la Parola, poiché egli si è fatto conoscere a noi come Uomo, tendenzialmente recepiamo la Parola di Dio come se ascoltassimo un Uomo superiore, ma pur sempre un Uomo.

All'origine Dio dettò la "Legge" a Mosè sintetizzata in dieci comandamenti che però non servì nonostante un lungo lasso di tempo, ad esprimere, o meglio, non fu capita quale Parola del Signore.

Al pari, anche le Sacre scritture, pur venendo prese in seria considerazione, specialmente dai Farisei, non venivano comprese e quindi la Parola restava "sterile"; anzi, la cieca osservanza li aveva ossidati al punto che non ammettevano altra interpretazione che non fosse la loro; basti pensare alla grande importanza che davano alla circoncisione, alla festività assoluta del Sabato, la prontezza nel giudicare e quindi l'avversità al perdono.

Gesù, creato della stessa sostanza del Padre,quindi Dio che si è fatto Uomo, discese dal cielo per "GIUDICARE" i vivi e i morti!

Ma come li giudica?
Non certo condannandoli, punendoli o imponendogli la sua legge; no, Dio diventa Parola e la diffonde attraverso il figlio, quel figlio siamo noi; Gesù è nostro fratello e noi non possiamo essere altro che figli di Dio, al quale ci uniamo attraverso la sua parola che tradotta nella lingua universale vuol dire...AMORE!

Antonio Santoiemma
C.C. Bologna 16.06.95

E' POSSIBILE RITROVARSI

inviti a:
Mons. Claudio Stagni (BO)
Cons. Reg. Emilia Romagna
sig. Ivo Cremonini, Assessore alle politiche sociali presso il Comune di
Bologna
sig.ra Anna De Mugniaio -

Invito alla direzione della casa circondariale di Bologna per autorizzare le eventuali visite dei tre invitati che invece, tranne Mons. Stagni che ci ha inviato un biglietto di auguri, non si sono neanche degnati di fare un cenno; ma so però, che la direzione dell'istituto era favorevole a queste visite.



E' possibile ritrovarsi:

Il cucciolo ritrova la sua casa dall'odore,
così è per il passero, la rondine ed il fringuello;

si nasce sempre in un nido,
nel calore della casa e la famiglia;

è sempre festa ad ogni nascita,
è un fratello che si aggiunge a quelli che già godono la vita;
Quanta felicità...Quanta felicità!

Ogni stagion si sa porta sempre novità,
e senz'altro anche in questa qualcosa cambierà;

c'è chi muore, c'è chivive,
c'è chi piange, c'è chi ride;

mia figlia cresce e la tua si sposa,
io lavoro ben felice...e lui riposa;
Quanta felicità...Quanta felicità!

Ma poi c'è l'invidia, gelosia e arroganza,
che in poco tempo e gratis tutto sa rovinar;
si dimentica l'odore della casa,
si confonde il nido per vespaio;

non ci si conosce e non si parla più,
non si lavora bene e non si ama più;
Questa è sofferenza, è la perdizione!

Fermiamoci un attimino, parliamone anche un po',
guardiamoci negli occhi diciam la verità;

noi siam capaci di mentirci, ma non i nostri cuori, lasciamo fare a loro;
lasciamoli riavvicinar per ritrovarci noi,
è gioia ritrovarsi...è bello amarsi ancora;

Questa è felicità, felicità, felicità.

Bassignana 23.6.I992  Antonio Santoiemma