4° CAPITOLO - Il rapporto con i familiari

Prima dell'arresto, chiunque ha una sua vita privata: il ladro, il rapinatore, il truffatore, lo spacciatore, il tossicodipendente, il barbone (che forse è il più onesto e coerente di tutti), il mafioso, l'impiegato di banca infedele, e dal '92 ad oggi anche il tangentista. Al di là della sua attività, ognuno ha la sua famiglia, i suoi amori, le sue passioni, gli amici, gli interessi affettivi e materiali come chiunque altra persona al mondo, ma dal momento dell'arresto scatta un semaforo rosso che blocca l'esistenza dell'arrestato. Questo semaforo frena la vita ed i sentimenti dei familiari con un alternarsi discontinuo di rosso, verde e giallo che inevitabilmente creerà delle fratture tra il detenuto ed i familiari e tra i familiari stessi.

Ciò avviene perché:

1°) Alcuni familiari, di solito quelli che si rivolgevano più volentieri al detenuto quando avevano bisogno, diranno: "Lo sapevo io, che sarebbe andata a finire così! Quante volte glielo avevo detto di smetterla!", dimenticando però che, proprio il giorno prima dell'arresto, gli avevano chiesto qualche favore magari ottenibile solo in modo illecito.

2°) Dopo l'interrogatorio del giudice inquirente, lo stesso rilascia l'autorizzazione per il colloquio a favore dei congiunti prossimi; si possono effettuare quattro colloqui al mese di un'ora alla settimana più due colloqui premiali al mese di un'ora; questi ultimi due vengono concessi finché perdura la buona condotta del detenuto; si possono effettuare anche quattro telefonate al mese, della durata di sei minuti ciascuna: anche queste sono due a regime ordinario e due premiali. Le due telefonate ordinarie si possono effettuare anche presso lo studio del proprio avvocato (questo di solito lo fa chi è detenuto distante dal suo luogo di residenza o da quella del suo avvocato).

Chi abita oltre i trecento chilometri dal luogo di detenzione, può unificare le quattro ore di colloquio ordinario svolgendole tutte insieme. Nelle sezioni differenziate della Dozza ci sono molti detenuti pugliesi, siciliani, calabresi e napoletani che, pur non avendo nulla a che fare con la Procura di Bologna, ostinatamente vengono tenuti lì.

Torniamo a parlare dei rapporti con i familiari; è gia un grosso problema svolgere il colloquio con tutti i familiari poiché non possono accedere alla sala colloqui più di tre persone.

C'è inoltre da tenere presente che in ogni sala colloqui vi accedono sei o sette detenuti per volta.

Molto vicini quindi, già è un problema parlare delle proprie cose private, poi c'è il fatto che ognuno dei tre familiari vuole dirti qualcosa. Desidera la sua "parte di attenzione". La Madre del detenuto che di solito (come tutte le Mamme suocere) vogliono tenergli le mani come lo vuole la moglie, ma anche i bambini vogliono la loro parte e se non gli presti attenzione, stai pur sicuro che se la prendono in qualunque modo, ma, il detenuto?

Egli farà il possibile per farsi vedere sereno, sicuro, addirittura protettivo, però sa bene che è inattivo e che può solo sperare e pregare che ai suoi cari non succeda mai nulla di spiacevole perché non potrebbe soccorrerli in alcun modo.

Basti pensare che addirittura, in caso di morte di un congiunto non è mai sicuro di poter partecipare ai funerali, cosa tragica, ma ancora più tragico è quando succede ad un imputato che magari dopo qualche mese dalla tragedia si ritrova libero perché innocente.

Sono queste ferite che difficilmente si rimargineranno e che non v'è prezzo per risarcire. Ma questo è uno solo dei tanti abusi che in seguito evidenzieremo per dimostrarvi che tutto sommato, i veri pericolosi non sono i detenuti, almeno sotto certi aspetti, e che se si vuol pretendere l'osservanza delle leggi è utile che si cominci a dimostrarne l'osservanza. Sempre sui rapporti affettivi con i familiari: basta già una condanna a cinque anni di carcere consecutivo per creare gravi crisi di coppia, ma credo anche che per una coppia libera basti molto meno. Oltre al rapporto di coppia, è da considerare anche il rapporto genitore - figli, detenuto-fratelli-parenti in genere, quante cose gli verranno negate o rinfacciate, di quante cose andate male gli saranno addossate le colpe, forse, anche perché una volta non ha saputo sriegarsi per lettera o non ha intuito qualcosa, ma certamente, se lui non "si fosse fatto arrestare" tante cose non sarebbero successe; per ovviare almeno in parte a tutto ciò, è importantissimo che il detenuto venga aiutato a mantenere i rapporti con la famiglia, come d'altronde è già previsto nell'ordinamento penitenziario, con una dovizia di accorgimenti che, se osservati, porterebbero il carcere in Italia all'avanguardia in Europa già da vent'anni, cioè da quando è in vigore il nuovo ordinamento Penitenziario, la legge 354/75.