Salario sociale e carta dei diritti: problema europeo (16 dicembre)

Oggi la manifestazione conclusiva
Napoli, arriva la lunga marcia
Due mesi di iniziative in tutto il Sud; una proposta, quella del salario sociale, che
può scompigliare il gioco stanco della politica di palazzo
http://www.liberazione.it/giornale/16-12sab/LAVORI/LAV-2/MIGLIORE.htm

A Liberazione Oggi si conclude a Napoli la marcia meridionale per il salario sociale. E’ una occasione importante per tracciare un bilancio della nostra attività e per rilanciare le proposte di Rifondazione comunista: a partire proprio da quella che abbiamo portato in giro per il Sud in questi due mesi di iniziative. Oggi il salario sociale immette nel panorama italiano più di un elemento di innovazione politica. Innanzitutto perché indica con chiarezza un tema, quello della redistribuzione della ricchezza, che viene puntualmente rimosso dalle forze che si candidano al governo del Paese (sia di centrodestra che di centrosinistra). Poi perché impone una nuova centralità della questione meridionale, in quanto le risorse statali dovrebbero necessariamente convergere in quella parte d’Italia in cui i numeri della disoccupazione si leggono come bollettini di guerra, una realtà dove la povertà materiale (soprattutto di donne e giovanile) costituisce un ostacolo insormontabile verso la minima definizione di diritti civili prima ancora che sociali. Ed infine per la potenzialità evocatrice che una proposta come questa ha nel riconnettere parti diverse di soggettività politica che ci parlano della sinistra di alternativa e dell’embrione di blocco sociale che intendiamo far irrompere con forza sullo scenario politico. A Napoli non saremo molto distanti da Nizza, dove sarebbe dovuto arrivare il Global Action Express bloccato dal novello muro di Ventimiglia, quando interpreteremo in senso completamente diverso una ideale carta dei diritti sociali. Non saremo distanti perché crediamo che quei diritti su una Carta inconsistente debbano invece essere riscritti con gli uomini e le donne reali, con quei soggetti che ne dovrebbero essere realmente rappresentati e non solo evocati nella ipocrita riedizione dello spirito della Carta del 1789. Questa città, il Sud intero, sono il banco di prova essenziale di una forza antagonista alle politiche neoliberiste ed alla globalizzazione delle disuguaglianze. Se non sapremo difendere i diritti di chi qui è l’esercito di riserva dell’impresa (legale o no) che esporta ingiustizie in tutto il mondo, se non riuscissimo a costruire le porte, altro che muri, per i migranti che attraccano qui le loro prime speranze di cambiamento, se non riuscissimo a cogliere qui la portata distruttiva di un federalismo ineguale ed ingiusto, probabilmente non potremmo dirci neppure comunisti. Abbiamo molto da imparare in queste terre: sia quando la net-economy si trasferisce negli scantinati del lavoro oscuro, sia quando la vecchia e sana pratica dell’arricchimento si afferma con le pistole in pugno. Le contraddizioni qui bruciano e spesso non trovano interlocutori che sanno comprendere. Anche il nostro partito non è adeguato, anzi su di noi pesa la maggiore responsabilità delle scelte ideali che abbiamo compiuto aderendo a questo progetto. Non basterà la testimonianza, la constatazione dell’ingiustizia, la fretta di liberarsi delle responsabilità che ci impone il progetto ambizioso di strappare risultati al blocco che, compattamente, occupa la scena del potere. Certamente questa proposta del salario sociale non può essere esaustiva di una lotta di ben più ampie proporzioni, così come la stessa marcia non può che essere l’allusione alla reale mobilitazione che dovremo mettere in campo. Eppure dobbiamo e possiamo provarci. Certo non da soli, così come stanno facendo i nuovi Giovani comunisti girovaghi contro le organizzazioni che comandano nel mondo, ma, forse, possiamo farcela. Benvenuti a Napoli.

Gennaro Migliore
segretario Prc di Napoli