Il Nobel Rubbia risponde a Occhetto - Commissione Esteri (6 luglio)

Ci perviene oggi (21 luglio) la risposta scritta inviata dal Prof. Carlo Rubbia, Presidente dell'ENEA, al Presidente della Commissione Affari Esteri e Comunitari, On. Occhetto, in merito al problema dell'uranio impoverito. Sotto segue la trascrizione.




Trascrizione per facilitare la trasmissione:

Nota di risposta alle domande poste dai parlamentari agli esperti ENEA, nel corso dell'audizione del 7 giugno 2000 presso la Commissione Affari Esteri e Comunitari

1) On. Pezzoni,

Domanda: Costituzione di una commissione europea ed italiana che affronti le tematiche dell'uranio impoverito (UD) su basi esclusivamente tecniche.

Risposta ENEA:
Una Commissione con tali compiti e con i dovuti collegamenti con il sistema europeo ed internazionale non può che essere valutata positivamente. A tale proposito si ritiene auspicabile che questa commissione sia collegata con l'iniziativa già in essere sotto il coordinamento del ministero dell'Ambiente per iniziativa dell'On. Valerio Calzolaio.

2) On.Pezzoni,

D: Opportunità di coinvolgimento dei diversi Enti e Istituti nazionali.

R: Si ritiene opportuno il coinvolgimento dei diversi Enti od Istituti nazionali in considerazione della varietà dei compiti e della scarsità di risorse disponibili da utilizzare a questo fine. In particolare si ritiene indispensabile il coinvolgimento dell'ANPA (Agenzia Nazionale per la Protezione Ambientale), dell'ISS (Istituto Superiore di Sanità) e del CISAM (Centro Interforze Studi Applicazioni Militari).

Non sono state richieste all'ENEA collaborazioni da parte delle autorità competenti per l'analisi dei rischi connessi all'uso dell'UD nel Kossovo, né in generale nell'area dei Balcani. L'Ente è comunque inserito nell'azione di intervento coordinata dal Ministero dell'Ambiente (di cui si fa riferimento sopra) ed è pronto a svolgere quanto di propria competenza compatibilmente con le risorse disponibili e con le attività svolte istituzionalmente con le medesime risorse.

3) On. Calzavara,

D: Tossicità dell'Uranio depleto.

R: La tossicità radiologica dell'UD può essere minore della tossicità chimica (comune alla maggior parte dei metalli pesanti); pertanto l'affermazione di una tossicità radiologica relativamente bassa indica soltanto la possibilità di una prevalenza della tossicità chimica. Occorre valutare la possibilità effettiva dell'introduzione di UD nell'organismo nell'interazione fra l'uomo e l'ambiente.

La letteratura sulla tossicità dell'UD è attualmente piuttosto ampia, grazie agli studi ed alla revisione di tutti i lavori sull'argomento eseguiti, fra l'altro, da UNEP (Progetto Ambiente delle Nazioni Unite) in relazione alla guerra nel Kossovo, da Rand Corporation sull'utilizzo dell'uranio depleto nella guerra del Golfo. In Italia l'ANPA sta finalizzando un rapporto su questo tema, nell'ambito della già citata iniziativa del Ministero dell'Ambiente. Tutti gli studi indicano che nel breve periodo la principale via di ingresso per la contaminazione dell'organismo è quella inalatoria, mentre la via alimentare e l'inalazione da risospensione di polveri sono quelle che causano la contaminazione nel lungo periodo. Queste fonti suggeriscono che nel lungo periodo vengano adottate particolari cautele nella manipolazione di spezzoni, schegge e quant'altro contenente UD.

In mancanza di dati sperimentali sulla situazione lo studio UNEP ed il rapporto curato dall'ANPA, effettuano una stima del massimo rischio ipotizzabile, scegliendo per le analisi una combinazione dei valori dei parametri che identificano le condizioni di rischio più elevate.

4) On. Calzavara,

D: Uso civile dell'Uranio depleto.

R: L'UD viene utilizzato in aeronautica e nella marineria come zavorra sfruttando l'elevata densità del materiale. I rischi connessi a tali usi sono, nelle normali situazioni, piuttosto bassi in quanto le possibilità di incorporazione sono molto limitate. Nell'ipotesi di incidente con incendio, invece, quantità rilevanti possono essere rese disponibili per l'inalazione.

5) On. Calzavara.

D: Destino delle scorie radioattive.

R: Le attività di condizionamento per la trasformazione in manufatti cementizi o vetrosi certificati dei residui liquidi e solidi ancora immagazzinati in deposito temporaneo presso le centrali nucleari e gli impianti del ciclo del combustibile ENEA e FN, sono state completate o sono in corso di completamento entro il 2010. Tali residui saranno poi trasferiti al sito nazionale di deposito. Una apposita Commissione, nominata nell'ambito dell'accordo di Programma Governo-Conferenza delle Regioni, ha il compito di individuare le procedure trasparenti, consensuali e partecipate, per la scelta del sito nazionale, tra istanze governative e autonomie locali. Il sito dovrà essere operativo entro il 2010, secondo le indicazioni contenute nel documento "Indirizzi strategici per gli esiti del nucleare in Italia" trasmesso dal MICA ai due rami del Parlamento.

6) On. Calzavara,

D: Informazione ufficiale ENEA sugli usi militari e civili dell'UD e sulle ditte coinvolte nel suo uso.

R: Questo tipo di informazioni non sono in possesso ENEA. Per quanto riguarda gli usi civili ed il numero di ditte coinvolte la domanda è da porre all'ANPA che è preposta istituzionalmente alla vigilanza sugli impieghi di sostanze con rischio radiologico.

7) On. Morselli

D: Manovre di copertura e mascheramento messe in atto in Kossovo.

R: L'ENEA non è a conoscenza di manovre in tal senso.

8) On. Bianchi,

D: Progetto multienti.

R: Come già riferito al punto 2, un "Progetto multienti" rappresenta la migliore soluzione per giungere ad una azione che sia efficace nella determinazione dei rischi effettivi sia in considerazione delle diverse competenze necessarie, sia in relazione alle limitate disponibilità delle risorse degli enti stessi.

Commento generale:

Occorre sottolineare che, per rendere significativa un'azione di monitoraggio è indispensabile che i campionamenti e le misure siano rigorosamente finalizzati agli obiettivi proposti che determinano la tipologia e le procedure esecutive dei campionamenti stessi. Ad esempio se si vogliono determinare le probabilità di risospensione, le modalità di campionamento sono diverse rispetto al caso in cui si intenda determinare la possibilità di incorporazione per via alimentare. Occorre quindi una corretta definizione degli obiettivi dell'azione, un'attenta analisi della situazione locale ed infine lo stabilimento di una procedura di campionamento ed analisi.