Il Resto del Carlino, 22 febbraio
«Le farine animali? Ai Paesi poveri»
http://ilrestodelcarlino.monrif.net/chan/2/2:1855576:/2001/02/22

TORINO — In attesa della 'rottamazione', che fine faranno le 600.000 tonnellate di farine animali prodotte in Italia? Il ministero della Sanità, con circolare del 22 gennaio indirizzata ad assessorati regionali e produttori, ha la soluzione: esportiamole. Non potendo circolare in Europa, esportiamole nei Paesi extracomunitari e del Terzo mondo.

La conferma

La vicenda — che ha dell'inverosimile, venuta a galla grazie a Famiglia Cristiana — è confermata punto per punto da Mario Valpreda, direttore della Sanità pubblica della Regione Piemonte. «Si tratta di farine animali a basso rischio, ricavate da ossa e ritagli di animali regolarmente macellati. Mi sembra comunque singolare che il ministero della Sanità si occupi di aspetti economico-commerciali, certo più di pertinenza del ministero dell'Industria».

Insomma, in una vicenda nella quale ci sono state «disattenzione totale e mancanza di controlli sull'alimentazione animale, ora non si trova niente di meglio che cercare di smaltire le farine fuori dall'Ue e nel Terzo mondo. Un passaggio difficilmente spiegabile».

Nel provvedimento, ovviamente, si richiede l'impegno del Paese acquirente a non impiegare il prodotto, vietato nell'Unione europea, negli allevamenti. «Teoricamente, questo tipo di farine animali possono essere destinate a cani e gatti, perché per polli, pesci e suini c'è la moratoria fino a giugno. Però è chiaro che chi le importa ha uno scopo ben preciso. Anche da noi le farine animali sono state proibite dal 1994, però stanno emergendo casi di capi infetti nati dopo il divieto: la tentazione di utilizzare queste fonti proteiche a basso prezzo è forte».

Quali garanzie sono tenuti a fornire fornire gli 'esportatori' italiani? «Per i Paesi comunitari fanno testo le dichiarazioni sanitarie dello speditore: chi le riceve, al massimo, può fare un controllo documentale. Ma per i Paesi extracomunitari e del Terzo mondo sono sufficienti accordi bilaterali tout court, quindi il rischio è a carico di chi importa. E siccome la corruzione nei Paesi poveri viaggia a mille all'ora, ho ragionevoli dubbi che quelle farine siano destinate a cani e gatti».

Come il Ddt

Se questa è la chiave per lo smaltimento delle scorte, conclude Valpreda, «c'è poco da essere allegri. Mi sembra di rivivere la storia del Ddt: da noi lo stabilimento Enichem che qualche anno fa ha contaminato il Lago Maggiore ha continuato a produrlo quando era proibito: tanto lo inviava nei Paesi del Terzo mondo».

Nella foto: il ministro della Sanità, Umberto Veronesi

dall'inviato Lorenzo Sani