10 Gen 2001 10:26
Il Resto del Carlino
«Ci sono anche le bombe sganciate nel Garda. Nessuno ha mai detto che cosa contengono»
Esiste un dossier. Forse sono radioattive. Storia di un'indagine avviata ben prima dell'emergenza Uranio
http://ilrestodelcarlino.monrif.net/art/2001/01/10/1693534

LAGO DI GARDA, 10 GENNAIO - Dimenticate da tanti, ma non da tutti, quelle sei bombe sganciate nel lago di Garda da un F-15 americano a corto di carburante, in faticoso ritorno dal Kosovo. Era il 16 aprile ’99. Sprofondate davanti a Toscolano Maderno, si disse in un primo tempo. Ma erano bombe ballerine, poi localizzate nella secca del Vò, a sud di Punta San Vigilio, sponda opposta, provincia di Verona. Fiorello Cortiana, senatore dei Verdi, presenterà ora un’interrogazione al ministero del Difesa. Non sarà l’unico bengala che brillerà sul lago. C'è chi in questi mesi - ben prima che le parole «uranio impoverito» venissero servite nelle case degli italiani - aveva indagato e raccolto.

Giovanni Barbi è medico a Desenzano. Antonino Chilà è un perito balistico di San Felice del Benaco, che ha già lavorato sulla tragedia della Moby Prince e sul caso Marta Russo. Hanno composto un lungo dossier. Dice Barbi: «Le bombe non devono diventare una leggenda, tipo mostro di Loch Ness. Esistono. E sono pericolose per l’uomo e l’ambiente». «Non mi pare - saetta Chilà - che sia stato fatto di tutto per localizzarle. E’ probabile che siano finite non nella secca del Vò, ma fra Manerba e Moniga. Perché non si è lavorato col Pluto, il cercamine utilizzato per gli ordigni in Adriatico?». Delle sei bombe, tre erano a guida laser. Le altre, cluster bomb. Il cluster è l’involucro, di 485 chili. Ogni cluster contiene 202 bomblets, grandi come una lattina di Coca, che possono disperdersi in 300-350 metri. «I cluster si sono aperti? Le bomblets si sono disperse?», chiedono Barbi e Chilà. «Non sono bombe a tenuta stagna, si sono riempite d'acqua. Nelle bomblets in Adriatico non c’era uranio. Ma zirconio sì, pericolosissimo. E se invece nei cluster ci fosse uranio impoverito?».

Da Brescia, l'Arpa (l'Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente), rassicura. Gli ultimi controlli su acque e coste (ottobre-novembre ’99) fra Sirmione, Desenzano, Moniga, Salò, Gargnano, Toscolano Maderno, Tremosine e Limone, hanno escluso la presenza di isotopi. C’era ancora un vecchio nemico: il cesio di Chernobyl. Ma era un nemico atteso.

dall’inviato Gabriele Moroni