Resto del Carlino, 30 Dic 2000
Uranio, l'inchiesta si allarga
http://ilrestodelcarlino.monrif.net/art/2000/12/31/1657048

Roma, la procura militare indaga sulla morte di Rinaldo Colombo, il carabiniere di 31 anni deceduto nel settembre scorso. All'esame degli inquirenti una decina di altri casi della "Sindrome dei Balcani"

ROMA, 30 DICEMBRE - Dopo la notizia della morte di Rinaldo Colombo, il carabiniere di 31 anni deceduto meno di due mesi fa per un melanoma, di ritorno dalla Bosnia e dall'Albania, aumentano i presunti casi di «Sindrome dei Balcani»: sarebbero infatti una decina - secondo quanto si è appreso - i carabinieri sotto più stretta osservazione, in relazione a patologie di diversa natura, dopo aver partecipato a missioni all'estero.

Per Unarma, l'associazione che ha diffuso la notizia della morte di Colombo, quattro carabinieri tornati di recente dai Balcani (tra cui un ufficiale) potrebbero essere stati contaminati dall'uranio impoverito contenuto nei proiettili. Secondo indiscrezioni, poi, sarebbero almeno venti i militari dell'Arma sottoposti a controlli: tra questi, però, ve ne sarebbero alcuni che, a mero scopo precauzionale, avrebbero deciso di approfondire volontariamente gli accertamenti che vengono compiuti di routine prima e dopo ogni missione.

L'attenzione dei medici, dunque, sarebbe allo stato concentrata su circa dieci casi. Ma sono molti di più, se il dato viene esteso agli appartenenti di tutte le forze armate e di polizia che sono stati impiegati all'estero. Sui 'numeri', però, non c'è alcun dato ufficiale: non si conosce nemmeno quanti sono i casi su cui indaga il procuratore militare di Roma, Antonino Intelisano, che all'inizio dell'anno - dopo la morte di Salvatore Vacca, il militare della brigata Sassari stroncato dalla leucemia al ritorno dalla missione in Bosnia - ha aperto un'inchiesta su tutti i militari deceduti o affetti da patologie tumorali dopo aver prestato servizio in Bosnia e in Albania.

Quello di Colombo, secondo i dati finora noti, sarebbe il quinto decesso, anch'esso entrato ora nel corposo fascicolo della procura militare di Roma. In nessun caso, però, è stato finora dimostrato con certezza scientifica il nesso tra la patologia e la presenza dell'uranio impoverito nelle zone di operazioni: è quanto viene sottolineato sia dal comando dei carabinieri, sia dal Cocer dell'Arma (che dedica alla vicenda «massima attenzione», ma invita a non creare allarmismi), sia dallo stesso Intelisano, che attende i risultati della Commissione di esperti insediata dal minsitro della Difesa, Sergio Mattarella.

In giornata si è appreso inoltre che la procura militare di Roma ha disposto l'acquisizione della documentazione e delle notizie relative al caso del carabiniere morto nel settembre scorso per un tumore dopo aver prestato servizio in Bosnia nel 1995. Nell'inchiesta del pm Intelisano non ci sono ancora persone iscritte nel registro degli indagati, nè sono formalizzate ipotesi di reato, anche se è ampio - viene sottolineato in ambienti giudiziari - il ventaglio dei possibili illeciti.

L'inchiesta della procura militare di Roma era stata avviata quasi un anno fa, intorno alla metà di gennaio. Tutto è partito con l'esposto presentato dai familiari di Salvatore Vacca, il militare della brigata Sassari morto di leucemia al ritorno dalla missione in Bosnia.



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