24 dicembre
Resto del Carlino
La propaganda è targata Nato, non Milosevic
http://ilrestodelcarlino.monrif.net/chan/2/5:1637781:/2000/12/24

Nel febbraio del '99 una lettera aperta inviata dall'allora ministro federale dell'Agricoltura della Repubblica Jugoslava, Jagos Zelenovic, ai colleghi dei Paesi Cee denunciava il disastro ecologico causato dai ripetuti raid aerei della Nato in Serbia. In particolare si segnalava l'uso sistematico di proiettili all'uranio impoverito da parte dei cacciabombardieri statunitensi A-10. Una rivista scientifica, 'Progress in nutrition', nel numero di giugno '99, pubblicava il documento nella sua forma integrale. Quindi, ed è una logica conseguenza, i rischi derivanti dall'uso di proiettili all'uranio impoverito erano ben noti, ma sono stati volutamente ignorati. Quella che all'epoca è stata etichettata pura e semplice propaganda firmata da Milosevic si sta, giorno dopo giorno, rivelando una tragica realtà.

La reticenza della Nato stupisce anche il professor Massimo Cocchi, docente di biochimica della Nutrizione allo Scottish Agricultural College di Edimburgo nonché direttore del periodico che ha dato spazio alla lettera inviata da Belgrado. «Non è possibile pensare che i ministri europei non sapessero nulla dell'uso di proiettili all'uranio impoverito — afferma Cocchi — perché la lettera che abbiamo pubblicato era già stata loro inviata». Un documento nel quale si denunciano i rischi per l'intero continente e che, a quanto pare, non sono affatto esagerati. «E' una lettera — spiega il professore — che non lascia spazio a possibili interpretazioni. Non possiamo essere così ingenui da ritenere che i bombardamenti in Serbia non finiscano per avere un impatto devastante per l'Europa. Per i prossimi cinquant'anni ne pagheremo le conseguenze».

Danni ambientali la cui entità è stata dimenticata ben sapendo che l'effetto del disastro causato non è immediato, ma si manifesterà nel corso dei prossimi anni. «L'aumentato livello di radioattività, il risultato dell'utilizzo di proiettili all'uranio impoverito — si legge nella lettera firmata da Zelenovic — sta provocando il disastroso degrado della natura e mette seriamente a rischio la salute umana delle generazioni presenti e future». Secondo la stessa fonte sul territorio serbo «sono state lanciate 11 mila tonnelate degli esplosivi più distruttivi...il che equivale a nove bombe atomiche di potenza pari a quella lanciata su Hiroshima».

«Non voglio in alcun modo difendere il regime di Milosevic — precisa Cocchi — e nemmeno discutere l'intervento della Nato, ma da studioso debbo ammettere che l'Italia e l'Europa non sono certo immuni dalle conseguenze derivanti dal conflitto. Se ci allarmiamo per il presunto pericolo 'mucca pazza', a maggior ragione dovremmo adottare ogni possibile contromisura per limitare i danni causati da questa guerra». La 'catastrofe ecologica' è evocata dall'ex ministro che denuncia il pericolo «per i territori dei Balcani, il bacino del Danubio, i paesi Mediterranei ed Europei». Il documento si appella anche alla violazione del trattato di Rio de Janeiro firmato nel '92 nel quale i Paesi membri delle Nazioni Unite si impegnano al rispetto dell'ambiente anche durante i conflitti per evitare che gli effetti devastanti delle guerre si protraggano in tempo di pace. Dimenticato il trattato, si è anche tentato di ignorare i dati epidemiologici successivi al conflitto, quelli che già evidenziano l'incremento di tumori nell'uomo e negli animali. Una verità ignorata finché si è potuto.

Sempre ieri l'Angesol, l'associazione nazionale dei genitori dei soldati in servizio di leva, chiede quanti soldati dovranno ancora morire per le radiazioni dei proiettili all'uranio impoverito. L'associazione sollecita «provvedimenti» giudiziari a carico dei responsabili della Difesa e delle Forze armate.

Amalia Trolio, presidente dell'Angesol, dopo aver fatto riferimento alle dichiarazioni del ministro della Difesa, «sbugiardato dalla Nato» e al «silenzio omertoso dei capi di stato maggiore», si chiede «come mai la magistratura militare e quella ordinaria non abbiano preso provvedimenti, perché è inammissibile che i signori succitati non sapessero».

di Ugo Cennamo