Uranio assassino in prima pagina (15 dicembre)
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L'uranio uccide un altro soldato

FIRENZE — I militari italiani morti al rientro dalla Bosnia ora sono due. E in Sardegna si parla con insistenza di altri 4 soldati gravemente ammalati dopo la missione umanitaria in quelle terre sconvolte dalla guerra civile e dall'intervento della Nato, che ha impiegato le nuove e tanto discusse munizioni all'uranio impoverito.

Dopo Salvatore Vacca, ha cessato di vivere all'ospedale fiorentino di Careggi anche Andrea Antonaci, 25 anni, il sergente maggiore del Genio che trovò la forza e il coraggio di denunciare il proprio caso dai microfoni di Striscia la notizia.

Gli era stato diagnosticato un linfoma non Hodgkin riconosciuto dipendente da cause di servizio. Le sue difese immunitarie non hanno retto l'impatto di una broncopolmonite, dopo l'ultimo ciclo di chemio, ed è arrivato l'arresto cardiocircolatorio.

Andrea, originario di Martano (Lecce), era in attesa di autotrapianto, come ci ha raccontato al telefono un paio di settimane fa in una toccante chiaccherata, che non divenne mai un'intervista per un eccesso di prudenza: era preoccupato delle reazioni dei superiori. Bisognerebbe ora chiarire se effettivamente provò, inutilmente, a farsi visitare nell'infermeria della caserma prima di recarsi all'ospedale civile.

«Rappresento soltanto un caso, spero non uno dei tanti come si sente dire in giro. Ho fatto quell'exploit in televisione a Striscia — ci raccontò — per sensibilizzare l'opinione pubblica su un problema che esiste, e sul quale è importante, una volta per tutte, fare chiarezza. Non ho niente da nascondere. Ho riflettuto a lungo, poi ho deciso di farmi avanti come esempio».

Ancora un militare italiano, ancora il tremendo sospetto che la causa della sua malattia possa essere stato il famigerato uranio impoverito impiegato anche in Bosnia, come ha documentato il Dipartimento della Difesa americano, nonostante il titolare del nostro dicastero, Mattarella, ne abbia a più riprese smentito l'uso. Alle numerose interpellanze che gli sono state indirizzate nelle ultime settimane, non ha voluto o saputo rispondere, alimentando sospetti che non aiutano la ricerca della verità. Il responsabile sanitario dell'esercito belga, Roger Van Hoof, ha denunciato che il 15-20% dei militari del suo Paese impiegati nella Forza multinazionale accusa una sorta di Sindrome dei Balcani.

L'Italia ha in Kosovo 7.000 soldati che operano nelle zone maggiormente colpite dai proiettili all'uranio. Nonostante le rassicurazioni della Difesa — e in attesa degli imminenti risultati dei sopralluoghi dell'Unep — c'è forte preoccupazione. I nostri soldati sono stati informati dei rischi cui andavano incontro quando erano già partiti per il Kosovo, non quelli che in precedenza avevano operato in Bosnia, come Andrea e Salvatore.

Antonaci, che ha dovuto sostenere in proprio molte spese mediche (come confermato l'avvocato Tartaglia), era quotidianamente nei cantieri per la ristrutturazione dei palazzi bombardati. «Quanto meno il governo dia subito corso ai risarcimenti», afferma Falco Accame, presidente dell'Associazione dei familiari delle vittime delle Forze armate.

«Un'altra morte di questo tipo che arriva nell'indifferenza generale: speriamo non ce ne siano altre», dice in lacrime il maresciallo Domenico Leggiero, responsabile dell'Osservatorio per la tutela delle Forze armate, divenuto fraterno amico di Andrea nei mesi del suo breve calvario.

Nella foto: Andrea Antonaci intervistato da Striscia

di Lorenzo Sani