Radioattività a Taranto: l'ASL non risponde - Peacelink (3 dicembre)

Subject: radioattivita': a Taranto ASL non risponde
From: Alessandro Marescotti <a.marescotti@peacelink.it>
Date: Wed, 29 Nov 2000

Che fatica sapere se siamo contaminati dalla radioattivita'...

E' possibile sapere se la ASL sversa in mare liquidi radioattivi?
E' possibile sapere da dove derivino le tracce di Cesio 137 radioattivo rilevate negli anni ottanta dall'Enea nel mare di Taranto?
E' possibile sapere se questo Cesio vada attribuito o no a passaggi di sottomarini a propulsione nucleare?
E' possibile sapere se negli anni novanta sono stati effettuati degli ulteriori controlli ambientali sulla radioattivita'?
E' possibile sapere se le nostre cozze hanno concentrato radionuclidi pericolosi per la salute umana?

Quante domande! Il "Comitato contro il rischio nucleare", che ogni mercoledi' si e' riunito presso la Chiesa Valdese, queste domande se le e' poste e ha cercato anche le risposte. Non risposte ideologiche o basate sul sentito dire, ma concrete, informate, dotate di base scientifica: affidabili e inappugnabili.

Dove abbiamo cercato le risposte?
Alla ASL, ovviamente.

Chi ha svolto questo lavoro di ricerca?
I volontari tarantini del Wwf che partecipano al Comitato contro il rischio nucleare.

I risultati?
Eccoli. Vi raccontiamo l'interessante lavoro di ricerca ci ha tenuto impegnati per circa un mese.

Una lettera raccomandata (1) con ricevuta di ritorno e' stata inviata il 26 ottobre 2000 al Direttore della ASL TA/1 per conoscere TUTTI i dati sull'inquinamento radioattivo di cui dispone la ASL.

Silvia Turrini ha telefonato 4-5 volte per sapere se quella lettera era stata letta. In un primo tempo le sue telefonate non ricevono grande attenzione, poi quando dice che e' del WWF gli interlocurori diventano collaborativi. A questo punto pero' non si trova la lettera raccomandata. Dopo qualche giorno alla ASL scoprono che la lettera "scomparsa" era stata inoltrata al dott. Michele Conversano, responsabile del dipartimento di prevenzione e quindi del settore ambientale della ASL.

Ma nel tragitto dall'ufficio del Direttore della ASL all'ufficio del dott. Conversano quella lettera dispettosa sembra proprio volersi perdere da sola. Il dott. Conversano chiede pertanto la gentilezza di inviarla nuovamente per fax al suo ufficio perche' non riescono a trovarla.

Il 6 novembre viene inviata per fax la lettera e il giorno successivo e' effettuata una nuova telefonata per verificare se il fax era stato letto.

L'ufficio del dott. Conversano (tel.099.7786516) comincia a questo punto ad essere tempestato giorno dopo giorno di telefonate (effettuate da Rosanna Papalia del WWF) per ottenere una risposta. Dopo ripetuti e affabili contatti si e' potuto apprendere che la competenza non era di quell'ufficio: "La richiesta dei dati relativi al rilevamento del Cesio 137 dovrebbe essere fornita dai laboratori". Molto gentilmente il dott. Conversano fornisce il recapito telefonico dell'UNITA' OPERATIVA (tel.099.7786611) che ci ha consentito di parlare con il dott. Scarnera. E' stato possibile pero' parlare solo con la sua segretaria, la quale ci ha riferito quello di cui e' a conoscenza, ovvero che non e' a conoscenza di rilevamenti di Cesio 137. Di recente, da quando lei svolge quell'incarico, non le sono mai passati fra le mani quei dati, ne' sa se si possa far riferimento ad una memoria storica risalente a piu' di 10 anni fa. Gli unici dati sul Cesio 137 sarebbero quindi solo quelli di fonte Enea forniti da PeaceLink ai giornali e risalenti a quindici anni fa. E per avere dei dati piu' recenti a chi possiamo chiedere? Ci rimanda allora a due nuovi numeri telefonici (099.7786690 oppure 099.7786683) appartenenti al PRESIDIO MULTIZONALE DI PREVENZIONE di cui e' responsabile il dott. Virtu'. Questi, in maniera piuttosto evasiva, dice che non e' assolutamente a conoscenza dell'esistenza di un rilevamento dei dati da noi menzionati e che comunque per il momento ha altri e piu' pressanti impegni: "Prego richiamare fra 10 giorni".

Ci e' voluto un mese per non sapere nulla: immaginiamo cosa accadrebbe in una giornata di emergenza nucleare, con una fuoriuscita di radioattivita' in corso...

A dire il vero ci siamo sentiti come Asterix e Obelix che - dopo aver superato le  fatiche di Ercole - rischiano di non superare l'ultima prova che consisteva nell'ottenere un certificato nel labirinto della burocrazia romana.

Abbiamo cioe' ricevuto la netta sensazione di esserci ficcati in un dedalo in cui ogni ufficio rinvia alle responsabilita' di altri uffici. La stessa cosa ci e' capitata quando abbiamo scoperto che a Taranto le strutture sanitarie non sapevano indicare esattamente dove trovare i medicinali a protezione della tiroide in caso di nube radioattiva. E cosi' anche adesso, dopo circa 15 telefonate in un mese, non siamo riusciti ad ottenere le informazioni sulla radioattivita' a Taranto: abbiamo solo ottenuto dei nuovi numeri di telefono e un rinvio finale.

Come mai?

Sospettiamo che nella ASL Ta/1 si ignori che Taranto sia UFFICIALMENTE una citta' a rischio nucleare. E questo avviene forse per responsabilita' di altri enti che avrebbero dovuto comunicarlo, o chissa' per quale altro mistero del labirinto istituzionale in cui le competenze divergono anziche' convergere. Pertanto probabilmente i dati sulla radioattivita' non sono disponibili presso la ASL perche' il problema fino al settembre del 2000 "ufficialmente non esisteva" in forma pubblica in quanto coperto dal segreto militare. Con il risultato di avere una citta' largamente impreparata ad affrontare un'eventuale emergenza nucleare dal punto di vista sanitario.

E' colpa della ASL? Forse no, forse e' colpa del segreto militare che ha avvolto tutto cio' fino a ora, ma il risultato oggettivo e' l'assenza di quei dati che sono le uniche sentinelle che possano far scattare una risposta delle strutture sanitarie. Per il bene di Taranto ci auguriamo di sbagliarci e di essere categoricamente smentiti dai responsabili della ASL. Ne saremmo veramente felici.

Infatti i dubbi non mancano: a che serve un piano di emergenza nucleare se non si dispone dei dati sulla radioattivita' ambientale?
 

Alessandro Marescotti
presidente di PeaceLink
e componente del Comitato contro il rischio nucleare di Taranto, a cui
aderiscono Aiutiamo Ippocrate, Associazione per la Pace, Associazione Sud,
Chiesa Valdese, Cobas, Comitato contro l'elettrosmog, Coop.Robert Owen,
Legambiente, Parrocchia Regina Pacis, Pax Christi, PeaceLink, Macondo,
Missionari Saveriani, Oltre le barriere, WWF.



(1) Lettera raccomandata di un mese fa

Al Direttore generale della ASL TA/1
e per conoscenza all'assessore alla Sanità del Comune di Taranto

Oggetto: richiesta informazioni sull'inquinamento radioattivo del mare

Siamo cittadini di Taranto impegnati per la tutela dell'ambiente.  Lo scorso 20 ottobre abbiamo organizzato il "Convegno Nazionale sui porti a rischio nucleare" ed è stato nostro piacere ospitare come relatore il prof. Mauro Cristaldi, biologo e docente all'Università "La Sapienza" di Roma. Tra i dati scientifici che il prof. Cristaldi ha fornito nel Convegno, ci ha particolarmente colpito la tabella che alleghiamo e che mostra la mappa dell'inquinamento radioattivo dovuta al Cesio 137,  tracciata dall'Enea nello studio denominato "Indagine ambientale del sistema marino costiero della regione Puglia", sottotitolato "elementi per la definizione del piano delle coste", datato luglio 1986. I dati rilevati non sembrerebbero tali da destare allarme, tuttavia essi certificano una maggiore concentrazione di radioattività dovuta al Cesio 137 proprio in prossimità dei porti di Taranto e Brindisi, individuati come porti a rischio nucleare nella mappa del Dipartimento della Protezione Civile della Presidenza del Consiglio. Inoltre si constata la presenza di radioattività da Cesio 137 nel mare vicino al Centro Ricerche Nucleari della Trisaia, che sorge sulla sponda destra del fiume Sinni nella località Trisaia Inferiore nel Comune di Rotondella, in provincia di Matera.

Secondo alcune interpretazioni di questi dati dell'Enea, la presenza del radionuclide Cesio 137 sarebbe da ricollegare alla ricaduta radioattiva dopo i test nucleari in atmosfera degli anni '50 e '60 e in parte ai rifiuti radioattivi liquidi della Trisaia.

Tuttavia ciò non appare ragionevolmente sufficiente a spiegare la concentrazione della radioattività nelle vicinanze proprio dei porti di Taranto e Brindisi. Considerando il fatto che il Cesio 137 compare nel piano di emergenza nucleare di Taranto quale possibile radionuclide emesso in caso di eventuale incidente, sarebbe doveroso elaborare specifiche ipotesi scientifiche e raccogliere dati al fine di convalidarle o falsificarle. Occorrerebbe quindi una ricerca che dia spiegazioni plausibili circa l'origine - attualmente ignota - della concentrazione della radioattività nelle vicinanze dei porti di Taranto e di Brindisi. Ed è quello che intendialo fare, ci auguriamo con la collaborazione della ASL TA/1.

In particolare, restringendo l'attenzione su Taranto, chiediamo alla ASL TA/1 se nel mare di Taranto vengano versati da strutture sanitarie o da pazienti sottoposti ad analisi o cure particolari - anche accidentalmente o per carenza di strutture e metodiche apposite di raccolta - liquidi (biologici o di laboratorio) contenenti Cesio 137 o altri radionuclidi.

Inviamo questa lettera inoltre perché - per le ragioni dette sopra - desideriamo ricevere tutti i dati in possesso della ASL TA/1 circa le rilevazioni della radioattività in mare al fine di poter disporre di un quadro più aggiornato della situazione locale, considerando che la pubblicazione dell'Enea risale a 14 anni fa.

Le risposte, che chiediamo di ottenere entro 30 giorni, vanno inviate al seguente indirizzo:

PeaceLink
casella postale 2009
74100 Taranto

Distinti saluti
Taranto 25 ottobre 2000



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