Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 531 del 4/5/1999
(Uso di proiettili all'uranio esaurito nelle operazioni militari della NATO nei Balcani)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Paissan n. 2-01775 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 10).

L'onorevole Paissan ha facoltà di illustrarla.

MAURO PAISSAN. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, non riprenderò qui nel dettaglio gli argomenti tecnici esposti ampiamente nell'interpellanza presentata a firma mia e di tutti i deputati verdi (identica interpellanza è stata presentata al Senato dal senatore Semenzato), ma mi limiterò ad esporre gli argomenti essenziali ed a porre alcune domande fondamentali.

Nella guerra in Jugoslavia, signor rappresentante del Governo, i militari della NATO, e più precisamente degli Stati Uniti, usano o meno proiettili con corazza costituita da uranio cosiddetto «impoverito»? Le nostre informazioni dicono di sì e nel testo della nostra interpellanza vengono dettagliatamente indicati i tipi di aerei, di cannoni e di ogive missilistiche che usano questo genere di proiettili.  Vi è poi un altro interrogativo: qualora, come noi pensiamo, queste armi siano utilizzate, quali impegni il Governo italiano intende assumere perché si proceda all'eliminazione di tali armi e quali passi intende compiere presso gli alleati per ottenerne l'eliminazione? Queste sono, in sintesi, le domande che poniamo al Governo: non sto chiedendo a lei, signor rappresentante del Governo, quali siano i rischi associati all'uso di siffatte armi; non chiedo questo al Governo, perché per rispondere a tali interrogativi ci sono i tecnici, le università, i libri, i laboratori di ricerca (queste, infatti, sono le nostre fonti: scientifiche, non politico-propagandistiche). Non vorrei allora sentir ripetere qui qualche affrettata risposta tranquillizzante che nei giorni scorsi qualche esponente di amministrazioni dello Stato ha imprudentemente - e forse anche impudentemente - redatto utilizzando, spero in buona fede, o forse per ignoranza, l'aggettivo «impoverito» accostato al termine «uranio», come un termine non preoccupante.

Non ritengo necessario fare qui lunghe citazioni di organizzazioni scientifiche che in questi anni, dopo l'uso di tali proiettili nella guerra contro l'Iraq, hanno descritto gli aspetti di rischio insiti nell'uso di questi armamenti, né ritengo necessario riportare l'elenco delle vittime. Non c'è bisogno di tutto questo, perché i dati elementari che sono alla base dell'interpellanza sono contenuti in qualsiasi testo di fisica nucleare: non nei rapporti segreti, ma nei libri che usano gli studenti di chimica, di fisica e di ingegneria (ed il gruppo dei verdi della Camera ha la fortuna di avere tra i suoi rappresentanti due docenti universitari di fisica).

Si tratta di proiettili con corazza di uranio, il metallo più pesante, che rende il proiettile più penetrante. Riporterò alcune informazioni tecniche estremamente sintetiche. La natura fornisce l'uranio in miscele di vari tipi: in particolare, lo 0,7 per cento è di uranio-235, mentre oltre il 99 per cento è del tipo uranio-238. L'uranio-235 è del tipo fissile, quello che serve a fare le bombe atomiche, non i proiettili di cui ci stiamo occupando, e a far funzionare le centrali nucleari. Nella miscela naturale ce ne è troppo poco, dunque essa viene arricchita fino al 3 per cento per le centrali nuclerari e molto di più per le bombe atomiche. «Uranio impoverito», in inglese depleted uranium, è invece quello che ha perso la concentrazione ottimale di uranio-235, ma resta comunque uranio, ed ambedue i tipi sono radioattivi.  È questo l'unico aspetto tecnico su cui mi sono voluto dilungare per sottolineare la truffa di informazione contenuta nell'aggettivo «impoverito».

Quindi, l'effetto del proiettile non finisce con il suo uso balistico: le sue parti rimangono dove hanno colpito e sono veri e propri rifiuti radioattivi. Per quanto tempo resteranno in quei luoghi, dopo il loro uso? Sino a quando qualcuno non bonificherà la zona. Ma quale zona? Il già disgraziatissimo Kosovo oppure l'intera Jugoslavia. Noi sappiamo - lo ricordiamo nell'interpellanza - che questi proiettili vengono classificati, con un trucchetto, come armi convenzionali, mentre, in realtà, sono armi chimiche. Lo diciamo chiaramente nella nostra interpellanza: gli Stati Uniti definiscono «scorie nucleari» l'uranio impoverito, prima di essere usato per i proiettili e per le corazze dei carri armati, dopodiché questi oggetti vengono ridefiniti come armamento convenzionale. Inoltre, l'opinione internazionale è che queste siano, a tutti gli effetti, armi chimiche, se non addirittura nucleari. La difficoltà di classificazione, dovuta anche al doppio uso (proiettili e isolamento di carri armati) rende difficile capire se e quale specifica convenzione internazionale violino. Alcune organizzazioni non governative ritengono necessario un trattato apposito che proibisca il riutilizzo dell'uranio impoverito.  Ebbene, dopo il loro uso questi materiali continueranno ad emettere la loro radioattività per anni. Potranno polverizzarsi con l'esplosione ed essere inalati; la fisica ci dice che, con gli anni, questi materiali, emettendo radioattività, si trasformeranno, con tempi maggiori o minori secondo le leggi di probabilità, in altri materiali radioattivi, continuando ad aggredire chi li manipolerà.

So da me che si tratta di una debole radioattività - spero che lei, signor sottosegretario, non basi la sua risposta su questo concetto elementare -, ma ormai abbiamo imparato, seguendo la querelle nucleare, che il vero rischio nasce proprio dalle micro dosi di radiazione, perché quest'ultime non uccidono la cellula, ma innescano i processi di mutagenesi che portano fatalmente al tumore. Fintanto che quei residui resteranno, costituiranno un rischio per chi ci si avvicinerà.

Signor rappresentante del Governo, le chiedo se tutto ciò sia giusto. È giusto aggiungere alle vittime di oggi, le vittime cioè della nostra incapacità di risolvere le controversie con la trattativa, altre vittime per un domani che avrà una durata enorme? Come è possibile che un fatto del genere possa lasciarci indifferenti? Come è possibile che chi sa non senta un moto di ribellione e di rifiuto netto?  Battiamoci, ovviamente, per i profughi kosovari; battiamoci per distruggere il criminale Milosevic; battetevi, perché noi non siamo d'accordo, se lo ritenete opportuno, con le armi: noi cercheremo di impedirvelo, ma almeno non fatelo con questo tipo di armi che provocano conseguenze terribili. Non vi sorge il dubbio che la scelta morale dell'ingerenza umanitaria, già discutibile per il modo in cui è stata gestita, in quest'occasione, dalla NATO, ne risulti nettamente ed ulteriormente squalificata?

Per i deputati del gruppo dei verdi tale questione è discriminante. Dalla risposta che avremo dal Governo a quest'interpellanza, nonché alle proposte che abbiamo avanzato in ordine al conflitto ed al destino dei profughi, dipenderà la futura collocazione politico-parlamentare dei verdi.

Le ricordo che anche per protestare contro l'uso di simili, micidiali armamenti, parecchi militanti verdi, compresi numerosi parlamentari e alcuni membri del Governo, da alcuni giorni stanno facendo lo sciopero della fame.  Per concludere, signor sottosegretario, le ripropongo i miei interrogativi esposti nell'interpellanza, in modo che la risposta possa essere puntuale oltre che politicamente - me lo auguro - accettabile.

Noi chiediamo se non si ritenga in netto contrasto con ogni principio umanitario l'uso di tali armi, in particolare sul territorio di un popolo a protezione del quale si dichiara di fare i bombardamenti; se risulti alle autorità italiane che nella dotazione della NATO vi siano proiettili all'uranio impoverito; se risulti che anche nelle operazioni militari che la NATO sta conducendo in Kosovo si utilizzino armi di questo tipo; se non si ritenga opportuno verificare se tali dotazioni vengano stoccate anche all'interno delle basi NATO presenti sul nostro territorio; se non si ritenga opportuno, visto anche l'impegno dell'Italia per la definitiva messa al bando delle mine anti persona, attivare tutti i canali affinché si arrivi ad una moratoria sull'utilizzo di questo tipo di armi; ed infine se nell'armamento in dotazione alle nostre Forze armate - e spero proprio di no - vi siano anche mezzi corazzati o proiettili contenenti questi tipo di uranio.

Insomma noi chiediamo al Governo italiano quali passi intenda compiere per far mettere al bando questo tipo di proiettili.  Colleghi, signor rappresentante del Governo, questa guerra è per noi un tragico, terribile errore, con aspetti di vero e proprio orrore. Milosevic fa fin troppo bene la sua parte: massacra, stupra, deruba, umilia, caccia i kosovari; la NATO sta creando altre distruzioni, altri morti, altre sofferenze, altre vittime come quelle causate dai cosiddetti errori degli aerei alleati. Ancora ieri un autobus è stato attaccato e colpito e vi sono stati molti morti.

Non rendiamo tutto ciò ancora più odioso, coinvolgendo come vittime di inquinamento radioattivo anche le generazioni future
(Applausi).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la difesa ha facoltà di rispondere.

MASSIMO BRUTTI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'interpellanza alla quale mi accingo a rispondere pone alcune questioni relative all'impiego del cosiddetto uranio impoverito nel campo degli armamenti. Cosa risulta - domandano gli interpellanti - circa la sua utilizzazione da parte dei paesi della NATO nell'ambito di operazioni militari in corso nell'area balcanica? Di quali notizie disponiamo riguardo agli effetti che su questo materiale possono avere incidenti distruttivi o impieghi bellici? Quali sono le valutazioni e gli orientamenti del Governo italiano in questa materia?

Occorre anzitutto ricordare che l'uranio impoverito o uranio depleto è un sottoprodotto del processo di arricchimento dell'uranio necessario per l'industria nucleare; le sue caratteristiche fisiche più evidenti sono la resistenza e l'alta densità. Si tratta di un materiale ampiamente disponibile e a basso costo, con una serie di impieghi civili, ad esempio nella costruzione di schermature radiologiche per contenitori idonei al trasporto di sorgenti radioattive.

Nel campo militare l'uranio impoverito trova anzitutto applicazione come componente nella blindatura di mezzi corazzati e, in secondo luogo, come materiale per munizionamento progettato soprattutto per l'impiego anticarro. I procedimenti seguiti per la blindatura dei mezzi corazzati sono volti ad isolare l'uranio impoverito da ogni contatto con l'atmosfera e contemporaneamente a sfruttarne la compattezza e la resistenza; caratteristiche, queste, che sono proprie anche dei proiettili per i quali lo stesso materiale viene utilizzato. Per entrambe le applicazioni, tutte le attività di fabbricazione e manutenzione si svolgono secondo specifiche procedure di sicurezza.  I colleghi interpellanti hanno chiesto di conoscere se le nostre Forze armate abbiano in dotazione mezzi corazzati o proiettili contenenti il cosiddetto uranio impoverito. La risposta è «no». Le Forze armate italiane non dispongono di armamenti né di munizioni di alcun genere che utilizzino questo materiale, né hanno acquisito tali armamenti o munizioni. Non li hanno, dunque, impiegati a nessun titolo, né li impiegano attualmente.

A quanto è dato di conoscere sulla base di notizie già diffuse, gli Stati Uniti, la Francia, presumibilmente la Gran Bretagna, così come alcuni paesi dell'ex Patto di Varsavia, sarebbero in possesso di munizionamento contenente uranio impoverito.  Vi è un limite necessario alla risposta che posso fornire. Per quel che riguarda l'Alleanza atlantica, il Governo fa presente, infatti, che le informazioni relative al tipo di armi di cui i paesi membri dispongono, sono di stretta ed esclusiva pertinenza anzitutto delle autorità politiche di ciascun paese e, in secondo luogo, degli organi collegiali dell'Alleanza, che agiscono in base a decisioni direttive unanimi dei paesi membri. Il Governo italiano non può, con una scelta unilaterale, fornire pubblicamente informazioni sugli equipaggiamenti e sui mezzi delle Forze armate di altri paesi, così come essi non possono farlo per le nostre. Ciascun paese risponde individualmente del rispetto dei trattati e delle convenzioni relative alla limitazione e alle modalità di impiego degli armamenti. Ma sulla questione che stiamo esaminando, non esistono oggi disposizioni restrittive. Occorre, infatti, sottolineare che, al momento attuale, né i carri né i proiettili per i quali si utilizza l'uranio impoverito, risultano previsti o segnalati in alcuna delle convenzioni internazionali esistenti in materia di limitazioni degli armamenti o che prevedono l'esclusione di determinate tipologie di armi.

L'impiego di questo materiale non è, dunque, vietato né sottoposto a particolari controlli o limiti rilevanti per il diritto internazionale. Esiste, tuttavia, una discussione seria di portata internazionale circa i rischi derivanti dall'uso dell'uranio impoverito nel campo militare. La distruzione delle blindature o l'impiego bellico di proiettili determinerebbero - secondo alcune valutazioni formulate in base all'esperienza del conflitto iracheno - contaminazione dell'ambiente e danni di lungo periodo. Esistono, insomma, motivi di preoccupazione che si fondano su analisi scientifiche e che il Governo italiano non intende sottovalutare. Anzi, un danno indiscriminato che si protrae nel tempo ha le caratteristiche di inaccettabilità che, in altri casi, hanno condotto a movimenti di opinione internazionale e alla stipula di convenzioni e di trattati che introducono restrizioni e limitazioni negli armamenti. Del resto il dibattito in corso coinvolge organizzazioni non governative, ma ad esso anche organismi del luogo hanno prestato particolare attenzione.

Il Governo - vorrei assicurare all'onorevole Paissan - terrà nella massima considerazione quanto segnalato nella sua interpellanza. Finora non abbiamo conclusioni sicure ed inequivoche sulla portata dei rischi. Vorrei ricordare in proposito i risultati di due indagini riguardanti l'uso di munizioni contenenti uranio impoverito nel territorio iracheno durante la guerra del Golfo. Si tratta di indagini che non hanno individuato il verificarsi di specifici danni derivanti da contaminazione all'ambiente e alla salute. La prima indagine è di fonte americana (servizio stampa delle Forze armate Usa, 4 agosto 1998) e può essere considerata di parte. L'accertamento condotto a cura del Veterans affairs department su 33 soldati, colpiti da frammento di uranio impoverito, ha escluso che essi abbiano riportato danni durevoli da contaminazione.

La seconda indagine proviene da una fonte più imparziale e si deve a William M. Arkin, direttore della ricerca in campo militare per Greenpeace International. Nel febbraio 1993, Arkin ha trascorso un mese in Iraq, per raccogliere elementi sugli effetti dell'uso bellico di uranio impoverito. Sia da autorità irachene in campo sanitario, sia dal dipartimento di fisica dell'università di Bassora non venivano informazioni tali da suscitare allarme, né sull'incremento di malattie riconducibili ad avvelenamento da metalli pesanti, né sui livelli di radiazioni accertati dopo la fine della guerra nel sud dell'Iraq.

Queste valutazioni hanno certamente un rilievo, ma non bastano a risolvere il problema. Troppo ristretta è l'area degli accertamenti compiuti nei due casi, perché ci si possa fermare ad essi ed acquisirli come una risposta esauriente. Occorre invece promuovere nuove e più accurate indagini, che del resto sono già in corso, per assumere un orientamento definitivo. A questo proposito, va ricordato che in ambito ONU si sono venuti rafforzando i timori e le preoccupazioni. Il Governo italiano si impegna a favorire tutti gli accertamenti che sono in corso, con il massimo di speditezza. Essi sono necessari perché la comunità internazionale possa trarne al più presto criteri di regolamentazione. Ed è essenziale che gli accertamenti diano garanzie di imparzialità.

Noi, per parte nostra, non usiamo questo materiale. È una scelta già compiuta. Possiamo operare efficacemente perché neanche gli altri ne facciano impiego, nella misura in cui la persuasione del rischio diventa più certa e viene condivisa da più paesi e dall'insieme della comunità internazionale. In questo senso noi opereremo.

In questi anni ci siamo adoperati ricercando costantemente l'intesa con i paesi dell'Unione europea e della NATO per definire regole e convenzioni internazionali che impedissero e limitassero l'uso di armi inumane. Continueremo a farlo, puntando ad una interpretazione estensiva del concetto di armi inumane, anche in considerazione del problema sollevato dall'onorevole Paissan.

Più di altri paesi abbiamo sostenuto che dovessero essere del tutto eliminate le mine antipersona (l'interpellanza richiama questo impegno italiano) ed in questo campo abbiamo ottenuto un risultato significativo. Ebbene, in coerenza con quella scelta, noi opereremo perché la comunità internazionale metta al bando anche altre «armi convenzionali che possano ritenersi eccessivamente dannose o che abbiano effetti indiscriminati», formulazione questa contenuta nel preambolo della convenzione di Ottawa. Si tratta di introdurre norme restrittive in tutti i casi (come quello segnalato dagli onorevoli interroganti) nei quali esiste la credibile persuasione che possono verificarsi danni eccessivi, prolungati nel tempo, diretti a colpire un numero indefinito di persone e tali da determinare effetti indiscriminati.  Dunque, nel quadro di un accertamento imparziale, che sia tale da confermare i motivi di preoccupazione, l'Italia si impegna a raggiungere il più ampio consenso possibile su scala internazionale per limitare l'impiego dell'uranio impoverito, introducendo le garanzie necessarie ad impedire danni indiscriminati ed a tutelare l'ambiente.

PRESIDENTE. L'onorevole Paissan ha facoltà di replicare.

MAURO PAISSAN. Signor Presidente, mi è difficile dichiararmi soddisfatto. Ho ascoltato i giudizi e le dichiarazioni del sottosegretario Brutti e prendo atto con soddisfazione innanzitutto della conferma della notizia che il tipo di armi in questione non viene utilizzato dalle Forze armate italiane. La nostra richiesta fondamentale, però, riguardava un atteggiamento politico del Governo, ossia se il Governo italiano intenda adoperarsi attivamente, nell'ambito dell'alleanza della NATO, presso i paesi alleati almeno per bloccare l'uso di questi armamenti.  Signor sottosegretario, a un certo punto lei ha pronunciato una frase significativa, dicendo che, se la persuasione del rischio diventasse più certa, voi potreste operare in una certa direzione.

MASSIMO BRUTTI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Noi lavoriamo anche per renderla più certa.

MAURO PAISSAN. Non si tratta della persuasione del rischio, perché sul rischio, sulla possibilità che tali armamenti producano effetti deleteri, la persuasione esiste; vi è semmai un dubbio, secondo alcune ricerche, sul carattere devastante, dal punto di vista sanitario, degli effetti prodotti da questi materiali. Insisto, secondo la maggior parte del mondo scientifico tale dubbio non esiste, ma secondo alcune ricerche può esservi un'area di opinabilità.

Ci troviamo di fronte ad un rischio accertato: molti scienziati e molte organizzazioni non governative lo affermano, pare esistano rapporti riservati negli stessi ambienti militari a confermarlo; il rischio è reale, esiste, è diffuso, è sostenuto ed è fondato su argomentazioni scientifiche. Le posso concedere che, secondo alcune fonti, ma non secondo noi, manca la certezza matematica della effettività delle conseguenze negative sulla salute umana. Secondo noi, però, già l'affermazione così fondata dell'esistenza di un rischio è più che sufficiente perlomeno per bloccare l'utilizzo di tali armamenti; noi chiediamo al Governo di operare a livello internazionale, nell'ambito dell'alleanza, presso i paesi alleati, affinché queste armi per ora vengano bloccate. Lei, signor sottosegretario, ha poi affermato che il Governo non ha il diritto di intervenire sugli altri Stati per impedire l'utilizzo di un certo tipo di armamenti. Noi - insisto - non le chiedevamo informazioni segrete, nella disponibilità esclusiva dei governi nazionali; noi le chiediamo e torniamo a chiedere a lei e al Governo un giudizio, un'azione ed una iniziativa politica per impedire che una guerra, che già consideriamo ingiusta, abbia effetti addirittura sulle generazioni future. Signor sottosegretario, anche alcuni dati che lei ha citato, non positivi ma prudenti, riguardo agli effetti di tali armamenti non tengono conto del periodo di latenza che, in questo caso, va considerato e che può essere anche molto lungo. Stiamo parlando di materiali che possono produrre le loro conseguenze devastanti a distanza di decenni, forse addirittura di secoli, dalla loro dispersione sul territorio. Di fronte a tali dubbi - lo ripeto -, un Governo come quello italiano, che anche politicamente si caratterizza come un Governo di centrosinistra, sensibile alle istanze di tipo ambientale, dovrebbe adoperarsi sul piano internazionale. Lei ha citato due ricerche; io ho fatto una rapidissima indagine via Internet e le assicuro che lì potrebbe trovare molte altre ricerche che, con maggior nettezza e con certezza scientifica, affermano l'esistenza di effetti negativi prodotti da tali armamenti. Signor sottosegretario, le chiedo pertanto di dare seguito alla sua risposta in modo assai più netto e deciso e che il Governo traduca alcuni giudizi che lei ha espresso in quest'aula, pure condivisibili, in iniziativa politica presso gli Stati Uniti, che stanno usando questo tipo di armamenti, e presso i paesi della NATO che, come lei ci ha informato, ne dispongono; non so, poi, se in questi giorni e in queste ore li stiano usando nelle azioni in Kosovo e nella ex Jugoslavia.

In conclusione, signor Presidente e signor rappresentante del Governo, vorrei ricordare l'atteggiamento che i verdi hanno assunto in questi giorni e ore. Noi abbiamo sottoposto all'attenzione del Governo alcune questioni che determineranno la collocazione dei verdi rispetto alla maggioranza e al Governo. Come il sottosegretario sa, noi siamo in aperto e dichiarato dissenso rispetto alla scelta effettuata dal Governo di aderire all'azione di bombardamento decisa dalla NATO contro la Serbia e siamo a favore di una decisa azione politica a tutela dei profughi kosovari e dei cittadini serbi. La questione dell'iniziativa del Governo sui cosiddetti armamenti ad uranio impoverito era uno dei punti di una nostra sorta di piattaforma politica. Vorrei ricordare anche gli altri punti. Vi è la fondamentale richiesta di una sospensione dei bombardamenti per verificare la possibilità di percorrere la via diplomatica (le ultime dichiarazioni del Presidente degli Stati Uniti di ieri sera farebbero pensare ad una possibilità di inoltrarci sulla via della sospensione dei bombardamenti parallelamente all'inizio del ritiro, da parte del governo serbo, dell'esercito dal Kosovo) e quindi la possibilità di una trattativa politica per una soluzione diplomatica di quel tremendo conflitto. Troppo flebile, se non inesistente, è stata la voce del Governo italiano nel richiedere questa iniziativa!

Perché deve essere Clinton a parlare esplicitamente, formalmente, pubblicamente, di sospensione dei bombardamenti e non il nostro Governo? Perché non è il Presidente del Consiglio D'Alema a farsi portatore di questa richiesta, senza violare alcun patto di alleanza e di solidarietà tra i paesi dell'alleanza atlantica?

Un'altra richiesta che abbiamo avanzato al Governo è stata quella della concessione della cittadinanza italiana a Rugova, come riconoscimento della via non violenta di opposizione al regime di Milosevic e di tutela della etnia albanese nel Kosovo.  Anche su questo punto ci aspettiamo dal Governo italiano una risposta.

Qui si è parlato solo dei proiettili ad uranio impoverito, ma occorre considerare, tra i vari problemi, i bombardamenti degli impianti chimici e dei laboratori nucleari che sono in grado di determinare alcune conseguenze devastanti per quelle popolazioni per l'immediato e per il futuro.  Infine, abbiamo posto al Governo il problema dell'accoglienza sul territorio italiano dei profughi kosovari e dei disertori serbi. Noi dobbiamo favorire la diserzione da parte dei militari serbi per minare quel regime militare.

Abbiamo anche individuato, come possibile soluzione concreta, l'utilizzo della base di Comiso come struttura in grado di accogliere alcune migliaia di profughi kosovari che non riusciamo più ad assistere in Albania e nel Montenegro. Sono queste le richieste che abbiamo avanzato al Governo.

La prima risposta che ci è pervenuta oggi non può soddisfarci anche se prendiamo atto di alcune valutazioni positive in merito alle quali il sottosegretario Brutti ci ha riferito. Insisto però affinché da questi giudizi e valutazioni si tragga come conseguenza la necessità di una iniziativa più forte presso gli alleati e la NATO.

Stiamo dunque attendendo risposte positive a queste nostre richieste poiché da esse dipenderà se continueremo a collocarci all'interno della maggioranza e del Governo (Applausi dei deputati del gruppo misto-verdi-l'Ulivo).



Allegato A
                                      Seduta n. 531 del 4/5/1999

          (Sezione 10 - Uso di proiettili all'uranio esaurito nelle operazioni militari della Nato nei Balcani)
L)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri ed il Ministro della difesa, per sapere - premesso che: nella dotazione militare della Nato e più precisamente degli Stati Uniti ci sono proiettili all'uranio esaurito; tali tipi di proiettili sono stati usati per la prima volta nel 1991 nella guerra del Golfo causando, secondo stime di alcune organizzazioni non governative, almeno 10 mila casi di malattie legate all'esposizione con tale sostanza come tumori, leucemie e malformazioni; l'uranio esaurito è un prodotto collaterale altamente tossico e radioattivo del processo di arricchimento dell'uranio. È chiamato così perché il contenuto dell'isotopo dell'uranio U-235 è ridotto dallo 0,7 per cento allo 0,2 per cento, durante il processo di arricchimento dell'uranio, (durante il processo di arricchimento, l'U-235 che è fissionabile, viene separato dall'uranio naturale che ne contiene pochissimo). Sostanzialmente è un isotopo dell'uranio, l'U-238 che costituisce anche il 99 per cento dell'uranio naturale. Questo uranio esausto ha una radioattività pari al 60 per cento di quello naturale. Il tempo di dimezzamento è di 4,5 miliardi di anni; gli Stati Uniti in conseguenza di cinquant'anni di arricchimento di uranio per le centrali nucleari e per la fabbricazione di armi nucleari ne detengono 2 miliardi di chili;  dopo aver colpito il bersaglio il proiettile rilascia nell'aria l'ossido di uranio che è altamente tossico per l'uomo e «inquinante» se disperso nell'ambiente. L'effetto delle radiazioni è di due tipi: irraggiamento e contaminazione. L'irraggiamento avviene quando si è esposti al bombardamento di particelle radioattive, mentre la contaminazione può avvenire tramite la manipolazione, l'inalazione o l'ingestione di materiale radioattivo; da studi delle forze armate americane risulta che quando un veicolo è colpito da un proiettile contenente uranio esausto l'effetto maggiore si ha nel raggio di circa cinque-sette metri dal veicolo. Tuttavia se questo tipo di proiettile viene sparato da un aereo il raggio può essere superiore a 25 miglia (42 km); il tempo di dimezzamento è di circa 4,5 miliardi di anni, questo tipo di arma è in realtà un'arma a lunga durata i cui effetti non si conoscono ancora; gli Stati Uniti da parte loro definiscono «scorie nucleari» l'uranio esausto, prima di essere utilizzato per i proiettili e per le corazze dei carri armati, dopodiché questi oggetti vengono ridefiniti come armamento convenzionale;  l'opinione internazionale è che queste siano a tutti gli effetti armi chimiche, se non addirittura nucleari. La difficoltà di classificazione, dovuta anche al doppio uso (proiettili e isolamento di carri armati) rende difficile capire se e quale specifica convenzione internazionale violino. Alcune Organizzazioni non governative ritengono necessario un trattato apposito che proibisca il riutilizzo dell'uranio esausto.

L'International Action Center, una organizzazione non governativa americana, e molte altre organizzazioni non governative stanno promuovendo una campagna per la messa al bando delle armi contenenti uranio esausto e hanno lanciato un appello internazionale per proibirne l'uso;  è probabile che la Organizzazione mondiale della sanità decida di aprire un'indagine autonoma. Gli Stati Uniti stanno ammettendo seppur a fatica che esiste una sindrome del Golfo anche se negano che l'utilizzo dell'uranio esausto sia pericoloso per l'uomo; la sottocommissione per la prevenzione della discriminazione e la protezione delle minoranze, che fa parte della commissione Onu sui diritti umani, ha adottato delle risoluzioni nel 1996-1997 che includono le armi a base di uranio impoverito tra le armi di distruzione di massa o indiscriminate, incompatibili con il diritto umanitario internazionale; in questi giorni sul Kosovo si stanno usando, tra gli altri, jet A-10 «Warthog» equipaggiati con cannoni Gau8/A Avenger 30 millimetri a sette canne costruiti appositamente per utilizzare proiettili all'uranio impoverito; sono previsti per la prossima settimana arrivi di elicotteri Apache, per l'attacco dei carri armati serbi, anch'essi predisposti per l'uso di proiettili all'uranio impoverito perché più penetranti nei mezzi corazzati; l'uranio impoverito è probabilmente presente anche per l'ogiva dei missili Tomahawk, lanciati dalla portaerei in Adriatico, anch'essi utilizzati nelle operazioni militari in Kosovo; l'utilizzo di questo tipo di proiettili renderebbe radioattiva la zona del Kosovo per i prossimi anni esponendo quindi la popolazione del Kosovo ai rischi derivanti da radioattività -:

se non si ritenga in netto contrasto con ogni principio umanitario l'uso di tali armi in particolare sul territorio di un popolo a protezione del quale si dichiara di fare i bombardamenti; se risulti alle autorità italiane che nella dotazione della Nato ci siano proiettili all'uranio esaurito; se risulti che anche nelle operazioni militari che la Nato sta conducendo in Kosovo si utilizzino armi di questo tipo; se non si ritenga opportuno verificare se tali dotazioni vengano stoccate anche all'interno delle basi Nato presenti sul nostro territorio;  se non si ritenga opportuno, visto anche l'impegno dell'Italia per la definitiva messa al bando delle mine anti persona, attivare tutti i canali affinché si arrivi ad una moratoria sull'utilizzo di questo tipo di armi; se nell'armamento in dotazione alle nostre Forze armate ci siano anche mezzi corazzati o proiettili contenenti uranio esaurito. (2-01775) «Paissan, Leccese, Boato, Cento, Dalla Chiesa, De Benetti, Galletti, Gardiol, Pecoraro Scanio, Procacci, Saraceni, Scalia, Turroni».
(23 aprile 1999).