ONU: come dar torto a Osama Bin Laden ?
4 novembre 2001

Leggendo l'articolo di oggi sul Corriere della Sera ("Le Nazioni Unite nel mirino di Osama", Guido Olimpo, pag. 3), mi viene difficile dar torto al leader dei Talebani quando accusa l'ONU di essere una organizzazione ipocrita. Di certo l'ONU non è una organizzazione democratica. Difatti ben sappiamo che l'ONU è in mano a cinque stati che hanno fatto della minaccia nucleare il cavallo di battaglia della loro diplomazia durante e dopo la guerra fredda. Una forma purtroppo accettata di terrorismo travestito da deterrenza. Questi cinque cavalieri dell'apocalisse, veri Stati arroganti se non veri e propri "rogue states", si sono autoriservati il diritto di veto all'interno del consiglio di sicurezza ONU. Di questi cinque "benefattori", tre hanno addirittura elaborato, per quanto riservato, un patto trilaterale di sindacato: Francia, Regno Unito e USA. Cosicché il risultato del voto è sempre assicurato. ONU, Organizzazione dei Nuclearisti Uniti, sarebbe meglio dire. Responsabile di "omnicidio", come denunciai agli inquirenti, attraverso la sua criminale agenzia IAEA.

L'Europa in mano ai pirati, l'Euro-truffa

Se il lettore rimanesse sorpreso, non si illuda pensando che la UE rappresenti invece un esempio più realistico di democrazia: vada a rileggersi l'intervista di Lord Ralf Dahrendorf, "Dopo la democrazia", Ed. Laterza, luglio 2001. Scoprirà che "la Comunità Europea non è mai stata nemmeno concepita nell'ambito della democrazia". L'ultima truffa in ordine di tempo, di questa simpatica mistificazione europea derivante dalla CECA (il nome è rivelatore), è l'Euro. Attraverso questa moneta unica, si accentra nella Banca Europea il raggiro escogitato dalle private banche centrali (ideato inizialmente dalla Bank of England nel 1600 ed esportato negli USA attraverso la Federal Reserve, banca privata di proprietà di alcuni eleganti banchieri della City di Londra), consistente nell'espropriare al Popolo Sovrano il diritto di batter moneta e nell'esporlo indefinitamente ad un artificiale debito pubblico, ma con reali profitti privati (per approfondire, inserire le parole "SIMEC" e "Auriti" in qualsiasi motore di ricerca). Le chiavi dell'economia e della finanza sono così in mano ad una autocrazia illegittima che le usa per mantenere per sempre il suo dominio sulla massa inerte del parco buoi (io e lei, caro lettore/cara lettrice). Persone come Soros, che hanno capito il gioco, invece di erigersi a difesa della popolazione inerme, agiscono come veri e propri terroristi finanziari (vedi: "Guerra senza limiti" di Qiao Liang e Wang Xiangsui, i quaderni speciali di LIMES, supplemento al numero 4/2001).

L'Italia non s'è desta

In questo desolante panorama, la gente comune ha poche possibilità di ribellarsi: in parte perché le viene negata la comprensione dei meccanismi occulti del "back-office" della globalizzazione e dei suoi scopi reali. Poco o nulla sappiamo della Commissione Trilaterale (la "Trilateral") e del Circolo Bilderberg (il diessino Walter Veltroni, invitato di recente ad una delle ultime riunioni, potrebbe meglio illuminarci in proposito).  Bene ha fatto Cossiga, anche se un po' tardivamente, a ricordarci che siamo "un Paese a sovranità limitata" ("NATO finita, via le basi o andremo in serie B", Corriere della Sera, 25 ottobre 2001, pag. 13). Come se lui avesse mai fatto qualcosa per migliorare la situazione. Ma il motivo principale dell'italico appecorinamento è che la nostra gente è abituata a subire da gran tempo e, ingenuamente alla fine, ritiene comunque che le cose potrebbero sempre andare peggio. Un amico ex presidente della commissione difesa mi parla di un nuovo morbo che starebbe affliggendo il nostro paese: il "cagonchio".

Un interessante bacino da cui poter attingere kamikaze

Non c'è bisogno di essere islamici per suicidarsi, basta leggere gli annunci di lavoro: "Cercasi esperti max. 25 anni", "Cercasi manager max. 35 anni". E questo mentre le grosse aziende liquidano e licenziano i lavoratori ultraquarantenni per assumere economici "ultraesperti" giovanissimi. Il messaggio è: hai più di 40 anni e sei disoccupato? Spàrati.
Proprio nella fascia di età dei quarantenni troviamo persone con famiglia, con figli adolescenti (i pochi rimasti) da mantenere agli studi (islamici, si spera) e con mutui della casa ancora da pagare. Torna alla memoria la mitica figura del bandito Jesse James che rapinava i treni per redistribuire i soldi ai vicini di quartiere che dovevano rimborsare i debiti contratti con le banche.
Nell'interessante articolo di Daniela  Fabbri ("TRITAMANAGER, sopravvivere nell'era dei tagli", Panorama 1 novembre 2001), troviamo un riferimento ad una "Associazione italiana società di outplacement", telefono: 02 58370342: non risponde nessuno! Avranno già tagliato anche loro? Per fortuna almeno lo Stato, nei suoi concorsi, ha eliminato questa spada di Damocle del limite di età, odiosa discriminazione non più solo contro la donna, ma contro tutto e tutti. Dopo i 40 anni saremo tutti assunti dallo Stato? Una proposta, reinseriamo gli esclusi dal mondo del lavoro: corsi di sopravvivenza in Barbagia (a Capo Marrargiu o a Tor Poglina) e poi, tutti in Afganistan!

Una guerra empia

E' questo il titolo di un libro che dovreste leggere, autore John K. Cooley, edizioni Elèuthera, 2000. Sottotitolo: La CIA e l'estremismo islamico. Così, tanto per rendervi conto di come forse realmente stanno le cose. Tanto per sentire un'altra campana, per reinterpretare al meglio il messaggio unico. Citiamo ancora Cossiga: "Il terrorismo islamico si nutre anche di miseria, povertà, emarginazione, insicurezza. Dunque, ci vuole una massiccia campagna di aiuti alimentari e medici in Afghanistan; poi, bisogna arrivare a riconoscere immediatamente lo Stato palestinese." (Corriere della Sera, 2 novembre 2001, pag. 12). Miseria, povertà, emarginazione, insicurezza: non è forse quello che ci sta offrendo, in occidente, il liberismo sfrenato?

Follìa avanti tutta

Leggendo "No Logo" di Naomi Klein (ed. Baldini & Castoldi, Milano 2000), scopriamo con orrore che le "Free Trade Zones" danno lavoro a bassissimo costo a persone di paesi come Filippine, Corea, etc. Questi operai producono beni che non potranno mai permettersi di comprare, allo stesso tempo tolgono lavoro ai nostri operai, ormai troppo costosi. La domanda sorge spontanea: se i nostri sono disoccupati e loro troppo poveri, chi mai diavolo comprerà la merce prodotta?

"Evviva" le mafie

A questo punto appare evidente che l'unica speranza di sopravvivenza è rappresentata dalla criminalità diffusa e dalla malavita: solo così si potrà salvare il mercato. Solo così, con i profitti della droga, della prostituzione e quant'altro, sarà possibile salvare il fatturato delle multinazionali che ormai non pagano più nemmeno le tasse. Solo così la gente potrà sperare di sopravvivere in un sistema ormai senza più guida, una macchina impazzita di formula uno che gira sul circuito, stolidamente, senza meta. E' questo il futuro che vogliamo? Che siamo disposti a subire? E' questo un futuro sostenibile?

I vincitori perdono anche loro

Per finire, un ultimo libro, un ultimo spunto di riflessione: "L'infelicità del successo", di Robert B. Reich, Fazi editore, 2001.  scopriremo così che anche i manager superpagati (e stressati dal superlavoro che manca agli altri) non sono poi così felici. Sarà un caso che il "libero" mercato non esiste in natura?

Marco Saba