La Nuova Sardegna
venerdì 29 dicembre 2000, S. Tommaso Becket
Uranio, l'allarme si sposta in Belgio
Nove casi di cancro tra i soldati rientrati dall'ex Jugoslavia
Il ministro Mattarella ha intanto insediato la commissione d'esperti
http://www.lanuovasardegna.kataweb.it/lanuovasardegna/arch_29/sardegna/piano/sl104.htm

ROMA. Amato invita a non eccedere nell'allarmismo, il volontariato chiede controlli medici sui civili che ha partecipato alle missioni in Kosovo mentre proprio ieri il ministro della difesa Mattarella ha insediato la commissione scientifica che dovrà valutare i rischi derivanti dagli undicimila proiettili all'uranio scaricati sul Kosovo. E intanto arriva un nuovo allarme dal Belgio sulla sindrome dei Balcani: nove i casi di cancro tra i 12.000 uomini che tra il 1992 e il 1999 erano impegnati sul terreno - tra l'altro in Bosnia e Croazia - e cinque di loro sono già deceduti. Il ministro della difesa belga Andrè Flahaut rifiuta ogni allarmismo, ma chiederà che la questione sia affrontata a livello europeo. La necessità di far chiarezza, dopo il decesso di tre militari italiani per leucemia, è stata sottolineata anche dal presidente del Consiglio Giuliano Amato. "Nella vicenda dell'uranio impoverito - ha detto - ci sono ancora cose che devono essere chiarite, evitando però di fare allarmismo. Degli 11 soldati malati di leucemia di cui si è parlato in questi giorni solo cinque erano andati in Bosnia".

In Europa, anche Lisbona ha deciso di intervenire con un'inchiesta ufficiale dopo la morte di un giovane militare portoghese, mentre Madrid ha negato che ci sia un legame tra le missioni di pace nei Balcani e il decesso di un suo militare. Il Belgio poi, "esclude" che possa esserci un nesso tra la malattia dei militari belgi e l'uso di proiettili all' uranio impoverito: "Nelle zone in cui hanno operato i nostri soldati non venivano utilizzati".

A riaccendere il dibattitto è stato il quotidiano belga d'espressione fiamminga «Het Laaste Nieuws». Il giornale riporta la tesi del medico colonnello Alain Vilet, che segue la questione con i collaboratori del ministro, secondo cui "è possibile che un militare su cinque che abbia soggiornato nell'ex Jugoslavia possa essere affetto dalla sindrome dei Balcani i cui sintomi più comuni si limitano spesso a mal di testa e nause". In teoria quindi, 2.000 militari belgi potrebbero averne sofferto o soffrirne in futuro.

Per far chiarezza sulla situazione un questionario è stato inviato ai 12.000 militari belgi che hanno partecipato alle missioni di pace tra il 1992 e il 1999. In tal modo si potrà evidenziate le persone che presentano gli stessi sintomi e intervenire con analisi mediche più approfonditè. Numerosi esami sono effettuati anche sui militari del contingente belga attualmente in Kosovo, poco più di un migliaio, "e tutti sono stati di esito negativo". 'Het laaste Nieuws' riporta alcune testimonianze toccanti di militari belgi che si sono ammalati dopo il loro ritorno dai Balcani, come il caporale maggiore, 40 anni, Guido Fleurackers. "Tutto è iniziato - racconta - un anno dopo il ritorno dalla missione, da quel momento non sono più lo stesso, sono vecchio e consumato. Mani e piedi hanno cominciato a gonfiarsi, poi sono diventavo sempre più stanco, con mal di testa, disturbi di concentrazione, eczema, acne. Finivo per addormentami in piedi, dove mi trovavo".

Cosa ha provocato tutto questo? "Posso solo dire - spiega - che a Sarajevo c'erano case bombardate dove però le persone continuavano a vivere, mentre altrove interi villaggi erano disabitati con le case in stato perfetto: quei luoghi erano stati contaminati chimicamente".