sabato 23 dicembre 2000, S. Giovanni da Kety
La Nuova Sardegna
Giuseppe Onufro, dell'Agenzia per l'Ambiente
«L'effetto a breve termine è solo un blocco renale»

ROMA. Ma sull'argomento contaminazione da uranio impoverito si solleva anche un parere più cauto: «L' uranio impoverito utilizzato nei proiettili sparati in Bosnia e Kosovo è assai improbabile che sia causa di leucemie fulminanti come quelle accusate da alcuni militari italiani. Casomai andrebbe esplorato come una concausa insieme ad agenti tossici e cancerogeni da sorgenti industriali o armamenti chimici o di deficit del sistema immunitario causati da eventuali plurivaccinazioni». Lo dice Giuseppe Onufrio consiglere di amministrazione dell' Anpa, l' Agenzia per l' ambiente, che fa parte della Commissione istituita giovedì scorso dal ministero della Difesa e della Commissione del ministero dell' ambiente sul Kosovo.

«Se il colpevole delle leucemie dei militari è da ricercare nell'ambito delle radiazioni ionizzanti - osserva Onufrio - bisognerrebbe piuttosto pensare a sorgenti gamma schermate in modo insufficiente. Se le sorgenti gamma sono del tutto libere, prolungate esposizioni provocano la morte in tempi assai rapidi con la cosidetta sindrome da radiazione: perdita di capelli, eritemi calo delle difese immunitarie, febbri». Onufrio ricorda che i proiettili all' uranio impoverito emettono solo radiazioni alfa, meno pericolose.

«Tutti i nostri calcoli sui fattori di rischio - ricorda Onufrio - vengono compiuti tenendo presente un individuo adulto e sano. Questo fattore di rischio può essere non più valido se il sistema immunitario è stato sottoposto ad uno shoc di qualsiasi tipo, da quello chimico a quello biologico». Questo fattore di rischio'medio' per Onufrio non è valido quindi neanche per i bambini per cui l'esposizione ad uranio può essere senz' altro più pericolosa. Onufrio poi ricorda che l' uranio impoverito ha una radioattività inferiore all' uranio naturale che è già a bassa radioattività. «Però - sottolinea - noi sappiamo da fonti militari che l' uranio usato nei proiettili viene dal riprocessamento del combustibile nucleare e contiene anche tracce di plutonio che comunque non modificano nella sostanza la pericolosità radiologica». Onufrio, che su questo tema ha pubblicato un suo intervento sul Messaggero, ricorda che gli studi sull' esposizione all' uranio fino ad oggi sono stati fatti sui lavoratori in miniera e su chi produce manufatti. Su queste persone l' effetto principale a lungo termine da esposizione può essere un aumento del rischio di cancro al polmone. «A breve termine - dice - l' effetto più pericoloso dell' uranio impoverito è quello chimico che può portare a un blocco renale». L' esperto dell' Anpa ribadisce che le radiazioni alfa dei proiettili Nato sono «incomparabilmente» meno penetranti delle radiazioni gamma, veri e propri killer, emanate da prodotti ad alta radioattività, come ad esempio il cesio di Cernobyl. «Le radiazioni alfa costituite da 2 neutroni e 2 protoni, un nucleo di elio -dice- coinvolgono solo le cellule immediatamente vicine alla sorgente di emissione e possono essere bloccate da un semplice foglio di carta».

Onufrio vuole anche rassicurare sui livelli di sicurezza dei militari italiani in Kosovo. «Il contingente italiano - dice - è l' unico che affronta il problema in modo adeguato. Sono dotati di strumenti ad hoc ed hanno un nucleo attrezzato».