La Nazione/Resto del Carlino/Il Giorno, 13 marzo
Un'indagine troppo scomoda che rischia l'insabbiamento

ROMA - Sparito da giornali e tivù, seppellito sotto una colata di silenzio a presa rapida, ora l'uranio impoverito si avvia verso una frettolosa assoluzione per mancanza di prove. Prove che non si sono volute cercare con un'indagine a tutto campo sia a livello europeo - dove ha operato una commissione di esperti voluta dalla responsabile comunitaria per l'ambiente Margot Wallstroem che ha trascurato, seguendo un preciso mandato, la tossicità dell'uranio impoverito - sia in Italia, per le enormi difficoltà incontrate dalla commissione Mandelli.

Lavoro improbo

Il luminare romano ha lavorato su 48 casi di militari colpiti da patologie del sistema immunitario sui 64 segnalati, ma fino all'altro giorno aveva ricevuto dall'esercito soltanto quattro cartelle cliniche. Nella commissione, con poteri di indagine praticamente nulli, figura il massimo responsabile della sanità con le stellette (anche se negli ospedali militari non è stata diagnosticata nessuna delle patologie in esame), dal momento che il ministero della Sanità si chiamò a suo tempo subito fuori. Un lavoro improbo e faticoso che secondo alcuni avrebbe visto anche l'illustre ematologo, scoraggiato, più volte sul punto di dimettersi.

Il comitato nominato due mesi fa dall'Ue, che la scorsa settimana ha assolto nel suo rapporto i proiettili al DU impiegati dalla Nato, è stato definito da un'agenzia di stampa di "esperti indipendenti": sarà, però tutti i suoi 31 componenti sono studiosi dell'Euratom.

«Sarebbe come commissionare un'indagine sui possibili danni del fumo alla Philips Morris», commenta con sarcasmo livornese il fisico Maurizio Martellini del Centro Volta di Como, convinto che siano «stati raccolti a tavolino elementi peraltro già noti, trascurandone altri ben più importanti».

Gli scienziati della commissione europea che non escludono «l'effetto combinato dell'esposizione ad agenti tossici e chimici cancerogeni» sono giunti alle loro conclusione «calcolando le dosi cui realisticamente i militari possono essere stati esposti». Parametri che il prof. Massimo Zucchetti, docente di Protezione e sicurezza negli impianti nucleari, «mette fortemente in discussione».

Studi recenti

Così come non c'è traccia di uno degli studi più recenti sugli effetti oncologici delle basse radiazioni: quello del prof. Daniil Gluzman il quale, per conto dell'Accademia delle Scienze di Kiev, ha rilevato che su 127 bonificatori della centrale di Chernobyl con patologie tumurali, 57 hanno sviluppato un tipo di leucemia che, sulla base dei dati di Hiroshima e Nagasaki, non veniva associata dalla letteratura scientifica internazionale agli effetti delle radiazioni.

di Lorenzo Sani