La Nazione, 27 gennaio
Uranio, il parà ucciso sarà riesumato
Livorno, il maresciallo maggiore Mandolini forse sapeva troppo anche
sull'uso di emoderivati infetti
http://quotidiano.monrif.net/art/2001/01/27/1760912

LIVORNO, 27 GENNAIO - La richiesta di riesumazione della salma del maresciallo maggiore Marco Mandolini e di riapertura dell'indagine sul suo assassinio, avvenuto sulla scogliera del Romito il 13 giugno del 1995, è ufficiale. Dino Latini, il legale della famiglia, ha spedito al procuratore capo di Livorno l'istanza e ora aspetta una risposta. L'avvocato ha anche chiesto che venga ascoltato Falco Accame (il presidente della associazione familiari vittime delle Forze Armate) che, qualche settimana fa, esibendo un documento militare statutinense, ha sostenuto che durante la missione 'Restore hope' in Somalia sarebbero stati usati proiettili all'uranio impoverito. Una circostanza inquietante per la quale si stanno cercando nuovi riscontri e alla quale, secondo la famiglia, potrebbe essere legata la fine di Mandolini che era capo scorta del generale Bruno Loi.

La tesi sollevata da Falco Accame ha suscitato particolare interesse. Secondo il settimanale tedesco Der Spiegel le munizioni sotto accusa potrebbero essere forse quelle usate nella battaglia di Bakara il 4 ottobre del 1993 quando furono impiegati i PVC- Bradely blindati dotati di cannoncini da 25 millimetri. L'ipotesi dell'uranio impoverito ha riportato prepotentemente alla ribalta il delitto, senza colpevoli, del maresciallo Marco Mandolini ed anche la «misteriosa» malattia che lo aveva colpito. La malattia potrebbe essere insorta durante la missione in Somalia ed essere la conseguenza della contaminazione da uranio impoverito?

Il capo scorta, che negli ultimi tempi era molto preoccupato, potrebbe essere stato ucciso perché stava indagando - come denunciano i familiari - sulle «strane» morti di due commilitoni? La riesumazione della salma e l'autopsia potrebbero non fornire risposte certe sulla causa della malattia, ma i familiari e il loro legale non si arrendono. Il tribunale di Livorno dovrà decidere sulla richiesta di riesumazione e, se fosse accolta, deferire alla Procura di Ancona le attività legate alla riesumazione.

Ma l'omicidio della scogliera si presta anche ad altre letture che in questi giorni stanno tornando alla ribalta della cronaca. Un maresciallo in pensione dell'esercito ha presentato negli anni scorsi una serie di denunce e esposti nei quali chiede di far chiarezza sia sulla malattia di Mandolini sia sul movente del delitto. L'ipotesi del maresciallo, che ha scelto come pseudonimo Antonio Custodero, è che Mandolini avesse scoperto «qualcosa» di scottante sull'uso di emoderivati nelle Forze Armate. Il maresciallo si chiede se, come ha scritto nella denuncia del 19 giugno del 1997 alla Procura di Trento, «il maresciallo Mandolini per caso o per una sua indagine personale avesse scoperto quello che io ho denunciato e cioè che le Forze Armate erano state invase da emoderivati infetti ad alto rischio per la salute pubblica di tutti i militari e che tali farmaci non erano stati ritirati dalle Forze Armate il 4 novembre del 1993». Il maresciallo afferma anche che Mandolini stesso potesse aver contratto l'epatite: verità che non avrebbe mai potuto raccontare a nessuno.

di Marina Marenna e Maria Nudi



Commento: la storia degli emoderivati infetti ha fatto sbellicare dalle risa il nostro amico di Tel Aviv. La gente non sa che tutte le "medicine" vengono irradiate "così durano di più"... E intanto ai nostri fedeli lettori diamo una notizia in anteprima: i proiettili DU vennero usati anche durante la guerra dei sei giorni, nel 1967... Calibro 88, anticarro (anti-egiziani).