La Nazione, mercoledì 17 gennaio
L'Italia vuole altre mappe dalla Nato
http://lanazione.monrif.net/chan/2/18:1720786:/2001/01/17

ROMA — Per avere la verità sulla «sindrome dei Balcani» dovete darci le mappe di tutti i bombardamenti in Bosnia e Kosovo, a prescidere dal tipo di armamento e di munizionamento utilizzato. Il giorno in cui la Nato fornisce le coordinate dei bombardamenti effettuati in Bosnia con munizionamento ad uranio impoverito la commissione Mandelli (il gruppo di esperti nominato dal ministero della Difesa per indagare sul caso uranio impoverito) avanza riservatamente all'Alleanza una nuova richiesta.

Diteci tutto

Il comitato Mandelli, ben deciso ad indagare sia sull'uranio sia su qualsiasi altra causa che possa aver determinatoi casi di malattia e di morte che hanno interessato i nostri militari, vuole sapere quali impianti industriali siano stati colpiti dai bombardamenti. La preoccupazione è che siano stati centrati impianti chimici (il che è certamente avvenuto in Serbia) ma anche ospedali o impianti metallurgico-siderurgici (in Kosovo) che contenevano composti tossici e cancerogeni. Se il perchè della richiesta relativa ad impianti chimici è evidente, la preoccupazione relativa agli impianti metallurgico-siderurgici è legata all'eventuale danneggiamento di apparecchiature per la realizzazione di «gammografie»: cioè di radiografie del metallo, che si effettuano di routine, ad esempio per la verifica della corretta effettuazione di saldature. Si tratta di apparecchiature contenenti sorgenti radioattive che, se danneggiate, potrebbero aver pesantemente irradiato i soldati che fossero intervenuti per pattugliare la zona. E una forte dose di raggi gamma può certamente causare leucemie. Per questo la commissione ha chiesto l'elenco di tutti i bombardamenti e di tutti gli obiettivi «che siano sorgenti di rischio potenziale» e che si trovavano «in zone rientranti nei settori di competenza italiana».

L'elenco dei raid

La Nato, con una breve nota di accompagnamento firmata il 12 gennaio dal segretario generale lord Robertson, ha fornito all'ambasciatore italiano presso l'Alleanza l'elenco dei bombardamenti effettuati in Bosnia che fu richiesto dal ministro della Difesa Mattarella. Si tratta di 19 azioni, su 11 siti, per complessivi 10.800 proiettili da 300 grammi. Nessun attacco è avvenuto nella zona dove ora operano gli italiani. La prima azione, del 5 agosto '94, ha interessato un pezzo di artiglieria semovente da 76 millimetri: furono sparati 860 colpi. La seconda fu l'attacco ad un tank T55 (120 colpi). Seguono altre sei azioni entro 20 chilometri da Sarajevo su caserme e pezzi di artiglieria: il numero dei colpi sparati è "sconosciuto" (ma si presume che i colpi sparati siano complessivamente 3.800). Seguono tre attacchi all'impianto di riparazioni militari di Hadzici (1500 colpi), quattro sul deposito dell'esercito Hans Pijesak (2200 colpi) e quattro al deposito di munizioni di Hadzici (1900 colpi). Il sottosegretario all'Ambiente Valerio Calzolaio ha annunciato l'immediato invio di una missione tecnico scientifica per verificare la contaminazione dei luoghi.

Nessun nesso

Da parte sua il comitato medico della Nato, riunitosi ieri a Bruxelles, ha affermato di «non poter stabilire nessun nesso causale tra l'uso di proiettili all'uranio impoverito e le patologie a carico dei soldati». «Sulla base di dati preliminari — ha detto il generale belga Roger Van Hoof che presiede il comitato — non identifichiamo alcun aumento delle patologie e della mortalità nei soldati che sono stati schierati nei Balcani rispetto a quelli che non lo sono stati». «Noi invece — ribatte polemicamente un membro della commissione Mandelli — non siamo in grado di fare affermazioni così perentorie...».

di Alessandro Farruggia