Il Messaggero, 13 Febbraio 2001
Sindrome dei Balcani, la Camera si occuperà anche delle altre missioni militari
Uranio, ora si indaga su Somalia e Golfo
di CARLO MERCURI

ROMA - La Commissione Difesa della Camera estenderà le indagini sull’uranio impoverito anche a Somalia e Golfo Persico. La Commissione, che già indaga sulla cosiddetta "Sindrome dei Balcani" che ha colpito militari reduci da Bosnia e Kosovo, allargherà dunque il proprio raggio d’azione anche alle operazioni militari antecedenti all’impegno nei Balcani. Lo ha reso noto Valdo Spini, presidente della stessa Commissione, accogliendo una richiesta avanzata da Falco Accame, presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime delle Forze armate. Accame ha infatti invitato Spini ad accertare «collegamenti tra le patologie registrate in occasione dei conflitti in Somalia e nel Golfo Persico e l’eventuale impiego di proiettili all’uranio impoverito».

Spini, che ha invitato Accame a consegnare le informazioni in suo possesso, ha sottolineato che la Commissione Difesa «non mancherà di porre quesiti anche su Somalia e Golfo Persico nel corso della prevista audizione del ministro della Difesa, in modo da poter acquisire anche la posizione del Governo. Però l’indagine conoscitiva "Prevenzione dei rischi e condizione di sicurezza dei militari italiani impegnati nei Balcani" riguarda esclusivamente la situazione di quell’area», ha precisato il presidente della Commissione Difesa della Camera, aggiungendo: «L’ufficio di presidenza della Commissione si è tuttavia dichiarato disponibile, in seguito alla richiesta di Falco Accame, ad acquisire sue memorie sull’argomento. E’ peraltro possibile - ha concluso Spini - chiedere al ministero della Difesa di fornire, in successive occasioni, eventuali altri elementi di informazione al riguardo». Proprio l’altro giorno due deputati della Lega, Cesare Rizzi e Edouard Ballaman, hanno presentato un’interrogazione al ministro della Difesa per sapere se è vero che proiettili all’uranio impoverito furono dati in dotazione ai militari italiani in Somalia e se risulta che tali proiettili siano tuttora depositati nei nostri magazzini militari. Nell’interrogazione i due parlamentari hanno rilevato che il personale di un deposito di armamenti in Italia ha chiesto, il mese scorso, controlli e analisi per i rischi legati all’uranio impoverito, avendo effettuato lavorazioni su munizioni ritornate dalle operazioni in Somalia e di provenienza israeliana, che si sospetta possano essere radioattive.

Intanto il generale italiano Carlo Jean, rappresentante militare dell’Osce in Bosnia, ha affermato in un’intervista a un quotidiano di Sarajevo che non esiste relazione tra l’uranio impoverito usato dalla Nato in Jugoslavia e i casi di leucemia registrati tra i soldati della Forza di pace. «Tutte le ricerche scientifiche - ha detto Jean - hanno dimostrato che l’uranio impoverito non provoca la leucemia». Secondo il generale, i casi finora riscontrati potrebbero dipendere da sostanze contenute nel rancio dei soldati o in qualche additivo della benzina. «Fra i carabinieri - ha detto ancora Jean - si sono avuti venti casi di leucemia negli ultimi tre anni, ma solo uno dei militari era stato in Bosnia».

Nell’attesa dei dati ufficiali della Commissione Mandelli, istituita dal ministro Mattarella per esaminare i casi di tumore fra i nostri soldati nei Balcani, si tenta di far luce anche sulle malattie che hanno colpito gli specialisti di elicottero dell’aeroporto di Pratica di Mare. Si sa che la Sanità militare sta facendo accertamenti e che accertamenti stanno facendo pure le amministrazioni delle Forze armate che hanno avuto ammalati nei propri ranghi, e cioè carabinieri, Guardia di Finanza e Aeronautica militare.