La Nazione, mercoledì 17 gennaio
«Il caso di Marco deve essere riaperto»
Insistono i familiari del parà ucciso
http://lanazione.monrif.net/chan/2/18:1720790:/2001/01/17

LIVORNO — «Non ho ancora parlato con i familiari di Marco Mandolini della nuova ipotesi che collega l'omicidio del maresciallo all'uranio impoverito, ma non escludo che possa trattarsi di una nuova pista per poter far riaprire il caso». L'avvocato Dino Latini ha seguito tutta l'inchiesta sull'omicidio di Marco Mandolini, il caposcorta del generale Bruno Loi durante la missione in Somalia, ucciso con 24 coltellate e un colpo di pietra alla testa il 13 giugno del '95. Il caso è stato archiviato due anni e mezzo fa. Adesso i familiari affacciano l'ipotesi che Marco Mandolini, che era malato, possa essere stato contaminato dall'uranio impoverito — che secondo Falco Accame sarebbe stato usato anche in Somalia — e che le sue indagini sulla morte di due commilitoni siano il movente dell'omicidio.

L'avvocato Latini prima di decidere le prossime mosse aspetta di acquisire altri elementi, soprattutto quelli sul presunto utilizzo dei proiettili all'uranio impoverito. Molto importante per eventuali nuove indagini secondo l'avvocato sarebbe anche la sciabola che sarà restituita insieme alle lettere. Intanto a Castelfidardo i familiari di Marco Mandolini sperano che il telefono squilli, che qualcuno possa fornire loro ulteriori notizie. «Il nostro obiettivo— ha detto Flaviano Mandolini — è la riapertura del caso ed un impulso per nuove indagini».

Marina Marenna

Maria Nudi

Nella foto: Marco Mandolini



Commento: si disse che Mandolini era malato di AIDS. Ma noi sappiano già che il virus non esiste e che l'immunodeficenza è ricollegabile alla contaminazione radioattiva.