Il Manifesto, 29 Luglio 2001
La spada e lo scudo
Lo scudo stellare è occasione non di difesa, ma di repressione di diseredati. Oltre che di ulteriore conquista di tecnologie e spazio per gli Stati uniti, già padroni del mondo
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GIANNI MORIANI

Nel 1999 Massimo D'Alema per accreditarsi presso la Nato ha spalancato gli aeroporti in territorio italiano nella miope scelta di favorire l'assalto occidentale contro i Balcani; ora Silvio Berlusconi accetta ad occhi chiusi il programma antimissilistico di Bush: c'è addirittura da rimpiangere la
politica estera di Andreotti.

Ma che cos'è la difesa antimissile? Sono ormai molti gli analisti militari a dire che non serve a proteggere gli Usa, ma è invece come uno strumento egemonico per il dominio globale. E' infatti più facile portare una bomba al plutonio a Washington in una borsa che spedircela con un missile.
Non c'è dubbio che la vera minaccia atomica alla sicurezza del mondo provenga dallo sterminato arsenale nucleare ex sovietico ormai ampiamente privo di manutenzione e di controllo. Il buon senso suggerirebbe, quindi, di aiutare i paesi dell'ex impero sovietico a disattivare e mettere al sicuro una enorme quantità di materiale fissile, che facilmente potrebbe finire nelle mani di organizzazioni terroristiche, come confermano i recenti sequestri di uranio a personaggi poco affidabili.
Nonostante ciò, la Casa Bianca ha deciso di dare corso al programma di difesa antimissili balistici (Ballistic missile defense, Bmd). Cosicché gli Usa, già in possesso della più potente spada mondiale, si doteranno di un protettivo scudo per potersi tranquillamente lanciare in ogni tipo di spericolata azione bellica.

Non solo, nel maggio del 2000 alla conferenza dell'Onu sul Trattato di non proliferazione, il sistema Bmd è stato indicato come un pericolo perché capace di minare gli accordi sul controllo delle armi nucleari e innescare una nuova corsa agli armamenti. Il programma Bmd, inoltre, è un cavallo di Troia per il controllo dello spazio extra-atmosferico, sollecitando l'ideazione e lo sviluppo di sistemi d'arma antisatellite (Asat) in contrasto con il Trattato Abm del 1972. Non va dimenticato che l'installazione di armi orbitali contrasta anche con il Trattato sull'esplorazione dello spazio del 1967.
Poiché è relativamente più facile sviluppare armi antisatellite capaci di distruggere i satelliti che costituiscono un elemento cruciale del sistema Bmd, la scelta Usa di approntare uno scudo spaziale impone all'unica grande potenza esistente sulla Terra di acquisire l'intero e totale dominio dello spazio. E già si pensa di colpire bersagli terrestri dallo spazio. Lo scenario militare Usa, prossimo venturo, sarà perciò fatto di armi terrestri, marine, aree e spaziali: un dominio totale in sintonia con i pervasivi processi di globalizzazione.

Visto che la globalizzazione accresce le differenze tra poveri e ricchi, le previsioni dell'intelligence Usa segnalano come altamente probabile l'esplodere di rivolte di crescenti masse di diseredati. Ebbene, queste esplosioni di violenza potranno essere "controllate" con i precisi colpi che verranno sparati dallo spazio.

Lo scudo Bmd è un progetto che richiede la spesa di cento miliardi di dollari (220.000 miliardi di lire): si forniranno così le basi (militari) per lo sviluppo dell'alta tecnologia Usa. Ci ricorda Noam Chomsky che "Promuovere l'industria high-tech è stato uno dei maggiori obiettivi della pianificazione strategica statunitense sin dalla II guerra mondiale, quando i capitani d'industria riconobbero che il settore dell'alta tecnologia non poteva sopravvivere nell'economia competitiva della 'libera impresa' e che 'il governo era l'unico salvatore possibile'. L'iniziativa di difesa strategica di Reagan fu presentata al mondo finanziario in quest'ottica. (...) La militarizzazione dello spazio è solo il passo successivo, che sarà spinto ancora più avanti dalla prevista corsa agli armamenti".

Ci troviamo adesso nella situazione in cui il sistema Bmd proposto dagli Usa ha già incassato il consenso dei governi di Londra, Madrid e Roma. Lo stesso Putin, all'incontro del G8 a Genova, è arrivato a un compromesso con Bush, aprendo sullo scudo e chiedendo come contropartita una incerta riduzione delle testate nucleari.

Il sistema Bmd trova ancora una forte opposizione da parte di due significative potenze nucleari: Francia e Cina. Quest'ultima, in particolare, di fronte al dispiegamento dello scudo Bmd potrebbe incrementare il suo arsenale nucleare, anche con vettori a testate multiple, violando il Trattato Start-2. Non solo, il potenziamento nucleare della Cina spingerebbe India e Pakistan a fare altrettanto, innescando una reazione a catena nei paesi mediorientali.

Riassumendo. Il dispiegamento del sistema Bmd, facendo saltare uno dopo l'altro i trattati per il controllo delle armi nucleari, darebbe nuovo fiato alla corsa al riamo. Cosicché, la volontà egemonica degli Usa, con l'innesco di una sciagurata spirale riarmista, renderebbe ancora più insicuro il futuro dell'umanità. Che fare di fronte a questa intollerabile prospettiva?

Un insegnamento sul come muoversi può venire da Nelson Mandela che, sul terreno della globalizzazione, ha saputo individuare in modo preciso l'antagonista (le multinazionali) e con l'arma dell'intelligenza è realmente riuscito a vincere la battaglia sui farmaci. Al pari, per le forze amanti della pace, si tratta di individuare obiettivi, tempi e modi precisi per sconfiggere il progetto Bmd capace di sperperare immani risorse per la fabbricazione di strumenti di sterminio di massa e, destabilizzando l'intero pianeta, creare contemporaneamente le premesse per un loro impiego.
Lo stesso movimento antiglobalizzazione ha di fronte a sé l'occasione per mobilitarsi su un preciso terreno di contestazione, dove per vincere è necessario usare la testa: Mandela docet.