Il Manifesto, 22 Marzo 2001
"Rifiutato da Mandelli"
Dossier del tribunale Clark: uranio non solo nei Balcani
ANGELO MASTRANDREA - ROMA

 Daniele Senese, 32 anni, milanese. Roberto Buonincontro, 23 anni, napoletano, defunto. Giambattista Marica, 28 anni, di Orbetello. Militari, tutti e tre si sono ammalati al ritorno da missioni internazionali, e tutti e tre i casi sono stati rifiutati dalla commissione Mandelli, nominata dal ministero della Difesa per indagare sulle morti e le malattie sospette di soldati italiani nei Balcani. I nomi sono venuti fuori ieri mattina a Roma, durante la presentazione di un primo rapporto della commissione scientifica nominata dal tribunale Clark contro i crimini della Nato, guidata dal fisico nucleare Giorgio Cortellessa.

 "Ho chiamato la commissione per tre giorni di fila, finché non mi hanno risposto dicendomi che loro si occupavano solo di casi riguardanti i Balcani", racconta Gianbattista. Sì, perché il giovane si era ammalato al ritorno dalla Somalia, dove non è stato mai ammesso l'uso di uranio impoverito. Ma sentiamo la sua storia. "Sono partito la notte del 18 dicembre del '92, insieme ad altri 15 italiani. Ero militare di leva, e dalla mattina alla sera mi sono trovato a sorvegliare il famoso check point Pasta. I carri armati Abrahams e gli elicotteri Cobra colpivano a duecento metri da me, per cinque giorni di fila ci sono stati bombardamenti massicci". Gianbattista rimane in Somalia per cinque mesi di fila, e circa otto mesi dopo il ritorno comincia a stare male. "Premetto che prima di partire facevo 12 chilometri di corsa al giorno, e per questo gli amici mi chiamavano Godzilla. Poi mi diagnosticarono un'anemia e una cirrosi biliare. Il medico mi disse che non aveva mai visto una cosa del genere, perché quest'ultima è una malattia del fegato che colpisce solo le donne. E mi parlò per la prima volta di uranio impoverito. Poi mi venne il linfoma di Hodgkin". Gianbattista per fortuna è sopravvissuto, ma il prezzo che ha dovuto pagare è stato altissimo, e l'esercito lo ha scaricato fin dal primo giorno. "Solo nove anni dopo, dopo che il mio caso era divenuto pubblico, sono stato chiamato. Mi hanno detto 'noi non abbandoniamo mai i nostri ragazzi'. Intanto sono costretto a prendere quattro pillole al giorno, ho un'invalidità del 75 per cento che non mi consente di lavorare e una pensione di 400 mila lire al mese. Non posso bere alcolici, aranciata, Coca Cola. Ed è difficile che mi venga riconosciuta la causa di servizio".

 E' anche per casi come questi che il tribunale Clark contesta le conclusioni assolutorie dell'uranio impoverito da parte della commissione Mandelli. Conclusioni assolutamente di parte, secondo Cortellessa, perché i "registri dei tumori" utilizzati come punto di riferimento per stabilire la media dei malati sono incompleti. Questi si riferiscono, infatti, solo a singoli ospedali di determinate zone geografiche. Falco Accame, presidente dell'associzione dei familiari delle vittime, chiede invece di ripetere l'esame, definendo meglio i militari da esaminare e le località interessate. Nel frattempo, il tribunale Clark sta valutando l'ipotesi di denunciare il ministero della Difesa e lo Stato maggiore dell'esercito "per non aver tutelato i militari italiani".