Il Manifesto
02 Marzo 2001
C'e' uranio per te
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Un'inchiesta del Wall Street Journal denuncia: nella cittadina americana in cui vengono prodotti i proiettili all'uranio aumentano i casi di tumore. La conferma della contaminazione dalle analisi sull'acqua. La gente insorge. E gli Usa scoprono la "sindrome" in cortile
ANGELO MASTRANDREA

Questa volta non c'entrano i Balcani, né l'Iraq, né qualche militare avvelenato. A ribellarsi all'uranio impoverito sono i cittadini di Concord, nel Massachussets. E' qui che ha la sede principale la Starmet, una multinazionale leader mondiale nella fornitura di uranio. E' qui che dagli anni '70 sono stati fabbricati gran parte dei proiettili all'uranio impoverito utilizzati in Iraq e nei Balcani e delle corazze (sempre all'uranio) dei carri armati. Ed è qui che un'inchiesta del Wall street journal denuncia un cospicuo aumento dei casi di cancro tra la popolazione. Il sito in cui viene trattata la sostanza radioattiva, infatti, non sarebbe mai stato bonificato, e così la polvere d'uranio, la stessa sotto accusa per la Sindrome dei Balcani, avrebbe contaminato le falde acquifere. L'allarme sembra più che giustificato. Le analisi effettuate su campioni d'acqua prelevati dalla stessa Starmet hanno trovato livelli di 87 mila microgrammi di uranio al litro, contro gli appena 29 microgrammi previsti dalla legislazione dal paese come tetto massimo. "Il pericolo più grande per la salute pubblica è l'impatto sulle riserve idriche", ha confermato Stephen Robertson, del Dipartimento protezione dell'ambiente del Massachussets. E ora l'Agenzia federale per la protezione ambientale (Epa) sta pensando di stanziare dei fondi straordinari per la bonifica del sito. Mentre in contemporanea è partito il gioco dello scaricabarile. Secondo l'azienda, infatti, già da tempo l'intenzione sarebbe stata quella di riconvertire l'attività, ma il sito era troppo radioattivo per pensare di utilizzarlo diversamente. Per Robert Quinn, presidente dell'azienda, l'esercito Usa avrebbe dovuto finanziare la bonifica, "ma si è lentamente sottratto agli obblighi contrattuali", che ammonterebbero a circa 38 milioni di dollari. Ma i militari respingono al mittente le accuse: i contratti non parlerebbero di costi di bonifica e l'esercito avrebbe già offerto 6,5 milioni di dollari per la decontaminazione. Risultato: la produzione non si è fermata, gli operai hanno continuato a lavorare non si sa con quali rischi, i cittadini hanno bevuto inconsapevoli.