Il Manifesto, 1 Febbraio 2001
Uranio, menzogna e sortilegio
Un militare italiano morto e uno grave, reduci del Golfo e della Somalia.
I tempi di Mandelli
http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/01-Febbraio-2001/art8.htm
TOMMASO DI FRANCESCO

 "La tesi attribuita alla Commissione Mandelli, secondo la quale sarebbero necessari tre anni di tempo per trovare un'eventuale connessione tra l'uranio impoverito e le malattie registrate tra i reduci di contingenti militari in Bosnia e Kosovo, è notizia fantasiosa e priva di fondamento": così la pronta smentita serale del ministero della difesa per negare l'esistenza di una "lettera riservatissima" secondo le dichiarazioni di poche ore prima di Falco Accame, ex presidente della commissione Difesa della Camera e ora responsabile dell'Associazione famiglie dei caduti durante il servizio militare.Che cosa aveva "rivelato" Accame poi smentito da Mattarella. Che, secondo una non meglio precisata "lettera riservatissima" dell'oncologo Franco Mandelli, presidente della commmisione ministeriale sull'uranio impoverito al ministro Mattarella, ci sarebbero voluti almeno tre anni per capire se c'è una relazione tra il munizionamento all'uranio impoverito e i numerosi casi di malattia registrati tra i reduci di Bosnia e Kosovo. Ora sappiamo dunque che la "lettera" non c'era, a voler credere al ministero della difesa. Ma allora qual è la verità? Accame non ha tutti i torti, solo che non c'è mistero. Il "delitto" è sotto gli occhi di tutti. Infatti, come ha dichiarato ieri sera a il manifesto il senatore di Rifondazione comunista Giovanni Russo Spena, e come si può leggere dai resoconti parlamentari, esistono ripetute dichiarazioni-previsioni di Mattarella nelle commissioni parlamentari nelle quali il ministro parla esplicitamente di "screening che Mandelli deve fare ogni quadrimestre sui militari in questione e che devono durare 3-5 anni". Se non è zuppa è pan bagnato. E questo per rafforzare il concetto che per "l'assoluta scientificità" - riecco la neutralità della scienza! - bisogna aspettare dai 3 ai 5 anni. L'obiettivo pare essere "la scienza", quasi una parola d'ordine alla quale si è richiamato ieri il capo di stato maggiore della difesa, generale Mario Arpino, secondo il quale sulle connessioni tra proiettili all'uranio impoverito e numerosi casi di morti e malattie tra i militari italiani impegnati in Bosnia e in Kosovo, bisogna "lasciare la parola alla scienza più che agli improvvisatori". Arpino, naturalmente, non ha perso l'occasione per dire che c'è anche il punto di vista "dell'efficenza economica e militare: se si dovesse scoprire - come si è sempre pensato - che non è un problema ecologico e sanitario, perchè si dovrebbe rinunciare al munizionamento all'uranio impoverito?". Non una parola né una smentita del ministero della difesa invece sulle rivelazioni sempre di Falco Accame su altri due casi di malattia tra i militari italiani reduci da missioni internazionali. Il primo riguarderebbe un maresciallo, U.P., di Verona, elicotterista, morto di tumore al polmone nel 1999 dopo essere stato per sette mesi in Somalia, a Mogadiscio, nel 1993 durante la missione Ibis. L'altro caso sarebbe quello di un giovane marinaio della provincia di Bari imbarcato sulla nave Audace ai tempi della guerra del Golfo. Il marinaio è ora malato di leucemia meloide. Anche alla luce dei nuovi casi Accame ha chiesto al presidente della commissione Difesa Valdo Spini di ascoltare i comandanti impegnati nelle missioni nel Golfo e in Somalia.E oggi l'ufficio di presidenza allargato ai rappresentanti dei gruppi della commissione difesa del Senato ha deciso di effettuare, dalla prossima settimana, una serie di audizioni per capire cosa non ha funzionato nell'informazione all'Italia in materia di uso dei proiettili all'uranio impoverito in Kosovo. Lo rende noto il capogruppo Ds in commissione Difesa Rocco Loreto. Fra gli altri saranno ascoltati, finalmente, il capo di stato maggiore Arpino, l'ex ministro della difesa Scognamiglio, il capo del comitato militare Nato, Venturoni. Poi un sopralluogo in Kosovo e uno al comando Nato di Bruxelles. Da D'Alema e Solana non va nessuno?